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1 Set

Episodio 09: La Festa del Papà – 1° Parte – di Eugeniusz S. Lazowski

Il sole si infrange sul Mar dei caraibi in tanti riflessi d’oro, diffondendo nell’aria il sapore del sale e regalando al popolo di Mont of Groovia un’estate colorata dai mercatini e dalla musica.

Gli odori inconfondibili delle spezie sulle bancarelle, gli spruzzi dell’acqua dopo un tuffo, le risate della gente che riempivano l’aria, nulla sembra poter turbare la serenità di questo agosto.

Finché non arrivò il momento per il governo del Presidente Daniel Kramp di organizzare la Festa del papà…

BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – MATTINA.

“Hai visto caro che splendida giornata?” chiede la First lady.

“Sì, certo, stupenda…” risponde Super Dan mentre litiga col nodo della sua cravatta.

“È un peccato non poter andare in spiaggia come facevamo prima…”

“Già, con tutti gli impegni che abbiamo, ormai…”

“E poi te lo immagini, in riva al mare circondati dagli uomini della sicurezza? No, ormai quei giorni sono passati. Ora è il tempo del dovere. A proposito, qual è oggi?”

“Qual è…cosa?…” domanda il Presidente sorpreso.

“Il tuo dovere, caro…”

“Dovere?…quale dovere…?” balbetta sempre più interdetto suo marito.

“Il tuo lavoro, sto parlando del tuo dovere di Presidente. Cosa avete oggi in programma?”

“Ah…il lavoro! Certo, certo. Sto giusto andando alla riunione nella Eagle Room per discutere di una festa.”

“Festa? E quale?”

“Ehm…la festa…del…una festa…ehm che dovremo organizzare.”

“Ho capito caro, non sai nulla neppure stavolta…”

“Cosa? Scherzi? Io amo le feste!”

“Questo lo so bene, ma almeno sai cosa festeggiamo ogni anno ad agosto?”

Silenzio, Super Dan imbarazzato rischia di strozzarsi col nodo della cravatta.

“La festa del papà, orsacchiotto, la festa di tutti i papà.”

“Ma certo, stavo per dirlo, la festa del papà…”

“La festa del papà cade la terza domenica di agosto, un mese dopo quella dei nostri cugini americani.”

“Lo sapevo, ma certo, sono il Presidente!”

“Sicuro. E adesso vai, orsacchiotto, e cerca di non esagerare come al solito…”

“Esagerare? che vuoi dire?”

“Birre e salsicce, caro, birre e salsicce…”

“Chi? Io?? Ma quando mai…ehm, la riunione avrà come unico scopo esaltare i valori familiari.”

“Certo, caro, certo.” gli dice baciandolo sulla guancia. “E tra i tuoi valori familiari il barbecue è al primo posto. Buona giornata.”

EAGLE ROOM – MATTINA.

“Bene signori, siamo qui riuniti per organizzare la festa del papà.” esordisce Blanco.

“Ottimo!” esulta Super Dan.

“Ci sto!” lo accompagna il generale Byjove.

“Non avevo dubbi al riguardo…” commenta Moore.

“Certamente…nel senso che si tratta di una festa importante per il nostro paese.” replica il Presidente.

“E non solo. Anche per tutti i paesi nel mondo è diventata una vera tradizione.” aggiunge Bell.

“Esatto.” continua Blanco. “Quest’anno, però volevamo cambiare qualcosa, aggiungere qualche novità.”

“Si, distinguerci dalle precedenti amministrazioni. Insomma, vanno bene le parate, la musica, i fuochi d’artificio…”

“Vanno bene!” sobbalza Byjove. “Quelli vanno molto bene!”

“…dicevo, le parate, i discorsi dei sindaci, i pic-nic e i barbecue…”

“Benissimo! Perfetto direi!” esclama Super Dan.

“Come volevasi dimostrare…” sospira Moore.

“In definitiva, vogliamo rinnovare questa celebrazione senza stravolgerne le radici.”

“Radici?” borbotta Byjove.

“Certo. Per esempio potremmo esaminare come altri paesi nel mondo celebrano questa ricorrenza e prendere spunto.” suggerisce Wright.

“Radici? Spunto? Ma i fuochi d’artificio che fine hanno fatto?” brontola il generale.

“Ottima idea.” interviene Bell. “In Francia, per esempio, i bambini portano ai loro padri una rosa rossa…”

“Bell,” sbotta Byjove, “da lei non potevo aspettarmi altro! È la festa del papà, dell’uomo, del capofamiglia! Una rosa rossa…si vergogni.”

“Ehm…e in Inghilterra la festa assume quasi le connotazioni di una

festa degli innamorati, con cioccolatini, fiori e dolci.”

“Cioccolatini e dolci?!” rimbrotta il militare, “Bell! Ma cos’è lei, un uomo o un pasticcere?”

“Calma, generale,” interviene Wright, “stiamo solo cercando di esaminare le varie tradizioni nel mondo. Per esempio in America del Sud si accendono falò in tutte le città e i padri si sfidano a superarli con un solo salto.”

“Finalmente!” esulta Byjove. “Una prova da veri uomini! Bell, lei eseguirà il salto in rappresentanza del governo.”

“Cosa?!?” trasalisce Bell.

“Altro che rose e cioccolatini!” continua Byjove. Bell inizia a cercare l’inalatore nella giacca.

“Generale,” interviene Blanco, “si calmi, ci sono molti paesi e molte usanze a cui possiamo ispirarci. Ad esempio in Canada c’è chi predilige passare la domenica all’aria aperta, andando a pescare sulle sponde dell’Ontario, altri giocano a golf, altri ancora vanno a fare un pic-nic in un bel prato.”

“Approvato, si metta a verbale!” interviene Super Dan. “Mi sembra un pensiero giusto nei confronti dei propri padri!”

“Concordo!” lo sostiene Byjove. “Un sentimento così profondo deve essere degnamente festeggiato!”

“Per l’appunto!” segue a ruota Super Dan.

“E cosa avreste in mente, di grazia?” domanda Moore:

“Beh,” risponde il Presidente, “l’ha appena detto Blanco: una sana giornata all’aria aperta, andando a pescare…

“Oppure giocando a golf…” lo sostiene Byjove.

“Oppure preparando un bel pic-nic in un bel prato!!” conclude Super Dan.

“Tombola!” esclama Moore.

“Tombola??” bonfonchia Byjove.

“Eh sì,” prosegue Moore, “un sentimento davvero profondo, vedo…”

“Lo può dire forte!” prorompe Super Dan col mascellone serrato. “Profondo e sincero.”

“Ma organizziamo anche una tombolata??” balbetta Byjove ancora interdetto.

“Profondo come il suo animo, signor Presidente…” commenta Moore.

“Esattamente!”

“Ma non sarebbe più consono alla figura maschile una gara di tiro al bersaglio?” consiglia Byjove.

“Sincero come il suo cuore…” prosegue Moore.

“Certamente!”

“Come un bel pic-nic con salsicce alla griglia e birra a volontà!”

“Esatto!” risponde il Presidente.

“Perfetto!” grida Byjove. “Altro che tombolata, adesso sì che si ragiona, Moore.”

“Ehm…no, volevo dire…” balbetta imbarazzato Super Dan, “i pic-nic per le famiglie, è…è una tradizione molto antica…”

“E le tradizioni vanno rispettate, vero generale?” chiede Moore acido.

“Assolutamente, guai a infrangerle! Io penso alla birra. Chi pensa alle salsicce?”

“Signori,” cerca di intervenire Bell, “ scusate ma…”

“Non è scusato.” lo stronca Byjove. “Allora per le salsicce…”

“Ma, generale, lo spirito della festa del papà è un altro…” insiste invano Bell.

Byjove, sguainando la sciabola: “Bell, adesso la faccio diventare io uno spirito…”

La sciabola questa volta finisce sul naso di Wright, che si porta le mani al viso e inizia a sanguinare.

“Mancato!” quasi gioisce Bell.

“Generale, è impazzito? Ha colpito Wright!”

“Cosa? Ho mancato il lombrico?!”

“Mancato! Mancato!”

“Bell! Non si illuda! Ho ancora la sciabola in mano!”

“Wright, prenda questi,” dice Bell tirando fuori tamponi e medicinali dalla sua ventiquattrore, “sono efficaci, ho esperienza in materia.”

“Complimenti Bell,” sbraita il generale, “vedo che si è organizzato. Louis non le porta più le medicine, adesso si porta appresso una farmacia…”

Bussano alla porta, entra Louis con un vassoio.

“Signor Bell, è l’ora delle sue pastiglie.”

“Grazie Louis, lei è sempre prezioso.”

“Le ultime parole famose…” bisbiglia Moore.

“Signore, posso fare qualcosa anche per lei?” si rivolge preoccupato lo chief usher a Wright.

“Sì, portarmi un naso nuovo…”

“Qualche tampone in più,” domanda Bell, “non si sa mai, Louis. Ah, qualche cerotto, non guasterebbe, un paio di bende e… ho dimenticato qualcosa?”

“Si. Una spina dorsale nuova.” commenta Byjove.

“D’accordo, provvedo subito, signore.” dice Louis uscendo. “Per la spina dorsale, temo che sarà un problema, generale.”

“Era una battuta! Louis, non ci si metta anche lei! Non basta il mollusco con la sua farmacia ambulante, ci voleva anche il naso il Wright e il suo vassoio di medicine!”

“I tamponi, datemi altri tamponi…” supplica Wright dolorante.

“Bell, prenda tutti i tamponi che ha e glieli ficchi in bocca, così la piantate!” sbraita il militare. “Piuttosto, vogliamo riprendere la discussione su questa benedetta festa?”

“Un momento.” prende la parola Blanco. “Wright, come sta?”

“Sono ancora vivo…” farfuglia Wright.

“D’accordo, ma dopo questa riunione deve andare in infermeria. Bell, ha bisogno di altro per il nostro Wright?”

“Si, di un badile.” interviene Byjove. “Scavi una fossa e ci si tuffi dentro.”

“Generale!” alza la voce Blanco.

“Ma insomma,” sbraita il militare, “vogliamo riprendere questa discussione sulla festa?”

“Va bene, ma tenga quella sciabola al suo posto.” replica Blanco. “Dove eravamo rimasti?”

“Birra e salsicce!” rispondono in coro Super Dan e Byjove.

“Ecco i veri valori della famiglia…” sorride Moore.

“Piuttosto,” cerca di riprendere in mano la situazione Blanco, “non stavamo esaminando le varie tradizioni nel mondo?”

“Vero.” interviene deciso Moore. “Per esempio sapevate che in Germania i padri sono fatti salire su dei carri tirati da buoi o da altri uomini, e condotti per le strade della città? Inoltre questi carri sono pieni di cibi tradizionali e bevande alcoliche.”

“Fantastico, approvo la mozione!” esulta Byjove.

“A verbale! Approvata!” si unisce Super Dan.

“Veramente non c’è ancora nessuna mozione…” fa presente Moore. “Inoltre dimenticate che, nel caso decidiate adottare questa usanza, sicuramente su uno dei carri ci sarebbero la First Lady e Ms Brontoserious…”

“Ma insomma,” si inalbera Byjove, “è la festa dei papà o delle mamme?? Cosa accidenti c’entrano le donne?

“Beh, a dire il vero,” sottolinea Bell, “neanche voi due c’entrate molto con questa ricorrenza, dato che non avete figli…”

“Bell,” strepita il generale, “perché non si infila il suo inalatore in bocca invece di aprirla a sproposito?”

“E comunque io sono il padre della nazione,” alza il suo mascellone Super Dan “il papà di tutti i cittadini…”

“Giusto! Il padre della nazione!” lo appoggia Byjove.

“Poveri bambini…” pensa Moore ad alta voce.

“E il generale è il padre di tutti i soldati del paese!” lo ricambia il Presidente.

“Esatto!” continua Byjove. “Nessuno ha diritto di festeggiare più di noi due!”

“Certo che quanto a genitori siamo messi proprio male…” borbotta Moore.

“Sì capisco, come figure istituzionali,” cerca di mediare Blanco, “non metto in dubbio che voi due….”

“Perfetto. Anche Blanco è d’accordo.” la stronca Super dan.

“Cosa? No, io volevo dire…”

“Che il Presidente ed io siamo i genitori del popolo. Lo sappiamo, Blanco, lo sappiamo…” conclude bonario Byjove.

“Evviva gli orfanotrofi…” conclude Moore.

“Piuttosto, un punto fondamentale va ancora deciso…” dice pensieroso il Presidente.

“Io veramente non ho finito ancora di parlare…” tenta invano di farsi ascoltare Blanco.

“Quale punto?” chiede Byjove. “I fuochi d’artificio?”

“Non proprio…” replica Super Dan.

“Signor Presidente,” parla Wright col naso tappato dai tamponi, “credo che Blanco stesse tentando di dire…”

“Qualche colpo di cannone per ravvivare la festa?” suggerisce il generale.

“Non esattamente…” mugugna il Presidente.

“Un paio di missili al posto dei fuochi d’artificio?” sfotte Moore.

“Bravo Moore! Per mille baionette, che idea. Lei è un vero patriota…”

“Missili? Ancora?” sospira Bell. “Oddio, l’inalatore dov’è?”.

Byjove gli porge la sua sciabola.

“Mi sento male!” dice tappandosi il naso che inizia a sanguinare.

“Generale,” interviene Blanco, “ma che fa? Lo sa che Bell è delicato…”

“Delicato? Un tapiro è delicato.”

“Scusate,” interrompe Super Dan, “il mio punto…”

“Esatto,” chiede Byjove, “il punto da decidere: quanti missili spariamo?”

“Spariamo??” sobbalza Bell.

“No, un momento,” cerca di parlare Super Dan, “il punto era un altro…”

“Qualcuno ha visto l’inalatore di Bell?” domanda Wright tenendosi il naso.

“Signor Presidente,” insiste Moore, “allora quanti missili vuole sparare?”

“Missili?? No, un momento, il punto era…”

“Non respiro, fate qualcosa…” implora Bell.

“Abbattetelo.” suggerisce Byjove.

“Generale!” lo rimprovera Blanco.

“Il mio punto!” prosegue Super Dan.

“Il suo punto,” chiede Moore ad alta voce, “qualcuno ha visto il suo punto?”

“Il Presidente si è perso il punto?!” balbetta Wright col naso gonfio.

“Io non ho perso proprio niente! Volevo solo capire…”

“Capire?” ribatte Moore. “Eh, questa è dura…”

“Dov’è il mio inalatore?” incalza Bell.

“Forse con il punto del Presidente?” suggerisce ironico Moore.

“L’inalatore con il punto?!” esclama sorpreso Wright. “Scusate, sono un po’ confuso…”

“Tranquillo, ragazzo, adesso ti chiarisco io le idee.” gli risponde prontamente Byjove. “Allora, quanti missili spariamo per la festa del papà?”

“Ma il punto era un altro…” cerca disperatamente di spiegarsi Super Dan.

“Ma insomma,” comincia a spazientirsi Blanco, “qualcuno vuol farmi capire questo punto da dove è saltato fuori??”

Bussano alla porta ed entra Louis, che porta a Bell l’inalatore su un vassoio. “Oddio, finalmente…”

“Giusto in tempo, Louis, stavo per abbatterlo.” gli dice Byjove.

“Generale, ma che dice?” lo riprende Blanco.

“Generale, si calmi.” interviene Wright. “Il punto è che…”

“Il punto! Il mio punto! Ecco appunto…” esclama Super Dan.

“Il suo punto!” lo pungola Moore. “Allora avete preso voi il suo punto?”

“Cosa??” strepita Byjove. “Chi ha osato prendere il punto del Presidente?” dice sguainando la sciabola che questa volta colpisce il naso di Bell, che dolorante e in preda al panico con una mano afferra l’inalatore e con l’altra i tamponi.

“Generale!” grida Blanco. “Che ha intenzione di fare, abbatterci tutti uno per uno??”

“Se non salta fuori chi ha fregato il punto del Presidente raderò al suolo l’intero palazzo, è chiaro??”

“Ma è impazzito?” bofonchia Bell con l’inalatore e i tamponi. “Qualcuno vuole spiegargli che il punto…”

“È sparito! Ho capito benissimo. Ma chi diavolo lo ha preso, si può sapere??”


“Il punto era questo!” strilla Super Dan per sovrastare le voci di tutti, facendo spostare il suo parrucchino da un lato. “I carri verranno trainati da uomini o dalle mucche?”

Scende improvviso il silenzio.

Non un fremito, non un movimento, anche i tamponi nei nasi di Wright e Bell hanno smesso di sanguinare.

Solo una voce rompe la quiete.

“Meglio le mucche.” È la voce del generale Byjove.

“Cosa??…e perché?” domanda basita Blanco. “Che differenza fa?”

“Perché le mucche, dopo la festa, le possiamo trasformare in tante bistecche da cucinare alla griglia.”

“Generale!” strepita Wright. “Non può dire sul serio!”

“Bravo Byjove!” si complimenta Super Dan. “Ottima idea!”

“Ecco i padri della patria…” commenta Moore sferzante.

“Allora è deciso: carri, buoi e grigliata per tutti!” esclama Super Dan.

“No! Questo mai!” si impone Blanco a voce alta.

“I voti.” sapendo di non potendo appellarsi al buon senso dei due, Blanco gioca duro. “Perdereste molti voti e la vostra popolarità scenderebbe ai minimi, nessuno la rieleggerebbe Presidente per un secondo mandato.”

“Ah no?” scende dalle nuvole Super Dan.

“No. Sarebbe la fine delle vostre carriere politiche.”

Per la seconda volta il silenzio domina nella sala.

“Credo che sia il caso di proseguire con la disamina delle tradizioni nel mondo.” rompe il silenzio Moore.

“Sì, ottima idea.” cerca di farsi capire Bell tra tamponi nel naso e l’inalatore.

“Sapete che in Russia questa festa è associata alla celebrazione per “I difensori della patria” e proprio l’aspetto politico è al primo posto?”

“Bravi! È così che si fa!” esclama Byjove.

“Generale, veramente Bell ha detto in Russia…” chiarisce Wright.

“Cosa?!? In Russia??”

“E già, così pare…”

“I bolscevichi?? Però, non li facevo così patrioti…”

“Invece” interviene Moore, “negli Stati Uniti d’America del nostro amico Donald Trump nelle scuole indirizzano le attività dei bambini verso compiti che mettano la figura del padre al centro delle lezioni.

“Sacrosanto! Approvo!” esulta Byjove. “I bambini di tutte le scuole dovranno fare un bel tema sul Presidente! Mi piace!”

“Generale,” parla Blanco, “forse non ha capito bene, i bambini di solito svolgono un tema sul proprio papà…”

“Per l’appunto, il Presidente, il padre della nazione!”

“Grazie, generale, troppo buono.”

“Dovere, signor Presidente!”

“Ho capito, forse è meglio passare oltre e soffermarci su altri paesi.” cerca di cambiare discorso Blanco, affiancata da Moore che prende la palla al balzo.

“Sapete che in Thailandia ad esempio, i padri vengono celebrati il 5 dicembre, il giorno del compleanno del Re Rama IX, morto pochi anni fa e da tutto il popolo considerato il “padre della patria”? Pensate che regnò per oltre 70 anni. In quel giorno, i figli portano a nonni e papà un fiore di canna in segno di rispetto.”

“Eh si, li capisco.” commenta Byjove tra sè e sè. “Fiore di canna, come ai bei tempi del Vietnam, come dimenticare…quanti ne giravano di quei fiori tra le trincee. Certo che questi Thailandesi non sono niente male per essere dei musi gialli…”

“Generale,” rantola Bell col poco fiato rimastogli, “ma che sta dicendo? Vuole includere quei fiori nella festa del papà?”

“Assolutamente! La mimosa è il simbolo della festa della donna? Allora propongo che il fiore di canna diventi il simbolo della festa del papà!”

“Ehm…generale, ma cosa direbbero i giornalisti?” cerca di farlo ragionare Wright.

“Che siamo gente che sa divertirsi! Senta che programma: birra, salsicce, qualche bue alla griglia, un paio di missili e fiori di canna per concludere in bellezza!”

“Eccezionale! Una festa da paura! Approvo, a verbale!” esulta Super Dan.

“Ma vi rendete conto di cosa state organizzando?” implora Wright col naso pieno di tamponi.

“La più grande festa di tutti i tempi!” sbotta Super Dan.

“Altro che Woodstock! Questa sì che sarà una festa!” lo appoggia il Presidente.

“Woodstock?!” balbetta Wright.

“Già me la immagino,” continua il Presidente sull’orlo dell’entusiasmo, “parate, musica, pic-nic…”

“…la parata dell’esercito, i fuochi d’artificio, il volo della pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare…” gli dà man forte Byjove.

“…i barbecue, la birra, i buoi sulla griglia…” continua in estasi Super Dan.

“…i missili, la sfilata dei carri armati, fiori di canna per tutti…” prosegue il generale.

“Non credo alle mie orecchie…” balbetta Blanco senza parole.

“Bando agli indugi!” esclama il grande capo. “Mettiamo a verbale le novità di quest’anno. Pic-nic raddoppiati…”

“…la sfilata dei carri trainati dai buoi…” continua Byjove.

“…e i carri dovranno essere pieni di cibo e bevande alcoliche…” ricorda il Presidente

“…e i buoi alla griglia dopo la sfilata…” aggiunge il generale.

“Naturalmente! E i barbecue…”

“Barbecue per tutti, mio Presidente! Taglierò a fette quei buoi con la mia sciabola, non tema!”

“Tagliare a fette i buoi?? Ma siete impazziti?” bonfonchia Bell.

“Bell, si infili il suo inaltore in gola e torni nel suo loculo!”

“Allora conto su di lei, generale, per i buoi e per la grigliata!”

“Agli ordini, signor Presidente! E non ci dimentichiamo i fuochi d’artificio, sono la mia specialità!”

“Sono tutti suoi, generale! Abbiamo dimenticato qualcosa?”

“Sì, il diluvio universale…” commenta Moore.

“Il diluvio?!?” ansima Wright. “Perché, è prevista la pioggia quel giorno?”

“Wright, non dica fesserie! Vuol fare concorrenza a Bell?” strepita Byjove.

“No, il diluvio non lo voglio, non mi piace,” interviene Super Dan, “rovinerebbe i barbecue. Cancellatelo dal verbale!”

“Non è possibile…” bisbiglia Blanco allibita.

“Signori,” cerca inultilmente di riportare ordine Moore, “vorrei ricordarvi…”

“I fiori di canna!” sbotta Byjove. “Bravo Moore! Ecco cosa dovevamo ricordarci: i fiori di canna!”

“Ecco, così adesso la festa è davvero completa…” mugugna Moore desolato.

“Ha ragione! Fiori di canna per tutti! Generale ci pensa lei?” domanda Super Dan.

“Tranquillo, mio comandante, ci penso io!”

“Era quello che temevo…” si lamenta Bell tra tamponi e inalatore.

“Bell, guastafeste! Silenzio! La mozione è passata!” lo stronca il generale.

“Ben detto. A verbale!” incalza Super Dan.

“Sono senza parole…” bisbiglia Blanco ormai frustrata.

“Blanco, donna di poca fede,” insiste il Presidente, “assisterà al più grande evento nella storia di questo paese…”

“Sì. Il Big One.” mormora Moore.

Entra la First Lady senza bussare.

“Buongiorno orsacchiotto.”

“Buongiorno, come sta?” domanda prontamente Moore. “Tutto bene?”

“Si, grazie Moore, è una splendida giornata: il sole, un cielo limpido, un mare invitante, cos’altro si può volere di più?”

“Non saprei,” si intromette Byjove, “magari continuare la discussione?”

“Oh, fate pure, non badate a me…”

“Tesoro,” balbetta Super Dan imbarazzato, “lo sapevi che dovevamo discutere della festa del papà…”

“Ma certo,” si intromette Moore, “e pensi che i bambini di tutte le scuole faranno un bel tema su suo marito…”

“Mio marito?? E cosa c’entra il mio orsacchiotto con la festa del papà?”

“Bella domanda…” replica Moore beffardo. “Cosa c’entra, signor Presidente?”

“Come sarebbe a dire?” sbotta Byjove. “Il Presidente è il papà di questo paese!”

“E quindi lei è la mamma di tutta la nazione?” chiede Moore sorridendo. “Auguri, non sapevo che fosse diventata mamma!”

“Neanch’io! Quand’è che sarei diventata mamma?!”

“Oggi.” incalza Moore. “E di milioni di bambini…lei ama le famiglie numerose, dica la verità…”

“Milioni di bambini??”

“Ma no, cara,” cerca di spiegarsi Super Dan, “è che negli Stati Uniti d’America del nostro amico Donald Trump nelle scuole fanno svolgere ai bambini dei compiti sui loro papà e…”

“E quindi da quest’anno” irrompe Byjove, “tutti i bambini di questo paese scriveranno un bel tema sul nostro amato Presidente!”

“Milioni di temi?!?” risponde sbigottita la First Lady. “Orsacchiotto, noi non abbiamo figli…”

“Dettagli!” commenta Byjove. “Suo marito è il padre della patria e quindi come tutti i bravi papà…”

“…dovrà provvedere alla spesa della sua famiglia.” interviene Moore con sarcasmo. “Il nostro Presidente pagherà tutte le spese per le cibarie e le bevande della festa del papà!”

“Davvero?!” esclama Byjove sorpreso. “Lo sapevo, un vero comandante non si tira indietro di fronte a niente!”

“Cosa?!?” esclama Super Dan. “Ma che diavolo state…”

“Il nostro Presidente è troppo modesto per raccogliere gli onori che gli spettano,” insiste Moore con un ghigno, “da vero leader qual è, vero generale?”

“Assolutamente!” scatta sull’attenti Byjove.

“No, un momento, aspettate…” balbetta Super Dan smarrito.

“Ma certo,” interviene Blanco a sostenere il Capo di Gabinetto, “conosciamo tutti la modestia e la generosità del nostro Presidente, vero generale?”

“Perbacco, il nostro Presidente ha tutte le qualità di un vero leader!” sbotta Byjove.

In quel momento bussano alla porta, entra la segretaria Naive con alcuni resoconti sulla festa dell’anno precedente.

“Oh, signorina Naive, buongiorno.” approfitta subito Moore della sua presenza. “Sa che il nostro amato Presidente si è offerto di tutte le spese per la festa del papà?”

“Cosa? Davvero?” esclama sorpresa la giovane.

“Ma certo,” insiste il britannico, “d’altronde come si può fermare un animo così altruista?”

“Un cuore da vero condottiero, aggiungerei…” commenta Byjove.

“Una natura così generosa…” si unisce beffarda Blanco.

“Ma…io…veramente…” balbetta Super Dan.

“Oh, signor Presidente,” esclama quasi commossa Naive, “sapevo che sotto sotto lei era un’anima buona.”

“Sotto la corazza di un guerriero,” esclama Byjove,“ c’è un cuore grande…”

“…e sotto il parrucchino,” aggiunge Moore, “una testa ancora più grande!”

“Cosa?? Moore, io…” accenna Super Dan a una reazione.

“Orsacchiotto,” interviene la First Lady, “sono fiera di te! La festa del papà celebra i valori della famiglia. Nemmeno il tuo collega Donald Trump avrebbe saputo fare di meglio!”

“Ma certo…ehm…io…d’altronde…” bofonchia Super Dan ormai intrappolato.

“E dovrebbe sentire il resto…” continua Moore. “I carri, i buoi i barbecue…generale, vuole spiegare alla First Lady cosa state preparando lei ed il Presidente?”

“Certamente!” sobbalza pronto Byjove.

“No, generale,” cerca di fermarlo Super Dan, temendo la reazione della moglie, “non è il caso…”

“Signora mia,” parte in quarta Byjove, “sappia che stiamo preparando la più grande festa di tutti i tempi!”

“Sul serio?” dice incuriosita Gwendoline. “mi spieghi, mi dica tutto…”

“Signorsì. In primo luogo parate, musica e pic-nic raddoppiati!”

“Non ne dubitavo…” bisbiglia rassegnata la First lady.

“Il volo della pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare. E dopo i padri saliranno su dei carri tirati da buoi e condotti per le strade della città.”

“E non finita qui, vero signor Presidente?” lo pungola Moore.

“Veramente io…” cerca Super Dan invano di fermare il generale.

“Per mille baionette! No che non è finita! Questi carri saranno pieni di cibo e di bevande alcoliche…”

“Ecco, la cosa non mi sorprende…” commenta Gwendoline.

“E dopo la sfilata taglierò a fette i buoi con la mia sciabola, per i barbecue!”

“Cosa?” strilla Naive.

“Tagliare a fette??” le fa eco la First Lady.

“Per non parlare dei fuochi d’artificio, la sua specialità, vero generale?” prosegue Moore.

“Per mille cannoni! A quelli penso io! E per finire fiori di canna per tutti!”

“Ho capito,” conclude Gwendoline, “io e Ms Brontenserious parteciperemo alla festa.”

“Cosa?” esclama Super Dan. “ma no cara, non devi affaticarti inutilmente, sarà una giornata lunga, impegnativa…”

“Ma sì!” interviene Moore. “Il Presidente e la sua consorte insieme! Il simbolo della famiglia. Una bella immagine, non trovate?”

“I valori della famiglia, certo…” riesce a mormorare Bell.

“Moore, un giorno di questi io…” dice Super Dan fulminando con lo sguardo il britannico.

“…io la ringrazio per la magnifica idea, vero orsacchiotto?” conclude la frase la First Lady.

Bussano alla porta ed entra Louis che porta bende, cerotti, tamponi e un inalatore di riserva.

“Ecco, ci risiamo,” sbotta Byjove, “è arrivato il servizio farmacia a domicilio.”

“Signor Bell,” parla con calma Louis “ecco tutto ciò che mi aveva chiesto. Se desidera altro non ha che da chiedere.”

“Si,” sbotta Byjove, “un letto nel reparto rianimazione intensiva.”

“Generale,” parla Wright a mezza voce, “le ricordo che che Bell ed io siamo in queste condizioni per colpa della sua sciabola.”

“Questa sciabola ha affrontato più nemici di un plotone di marines!” replica baldanzoso il militare.

Bussano alla porta, entra silenziosa Ms Brontenserious.

“E non abbiamo ancora visto nulla, vero generale?” lo pungola Moore. “Scommetto che alla festa del papà darà il suo meglio, vero?”

“Ci può contare, per mille bazooka! Appena finita la sfilata sui carri vedrà come le affetto quei buoi per la grigliata!”

“No!” grida Naive. “Generale, ma come può pensare di ammazzare delle povere mucche indifese?”

“Orsacchiotto,” interviene decisa la First Lady, “se vedrò uno solo di quei poveri animali macellati per il vostro barbecue, sappi che ti chiuderò a chiave in palestra per un mese ad allenarti con Ms Brontenserious!”

“Jawohl!” swish! Il frustino della governante austriaca scatta puntuale a pochi centimetri dalle chiappe dell’ignaro Super Dan, che sobbalza sulla poltrona.

“Maledetta crucca!” strepita Super Dan, “Un giorno di questi io…”

“Mio comandante,” proclama Byjove scattando sull’attenti con la spada puntata al cielo, “vuole che la trapassi con la mia sciabola?”

“Generale!” esclama la First Lady, “non osi toccare la mia governante!”

Swish! Il frustino stavolta colpisce le natiche di Byjove, che stramazza all’indietro sulla sua poltrona, allargando le braccia e colpendo nuovamente il naso di Bell.

“Aahhh!”

“Generale!” lo rimprovera Blanco. “Ma che fa? Vuole decimare il governo oggi, per caso?”

“Le mie chiappe,” si lamenta Byjove, “maledetta nazista, un giorno di questi ti farò vedere come…”

“Come organizzare la sfilata dei carri trainati dai buoi e i fuochi d’artificio,” interviene prontamente Moore, “vero generale?”

“Assolutamente!” cerca di riprendersi Byjove, stimolato dal giusto argomento. “I carri saranno pieni di ogni ben di Dio…”

“E di birra, generale,” continua Moore, “non dimentichi la birra…”

“Moore, i carri dovranno essere così grandi da portare botti di birra, e di tutti i colori!”

“Ma è la festa del papà o l’Oktoberfest?” domanda perplesso Bell, col naso tappato dai tamponi.

“Bell,” sbraita il generale, “le ricordo che non c’è due senza tre, la mia sciabola è sempre pronta!”

“Generale,” cerca invano Blanco di placare gli animi, “si calmi e cerchiamo di concludere qualcosa oggi…”

“Esatto.” interviene il malconcio Wright. “Per riprendere il discorso prima interrotto, sapete che in Australia la prima domenica di settembre i padri godono di sconti e offerte in molti negozi?“

“Fantastico!” esclama Gwendoline. “Dopo la festa andremo a fare shopping, orsacchiotto!”

“Cosa?” strabuzza Super Dan. “Wright, ma che cosa sta blaterando??”

“Bravo Wright, una grande idea!” interviene rapido Moore “A verbale: dopo la festa sconti per i papà in tutti in negozi!”

“No, un momento…” cerca di opporsi Super Dan.

“Sono d’accordo,” lo sostiene Blanco, “sarebbe un aiuto per i commercianti. Direi che possiamo cominciare a stabilire le linee guida della festa…”

“Giusto Blanco,” interviene Super Dan, “ben detto. Allora per i carri siamo tutti d’accordo…”

“…trainati da buoi robusti e ben in carne, s’intende…” aggiunge Byjove.

“…e con noi a bordo, ovviamente…” continua Super Dan.

“…e con tutte le delizie della cucina locale…” replica il generale.

“…e dopo barbecue per tutti…” sospira il Presidente.

“…e pic-nic, non ce li dimentichiamo, le tradizioni vanno rispettate…” dice Byjove.

“…e i fuochi d’artificio…”

“…signor Presidente, quelli sono la mia specialità, non dubiti…”

“…e per concludere: fiori di canna per tutti!” esclama Super Dan.

“Ay Dios mio…” bisbiglia Blanco.

“Non mi sembra un programma adeguato alla figura del papà…” tenta invano di farli ragionare Bell.

“Bell,” sbotta Byjove, “l’unica cosa adeguata a lei è l’obitorio!”

Bell riprende a tamponarsi il naso.

“Un momento, che nessuno si muova!” esclama Byjove.

“Che succede adesso?” si lamenta Wright.

Il silenzio regna sovrano nella sala…

“La birra! Ci siamo scordati la birra!” esclama Byjove.

“A verbale!” grida Super Dan. “Barili di birra su tutti i carri!”

“E qualche botte anche vicino ai barbecue.” aggiunge Byjove. “Non si sa mai, meglio abbondare!”

“Approvato! A verbale!” grida Super Dan eccitato. “Sarà una festa memorabile!”

“Che Dio ce la mandi buona….” mormora Moore.

Fine prima parte.

Continua.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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