INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – MATTINA.
La luce soffusa del sole nascente entrava dalle finestre della residenza presidenziale. La First Lady è seduta di fronte alla specchio con la spazzola in mano.
“Caro, si può sapere cos’hai stamattina?”
“Perché, ti sembra che qualcosa non vada?”
Super Dan è nervoso, sta litigando col nodo della cravatta e il suo parrucchino è inclinato di lato.
“Beh, tu che dici…?”
La moglie si avvicina premurosa, gli raddrizza il parrucchino e gli aggiusta il nodo della cravatta.
“Così va meglio.”
“Scusami, stamattina non ci sono con la testa.”
“Hai ragione, ora te la sistemo io…” dice mentre gli sistema il parrucchino. “Tesoro, ma vuoi stare un po’ fermo? Cosa c’è che non va?”
“Blanco ha indetto una riunione d’urgenza nella Sala Rotonda.”
“E sei preoccupato?”
“No, è che avevo altri impegni…”
“Streap poker o videogames?”
“No! Ma che dici, cara?” avvampa in viso Super Dan. “Ehm…impegni internazionali…”

“E con chi, col tuo avatar da combattimento?”
“Ma no, che dici, cara, quando mai…”
“Conosco i miei polli…”
“E io sarei un pollo??”
“No,” risponde la moglie squadrandolo bene, “a giudicare dalle dimensioni direi piuttosto un tacchino…Adesso vai a fare il tuo dovere, caro, vai.”
La moglie lo bacia e Super Dan esce dalla camera. Appena fuori accelera, gira l’angolo del corridoio, si guarda intorno e, appena sicuro di essere solo, tira fuori il suo smartphone e inizia a giocare con un videogame.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALA ROTONDA.
Blanco e Bell sono già arrivati, stanno attendendo gli altri.
“Dovrebbero essere già tutti qui, Bell.”
“Lo so, ma il suo preavviso è stato davvero breve.”
“Già, d’altronde certe situazioni purtroppo non aspettano nessuno. Ah, ecco Wright.”
“Buongiorno. Sono in ritardo?”
“No, giusto in tempo.”
“Ma cosa è successo?”
“Una situazione richiede la nostra massima attenzione.”
“Nulla di grave spero.” si augura Wright.
“Non so ancora quanto grave.”
“Blanco, la prego, non precipitiamo le cose, o dovrò tirare fuori i miei antistaminici.” implora Bell.
“Il solito debosciato,” commenta Byjove entrando, “figuriamoci se non si portava dietro la farmacia.”
“Buongiorno generale.”
“Buongiorno un corno, Wright. Cosa c’è di tanto urgente da interrompere i miei impegni?”
“Qualche manovra militare?” chiede Bell allarmato.
“No, stavo lucidando la mia sciabola.”
“Sono io che vi ho convocato e per una buona ragione.” dichiara il segretario di Stato Blanco.
“Ha accennato ad una situazione grave.” dice serio Wright.
“A giudicare dal baule di farmaci che si è portato dietro Bell,” osserva Byjove, “sta per scoppiare la terza guerra mondiale.”
“Generale,” risponde Bell, “per favore non lo dica neppure.”
“Blanco, mi sta facendo preoccupare.” confessa Wright. “Ma di cosa si tratta?”
“Nessuna situazione è davvero grave se può essere spazzata via da un colpo di cannone.” afferma Byjove in alta uniforme.

“Che animo sensibile. Un poeta…” commenta Moore entrando.
“Perfetto, ci mancava lui,” borbotta il generale, “così con Bell adesso siamo a posto…”
“Signori, per favore,” fa presente Blanco, “il motivo per cui vi ho chiamato è molto serio.”
“Sta parlando di qualche crisi in particolare?” chiede Wright.
“Sì, e spero si possa trovare una soluzione, altrimenti…”
“Altrimenti….cosa?”
“Altrimenti l’opzione militare non sarebbe da escludere.”
“Ecco, lo ha detto,” piagnucola Bell tenendosi il naso che inizia a sanguinare. “lo sapevo, lo ha detto.”

“Gli antistaminici, presto…” lo soccorre Wright.
“Evviva, finalmente, era ora!” esulta Byjove sguainando la sciabola. “Sotto a chi tocca, ce n’è per tutti!”
“Generale, cerchi di mantenere la calma,” lo riprende Wright, “Bell sta male, non vede?”
“Abbattete il mollusco! Preparate i cannoni, a chi tocca, tocca!”
Nel frattempo, non lontano dai suoi collaboratori, nel corridoio, Super Dan è impegnato col suo videogame.
La linea però è intasata, all’improvviso cade la connessione e appare la scritta: “You lose. Game over”.
Seccatissimo rimette lo smartphone in tasca, accelera il passo ed entra nella Sala Rotonda.

“A chi tocca cosa??”
“Non lo so,” risponde di getto Byjove, “chi c’è, c’è!!”
“Generale,” chiede stupito il Presidente, “ma che sta dicendo?”
“Li bombardiamo! Finalmente li bombardiamo!”
“Cosa??” strabuzza gli occhi Super Dan. “Bombardiamo chi??”
“Non lo so, non importa,” saltella sulla poltrona il generale, “però li bombardiamo!”
“Oddio, la guerra…” geme Bell con la testa all’indietro, mentre si tampona il naso sanguinante.
“Generale,” lo rimprovera Wright, mentre soccorre Bell, “ma le sembra il caso?”
“Sì, è il caso! Festeggiamo! Stappate lo champagne, sguainate le sciabole, facciamo festa!”
“Ma…ma…” chiede Super Dan confuso, “bombardiamo o facciamo una festa?”
“Tranquillo, signor Presidente,” spiega Moore imperturbabile, “per il generale è la stessa cosa.”
“Scusate,” balbetta Super Dan, “sono po’ confuso…”
“Sai che novità…” riflette Moore a bassa voce.

“No, un momento,” cerca di riportare ordine Blanco, “io ho solo detto che andavano considerate tutte le opzioni, anche quella militare…”
“Opzioni? Festa? Bombardare?” farfuglia Super Dan grattandosi il parrucchino.
“Oddio, l’opzione militare…” è il lamento di Bell con la testa all’indietro.
“Bell,” lo rimbrotta il generale, “sottospecie di talpa, torni sottoterra!”
“Scusate,” tenta invano di capire qualcosa Super Dan, “qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo? Non capisco niente!”
“Santa verità…” mormora flemmatico Moore.
“Bombardano…” biascica Bell semi svenuto e col tampone al naso.
“Ma no Bell,” lo rassicura Wright, “non bombardiamo nessuno.”
“Si, si, bombardiamo,” gioisce Byjove, “bombardiamo finalmente!”
“Oddio, la guerra…” crolla Bell tra le braccia di Wright.
“Bell la pianti,” ringhia il generale, “o le brucio quella farmacia che si porta appresso!”
“Farmacia?? Bombardare??” sussulta Super Dan.
“Benvenuto nella Big House, signor Presidente.” lo accoglie Moore.
“Basta! Calmatevi! Fatemi spiegare!” grida Blanco sbattendo la mano sul tavolo. “Quella militare è solo un’opzione, la più estrema. Prima tenteremo tutte le vie diplomatiche.”
“Non si bombarda più?” domanda deluso il generale Byjove.
“Dio ti ringrazio…” sospira Bell.
“Sì, ma di chi stiamo parlando?” continua smarrito il Presidente. “Generale?…”
“Non ne ho la più pallida idea,” risponde Byjove con aria triste, “però si bombardava…”
“Che coppia di statisti,” commenta Moore con sorriso, “mi ricordano Stan Laurel e Oliver Hardy.”

“La Corea del Nord, signori,” riesce infine a spiegare Blanco, “è questo l’argomento all’ordine del giorno. La situazione è critica.”
“La Corea del Nord??” esclama Super Dan sbalordito. “E da dove è saltata fuori??”
“Buongiorno, signor Presidente.” commenta Moore.
“I dati in nostro possesso” spiega Bell con voce nasale per i tamponi nelle narici, “dimostrano che quel pazzo di Kim Jong-un possiede un arsenale atomico temibile, che potrebbe in teoria raggiungere il nostro paese.”

Cosa?? E che stiamo aspettando?? Bombardiamoli!” strepita Byjove. “Stiamo ancora qui seduti a discutere?? Cancelliamoli dalla faccia della terra!”
“Ma non si potrebbe tentare un negoziato internazionale,” propone Bell, “coinvolgendo le maggiori potenze?”
“Bell,” lo interrompe il generale, “perché non va al Convegno Nazionale dei Farmacisti, così si leva di mezzo?”.
“Oddio!” è in piena sofferenza Bell, che prende altre pastiglie.
“Generale si calmi, la proposta di Bell è valida.” interviene Blanco con decisione. “Una forte pressione da parte delle maggiori potenze mondiali potrebbe costringere la Corea a ritornare sui propri passi.”
“Siamo sicuri che possa bastare?” dubita Moore pensieroso.
“Con delle sanzioni economiche potrebbe funzionare, ma ci vorrebbe tempo.” fa presente Wright. “Le sanzioni economiche di solito richiedono tempo.”
“Tempo? Sanzioni? Ma che andate cianciando?” si oppone Byjove. “Con una manciata di missili spazzerei via il Vietnam in cinque minuti!”
“Ma in Vietnam non avevamo perso?” chiede Super Dan cadendo dalle nuvole.
“Si, signor Presidente,” replica pronto Moore, “ma poi ci abbiamo mandato Rambo.”
“Ah, ecco, mi pareva di ricordare…”

“Generale, stiamo parlando della Corea del Nord,” chiarisce Blanco, “il Vietnam non c’entra.”
“Vietnam, Corea, sono tutti uguali quei musi gialli, tutti sporchi comunisti!”
“Mi scusi, generale,” lo interroga moore, “ma a scuola, durante le lezioni di geografia, lei che faceva?”
“Che domande! Giocavo a Risiko!”
“Se la Corea del Nord fosse costretta a ritornare sui suoi passi,” spiega Bell, “sarebbe una vittoria per tutto il mondo.”
“Dovremmo convincere tutte le nazioni a imporre sanzioni economiche.” suggerisce Wright. “Sono sicuro che l’America del Presidente Trump sarà con noi. Che ne dite?”
“Sanzioni: sì. Economiche: no.” dice tassativo Byjove.
“Non capisco…” chiede Wright perplesso. “Che tipo di sanzioni, allora?”
“Militari.”
“La voce della ragione…” commenta Moore.
“Generale, quella militare è l’ultima opzione.” ribadisce Blanco.
“Esatto, l’ultima opzione.” ripete Bell che si regge il naso ancora sanguinante.
“Lo zombie parla ancora?” domanda Byjove.
“Sanzioni economiche o militari?” continua sempre più frastornato Super Dan. “Qualcuno mi vuole spiegare??”
“Una cosa alla volta, Signor Presidente,” finge apprensione Moore, “una cosa alla volta, non vorrei le andasse in fumo il parrucchino…”
“E se organizzassimo un summit tra il loro leader e il nostro?” è la proposta di Bell.
“Summit? E che diavolo sarebbe?” si inalbera Byjove. “Ehi, vi avverto, niente colpi bassi, chiaro?”
“Esatto, niente scherzi!” concorda Super Dan.
“Generale, summit vuole dire vertice,” spiega Wright, “insomma un incontro tra il loro capo e il nostro.”
“Ma certo! Un incontro, un incontro di boxe!” grida raggiante il generale. “Wright, lei un genio! Vince senz’altro il nostro presidente, ha un destro formidabile.”
“Sicuro, ai tempi del college ero un peso massimo!”

“Una volta” si rivolge Moore sottovoce a Blanco, “le ho chiesto chi ha voluto il generale nella squadra di governo e lei mi ha risposto…”
“Il Presidente…” risponde la collega sconsolata.
“Generale, un summit è un vertice,” tenta di chiarire Wright, “una discussione tra leader, capisce ora?”
“Una discussione tra leader? Quali leader?” si risente Super Dan. “Ehi, un momento, sono io il leader qui, niente scherzi!”
“Stia tranquillo, signore,” lo rassicura Moore ironico, “è impossibile scordarlo.”
“Discussione?” trasalisce Byjove. “Ma insomma, niente bombardamenti, allora?”
“Assolutamente no.” stabilisce Blanco con fermezza.
“Nemmeno un missile? Un plotone dei marines? Nemmeno un incontro di boxe? Ma che razza di crisi è questa?? Una crisi tra paraplegici?”
“Mahatma Gandhi non avrebbe saputo esprimersi meglio…” mormora Moore.
“La prima opzione è sempre quella del negoziato, generale.” ribadisce Blanco.
“Scusate, ma non stavate parlando di sanzioni?” ormai perso nella nebbia il presidente. “Cosa c’entra adesso il negozio??”
“Un concetto alla volta, Blanco, uno alla volta…” sussurra Moore a Blanco, “…e parli lentamente.”
“Lei e il presidente della Corea del Nord dovreste incontrarvi per discutere.”
“Ah…capisco. È di questo che stavate parlando?”
“Esatto, signor Presidente.” replica Bell.
“Certo, incontrarci…e perché mai?”
Moore sottovoce a Blanco: “L’omicidio del Presidente che pena prevede?”
“La pena di morte.”
“Peccato…”

“Signor Presidente,” ripete con pazienza Bell, “abbiamo spiegato poco fa le analisi dei nostri servizi segreti. La minaccia nucleare della Corea del Nord è reale.”
“Appunto per questo. Bombardiamoli!” non esita Byjove.
“La prima opzione è sempre diplomatica, generale, non ricorda?” ribadisce Bell.
“Bell, torni nel reparto geriatrico da cui l’hanno pescata e ci rimanga! “
“Ah, già, la minaccia nucleare…” sospira Super Dan.
“Per questo sarebbe opportuno un incontro tra voi due leader.” rispiega con calma Blanco.
“Ma certo, senz’altro.” ostenta sicurezza il Presidente. “E io cosa dovrei fare adesso, telefonare a questo signor Ping Pong e invitarlo qui?”
“Sì, e visto che c’è” suggerisce Moore, “ordini anche una pizza ai peperoni e salsiccia per tutti.”
“Signor Presidente, temo che non sia così facile,” interviene Wright, “sarà necessaria una lunga trattativa diplomatica.”
“Io adoro la pizza ai peperoni e salsicce!” borbotta il generale.
“Dovremo contattare il loro governo,” espone Blanco, “iniziare le trattative, stabilire la sede dell’incontro, magari in un paese neutrale, forse negli Stati Uniti d’America, il loro Presidente Donald Trump ospiterebbe volentieri un simile vertice.”
“Ma la pizza ai peperoni e salsicce che fine ha fatto?” domanda Byjove.
“È così complicato?” chiede interdetto Super Dan.
“Temo di sì, signor Presidente,” interviene Bell, “ci vorranno calma e pazienza.”
“Bell,” rimbrotta il generale, “persino in un reparto di terapia intensiva c’è più vita che in lei.”
“Caspita,” riflette preoccupato Super Dan, “la bolletta del telefono arriverà alle stelle…”

“Certo, signor Presidente, una telefonata di almeno tre mesi costerà una vera fortuna.” osserva Moore simulando apprensione. “Ma è per la pace nel mondo.”
“Certo, certo, ci mancherebbe, in questi casi non si bada a spese.”
“Bene.” conclude il Segretario di Stato Blanco. “Allora siamo tutti concordi nel coinvolgere il maggior numero di stati nell’imporre sanzioni alla Corea del Nord? Domande?”
“Una sola.” parla Byjove.
“Dica, generale.”
“Chi si è fregato la pizza ai peperoni e salsicce?”
“Vedo che la pace nel mondo è al primo posto nei suoi pensieri.” desume Moore.
“Ma non dovevamo incontrarci per parlare?” chiede Super Dan sempre più perso.
“Signor Presidente,” tenta nuovamente di chiarire Bell, “le sanzioni economiche serviranno per mettere alle strette la Corea del Nord e costringerla, in seguito, a trattare.”
“Ah, a trattare…cioè con me?”
“Risposta esatta!” esclama Moore. “Il campione del quiz di stasera è Super Dan!”
“Signor Presidente,” prova a sviscerare per l’ultima volta Wright, “le sanzioni economiche servono per lavorare ai fianchi Kim Jong-un, così che tra pochi mesi accetti di scendere a patti. Chiaro?”
“Chiarissimo!” sobbalza Byjove. “Lavorare ai fianchi, l’avevo detto io, un incontro di boxe, ci vuole!”
“La diplomazia, generale,” ribadisce bell, “prima la diplomazia.”
“Bell, perché non va a rinchiudersi in una farmacia, così realizza il sogno della sua vita?”
“Scusate, signori, ma dopo questo lavoro ai fianchi,” chiede Super Dan totalmente disorientato, “io dovrò incontrare questo Signor Hong Kong, giusto?”

“Kim Jong-un, Signor Presidente, Kim Jong-un.” lo corregge Blanco. “Sarà meglio che cominci almeno a imparare il suo nome.”
“Al diavolo i nomi! King Kong, Ping Pong o come diavolo si chiama!” sbraita Byjove. “Non si preoccupi Presidente, la preparerò io per l’incontro! Lavoro al sacco e gioco di gambe!”
“Generale, ma allora non ha capito?” inizia a spazientirsi Blanco. “Prima le sanzioni e poi, tra qualche mese, l’incontro tra i due leader…”
“E io di che sto parlando? Vuole che il nostro Presidente arrivi impreparato all’incontro??”
“Incontro tra leader, generale,” ripete sfinita Blanco, “vertice tra leader…”
“Ma certo!” insiste Byjove. “E il nostro Presidente dimostrerà di essere più leader di quel muso giallo, vero Presidente?”
“Assolutamente, generale!”

“Signori, ma allora non avete capito.” sta per esplodere il Segretario di Stato. “La situazione è critica. Di che abbiamo parlato finora, sennò?”
“Di un incontro!” esclama Byjove.
“Di parlare con questo Signor Ping Pong!” gli fa il verso Super Dan.
“E della pizza ai peperoni e salsicce!” ricorda il generale.
“Non è possibile,” mormora Bell spossato, “non riesco a crederci…”
“Ci crederà, Bell, ci crederà quando lo vedrà combattere, il nostro Presidente!” ribadisce il generale. “Sinistro, sinistro e poi destro!”
Byjove si mette in guardia, per mostrare a Bell come combatterà il Presidente, ma lo colpisce in pieno viso. Il naso di Bell inizia a sanguinare ancora.
“Generale, ma è impazzito, che fa?” lo riprende Blanco.
“Sinistro, sinistro, destro!”
“Non vedo l’ora di incontrarlo,” afferma esaltato Super Dan, “quel nanerottolo giallo!”
“Oddio, il naso, il naso!” guaisce Bell tamponandosi il naso.
“Generale, vuole stare fermo?” lo rimprovera Wright. “Ha ferito Bell.”
“Stare fermo? E come lo prepariamo questo incontro? Non vorrete mica fare figuracce davanti al mondo intero, vero?”
“No, certo che no, generale.” interviene adesso Moore. “E mi dica, come avrebbe in mente di preparare questo incontro?”

“Tanta corsa per il fiato, esercizi con la corda, addominali, flessioni…”
“Un momento, generale, ma di che sta parlando?” balbetta Super Dan preoccupato.
“Del suo programma di allenamento. Tranquillo, signore, ci penso io. La farò arrivare all’incontro in piena forma!”
“Ma io, io…”
“E poi palestra, tanta palestra, esercizi col sacco, round di allenamento con un marine scelto da me…”
“Cosa??”
“Mi sembra un programma perfetto, che ne dice, Signor Presidente?” sorride Moore rivolto a Super Dan. “Mi sembra già di vederlo, tonico, asciutto. E la dieta, generale, non la dimentichi…”
“Giammai! Una dieta ferrea è la base di tutto l’allenamento. Lasci fare a me, Moore, lo rimetto in forma come un marine!”
“Benissimo generale, non vedo l’ora di assistere all’allenamento.”
“Non si preoccupi, Signor Presidente, le prometto lacrime, sudore e sangue.”
Super Dan è allarmato, anche il suo parrucchino inizia a sudare.

“Ecco, io dico che forse la soluzione diplomatica non era del tutto da scartare…”
“Ah no, eh?” sorride Moore.
“No. Uhm…Aveva un suo perché, diciamo così.”
“Quindi ora capisce l’importanza delle sanzioni e poi del tentativo diplomatico?”
“Ma Presidente,” interviene Byjove, “non vorrà mica permettere a quel nanetto giallo di farla franca, vero?”
“Generale, a volte un vero leader deve mettere da parte i propri desideri e sacrificarsi per il bene comune.”
Blanco piega la testa leggermente verso Moore e gli bisbiglia: “Hai trovato il modo farlo ragionare, a quanto pare.”
“Conosco i miei polli.”
“Bene signori,” riprende la parola Blanco rinfrancata, “vogliamo chiudere questa seduta stabilendo dei punti chiave della strategia da adottare? Bell a lei la parola.”
“Niente bombardamento, niente missili…” borbotta Byjove tra sé e sé.
“Signori,” esordisce Bell coi tamponi nel naso, “Signori, Kim Jong-un ormai ha ridotto il suo popolo alla fame e non potrà più incrementare il proprio arsenale nucleare. Per questo le sanzioni aggraveranno la situazione interna ancor più.”
“…Niente aviazione, niente marines, niente mitragliatrici…” borbotta Byjove tra sé e sé.
“Tra qualche mese dovrà scendere a patti e accettare un vertice col nostro Presidente…”
“…Niente guerra, niente portaerei nucleari, niente artiglieria…” borbotta Byjove tra sé e sé.
“Nel frattempo” interviene Blanco, “prepareremo l’incontro con il leader nord coreano, ma con discrezione e riservatezza.”
“…niente colpi di cannone, niente sbarco dei marines, niente sciabola…” borbotta Byjove tra sé e sé.
“Dovremo essere cauti,” riprende Bell, “loro saranno messi alle strette dalle sanzioni che proporremo in sede ONU.”
Byjove si alza all’improvviso ed esce.
“Scusate, una chiamata urgente.”
“Quindi vi occuperete voi di contattare il Signor Ping Pong, giusto?” domanda Super Dan.
“Certo, Signor Presidente,” lo rassicura Wright, “come detto sarà un lavoro lungo e discreto.”
“Ottimo. Perfetto. Ero già preoccupato per la mia bolletta del telefono…”
“Non ci credo…” borbotta Blanco interdetta.

“Ingenua…” commenta Moore.
Byjove rientra e si risiede.
“Fatto!”
“Fatto?? Di già?” esclama Super dan sorpreso. “Ha già telefonato a King Kong?”
“King Kong? E chi diavolo sarebbe?” gli risponde Byjove.
“Il capo del Vietnam!”
“Quello sporco comunista giallo? L’unica telefonata che farei per lui è quella alla base missilistica per bombardarlo.”
“Generale, ancora con questa storia?” interviene di nuovo Blanco. “Stiamo definendo le mosse da attuare nei prossimi mesi, sanzioni e poi trattative.”
“Brava Blanco, sanzioni e poi trattative.” ribadisce sollevato Bell.
“Bell, da un invertebrato come lei non potevo aspettarmi altro.”
“E poi continuate a confondere il Vietnam con la Corea del nord.” precisa Wright.
“Wright,” sbotta Byjove, “io le cartine geografiche le usavo per giocare coi soldatini.”

“E comunque in Vietnam ci abbiamo mandato Rambo,” aggiunge Super Dan, “dunque è un capitolo chiuso.”
“Non ci credo. E il Presidente americano Trump dovrebbe ospitare un simile incontro?” mormora Blanco sempre più avvilita.
“L’ha già detto prima.” cerca di rincuorarla Moore. “Se ne faccia una ragione…”
“Per il summit si potrebbero preparare addobbi con fiori Kimjongilia, una varietà esistente solo in Corea del Nord.” suggerisce Wright. “Il presidente lo apprezzerà.”
“Il Presidente?” chiede Super Dan. “Ma certo, mi sono sempre piaciuti i fiori, fate pure, fate pure, buona idea…”
“Signor Presidente,” spiega Bell, “stavamo parlando di fiori coreani per mettere a suo agio il Presidente coreano.”
“Ah….ma certo, certo, avevo capito benissimo.”
“Comincio ad avere una vaga idea di cosa sarà il summit…” borbotta Blanco.
“Summit? Non usi paroloni, Blanco.” la corregge ironico Moore. “È come voler paragonare una partita scapoli- ammogliati alla finale del Campionato del Mondo.”
“Fiori coreani??” esplode ora Byjove. “E visto che ci siamo, perché non gli facciamo trovare anche un paio di danzatrici del ventre?” Ma cos’è questo, un convegno di floricultori?”
“La diplomazia conosce molte vie,” rammenta Bell, “si ricordi, generale.”
“Ma lei ne conosce una sola, Bell: quella del camposanto, zombie!”
Bussano alla porta, Byjove scatta in piedi e va ad aprire. Entrano due fattorini con tante pizze ai peperoni e salsicce e molte birre fresche.
“Ma che succede??” esclama Blanco.
“Oh, finalmente, sono arrivati!” sospira Byjove soddisfatto.
“Ma chi sono questi due?? domanda Bell sbalordito.
“Credo di avere un sospetto…” dice Moore, “generale, lei ne sa qualcosa?”
“Ma certo! Sono uscito fuori per ordinare pizze ai peperoni e salsicce e birra fresca.”
“Pizza e birre??” sbotta Wright.
“Mi avete tolto il bombardamento, i missili, l’invasione della Corea…ma la pizza ai peperoni e salsicce no, su quella non sono disposto a cedere, chiaro?”
“Ottima idea, generale, ottima idea.” gli dà man forte Super Dan. “Dopo tanti sforzi è giusto ritemprare il corpo.”

Lo staff è sconsolato. Byjove ed il presidente si gettano famelici su pizze e birre.
Così si conclude la prima seduta per organizzare un Summit di pace tra il Presidente Kim Jong-un e il Presidente Daniel Kramp.
Alla settimana prossima. Sigla!