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7 Lug

EPISODIO 01: Arrivo alla Big House – di Eugeniusz S. Lazowski

EPISODIO 1: ARRIVO ALLA BIG HOUSE.

ESTERNO DEL GIARDINO DELLA BIG HOUSE, INGRESSO PRINCIPALE – MATTINA.

Inizio del mandato presidenziale: ore 12:00 del 20 gennaio.

Diverse auto e un camion attraversano il parco della Big House e si fermano davanti all’ingresso principale della residenza presidenziale.

Da un’auto scendono Daniel Kramp e sua moglie, con l’inseparabile Governante Ms Ingrid Brontenserious, dalle auto gli uomini della scorta dei Servizi Segreti.

Il camion si ferma al loro fianco.

Vengono accolti dal sig. Louis Foster, “chief usher” della residenza, che attende sul prato. Dietro di lui alcuni uomini e donne di servizio, in divisa e perfettamente allineati.

Lo chief usher è una sorta di super maggiordomo che gestisce tutto il personale di servizio e ha la responsabilità del buon funzionamento della residenza presidenziale.

Louis va loro incontro, si presenta con un lieve inchino, cercando inutilmente di spiegare ai nuovi ospiti chi egli sia e quali siano le sue funzioni.

Inutilmente, poiché viene letteralmente travolto dall’irruenza dei nuovi arrivati, infatti Super Dan gli va subito incontro con un sorriso e gli tira due o tre pacche sulla spalla, facendolo quasi cadere a terra: “Allora figliolo, come va, che aria tira da queste parti?”.

Il nuovo Presidente, con le mani sui fianchi, alza la testa guardando la Big House come fosse un piatto di fagioli e salsicce.

“Però, mica male la stamberga!”, prosegue.  

La moglie Gwendoline si rivolge a Louis indicandogli il misterioso camion. “Ci pensa lei gentilmente? Grazie ragazzo.”

Louis si accosta al camion ancora barcollante e fa cenno al resto del personale di servizio di raggiungerlo.

Gli agenti della sicurezza aprono il camion e finalmente il mistero è svelato: contiene i bagagli della famiglia Kramp, soprattutto quelli della moglie.

Tutte le valigie e i bauli vengono scaricati addosso a Louis e ai suoi collaboratori, che si ritrovano con la schiena curva e carichi come muli, mentre barcollando a fatica cercano di portare i bagagli all’interno.

“Mi raccomando, non dimenticate nulla!” incalza la moglie, una donna forte e capace, di vent’anni più giovane del marito.

Il povero Louis sbuffando, con due valigie sotto le braccia e altre due nelle mani, li accompagna all’interno affinché possano familiarizzare con la nuova residenza.

Nel salire la scalinata d’ingresso uno dei camerieri carico di bagagli cade a terra finendo sotterrato da essi.

“Vi do il benvenuto” proseguì Louis piegato dalla fatica. “…pant pant…a nome di tutto il Personale di servizio nel Palazzo Presidenziale…uff…prego signori, da questa parte…”

“Eccoci all’ingresso nord. Fu terminato..pant pant…all’inizio dell’800, gli stucchi e i marmi sono originali dell’epoca, vi prego dunque…di prestare un po’ di attenzione.” prosegue barcollando.

Super Dan guardandosi intorno tira fuori dalla giacca un sigaro enorme.

”Accidenti quanta roba!”, poi strappa con i denti la parte iniziale del sigaro, lo sputa a terra e se lo accende. “Puah! Eh si, la baracca è proprio roba di lusso! Scommetto che nemmeno il mio vicino Donald Trump ne ha una così!”

“Di classe, caro, si dice di classe.” interviene la moglie.

“Ah si, certo, di classe, volevo dire di classe.”

“Forse è il caso che vi mostri le vostre stanze” accenna Louis. “Così potrete riporre i vostri bagagli.” conclude speranzoso.

Un fragore improvviso: un secondo cameriere stramazza al suolo seppellito dai bagagli.

Super Dan guarda accigliato la moglie. “Sarà il caso di cambiare il personale…”.

“Ho portato giusto il minimo indispensabile per una First Lady…”

Mentre stanno salendo l’ampia scalinata di marmo uno dei malcapitati camerieri carico di valigie ruzzola giù con tutto il bagaglio che aveva addosso.

E’ la  terza vittima ed è una tragedia: uno dei beauty case di Gwendoline si rompe insieme ai suoi profumi.

“Noo! I miei profumi nooo!”.

Prontissima Ms Brontenserious, governante austriaca di ferro, interviene agitando il frustino che aveva sotto il braccio.

”Raccogliete tutto! Schnell! Schnell! Pulire! Pulire!”.

In cima alle scale li aspetta il capo di gabinetto della Big House James Moore. Imperturbabile, origini inglesi, ha assistito a tutta la scena. “Oggi prevedo la strage degli innocenti.”

Attirati dalla voce tutti alzano la testa verso di lui.

”E chi è quel manichino?”

“E’ il tuo Capo di Gabinetto. In teoria dovresti averlo scelto tu.” risponde Gwendoline sottovoce al marito.

“Aaaahhh…” Super Dan esterrefatto.

Salgono tutti insieme gli ultimi gradini e saltellando il nuovo Presidente va incontro a Moore, con la sua solita foga gli stringe energicamente la mano e gli dà una violenta pacca sulla spalla.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO.

“Allora, eccolo qua il nostro Capo di Gabinetto! Come va Jimbo? Tutto bene?”

“Adesso un po’ meno, grazie.” risponde Moore barcollando. “Comunque mi chiamo James, signor Presidente, James.”

Super Dan serra il suo mascellone sfoderando il suo miglior sorriso, mentre si gira verso la moglie fingendo indifferenza.

“Cosa accidenti è un Capo di Gabinetto?” le sussurra.

Gwendoline lo fulmina con uno sguardo. “È il più importante membro dell’ufficio esecutivo del Presidente, dirige il personale al servizio del Presidente. È nominato da lui, è il suo consigliere più fidato, il suo braccio destro.” gli mormora sottovoce.

Continua a sorridere fissando Moore. “Aahhh…”

Gwendoline incenerisce il marito con lo sguardo. “Il Presidente” gli sussurra.

Il Presidente sembra colpito da una paresi col suo mascellone sorridente.

La moglie gli sferra una gomitata nel fianco e gli sussurra a denti stretti. “Il Presidente. Sei tu il Presidente!”

Finalmente Super Dan pare scuotersi dalla catalessi, cercando di assumere un’aria sicura.

“Ma certo, ehm, Mr. Moore, il nostro Capo…del personale. Il capo dell’ufficio…ehm…del…servizio…dell’esecutivo…del…certo…del Presidente…dell’ufficio. Certo, certo, l’ho nominato io!”

Moore è una sfinge.

Cresciuto in una delle migliori famiglie inglesi, da generazioni nel commercio internazionale, una lunga esperienza all’estero nella finanza internazionale, nulla pareva turbarlo. 

Una donna elegante dai lineamenti ispanici arriva fermandosi al suo fianco. E’ il Segretario di Stato Maria Isabel Blanco.

“Ora ne ho la certezza.” le sussurra Moore caustico. “Chi gli ha fatto il mio nome?”

“Io” gli risponde la donna. “Altrimenti avrebbe nominato il giardiniere della sua villa.”

“Capisco. L’espressione dirige il personale al servizio del Presidente deve averlo confuso. Probabilmente è troppo per lui.”

“Prepariamoci, saranno tempi duri.”

“Avrei dovuto chiedere di più.” sentenzia Moore.

“Signor Presidente” esordisce Moore “mi permetta di presentarle Ms Maria Isabel Blanco, suo Segretario di Stato.”

Super Dan le stringe la mano totalmente smarrito ma ostentando sicurezza. “Ma certo, certo…molto lieto di conoscerla. Il Segretario.”

“Anche lei è stata scelta dal Presidente.” aggiunge Moore acido.

“Il Presidente, certo, certo.”

Gwendoline lo fulmina con gli occhi, gli dà un’altra gomitata nel fianco. “Il Presidente!” gli sussurra.

“Il Presidente. Ah, certo, certo, sono io il Presidente, certo, l’ho nominata io!”

Blanco indica il lungo e ampio corridoio. “Se vogliamo proseguire da questa parte, signor Presidente, il resto del suo staff la sta attendendo nel salotto presidenziale. ”Potremo incontrarci tutti.”

“Ma certamente, andiamo pure, non vedo l’ora di conoscerli tutti questi…ehm…dello staff…certo…” replica il Presidente.

Tutti si incamminano verso il salone mentre Super Dan, elegante come un rinoceronte, urta un cameriere, facendolo volare oltre la ringhiera giù nell’ingresso, sul mucchio di bagagli che portava. Poi prosegue oltre, degnando il malcapitato a malapena di uno sguardo: “Dovrebbero rinnovare il personale da queste parti, però.”

Camminando si rivolge sottovoce alla moglie. “Ma quante persone ho nominato, si può sapere?”

“Parecchie, tesoro, parecchie.”

L’ultimo cameriere rimasto, nel frattempo, stramazza al suolo sepolto dai bagagli.

Louis durante il tragitto mostra ai presenti le numerose stanze che si celano dietro ad ogni porta, con brevi accenni storici e qualche riferimento ai precedenti presidenti. Il nuovo inquilino della Big House nasconde dietro la solita spavalderia la sua completa impreparazione.

“Ecco, questa è la Sala Ford, voluta all’epoca dal Presidente per le riunioni veloci con pochi collaboratori.”

“Ma certo, il Presidente Ford! Mi è sempre piaciuto un sacco, Harrison Ford. Ho visto tutti i suoi film! Vado pazzo per Indiana Jones!”

Louis, un po’ confuso, apre una porta e mostra loro la State Dining Room.

“Signori, potete ammirare la State Dining Room, destinata ad ospitare le cene per occasioni e ospiti speciali. Fu ristrutturata con stucchi e decorazioni per volere del presidente Monroe. Notate la ricchezza dei dettagli.”

“Monroe? e chi non l’ha vista? Accidenti, la donna più affascinante della storia del cinema, Marilyn Monroe! Ho visto anche i suoi i film! Che gran…”

La moglie lo incenerisce con lo sguardo.

“Volevo dire…ehm…che gran classe. Che grande attrice.”

Lo sguardo di Louis è ormai perso nel vuoto, ma si sforza di mantenere la calma e continuare il tour.

“Alla vostra sinistra è appeso uno dei capolavori di Johnson, intitolato “Folk Family”.

“Però, e chi se lo immaginava? Dwayne Johnson? The Rock? Dipinge pure! Ah, guardate che sono preparatissimo, ho visto anche tutti suoi film!”

“La cultura è la luce che vince il buio dell’ignoranza.” è la citazione di  Blanco.

“In confronto nella sua scatola cranica è notte fonda…” conclude Moore.

Una lacrima scende sul viso di Louis, mentre la First Lady lancia fulmina con lo sguardo suo marito.

“Avrei dovuto chiedere il doppio.” conclude Moore.

Giungono tutti insieme al Salotto Presidenziale.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALOTTO PRESIDENZIALE.

All’interno vi sono gli altri membri principali dello staff che affiancheranno il Presidente, stanno discutendo tra loro. Moore entra per primo e li presenta.

“Posso fare gli onori di casa, signor Presidente? Le presento Benjamin Wright, Sefretario degli Interni, Oliver Bell, Segretario del Tesoro e il Generale Toughy Byjove. Lei è Jeane Naive, la sua Segretaria personale.” Chissà chi l’ha scelta…

Super Dan stringe energicamente la mano ai presenti distribuendo pacche sulle spalle a tutti.

“Molto lieto, signori, sono felice di incontrarvi personalmente, era ora.”

“Signor Presidente, lasci che le dica quale onore sia per me poter servire il mio paese e poter…” inizia Benjamin Wright, subito interrotto dalle vigorose pacche sulle spalle del Presidente.

“Certo, certo, ha ragione.” Wright barcolla.

Oliver Bell tossisce mentre ingoia delle pastiglie e beve un bicchiere d’acqua. “Caught caught mi scusi signor Presidente, è l’emozione, sapesse da quanto tempo sognavo questo momento, aiutare il mio popolo ad affrontare le sfide future…”

Ma viene anche lui stroncato da robuste pacche sulla schiena, che quasi lo stendono a terra.

“Sicuramente, sono d’accordo con lei, senz’altro!”

Il generale Byjove, reduce di mille battaglie, in alta uniforme con tutte le sue medaglie appese al petto e la sciabola sul fianco, scatta sull’attenti e sbatte i tacchi quando il Presidente è davanti a lui.

“Signor Presidente, ai suoi ordini! Generale Byjove, Ministro della Difesa.”

Quando Super Dan gli dà un paio di pacche calorose, Byjove rimane sull’attenti come una statua.

“Ecco uno che mi piace.” commenta il Presidente.

“Per forza, è l’unico che non pensa.” mormora Blanco.

“Allora signori, siete pronti a salire sulla mia nave e salpare verso la gloria?”. Esclama Super Dan cercando di galvanizzare lo staff.

”Purché non finisca come il Titanic…” bisbiglia Moore a  Blanco.

“Certo signore, renderemo il nostro paese ancora più forte e diffonderemo il benessere anche tra le classi più deboli!” risponde Wright con entusiasmo.

“Ma siamo sicuri che questo l’ho scelto io?” confabula perplesso  Super Dan con la moglie.

“I tuoi esperti hanno suggerito di prendere nello staff un giovane  preparato  e pieno di speranze, un sognatore.” risponde  Gwendoline.

“Un sognatore?”

“Si, un idealista. Uno che ci crede sul serio. Sai, tanto per accontentare l’opinione pubblica, capito?”

“Ahh, si certo, ho capito adesso. Un fesso…” ridacchia il Presidente.

Fa due passi verso Wright con una gran sorriso e appoggia entrambe le mani sulle sue spalle.

“Bravo figliolo, è così che vi voglio, col pensiero sempre rivolto al popolo.”

Si gira, torna di fianco alla moglie. “Ma un idiota così dove l’hanno pescato?” le sussurra.

Il respiro di Bell si fa affannoso, così tira fuori l’inalatore e se lo ficca in bocca.

“E l’asmatico laggiù chi era?” borbotta Super Dan alla consorte. “Oliver Bell, Segretario del Tesoro. Una  delle migliori menti del pianeta, dicono.”

“Si, ma tutto il resto è da buttare via…”

“Sembra che fin da bambino mangiasse pane ed economia e che all’università fosse già convinto di essere colpito dal 50% delle malattie esistenti al mondo.”

“Ho capito, un altro catorcio…” conclude il Presidente. 

Moore continua le presentazioni.

“Lei invece è Jeane Naive, la sua Segretaria Personale.” Bella, giovane, curve mozzafiato.

“Lei se la ricorda, signor Presidente?” continua Moore con tono sarcastico.

Il Presidente sfodera il suo miglior sorriso e con incedere molleggiato avanza verso la signorina, le prende la mano e la  bacia.

“Certo che me la ricordo, è l’unica che ho scelto…”

Sua moglie è scura in viso, con un sorriso tirato e uno sguardo da 20.000 volts verso il consorte.

“Questo non me l’avevi detto, caro!”

Super Dan rimane impietrito a metà baciamano, lascia lentamente la mano della segretaria e torna con calma di fianco alla consorte, cercando di darsi un tono.

“Ah no? Sul serio? Mi dev’essere sfuggito. Un dettaglio. Sai, con tutte le cose che ho per la testa…”

“Certo caro, comprendo. Stasera ne riparliamo di questi dettagli. E della tua testa…”

Il Presidente preoccupato deglutisce mentre si allenta il nodo della cravatta.

Louis intanto interviene cercando di stemperare la situazione.

“Bene signori, ora che vi siete riuniti, col vostro permesso vi lascio ai vostri doveri e vado  a raccogliere i bagagli e i camerieri seminati per strada.”

Fa pochi passi verso la porta, si ferma e si gira. “Ma prima di congedarmi, signor Presidente, vorrei ricordarle la foto di rito del primo giorno. È la tradizione.”

“La foto di rito? Del primo giorno? Quale foto?” esclama Super Dan cadendo dalle nuvole.

“La foto del nuovo Presidente con l’aquila, il simbolo di Mont of Groovia.”

Il Presidente sorpreso si rivolge alla moglie a bassa voce. “Tu ne sapevi qualcosa?”

“Mi venga un accidente, ne so un cavolo!”. Poi ad alta voce sorridendo: “Ehm, volevo dire, no caro, nessuno mi aveva informato di questo rituale.”

“Sarà mia premura accompagnarla alla Old Eagle Room, signor Presidente, dove l’aquila si trova con la zampa legata al suo trespolo, stia tranquillo. Poi andrò a chiamare il fotografo ufficiale della Big House, che la raggiungerà per la foto di rito.” spiega Louis.

“E va bene, andiamo a fare questa foto.” lo segue un po’ seccato il nuovo Capo di Stato.

Si avviano verso il corridoio e giungono in un’altra stanza.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM.

All’interno vi è una imponente scrivania e al suo fianco una grande aquila su un trespolo, con la zampa legata ad esso da un laccio di cuoio.

Louis indica la scrivania al nuovo Presidente.

“Prego, signor Presidente, prenda posto alla scrivania, vicino all’aquila. Come può vedere non ha nulla da temere, il volatile ha una zampa legata al suo trespolo. Vado a chiamare il fotografo ufficiale. Con permesso.”

Louis chiude le porte uscendo, Super Dan entra e va a sedersi alla scrivania con prudenza, cercando di rimanere il più lontano possibile dall’aquila.

Ora nella stanza è solo con il volatile.

“Allora, eccoci qui, tu ed io. Il  simbolo  del paese e il suo Presidente.”

“Sei pronto per la foto di rito? Già, chissà quante ne avrai fatte tu, eh? Vecchia gallina! Ah ah ah.”

Scoppia a ridere, ma si blocca subito…“Ma sto parlando con un uccello?”

L’aquila pare nervosa e inizia a rosicchiare col becco il laccio che la lega. Il Presidente allunga una mano per accarezzarlo ma l’animale reagisce beccandogliela.

“Ahi! Ehi, mi hai beccato la mano! Uccellaccio del malaugurio, altro che simbolo nazionale. Mi hai fatto male, brutto pollo spelacchiato!”

L’aquila continua a rosicchiare il laccio e sta per liberarsi.

Super Dan si tiene la mano ferita, stizzito con l’animale.

“Idiota di un pennuto! Guarda cosa mi hai fatto!”

Il suo atteggiamento aggressivo ha fatto infuriare l’aquila, che con un ultimo colpo di becco recide il laccio che la legava al trespolo: ora è libera.

“Ti dovrebbero chiudere in una gabbia, altro che foto di rito!”

L’aquila si avvicina passo dopo passo verso di lui, camminando sul trespolo, con aria minacciosa, e solo adesso il nuovo inquilino della Big House si rende conto della situazione e inizia a preoccuparsi.

“Oh porcaccia la miseria! Ma si è liberato…come diavolo hai fatto? Brutto figlio di un…”

Super Dan smette di parlare e comprende le intenzioni per ostili del volatile che continua ad avanzare a piccoli passi verso di lui.

La preoccupazione ora è diventata paura, inizia a puntare i piedi a terra per spingere la poltrona e allontanarsi dall’aquila.

“Buono, a cuccia bello, stai buono, eh? Sei proprio un bellissimo animale, sai? Io ho sempre ammirato molto le aquile, davvero, sono i miei animali preferiti!”

Un verso stridente esce dal becco dell’aquila che con un colpo d’ali salta addosso a Super Dan e inizia a beccarlo senza sosta, mentre lui si protegge istintivamente con le braccia sulla testa, dimenandosi e gridando.

“Aahh! Santo cielo, vai via! Via! Maledetto pennuto, lasciami, vattene!”

L’aquila è furiosa e continua a beccarlo, lui agita le braccia cercando di allontanarla, ma cade dalla poltrona e ruzzola a terra sbilanciato dal suo pancione, col volatile che si avventa su di lui ormai infuriato.

“Aahh! Grandissimo figlio di un pollo spelacchiato! Vattene, sparisci, sono il Presidente, stupido animale! Fermo!”

Si rotola a terra gridando, cercando di cacciare via l’animale inferocito, e per un attimo riesce ad allontanarlo e a sollevarsi, rimanendo in ginocchio.

Alza gli occhi e capisce perché l’aquila si è allontanata: non ha smesso di attaccare, ora se la sta prendendo con qualcos’altro: il suo parrucchino.

Eh già, il nuovo Presidente dalla folta chioma, il grande Super Dan con la criniera di un leone ha un segreto: e l’aquila glielo ha appena staccato dalla testa e lo tiene nel becco mentre vola per la stanza.

“Maledetta bestiaccia, io sono il Presidente, figlio di una gallina! Ti ordino di smettere…”

Vede il proprio parrucchino volare per la stanza nel becco dell’aquila, inginocchiato, sbigottito, a bocca aperta e con la mano in testa.

“Cosa?? I miei capelli?? I miei capelliiii!!! Brutta bestiaccia, ridammi i miei capelli! Te lo ordino!”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALOTTO PRESIDENZIALE.

Moore e gli altri componenti dello staff decidono di raggiungere il Presidente per assistere alla famosa foto di rito con l’aquila. Escono e si incamminano verso Old Eagle Room, attraversando i lunghi e ampi corridoi, mentre discorrono.

“Sono certo che questi anni potranno dare una svolta storica al nostro paese grazie al nostro lavoro.” esordisce Wright.

“Etciù! Etciù! Scusate, è l’emozione, sapete. Oddio, dove ho messo le mie aspirine?” si chiede Bell.

Ms Brontenserious, che arriva con passo militare verso di loro,  passa davanti a Bell, tira fuori dalla tasca una confezione di aspirine e gliele passa al volo senza nemmeno fermarsi. Bell stupìto le afferra.

“Ah…grazie. Ma come sapeva…etciù!”

“Bitteschön!”

“Non vedo l’ora di vedere la foto del Presidente. Sarà marziale, ci scommetto. Da vero Leader!” proclama Byjove.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM.

Super Dan è accovacciato dietro la scrivania, da cui spuntano fuori solo la sua testa con un elmetto da soldato e la sua mano che impugna la mazza da baseball donata dal Presidente U.S.A. Donald Trump. Un ghigno sul viso.

“Vieni dal tuo Presidente, bell’uccellino, vieni da papà, che ho una bella sorpresa per te. Guarda cos’ho in mano…”

Con un balzo poco felino si avventa sull’aquila, urla e agita la mazza da baseball, menando fendenti ovunque. Grida umane e di aquila riempiono la stanza, rumori di mobili e vetri rotti, piume e capelli che volano dappertutto .

“Banzaiiii!!! Prendi questo, e questo! Dove scappi, gallinaccio della malora! Tanto ti acchiappo! Stai fermo, non ti muovere, ti ordino di non muoverti, pennuto maledetto!”

Insegue l’aquila per la stanza, brandendo la mazza da baseball,  colpendo e distruggendo tutto, tranne il volatile.

“Maledetto figlio di una gallina, vuoi stare fermo? Io sono il Presidente, ti ordino di fermarti! Ridammi i miei capelli!!”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO.

Lo staff del Presidente si sta avvicinando alla Old Eagle Room, stanno conversando tra loro e Bell prende finalmente le sue aspirine.

“Etciù! Una di queste risolverà tutto, vedrete.” si scusa Bell.

“Tutto bene collega? Sicuro di non voler chiamare il medico?” chiede Wright preoccupato.

“Il primo giorno di lavoro alla Big House? Stai scherzando? Preferirei morire piuttosto. Caught caught.”

“Non ci manca molto, mi sembra.” risponde Blanco.

“Su con la vita, Bell!” lo esorta Byjove. “Un vero soldato non si arrende mai, ricordati.”

“Ma io veramente non ho fatto nemmeno il militare. Sono stato scartato per salute cagionevole.”

Byjove guarda Bell con aria disgustata, mentre la segretaria Naive lo guarda invece con aria compassionevole. 

“Poverino, quanto deve aver sofferto. A proposito, c’è una cosa che volevo chiedere da tempo. Esattamente una segretaria cosa deve fare?

Silenzio tra i presenti, nessuno fiata, tutti la fissano.

Cioè, insomma, non che io non conosca i miei compiti, è che volevo sapere…insomma…ecco…in pratica…cosa devo fare esattamente?”

“E questa il Presidente come l’ha scelta?” chiede Blanco.

“Quoziente di intelligenza alto? Laurea in matematica pura? Master in Fisica Quantistica? Miss Calze a rete?” interviene pungente Moore.

“Dettagli, ragazza mia, dettagli. Imparerai col tempo.” la tranquillizza Byjove sempre più esaltato. “Adesso ciò che conta è organizzare la difesa del paese, assolutamente! Per questo devo parlare subito col Presidente. Fin dal primo istante mi ha dato l’impressione di essere un vero leader.”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM.

Super Dan ormai spelacchiato stacca dal muro uno scudo antico e una lancia e la punta verso l’aquila, preparandosi ad attaccare.

“Maledetto figlio di una gallina spennata, fatti colpire, una volta sola, una volta sola, e che ti costa? Vedrai la fine che ti faccio fare.”

L’aquila è in un angolo della stanza col suo parrucchino nel becco, lui nell’angolo opposto la fissa con un ghigno e sogna la sua fine: appare in stile fumetto il suo pensiero e all’interno della “nuvoletta” c’è l’aquila arrosto infilzata da uno spiedo. Lui si lecca i baffi pregustando il pranzo…

“Vieni qui dal tuo Presidente, gallinaccio dei miei stivali, fatti prendere, vedrai che foto ti faccio, dentro un forno con le patate!”

Super Dan parte all’attacco urlando, corre verso l’aquila sferrando colpi con la lancia ovunque, rompendo quel poco che è rimasto integro nella stanza.

“Brutta bestiaccia, ridammi i miei capelli, è un ordine, sono il tuo Presidente! Cornacchia dei miei stivali, se ti infilzo ti cucino al forno, altro che foto!”

L’aquila continua a volare per la stanza col parrucchino nel becco, spargendo capelli ovunque, il Presidente continua a inseguire il volatile sferrando colpi per tutta la stanza, inseguendo quello che resta del suo parrucchino ormai disfatto.

“Dannata cornacchia, stai spennando il mio parrucchino! Fermati, uccellaccio maledetto, fermati. I miei capelli, i miei capelli no, no!”

Furibondo prende la rincorsa e salta con tutto il suo pancione urlando in stile kung fu, volando per tutta la stanza…ma il volatile con un colpo d’ali si sposta all’ultimo istante e Super Dan finisce dritto nella cristalleria, l’unica cosa rimasta che era rimasta intatta.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO.

I sei componenti dello staff del Presidente sono ormai arrivati alla porta della Old Eagle Room e sentono il frastuono all’interno. Si bloccano esterrefatti.

“Santo cielo, che succede?” esclama Naive.

“Etciù! Oddio il terremoto. I miei Ansiolitici, dove sono?” chiede   preoccupato Bell, che tira fuori dalla giacca un flacone di pastiglie.

“Un attentato! Un attentato al nostro Presidente! Che nessuno si muova!” Byjove sguaina con foga la sua sciabola che sbatte così in faccia a Bell, che vola all’indietro, atterrando pesantemente sulla schiena e disseminando le sue pastiglie in aria.

Nella stanza continua a sentirsi un gran fracasso, in corridoio piovono pastiglie.

“All’attacco miei prodi, salviamo il Presidente!” grida Byjove, che impugnando la sciabola in aria si gira verso Bell a terra.

“Ma che fa questo? Le sembra il caso di svenire proprio adesso? Si tiri su, perdiana, si comporti da uomo!”

Naive si china su Bell cercando di soccorrerlo, aiutata da Wright,  mentre Bell cerca di tamponare col fazzoletto il naso che perde sangue.

“Generale, ma che fa? L’ha quasi ammazzato quel poveretto!”  grida Blanco.

“Bell come sta? Bell? Santo cielo, non risponde più!” dice Wright trafelato.

Naive si inginocchia a terra china su Bell, col suo seno procace a pochi centimetri dal naso di Bell, che strabuzza gli occhi.

“Bell! Bell! Risponda! Oddio, Non dà segni di vita. Cosa bisogna fare in questi casi?” esclama la segretaria agitata.

“La respirazione bocca a bocca?” risponde Bell con un filo di voce.

“Il morto è resuscitato. Ms Naive, lei ha proprietà taumaturgiche.” commenta Moore.

Byjove continua ad agitare la spada in aria sempre più preoccupato, mentre Blanco e Moore si scansano evitando per poco i suoi fendenti.

“La vogliamo finire?” sbotta il generale. “Tiratelo su o abbattetelo, decidetevi! La vita del nostro Presidente è in pericolo!”

Bell strabuzza gli occhi dopo le parole di Byjove e cerca di alzarsi, aiutato da Naive e Wright, intanto arrivano di corsa due Guardie del corpo dei Servizi Segreti.

“Finalmente! Voi due, il nostro Presidente è lì dentro, è in pericolo di vita!” grida Byjove. “All’attacco!! Salviamo il Presidente!”

Le due Guardie del corpo armi in pugno sfondano la porta a calci, entrano con le armi puntate, seguiti da Byjove che impugna la sciabola.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM.

Appena entrati vedono solo la testa del Presidente, inginocchiato,  spuntar fuori da dietro la scrivania e qualcosa agitarsi vicino a lui. Sparano istintivamente e colpiscono l’aquila uccidendola.

Cala un silenzio irreale.

Dietro le due Guardie del corpo ed il generale entrano e si fermano sulla soglia anche gli altri: Bell sorretto da Wright e Naive, Moore e Blanco.

Il Presidente in ginocchio con la mazza da baseball in una mano, lo scudo nell’altra, un elmetto da soldato in testa e sopra l’elmetto il suo parrucchino ormai spelacchiato.

Vicino a lui a terra l’aquila morta, l’intero mobilio distrutto, per tutta la stanza piovono piume e capelli come neve a Natale.

“Fermi tutti, non toccate il Presidente! Vi ammazzo tutti!” esclama Byjove.

Moore impassibile fa pochi passi verso l’aquila e si ferma a guardarla.

“Si, è lui. Avete ucciso il terrorista.”

“Il terrorista? Dov’è il terrorista?” domanda il generale brandendo la sua sciabola. “Datelo a me quella carogna!”

“Generale, lei che se intende, a che gruppo terrorista appartiene, esattamente, alla Sagra del tacchino?”

“Presidente, non capisco…” chiede Naive interdetta. “Ma cos’è successo?”

“Quando si dice due piccioni con una fava…” commenta Moore.

“Dio mio, ma c’è stato un terremoto? Che è successo? E dov’è il terrorista?” Chiede Wright sconcertato.

“È lì a terra. È stato neutralizzato. Anzi, se prendi uno spiedo ce lo possiamo anche mangiare.” gli risponde Moore.

Arriva di corsa il fotografo. “Scusate il ritardo, ho fatto una corsa, non trovavo l’obiettivo e…”

Il fotografo rimane ammutolito sulla soglia. Senza volerlo preme il tasto della macchina fotografica e scatta la foto, immortalando così tutta la scena:

il Presidente in ginocchio, l’aquila morta, la stanza distrutta e in aria per tutta la stanza piume e capelli svolazzanti ovunque.

Questa è la foto ufficiale del “Primo giorno di Governo del Presidente Daniel Kramp”, che si conclude così.

Ed è solo l’inizio.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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