Episodi

Ogni settimana un nuovo episodio!

Lista episodi

Torna in alto
11 Ago

EPISODIO 06: LA MAPPA DEL TESORO – di Eugeniusz S. Lazowski

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALA ROTONDA – POMERIGGIO.

Super Dan e il suo staff sono riuniti da ore, discutendo di alcuni importanti provvedimenti, tra cui quello a favore delle categorie più bisognose.

I membri del governo Kramp sottolineano l’importanza di una politica di aiuto a favore dei più disagiati.

“Bene signor Presidente, ed ora veniamo all’ultimo punto dell’ordine del giorno: il sostegno da fornire ai disagiati.” apre Bell la discussione su quest’ultima disposizione.

“Le Poor Laws sono sempre esistite, signor Presidente.” fa presente Blanco.

“Le Poor cosa?? E che diavolo sono?” esclama Super Dan.

“Esistono da secoli, mi creda.” conferma il Segretario di Stato Blanco.

“È vero, signor Presidente.” dice Wright. “Da sempre queste leggi rappresentavano un vero e proprio un sistema assistenziale rivolto alle fasce più povere della popolazione.”

“Fasce?? Quali fasce?” sbotta il grande capo. “Nessuno mi ha mai parlato di fasce!”

“Signor Presidente,” cerca di spiegare Bell, “era un modo con cui il governo cercava di aiutare i più disagiati: aiuti alle famiglie povere, sostegno agli studenti meritevoli ma privi di mezzi, sostegno economico a favore delle donne sole con figli…”

“E da dove è saltata fuori tutta questa gente?? Cos’è questo, il meeting nazionale dei poveracci??”

“Il Presidente ha ragione!” esplode il generale Byjove. “Non cominciamo con i soliti piagnistei, perché so già come va a finire: che i fondi li trovate togliendoli a noi militari!”

“Ecco cosa le interessa alla fine: i fondi ai militari.” conclude Blanco.

“Più soldi ai militari e meno soldi ai bisognosi. La sua nobiltà d’animo mi commuove, Byjove.” interviene pungente Moore.

“Si impicchi lei e la sua nobiltà d’animo. Non provate a tagliare i fondi a noi militari, è chiaro??”

“Ma generale,” cerca di placare gli animi Bell, “la politica assistenziale è sempre stata una colonna portante di tutti i precedenti governi.”

“I precedenti erano precedenti, il mio governo sono io!” proclama Super Dan col mascellone serrato, mentre cerca con la coda dell’occhio di guardare la televisione accesa in fondo alla sala.

“Che pensiero filosofico, degno di Socrate.” commenta Moore.

“Esatto!” interviene ancora il generale. “Ogni governo si impicci degli affari suoi, che ai nostri ci pensiamo noi!”

“Signor Presidente, la invito a riflettere…” lo prega Blanco.

“Vadano a chiedere l’elemosina in strada tutti quanti!!” insiste Byjove.

“Ma generale,” fa presente Bell, “il sostegno sociale ai meno fortunati è segno di grandezza d’animo. Anche in America il Presidente Trump è favorevole.”

“Ma non possiamo usarli almeno per qualche lavoro?” viene in mente a Super Dan. “Mano d’opera gratuita per le campagne!”

“Ottima idea!” lo appoggia il generale. “Li possiamo usare per bonificare le paludi!”

“Ma così si usavano gli schiavi nei tempi antichi…” osserva sommesso Wright.

“Chiamali scemi! Quelli sì erano tempi!” incalza Byjove. “E risparmiavano sulla spesa pubblica!”

“Signori, quello che state dicendo non è degno di un governo democratico.” ribatte Wright.

“La muraglia cinese come crede che l’abbiano costruita?” domanda il Presidente. “Chiedendo il permesso ai sindacati?”

Lui ed il generale scoppiano in una grassa risata dandosi reciprocamente grandi pacche sulle spalle.

Intanto, durante il dibattito, la televisione accesa a basso volume continua ad attirare l’attenzione di Super Dan, che cerca con la coda dell’occhio di seguirla in qualche modo, anche quando sta parlando con i suoi collaboratori.

“D’accordo, visto che è questa l’unica lingua che conoscete,” interviene decisa l’ispanica Blanco, “allora vi devo far presente che sono tutti voti importanti, voti decisivi per la sua futura rielezione, signor Presidente.”

Super Dan e Byjove smettono immediatamente di ridere.

“Rielezione? Ah si?”

“Eh si, niente rielezione niente presidenza,” sottolinea Bell, “e niente Ministero delle Difesa per lei…”

“A quanto pare abbiamo toccato il tasto giusto: quello della poltrona.” conclude Moore con un sorriso.

Intanto Super Dan continua a guardare con la coda dell’occhio la televisione, pur cercando di non farsi notare.

“E per dirla tutta,” si unisce al coro dei favorevoli un rinfrancato Wright, “questo provvedimento faceva parte della sua campagna elettorale. Signor Presidente, lei lo ha promesso ai suoi elettori.”

“Ah si, eh? L’ho promesso?”

“Che figura farebbe un presidente che non mantiene le sue promesse elettorali?” sottolinea l’asmatico Bell.

Moore si gira verso Super Dan, lo guarda dalla testa ai piedi.

“Beh, così a prima vista, direi…”

“Moore, per l’amor del cielo!!” urla il Presidente saltando sulla poltrona.

“In cielo ce li spedisco io quei pezzenti, se togliete un solo centesimo a noi militari!” ribadisce Byojove con la mano pronta a sfoderare la sciabola.

“Generale, è impazzito?” controbatte Blanco. “Si rende conto di cosa sta dicendo?”

Super Dan nel frattempo si sposta lentamente di lato, facendo finta di nulla, per riuscire finalmente a vedere cosa stanno trasmettendo in televisione.

“Sto dicendo quello che penso, e quello che pensa anche il Presidente!” sbotta Byjove.

Intanto Super Dan continua a sbirciare la televisione con aria indifferente.

“Signor Presidente,” gli si rivolge Wright, “non posso credere che lei la pensi nello stesso modo.”

“Signor Presidente?” lo sollecita Blanco. “Signor Presidente?”

Ormai a Super Dan sta venendo il torcicollo a furia di allungarsi per vedere la televisione.

Moore interviene con un gesto deciso, prende per il braccio il collega Bell, che ostacola la visuale al grande capo, e lo sposta di lato, quanto basta perché possa guardare finalmente l’agognata televisione.

La figuraccia è completa, il presidente è stato smascherato, il suo intero staff sa che non li stava neppure degnando della minima attenzione.

“Bene signor Presidente, vedo che questo tema le sta particolarmente a cuore…” è la stoccata di Moore.

“Signor Presidente, stiamo discutendo del destino di migliaia di famiglie e lei guarda il notiziario sportivo??” lo rimprovera un’adirata Blanco.

“Adesso basta! Sono stanco, piantatela, non ce la faccio più!” urla il Presidente, col viso paonazzo e le vene del collo gonfie, strappandosi il parrucchino dalla testa e scagliandolo sul tavolo.

Nella sala scende il silenzio, gli occhi di tutti sul parrucchino di Super Dan, c’è solo imbarazzo.

“Beh, forse sarà il caso di sospendere qui la seduta…” propone Blanco.

“Si, lasciamo ad ognuno di noi il tempo per riflettere e maturare una decisione.” concorda Bell.

“Certo,” conviene Wright, “il tempo porta consiglio.”

“La notte, Wright, quella è la notte.” lo corregge Moore.

Sono tutti abbastanza esausti, si alzano ed escono.

Super Dan va nella Sala Ford, e non nelle sue stanze, vuole rimanere solo per un po’ e potersi così rilassare.

INTERNO – PIANO TERRA DELLA BIG HOUSE – SALA FORD.

Il Presidente entra sbuffando e si lascia andare esausto sulla poltrona.

“Finalmente solo,” mormora, “non voglio vedere più nessuno per almeno mezz’ora…”

Le ultime parole famose. Bussa ed entra Moore che si ferma a fissarlo.

“Il riposo del guerriero.”

“Ma non posso stare in pace nemmeno qui. Ho già detto che non ci sarà nessun finanziamento per i bisognosi.”

“Qui l’unico bisognoso che vedo è lei. Bisognoso d’aiuto.”

“Che vuol dire?”

“Ho visto sua moglie proprio qui fuori.”

Entra la First Lady.

“Come è andata la giornata, caro?”

“Non me ne parlare. Lasciamo perdere…”

“D’accordo, caro, come vuoi, non dirmi nulla.”

“È solo un modo di dire. Volevo dire che è stata dura.”

“Questo l’avevo capito. Quando sei stanco e nervoso persino il tuo parrucchino cambia colore… Avete terminato con le vostre faccende?”

“Si, Mrs. Kramp, le faccende sono terminate.” replica Moore. “Ora potete parlare delle vostre. Immagino siano ben più importanti.”

“Ci può scommettere. La salute di mio marito è la cosa più importante.”

“Posso esprimermi al riguardo?” domanda Moore con un garbo tutto britannico.

“No! Non può!” esplode Super Dan. “Il nostro colloquio è finito. La seduta è terminata, grazie Moore.”

“Ma di nulla, signor Presidente.” risponde il Capo di Gabinetto mentre va ad accomodarsi su una comoda poltrona.

La First Lady frattanto prende un libro dallo scaffale e lo porge al marito.

“Ecco cosa ti ci vuole, un bel libro. Ti rilasserà, vedrai.”

“A cosa mi serve un libro? So già tutto quello che c’è da sapere.”

“Per esempio?” chiede l’impertinente Moore.

“Tutto ciò che può servire.”

“Caro, non si tratta di cosa ti può servire. Io parlo di altro. I libri sono il nutrimento dell’anima.”

“Credo che suo marito sia a dieta da un po’.” è il commento di Moore.

“Tesoro, un grande scrittore diceva: la prima cosa che la lettura insegna è come stare da soli con la propria anima.”

“Stia tranquilla Mrs. Kramp, suo marito è sempre in ottima compagnia.”

In quel momento entra il generale Byove col suo passo deciso e il sigaro tra i denti.

“Ecco, appunto…” soggiunge Moore.

“Moore” borbotta esausto Super Dan, “ma non avevamo finito di parlare, noi due?”

“Certo, altrimenti non potrei mica starmene qui comodamente seduto a godermi lo spettacolo.”

“Signor Presidente, cosa avete deciso al riguardo di quei derelitti?” attacca Byjove. “Non avrete mica deciso di tagliare le spese militari per sostenere questa assurda proposta, vero?”

“Generale,” interviene con decisione Gwendoline, “aiutare i più bisognosi e sostenere le famiglie più povere non mi sembra affatto una proposta assurda.”

“Se per finanziarla si devono togliere fondi al settore militare, allora è da dementi!” controbatte il generale.

“Che sensibilità, che animo. Il Vangelo secondo Byjove.” commenta Moore a mezza bocca.

“Moore, ma lei dopo il nostro colloquio lei non aveva un impegno urgente?” lo interroga speranzoso il Presidente.

“Si, ma l’ho rimandato. Non mi perderei un simile spettacolo per nulla al mondo.”

“Signor Presidente, niente scherzi, i fondi militari non si toccano, chiaro? O il problema di quegli straccioni glielo risolvo io una volta per tutte.” chiarisce l’uomo in uniforme.

“La sensibilità è l’abito più elegante e prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi. Mahatma Gandhi.” continua Moore.

“Orsacchiotto, non ti farai mica convincere da questo bruto, vero?” incalza la First Lady.

“Ma insomma, si può sapere chi diavolo porta i calzoni in questo palazzo?” reagisce Byjove.

“Si, sul serio,” domanda Moore, “sono curioso di sentire la risposta.”

“Ero venuto qui per rimanere solo dieci minuti…” pensa Super Dan ad alta voce.

“Orsacchiotto, che vuol dire, che non vuoi più bene alla tua pesciolina?”

“Orsacchiotto?!?” sgrana gli occhi Byjove. “Pesciolina?!?”

“Si, orsacchiotto,” si intromette Moore pungente, “sentiamo, vuoi bene più alla mamma o al papà? Alla pesciolina o al generale?”

“Ma che sta dicendo,” replica la moglie risentita, “è ovvio che ama solo me. Vero orsacchiotto?”

“Ma di che diavolo state farneticando? Qui si parla di spese militari, mica di pesci e di orsi!!” inveisce il generale.

“Suvvia, orsacchiotto,” incalza il britannico Capo di Gabinetto, “risponda a sua moglie.”

“Moore, lei e la sua linguaccia potreste andare a occuparvi di qualcos’altro da un’altra parte?” esplode Super Dan.

“Eh no, adesso lo voglio sapere, tieni più a me o a quel burbero mangia sigari?”

Il Presidente Daniel kramp è sull’orlo di un crollo nervoso.

“Ma no tesoro, che dici, lo sai che tengo solo a te.”

“Bene,” borbotta Byjove, “ne siamo tutti lieti. E le spese militari, di grazia?”

Gwendoline si avvicina al marito e inizia a coccolarlo.

“Davvero tieni solo alla tua pesciolina?”

“Ma certo, pesciolina mia, lo sai il tuo orsacchiotto ama solo te.”

“Chiedo scusa, non vorrei interrompere questo convegno sul mondo animale,” li interrompe un sorridente Moore, “ma temo che il fegato del generale stia per scoppiare.”

“E ci può giurare! Ma dove diavolo sono capitato, nell’arca di Noè o nel palazzo presidenziale?”

“Beh, visto che ha citato l’Arca di Noè, generale,” gli spiega Moore, “potrei parlarle degli animali che vivono qui nella Big House?”

“Moore, per la miseria,” grida Super Dan, “ma è possibile che il Capo di Gabinetto non abbia qualche compito da svolgere in questo momento?”

“Orsacchiotto non urlare, lo sai che ti fa alzare la pressione.”

“Si può parlare di faccende di Stato,” propone Byjove con un sorriso che nasconde un’eruzione vulcanica, “o il seminario sulla natura non è ancora finito?”

“Generale,” replica la First Lady, “io il mio orsacchiotto lo chiamo orsacchiotto quando voglio!”

“E il suo “orsacchiotto” la chiama “pesciolina” quando vuole.” aggiunge Moore.

“Moore, per la miseriaccia!” urla il Presidente.

“Per mille baionette!” strilla paonazzo Byjove. “Ma dove siamo, a una puntata del National Geographic??”

“No, è l’ultima puntata di Ai confini della realtà” gli risponde sogghignando Moore.

“Signor Presidente, io l’ho sempre sostenuta, e lei lo sa. Niente colpi bassi con quegli straccioni, è chiaro? I fondi militari non si toccano!”

Byjove si gira sbattendo i tacchi ed esce infuriato.

“Ahh, finalmente, un po’ di pace…” sospira il grande capo asciugandosi la fronte e il parrucchino.

“Si, finalmente un po’ di pace.” concorda Moore. “Un sigaro, signor Presidente?”

Super Dan stupito sobbalza sulla poltrona, non si era accorto che Moore era rimasto seduto in panciolle.

“Moore, lei dovrebbe…”

“Si, Moore,” interviene Gwendoline, “lei dovrebbe aiutarmi a convincere mio marito a liberarsi dello stress. Prima gli ho suggerito un buon libro, ma non vuole.”

Tra Super Dan e il suo Capo di Gabinetto si incrociano sguardi di fuoco, quando ad un tratto Byjove rientra a passo spedito senza bussare.

“Ho dimenticato il sigaro.”

L’ufficiale sta per uscire.

“Orsacchiotto, scommetto che anche il generale avrà letto qualche buon libro per rilassarsi, ogni tanto.”

Byjove si ferma sulla porta.

“Certamente, per chi mi ha preso?”

“Visto? Anche lui legge ogni tanto.”

“Guerra e pace. Soprattutto la prima parte.”

Byjove apre la porta ed esce.

“Dopo le stelle e i bambini, ciò che c’è di più bello al mondo, è un libro.” ricorda Moore. “Lo ha detto un uomo saggio tempo fa.”

“Moore, lei, il saggio e i suoi libri,” ringhia il presidente, “state per volare tutti insieme fuori dalla finestra.”

“Ha visto Moore? Non c’è niente da fare, rifiuta ogni consiglio, lo stress lo farà ammalare.”

“E allora non resta che affidarsi al buon vecchio Thomas Jefferson.”

“E chi diavolo è?” esclama il grande capo.

“Chi era, casomai. Uno dei primi presidenti dei nostri alleati americani, uno dei predecessori di Donald Trump.” risponde Moore. “Se il corpo è debole, la mente non sarà forte, diceva.”

“Giusto! Aveva ragione! Qui ci vuole un po’ di attività fisica, vedrai come ti sentirai dopo.”

Super Dan incenerisce Moore con lo sguardo per aver suggerito quell’idea alla moglie.

“Certo, si sentirà come un vero leone,” insiste il britannico, “vero orsacchiotto?”

“Moore,” scandisce le sillabe Super Dan, “in questo momento la vorrei…”

“Ringraziare per questa sua splendida idea. Grazie davvero. Vieni orsacchiotto, andiamo in palestra, ti rimetto io in forma!”

Gwendoline prende il marito per mano e lo trascina letteralmente sradicandolo dalla poltrona.

Super Dan tirato per mano dalla consorte lancia un ultimo sguardo di odio a un sogghignante Moore.

“Vedrà signor Presidente, dopo mi ringrazierà.”

INTERNO – PIANO TERRA DELLA BIG HOUSE – PALESTRA E CENTRO BENESSERE.

Gwendoline porta il marito per mano dentro al Centro Benessere.

“Vieni orsacchiotto, adesso la tua pesciolina ti rimette in forma.”

Lei lo trascina il marito nello spogliatoio. Dopo pochi minuti ne escono con accappatoio e asciugamano attorno al collo.

“Tesoro, ma è proprio necessario? Io volevo solo rilassarmi un po’, staccare la spina per qualche minuto.”

“Vedrai, fra un paio d’ore mi ringrazierai.”

Super Dan ha l’espressione terrorizzata.

“Cominciamo con una bella sauna, così eliminerai le tossine.”

Gwendoline conduce il marito per mano dentro la sauna, lui si siede mentre lei versa una grande quantità di acqua sui carboni. La temperatura comincia a salire di molto.

“Respira profondamente e lentamente, elimina le tossine e brucia i grassi.”

La First Lady versa altra acqua sui carboni ardenti.

“Cara, non credi che basti così?”

“Abbiamo appena cominciato. Respira, respira.”

“È proprio quello il problema…” ansima Super Dan.

Dopo pochi minuti il Presidente Kramp è stravolto, si toglie il parrucchino dalla testa e lo appoggia a fianco a sé.

“Bene, ora possiamo uscire.” stabilisce la moglie, che lo porta sempre per mano, mentre lui riprende il parrucchino, se lo rimette sulla testa storto ed esce barcollando.

“Dio sia lodato, vado a farmi una doccia e poi mi butto sul divano.”

“Stai scherzando? Adesso c’è la cyclette!” esclama lei, proprio mentre suona l’allarme del suo cellulare che le ricorda un appuntamento importante.

“Accidenti, è l’ora dei social, devo scrivere, mi dispiace, devo proprio andare.”

“Non ti preoccupare,” dice Super Dan distrutto ma felice, “finiremo un’altra volta.”

“Non se ne parla nemmeno, adesso chiamo Ms Brontenserious, ti seguirà lei.”

Il Presidente non sorride più, sembra colto da una paresi.

“Ma no cara, finiamo un’altra volta…”

“Ecco fatto, le ho già inviato un messaggio, non ti preoccupare.”

Entra Ms Brontenserious con passo militare e col frustino sotto al braccio.

“Jawohl mein fraulein!”

“Ms Brontenserious ho un impegno, potrebbe continuare lei a seguire l’allenamento di mio marito, per favore? Ha già fatto la sauna e ha appena iniziato la cyclette…”

“Allenamento? Quale allenamento? Ma io dovevo solo rilassarmi!”

“Jawohl mein fraulein! Ci penso io, ja.”

“Orsacchiotto ti lascio in buone mani, vado.”

“Aspetta, non lasciarmi nelle mani della Gestapo!”

“Eins zwei, eins zwei, pedalare, pedalare!”

Ms Brontenserious con una scudisciata fa vibrare il frustino vicino a Super Dan, che sobbalza sul sellino della cyclette.

Si tratta di una cyclette super tecnologica dotata di manubrio vogatore per allenare la parte superiore del corpo.

La governante austriaca lo costringe ad aumentare il ritmo della pedalata, mentre di pari passo il parrucchino è sempre più storto sulla sua testa.

“Eins zwei, eins zwei, pedalare, pelandrone!”

“Le ricordo…pant…pant…che…io…sono…pant…pant…il Presidente.”

“Nein, tu essere pelandrone, ja? Eins zwei, eins zwei.”

Super Dan pedala sempre più in fretta, il busto e le braccia avanti e indietro a seguire il manubrio vogatore, il suo parrucchino balla sulla sua testa spostandosi sempre più in avanti sulla faccia.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – STANZE DEL PRESIDENTE.

Alla fine della giornata Super Dan sfinito rientra nelle sue stanze.

La moglie, dato che per una volta si è impegnato nell’allenamento, gli pettina con amore anche il parrucchino di ricambio appoggiato sulla testa di un manichino.

“Orsacchiotto, come è andata in palestra? Ms Brontenserious mi ha riferito grandi cose su di te.”

“La prossima volta la faccio passare per le armi, quella nazista.”

“Oh, suvvia, non dire così. Il mio orsacchiotto oggi si è impegnato tanto, quindi stasera meriti un bel premio…”

Super Dan si ferma e guarda la moglie con uno sguardo sensuale.

“Davvero?…”

“Orsacchiotto, mi è stato detto che non ti sei risparmiato in palestra. Spero solo che ti sia rimasta ancora un po’ di energia…”

La moglie si alza e passa di fianco al marito camminando lentamente in modo provocante, mentre lui pregusta già la serata.

“Io ho sempre energia per te, pesciolina mia. ..”

“Vado a rinfrescarmi. Torno subito.”

Lui guarda la moglie con uno sguardo languido e con la camminata da playboy entra in bagno.

Appena entrato in bagno, si affretta ad aprire l’armadietto dei medicinali per prendere una pillola di viagra.

Poi si guarda intorno, sceglie l’accappatoio leopardato e poi esce con passo felpato.

“Ecco il tuo orsacchiotto…”

“Oggi il mio orsacchiotto è stato proprio bravo. Vieni a prendere il tuo premio…”

Super Dan si avvicina alla moglie col suo accappatoio leopardato, sta per abbracciarla quando bussano alla porta.

“Chi diavolo è?”

“Signor Presidente, mi perdoni, sono Blanco. Alcuni documenti necessitano della sua firma.”

“Ma non possiamo aspettare domani?”

“No, signor Presidente, i documenti vanno depositati stasera. Non ci vorrà molto, vedrà.”

“Accidenti ai documenti, proprio adesso.”

“Ho capito, il dovere ti chiama.”

“E va bene arrivo. Tu aspettami, farò in un baleno, pesciolina mia.”

Super Dan si toglie l’accappatoio, si infila una tuta da ginnastica ed esce in fretta.

Appena fuori dalla stanza vede che oltre Blanco ad attenderlo c’è Moore.

“Ah lei, la ringrazio per lo splendido pomeriggio che mi ha regalato.”

“Beh, ho pensato, visto che non ne vuol sapere di leggere un buon libro, che almeno curi la salute fisica, dato che di quella mentale non gliene importa un granché.”

“Prego signor Presidente, ci segua, abbiamo già preparato i documenti.”

I tre si allontanano nel corridoio.

Dopo una mezz’ora Super Dan ha finito e cerca invano di tornare nelle sue stanze, che non riesce a trovare, con la solita piantina della Big House in mano.

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOI.

“Dove accidenti saranno le mie stanze? Non potevano farlo più piccolo questo posto?” si lamenta il Presidente. “Proviamo questa, sì, sembra la porta giusta.”

Super Dan apre una porta ed entra. È il solito ripostiglio, ne esce fuori ricoperto di stracci per pulire i pavimenti, il secchio in testa e la solita scopa in mano.

Rimette tutto dentro il ripostiglio, vi entra dentro per un momento e ne esce ancora con un secchio sulla testa, che assomiglia ad un casco da esploratore.

Se lo toglie, lo scaraventa nel ripostiglio con rabbia e sbatte la porta.

Continua a camminare con la mappa della Big House su cui è disegnata una grande X, come nelle mappe del tesoro.

È la sua camera da letto, il tesoro è sua moglie…e il viagra inizia a farsi sentire.

Finalmente dopo tanto girovagare per i corridoi pensa di aver trovato la sua camera, ma sbaglia ancora e si infila in un corridoio senza uscita.

Si rimette alla caccia delle sue stanze con passo felpato come un cacciatore nella giungla, fermandosi ogni tanto di scatto e poi guardandosi intorno con sguardo attento.

Passano le sue guardie del corpo, Super Dan è colto dal panico, non vuol farsi vedere in difficoltà, così si nasconde dietro una statua vicino al muro, ma è troppo piccola per nasconderlo, il suo pancione non passa, così rimane la sua testa sulla spalla della statua.

Le guardie del corpo sono passate oltre, lui tira un sospiro di sollievo e si rimette alla ricerca. Ecco ci siamo, finalmente il nostro eroe sorride: ha trovato la sua camera da letto!

Entra di soppiatto, ma non si accorge di aver sbagliato stanza.

Infatti è la stanza di Ms Ingrid Brontenserious, che riposa a letto con i bigodini in testa ricoperti da una velo che li tiene assieme.

Il letto è un antico letto matrimoniale identico a quello che c’è nelle sue stanze.

Il Presidente Kramp si avvicina lentamente al letto rasente al muro, spostandosi sulla punta piedi, poi si ferma, è emozionato ed eccitato, e inizia a sussurrare a bassa voce.

“Pucci pucci, amore mio.”

È buio, Ms Brontenserious apre gli occhi ancora assonnata, si sveglia, sorpresa, con l’espressione corrucciata e sospettosa, e rimane sotto coperte.

“Pesciolina mia, il tuo orsacchiotto è tornato, non hai niente per me?”

Super Dan fa qualche altro passettino in punta di piedi, tenendosi sempre accostato al muro e continuando a sussurrare parole dolci.

Ms Brontenserious ha gli occhi spalancati e rimane immobile sotto le coperte.

“Pesciolina mia, non avevi parlato di un bel premio per il tuo orsacchiotto?”

Ms Brontenserious dapprima sorpresa e poi infastidita, ora inizia a sorridere compiaciuta di tanto interesse.

Lui fa qualche altro passettino in punta di piedi e a piccoli saltelli si stacca dal muro avvicinandosi al letto, continuando a sussurrare altre scempiaggini.

“Pesciolina, che fai, ti nascondi sotto le coperte? Lo sai che è inutile, tanto il tuo orsacchiotto ti prende lo stesso.”

Ms Brontenserious comincia a gongolare, pensando che il Presidente nutra un interesse per lei.

“Pesciolina, ma che fai, non dici niente? Ah, ho capito, mi vuoi provocare, eh? E va bene, ci sei riuscita.”

Il tuo orsacchiotto sta arrivando a prendere il premio, pesciolina.”

Super Dan è eccitatissimo, incapace di controllarsi, così fa gli ultimi passi che lo separano dal letto di corsa, si tuffa e atterra sul letto pesantemente.

Appena atterrato sul letto inizia l’effetto a catena: crolla il letto, vengono giù pezzi di soffitto, il pavimento si incrina, i quadri si staccano dalle pareti e cadono a terra, i vasi si rompono, i cristalli esplodono.

Un nuvolone di polvere esce dalle finestre della stanza, scatta l’allarme in tutta la Big House, le sirene iniziano a suonare, i segnalatori luminosi lampeggiano ovunque, le guardie del corpo di servizio accorrono con le armi in pugno, si accendono le luci in tutto il giardino della Big House.

Nella stanza di Ms Brontenserious fanno irruzione i corpi speciali, che si calano con le corde lungo le pareti del palazzo presidenziale e sfondano le finestre, atterrando sui mobili e mandando in frantumi tutto ciò che toccano.

Contemporaneamente la porta viene sfondata dagli uomini dei Servizi Segreti, che entrano armi in pugno.

Super Dan e Ms Brontenserious si ritrovano a terra circondati da un nugolo uomini con le armi puntate su loro due.

Il frastuono e l’allarme hanno fatto svegliare tutti, quindi accorrono in vestaglia Moore, Blanco, Bell, Wright, Naive e Gwendoline, che si trovano davanti a questa scena: il Presidente pieno di polvere e di calcinacci, col parruccone storto in testa, sdraiato sopra Ms Brontenserious, ricoperta di polvere e con tutti i bigodini sbilenchi in testa.

Tutti i presenti hanno un’espressione disgustata.

Super Dan accenna un mezzo sorriso imbarazzato balbettando qualche parola per cercare di giustificarsi.

INTERNO – PIANO TERRA DELLA BIG HOUSE – UN CORRIDOIO – MATTINO SEGUENTE.

Il giorno dopo il Presidente Kramp cammina per i corridoi della Big House con dei cerotti sulla fronte, sul viso e il braccio fasciato appeso al collo.

Al suo passaggio le sue guardie del corpo e il personale di servizio sghignazzano sotto i baffi cercando invano di trattenersi.

Beh, che fate tutti qui? Non avete niente di meglio da fare? Non siete pagati dallo Stato per star qui a oziare.”

“Il signor Presidente ha ragione,” interviene corrosivo Moore, “non siete pagati dallo Stato per star qui a non fare niente.”

Super Dan guarda Moore sbalordito, sorpreso che lo difenda.

“Almeno dite una battuta.” aggiunge Moore. Poi gira la testa e guarda il Presidente.

“No, meglio di no, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.”

In quel momento lungo il corridoio, davanti a tutti, passa Ms Brontenserious, tutta bendata, seduta su una sedia a rotelle sospinta da un’infermiera, con una fasciatura attorno alla testa simile ad un turbante, il collo bloccato dal collare, con una gamba dritta ingessata.

“No, mi sono sbagliato, chiedo scusa, eccola la croce rossa.” conclude Moore.

Così si conclude la “ricerca del tesoro” del Presidente Daniel Kramp.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
error: Content is protected.