INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – NOTTE.
Il nostro Presidente sta sognando, è un po’ agitato. Dapprima sembra sorridere, sembra divertirsi, non si capisce cosa stia sognando.
Dal suo parrucchino parte una nuvoletta, come nei fumetti, che contiene i suoi pensieri… È seduto ad una grande scrivania e sta giocando con i mattoncini della Lego.
Ora si vede la scrivania per intero: Super Dan sta costruendo un muro. Da una parte e dall’altra di esso ci sono due piccoli cartelli: Mexico e Mont of Groovia.

Finalmente incastra l’ultimo mattoncino, il muro è terminato. Inizia a saltellare sulla poltrona sbattendo i pugni sulla scrivania, come un bambino felice, facendo sobbalzare il parrucchino sul suo testone.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – MATTINO SEGUENTE.
“Caro, ti vedo vivace stamattina.” osserva la moglie.
“Certo. Dio mi ha parlato stanotte.” risponde Super Dan serio.
“Prego?”
“I have a dream…” insiste mentre si aggiusta la camicia davanti allo specchio. Poi prende telefono e chiama la segretaria.
“Jeane, convoca subito una riunione di gabinetto. Urgente. Entro un’ora.”
La moglie lo guarda sbigottita.
“I have a dream…si, I have a dream.” continua a borbottare.
“Forse è il parrucchino…” sussurra la moglie, “dev’essere troppo stretto…”
“Cara, siamo ad una svolta, un cambiamento epocale per questo paese. Qui si fa la storia.”
“Hai deciso di metterti a dieta?”
“Ehm, no, ma che dici? Volevo dire, cioè…”
“Ah, volevo ben dire. Mi sembrava troppo “epocale”…”
“No, per favore, non interrompermi, parlo sul serio. Cambierò il destino di questo paese.”
Poi bacia la moglie ed esce con passo deciso.
“No, la dieta no.” riflette la First Lady. “Sarebbe stato troppo bello…”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALA ROTONDA.
Lo staff, convocato in gran fretta, si sta preparando alla riunione di Gabinetto.
“Sapete perché siamo stati convocati d’urgenza?” domanda Bell.
“Non lo so, non erano programmate riunioni per stamani.” risponde Wright. “Blanco, lei ne sa qualcosa?”
“Niente, non so cosa abbia in mente il nostro Presidente.”
“Di cambiare la storia di questo paese.” replica Super Dan entrando in quel momento.
Tutti si voltano verso di lui, che con passo deciso va verso il tavolo con un borsone che appoggia a terra.
“Ha intenzione di dimettersi?” domanda Moore con un ghigno beffardo.
“Cosa?!?”
“Inizierà a fare sul serio il presidente?” continua il Capo di Gabinetto.
“Oh, la pianti. Sono serissimo.”
“Anch’io, signore.”
“Scusate, possiamo saltare i convenevoli e venire al dunque?” li interrompe Blanco. “Perché siamo qui?”
“Per cambiare la storia.”
“Ha deciso di mettersi a dieta” mormora Moore a Blanco.
“Non mi sono messo a dieta. E piantatela tutti con questa dieta, ma cos’è, una mania?”
“Brusco risveglio, vero?”
“Scusate,” domanda timidamente Bell, “ma io non so ancora perché siamo stati convocati.”
“Lo saprà, se la smettete di interrompermi. Ho deciso di dare attuazione ad una delle promesse fatte al popolo durante la campagna elettorale.”
“E quale?” si interroga Moore. “Ne ha sparate così tante ai tempi!”

“Beh, ecco signor Presidente,” interviene Wright, “credo che ciò che Moore stia cercando di dire è che lei, durante la campagna elettorale, ha detto molte cose.”
“E una più grossa dell’altra…” aggiunge il britannico con un sorriso.
“Oh, smettetela! Io ho sempre pensato ad una sola cosa: il bene del paese!”
“Allora si dimette sul serio?” incalza Moore.
“Moore, come osa?” tuona il generale Byjove. “Sta parlando col Presidente!”
“Appunto…”
“Per favore, diamoci una calmata e procediamo con ordine.” è la preghiera di Blanco. “Signor Presidente ci spieghi, per favore.”
Super Dan assume un’aria seria, serra il suo mascellone da vero leader. Questo lo fa sembrare ancora più ridicolo…
“Ho fatto un sogno. I have a dream.”
Il Presidente guarda tutti negli occhi in silenzio, serissimo.
“Quale?” domanda Blanco emozionata.
“Questo.”
Super Dan tira fuori dal borsone una confezione di mattoncini LEGO e la appoggia sul tavolo.
“Vuole rilanciare l’industria dei giocattoli?” chiede bell.
“Vuole lanciare un nuovo gioco sul mercato?” si interroga Wright.
“Vuole fare un’altra delle sue figuracce in pubblico?” lo stuzzica Moore.
“Ma che dite, non ho nessuna intenzione di lanciare un nuovo gioco.”
“Esatto! Ma che avete capito? Il Presidente non lancerebbe mai sul mercato un nuovo gioco, non uno di quelli tradizionali, almeno.” si pronuncia Byjove. “Ha detto che vuole cambiare il destino di questo paese: scommetto che si tratta di un gioco nuovo, educativo, che serva a forgiare la mente e lo spirito dei bambini! Con tanti piccoli carri armati, cannoni e piccoli fucili. Io ci sto! Presidente, lei è un genio. Ha il mio appoggio incondizionato!”
“Stanno peggio di quanto credessi” bisbiglia Moore a Blanco.
“Ha ragione, le cose stanno proprio peggio di quanto credessimo.”
“No, non le cose, io parlavo del cervello di quei due…”
“Generale, le ringrazio per la fiducia che ripone in me, ma…”
“Dovere, signor Presidente, dovere. E visto che ci siamo, che ne dice rimettere il servizio militare obbligatorio?”
“E di dichiarare guerra al Vietnam un’altra volta?” soggiunge Moore tagliente.
“Perché no? Moore, lei comincia a piacermi…” sorride il generale.

“Scusate,” interviene Wright, “ma ho l’impressione che il Presidente volesse dire un’altra cosa.”
“Finalmente qualcuno che mi capisce.”
“Meriterebbe il premio Nobel solo per questo.” commenta Moore.
“Insomma, quello che stavo cercando di dire è che…”
“Riapriamo il fronte coi Vietcong?” chiede Byjove speranzoso.
“No.”
“Rimettiamo il servizio militare obbligatorio?”
“No!”
“Allora non capisco.”
“Si metta in coda…” gli suggerisce Moore.
“Volete smettere di interrompermi?” si lamenta il Presidente. “Altrimenti mi confondete.”
“Beh, non ci vuole poi molto.”
“Moore, silenzio!” lo rimprovera Byjove. “Il Presidente stava per partorire un’idea geniale, lo sento!”
“Esattamente. Durante la campagna elettorale feci una promessa al popolo. E stanotte Dio mi ha dato un segno: I have a dream.”
Il silenzio scende nella sala.
“Silenzio,” borbotta il generale, “sta per partorire…”
“Questo!” spiega Super Dan prendendo tra le mani la confezione LEGO.
“Ha partorito questo?!?” esclama Byjove.
“Uccidete il ginecologo.” dice Moore.
“Il muro. Dobbiamo costruire il muro.” afferma Super Dan. “Il muro tra noi e il Messico. Un lungo, bellissimo muro. L’ho sognato stanotte.”
“Deve cambiare tisana.” bisbiglia Blanco.
“Dio me l’ha suggerito!”
“No, deve cambiare cervello.” risponde Moore.
“Lungo, invalicabile, indistruttibile.”

“Signor Presidente, faccio fatica a starle dietro…” si esprime Bell con l’inalatore già pronto in mano.
“Non si demoralizzi, Bell, non ci riesce nessuno.” lo rassicura il Capo di Gabinetto.
“Il muro che salverà il nostro paese dalla lenta invasione che è in atto da anni, una lenta occupazione delle nostre case e dei nostri posti di lavoro. Adesso basta!”

“Basta!!” risponde all’unisono Byjove.
“Questo paese è dei suoi cittadini, non degli stranieri invasori che si prendono tutto ciò che è nostro.” incalza Super Dan.
“Giusto, parole sante!” lo appoggia Byjove.
“È ora di restituire ai cittadini ciò che è loro!”
“Cacciamoli via a fucilate nelle chiappe, questi straccioni!” sbraita esaltato il generale sguainando la sciabola.
“Si calmi generale, qui nessuno spara a nessuno.” interviene con fermezza Blanco.
“Esatto generale,” spiega il Presidente, “ho di meglio in mente che una guerra: un muro. L’avevo detto e lo farò.”
“Con questi simpatici mattoncini?” chiede Moore indicando la confezione LEGO.
“Certo che no. Questi sono un simbolo.”
“Un simbolo!” gli fa eco Byjove.
“Non vorrei rovinare questo clima di esaltazione, signori,” si rivolge Bell ai due, “ma ho due domande da porvi. Il Presidente Donald Trump, nostro vicino e alleato, cosa penserà? E dove avete intenzione di trovare i soldi necessari per la costruzione di questo muro?”

“Effettivamente i costi rischiano di essere astronomici.” fa presente Wright.
“Per non dire impossibili da sostenere.” concorda Blanco.
“Impossibile è una parola che non esiste nel vocabolario di un soldato!” ribatte Byjove. “Da qualche parte prenderemo i soldi. Con tutte le sciocchezze che vengono finanziate!”
“Ad esempio?” chiede Wright.
“Ad esempio? Per mille cannoni, vogliamo cominciare da tutte quelle associazioni pacifiste? Un branco di vigliacchi senza onore, ecco cosa sono!”
“A dire il vero” aggiunge il Presidente, “non tralascerei nemmeno le associazioni che lottano per la messa al bando di tutte le armi.”
“Bolscevichi! traditori della patria!”
“E dove li mettiamo tutti quei gruppi di vegetariani?” incalza Super Dan. “E i vegani? I fruttariani?”
“E i vulcaniani?” si intromette Moore.
“Esatto, anche quelli.” approva il generale. “E i macrobiotici? E i crudisti?”
“E i nudisti?” incalza Moore.
“Per non parlare di tutti quei centri di ricerca per l’energia pulita.” si lamenta Super Dan.
“Quanti soldi gettati al vento!” scuote la testa Byjove.
“Ma sì!” grida Moore. “Viva la bomba atomica!”
“E non scordiamoci tutte le associazioni culturali e le borse di studio elargite a destra e a manca!” continua imperterrito il Presidente.
“Inutili sciocchezze!” lo sostiene Byjove. “Scommetto che non sanno nemmeno imbracciare un fucile!”
“Ho un’idea: fuciliamoli!” suggerisce Moore tagliente.
“E le biblioteche? A che diavolo serviranno tutti quei libri?” si domanda Super Dan.
“Per non parlare dei conservatori musicali!” aggiunge benzina sul fuoco Byjove.
“Avete ragione: Mozart e Shakespeare erano due idioti.” commenta Moore.
“Esatto!” sussulta il generale. “Come vedete c’è solo l’imbarazzo della scelta, possiamo reperire tutti i fondi di cui ha bisogno il Presidente.”
“Già, tranne un cervello…” è l’amara conclusione di Moore.
“No, dicevo…che fardello!” risponde il britannico al Presidente.
“Lo può dire forte!” si esalta il generale Byjove. “È un fardello pesante da portare, ma il nostro Presidente non si piega davanti a niente!”
“Già,” ricorda Moore, “l’ultima volta che lo ha fatto gli è venuto il colpo della strega!”
“Insomma, smettetela.” prende la parola Blanco. “Sembra un gallinaio, non un consiglio di gabinetto!”
“Provo a indovinare chi è il tacchino…” mormora Moore.
“Moore, la prego,” implora bell, “cerchiamo di ricavare qualcosa da questa riunione.”
“Signori,” insiste il Presidente, “dobbiamo arrenderci ai fatti.”
“Arrenderci? Giammai!” grida Byjove.
“Generale, intendevo dire che dobbiamo costruire il muro.”
“Vedete?” afferma Super Dan sventolando due fogli di lettera. “La gente è con me, è il popolo che me lo chiede!”

“Ma da dove salta fuori questa idea?” domanda Blanco perplessa.
“L’aveva davvero inserita nel programma elettorale: ho controllato.” le risponde Bell sfogliando un mucchio di fogli.
“Si, ma credevo che fosse una delle solite “sparate” che si dicono per conquistare voti.”
“Sparato?” si risveglia Byjove. “Chi ha sparato senza il mio permesso?”
“Bugie, Blanco, si chiamano bugie.”
“Ah, beh, in guerra e in politica tutto è permesso:” replica il generale.
“Uomo dalla fulgida moralità…” riflette Moore a bassa voce.
“Ma chi è quell’idiota che l’ha inserita nel programma elettorale?” gli domanda Blanco sottovoce.
Moore non risponde, si volta e guarda il Presidente, che continua a sventolare le due lettere.
“È inondato di richieste” osserva Moore.
“Un plebiscito popolare” concorda l’ispanica Segretaria di Stato.
Moore con un gesto rapido afferra al volo una di quelle lettere e gli dà un’occhiata veloce.
“Guardi che questa è una lettera di suo cugino. Ci sono anche i saluti alla fine.”
“Beh, perché?” si indigna Super Dan, “Mio cugino non fa forse parte del popolo?”
“Ma certo. E da quando lo ha nominato direttore delle ferrovie, anche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti…Ciuff! Ciuff!”
“Direttore delle ferrovie?” si meraviglia Wright. “Scusi signor Presidente, ma le faccio presente che suo cugino non ha nemmeno la patente.”
“E questo che vuol dire? Non ha la patente perché usa i mezzi pubblici.”
“Come i treni…” incalza Moore, “…ciuff! Ciuff!”
“Si, certo, come i treni,” ribadisce il Presidente, “per questo li conosce bene.”
“Signor Presidente,” protesta Bell, “viaggiare in treno non vuol dire conoscere le complesse problematiche dei trasporti pubblici.”
“Ah, la pianti, visto un treno, li hai visti tutti.”
“Che analisi economica…” riflette Moore, “nemmeno il suo collega Donald Trump avrebbe saputo fare di meglio.”
“E poi lei che ne vuol sapere di treni, Bell?” interviene Byjove in difesa del Presidente.
“Nulla, infatti non sono direttore delle ferrovie.”
“Perché,” chiede Wright, “anche lei usa il treno, generale?”
“Io? Che Dio mi fulmini! Non ho mai messo piede in simili bagnarole!”
“Scusi, ma lei come viaggia?”
“Che domanda…con un carro blindato!”

“Scusi, mi vuol dire che…”
“Ma certo! Vuol mettere un affidabile e indistruttibile carro armato con una caffettiera a carbone?”
“Non è possibile…” dice Bell aggrappandosi al suo inalatore con entrambe le mani.
“Certo che è possibile. L’ho fatto anche personalizzare!”
“Una fantasia floreale sulle fiancate?” lo sfotte Moore.
“Ma non dica fesserie! Io li calpesto i fiori, con i miei cingolati!”
“Non ne dubitavo. Che animo poetico…”
“Ma generale, che dice, e la natura?” fa presente Wright sempre più basito.
“Ma che diavolo va blaterando? Dove sono capitato, in un raduno dei figli dei fiori?”
“Ma si,” suggerisce Moore con un ghigno, “mettiamo un fiore nel cannone del generale!”

“Moore, lo sa dove lo infilerei quel fiore?”
“Basta! Signori, per favore!” alza la voce Blanco tentando ancora una volta di riportare la calma. “Parliamo di cose serie.”
“Giusto. Birra e salsicce per tutti!” esclama Moore all’improvviso.
“Ci sto!” grida Super Dan.
“Andata!” segue a ruota Byjove.
“Fregati…” sorride Moore di fronte ai due paonazzi di rabbia e vergogna.


“Ehm, Moore, ma sta dicendo? Un po’ di contegno!” cerca di riprendersi Super Dan.
“Disse Lord Brummel…”
“Torniamo all’ordine del giorno, per favore!” ci riprova Blanco ormai sfinita. “La costruzione di questo muro si farà o no?”
“Ma le salsicce che fine hanno fatto?” chiede il generale con aria delusa.
“Generale, per favore.” lo redarguisce Wright.
“D’accordo, d’accordo…ma neanche una birretta?”
“Generale!” alza la voce Blanco.
Bussano alla porta, entra Jeane, la segretaria del Presidente, ancheggiando, strizzata in un Tailleur attillato.
“Chiedo scusa, non volevo interrompervi, ma ci sono dei documenti che dovrebbe firmare, signor Presidente.”
Jeane Naive si avvicina a Super Dan e si china per mostrare dei documenti.
“Vede signor Presidente? Dovrebbe firmare proprio qui, vede?”
Il Presidente col Parrucchino finge di guardare i documenti, ma gli occhi sono puntati sul fondoschiena della segretaria.
“Vedo, vedo.”

“Non tema, miss Jeane,” osserva Moore, “il nostro Presidente ha la vista di un’aquila…come quella di sua moglie.” conclude voltandosi verso la porta.
Super Dan sobbalza sulla poltrona credendo che sia entrata la moglie e si ricompone, mettendosi a leggere i fogli sul tavolo.
“Si, certo, ricordo. Bene, appena terminata la riunione verrò a firmarli. Ora può andare, miss Jeane.”
Con la coda dell’occhio cerca di guardare dietro di sé, verso la porta per vedere la moglie, ma non c’è nessuno.
“Bene, signor Presidente, come desidera.” Jeane si gira e se ne va ancheggiando.
“No, un momento…” balbetta Super Dan. Troppo tardi, l’avvenente segretaria è uscita.
“Andata.” mormora Moore sornione.
“Moore, lei è…”
“Impaziente di prendere una decisione riguardo un’idea tanto brillante? Certamente. Generale non pensa anche lei che si debba proseguire questa discussione così importante per la nostra patria?”
“Assolutamente, Moore ha ragione, non perdiamoci in sciocchezze. Quei fogli possono aspettare. Bravo Moore, non la facevo così patriota.”
“Mai quanto il nostro Presidente. E non ha visto sua moglie, quanto è patriota…”
“Davvero? Mi compiaccio signor Presidente. Una compagna degna di grande comandante!”
“Perché non tagliamo dei fondi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti?” propone Moore.
“Giammai!”
“Ma sì, quelle caffettiere a carbone!” lo appoggia Byjove.
“Volete lasciar perdere le ferrovie e concentrarvi sul mio progetto? Ecco cosa ho sognato stanotte.”
Super Dan tira fuori dal borsone un grande foglio piegato, che si rivela essere la cartina geografica di Mont of Groovia e del Messico, col confine marcato in rosso, che il Presidente indica.

“Ecco, proprio qui.”
Poi apre la scatola LEGO e inizia a disporre i mattoncini sul tavolo.
“Uno qui, uno qui, un altro di qua…”

“Bingo!” esclama Moore. “Ho vinto qualcosa?”
“Un po’ di rispetto,” chiede Byjove, “il Presidente sta spiegando i dettagli del suo progetto!”
“Credevo stesse giocando con la LEGO!” dice Blanco.
“Blanco, non ci si metta anche lei, vi sto spiegando la mia visione. Stanotte mi è apparsa in tutta la sua grandezza.”
“Uno qui, ecco, un altro lo metto qui…” borbotta Byjove mentre dispone i mattoncini insieme a Super Dan.
“E quella cos’è, la casella Devi stare fermo per un turno?” domanda Moore.
“Moore, non stiamo giocando a Monopoli,” impreca Super Dan spazientito, “stiamo costruendo il futuro del paese.”
“Pensavo…generale…non le sembra che manchi qualcosa?” domanda Moore perplesso.
“Qualcosa? A me sembra che non manchi nulla.”
“Anche a me sembra tutto a posto,” conferma Super Dan, “il mio sogno era proprio così.”
“Eppure io ci aggiungerei qualcosa…generale,” prosegue Moore, “non le sembra che qui, dietro il muro, ci starebbe bene qualche piccolo carro armato di plastica? Sa, la prudenza non è mai troppa…”
“Lei dice? Carri armati? Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!”
“Ecco,” suggerisce il Capo di Gabinetto, “guardi, diciamo che i mattoncini blu sono i carri armati. Lei dove li metterebbe?”
“Perdiana, li piazzerei qui, qui e anche qui. Un paio quaggiù e un’intera fila da questa parte!”
“Generale,” chiede esterrefatto Super Dan, “ma che sta facendo?!?”

Byjove ormai è esaltato, proprio come voleva Moore, nessuno lo può più fermare.
“Ha dimenticato questa parte del confine, generale.”
“Per mille spingarde! È vero! Aspetti, questi allora li piazziamo qui…”
“Credo che la situazione stia sfuggendo un po’ di mano…” osserva Bell.
“E i soldati?” fa presente Moore. “Generale, un condottiero come lei non vorrà mica dimenticare l’esercito!”
“Non sia mai detto! Io sono cresciuto nell’esercito. Da bambino mi davano polvere da sparo al posto degli omogeneizzati!”
Byjove svuota tutta la scatola LEGO sul tavolo, che viene completamente ricoperto di mattoncini colorati.
“Generale, ma che sta facendo?”
“Silenzio Bell! Lei è stato esentato dal servizio militare! Dovrebbe essere fucilato solo per questo!”

“I soldatini, generale, i soldatini, non si distragga.” incalza Moore.
“Generale, ma che sta combinando?” si ribella il Presidente. “Questo era il mio sogno!”
“Stia tranquillo, Presidente, ci penso io! Lasci fare a me! Gliela sistemo io la sua visione!”
“Generale, siamo nelle sue mani!” lo incoraggia Moore.
“Non vi preoccupate, adesso piazzo un plotone di qua e un battaglione di là.”

“E sul muro, generale, nemmeno un soldato di guardia? Non so, magari una torretta?”
“Ma certo, Moore! Perché non ci ho pensato prima? Ecco, tante belle torrette ogni duecento metri.”
“Moore,” reagisce Super Dan, “vuole smetterla di dire idiozie?”
Ma il Capo di Gabinetto è determinato a mandare in fumo il progetto del Presidente.
“E le mitragliatrici? Generale, non vorrà mica costruire delle torrette senza delle mitragliatrici. Sa, se qualche straniero tentasse di invadere il nostro paese a piedi…”
“Mitragliatrici?” sobbalza Super Dan sulla poltrona. “Ma di che diavolo state parlando?”
“Mitragliatrici! Tante mitragliatrici! E se qualcuno di quei straccioni osa superare il muro: TA-TA-TA-TA-TA.”
“Mitragliatrici? Generale…” balbetta Bell.
“Silenzio! Chi non ha prestato il servizio militare non ha diritto di parola!”
“Basta così!” grida Blanco, ormai allo stremo. “Credo che la discussione stia degenerando.”
“Degenerando? Ma se ho appena cominciato!” inneggia Byjove.
“Bravo generale, glielo dica!” lo aizza Moore. “E se l’invasione fosse militare: ha pensato a questa eventualità?”
“Per mille cingolati! L’artiglieria pesante! Dov’è l’artiglieria pesante?”
“Basta così adesso!” grida il Presidente. “Voglio finire di esporvi il mio sogno!”
“Chi si è fregato l’artiglieria pesante?” sbraita il generale.
“Volete calmarvi tutti, per favore?” implora Blanco.
“Calmarmi?” risponde Byjove. “Abbiamo appena subìto l’invasione militare del Messico!”
“Siamo stati invasi??” sobbalza Bell spaventato.

“Certo, e per colpa di rammolliti come lei!”
“Io? Ma che ho fatto?”
“È venuto al mondo! È più che sufficiente!”.
Bell si riattacca all’inalatore.
“I miei mattoncini,” impreca Super Dan, “ridatemi i miei mattoncini!”
Bell sviene dopo le urla di Byjove, Wright lo aiuta con l’inalatore.
“Generale,”interviene Wright, “si vuole calmare? Non vede che il povero Bell sta male?”
“Sono i molluschi come lui che hanno portato questo paese alla mercé di chiunque voglia entrarci. Ma adesso basta!”
“Adesso basta!” grida Super Dan.
“Esatto, adesso basta!” gli fa eco Byjove.
“No, ho detto adesso basta!” ribadisce sfinito il presidente.
“Sentito?” prosegue il generale. “Ha detto adesso basta!”
“Adesso basta lo dico io!” alza la voce inutilmente Blanco.
“Adesso basta lo dice lei!” ribadisce Byjove.
“Finitela!” insorge Super Dan. “Fermate quei dannati mattoncini!”
“Sentito il Presidente? Adesso basta! Spariamo agli straccioni invasori!”
“Qui non si spara a nessuno!” grida Blanco col filo di voce rimastale. “E non c’è nessuna invasione militare!”
Blanco con il braccio spazza via la cartina e buona parte dei mattoncini, facendoli cadere a terra.

Segue un attimo di silenzio, poi tutti riprendono a urlare, la discussione è ormai degenerata nel caos più completo.
Così si conclude la prima seduta per approvare il progetto del muro del Presidente Daniel Kramp.
Alla settimana prossima. Sigla!