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26 Set

Episodio 12 – Missione: Irlanda – di Eugeniusz S. Lazowski

BIG HOUSE – EAGLE ROOM – MATTINA.

La riunione con cui è stata organizzata la prima visita ufficiale all’estero del governo del Presidente Daniel Kramp volgeva ormai al termine

“Bene, signori, direi che abbiamo stabilito i punti essenziali del nostro viaggio nella Repubblica d’Irlanda.”

“Esattamente, Blanco.” concorda Bell. “Ormai è da più di vent’anni che i nostri due paesi non si incontrano ufficialmente, questo evento è necessario, visto il forte legame che ci unisce.”

“Già,” spiega Wright, “i cittadini di origine irlandese sono numerosi in tutto il nord America, qui da noi come nel paese del nostro vicino Donald Trump.”

“Rimarremo cinque giorni,” riprende la parola Blanco, “durante i quali soggiorneremo nel villaggio di Malahide a nord di Dublino. Così sarà agevole raggiungere la capitale per gli impegni ufficiali.”

“Per i primi due giorni, però, dimoreremo nel castello Darknight, a cui gli irlandesi sono molto affezionati. Pare che il castello giocò un ruolo fondamentale nella storia medievale irlandese.”

“Ho sentito che il castello è tra i più belli d’Europa…” osserva Bell.

“Uno dei più antichi…” aggiunge Wright.

“Uno dei più stregati…” conclude Moore.

Per qualche istante nella sala nessuno parla.

“Stregati?” rompe il silenzio la voce di Bell.

“Già,” continua Moore, “si dice che molti spettri infestino il castello, spiriti di coloro che sono stati uccisi o murati vivi…”

“Gulp!” deglutisce Bell. “Murati vivi??”

“E non solo. Sembra che di notte si odano strani suoni, voci, a volte persino musica…”

“Ma cos’è questo,” sbotta Byjove, “un castello o il festival di Woodstock?”

“Generale,” lo riprende Wright , “sta parlando di uno dei castelli più antichi del mondo…”

“Per l’appunto, oltre mille anni di storia,” aggiunge Moore, “durante i quali molti eventi si sono susseguiti tra quelle mura: omicidi crudeli, torture, sparizioni misteriose, maledizioni…sembra che anche alcuni alchimisti e stregoni siano stati ospiti di quel castello…”

“Gulp!” deglutisce ancora Bell. “Scusate, ma non c’è un semplice e comodo albergo da quelle parti?”

“Bell,” cerca invano di tranquillizzarlo Moore, “non avrà mica paura di qualche leggenda?”

“Tranquilli,” interviene Byjove, “ci penso io, niente paura.”

“Che vuol dire?” domanda Blanco.

“Che verrò in irlanda in assetto da guerra. Una pistola automatica, una mitragliatrice, un lanciarazzi, qualche granata…”

“Generale,” prende la parola Blanco, “veramente questa sarebbe una visita di cortesia, non un’invasione…”

“La prudenza non è mai troppa!”

“Calma, calma.” interviene Super Dan. “Sono sicuro che si tratta solo di leggende prive di fondamento…vero?”

“In verità” risponde Moore, “molte di esse si basano su fatti realmente accaduti…”

“Sentite,” propone Bell, “ma è proprio necessaria la presenza di tutti noi? In fondo il Presidente da solo sarebbe sufficiente…”

“Cosa??” sobbalza Super Dan. “Da solo in quel castello stregato? State scherzando? Ehm…volevo dire che ormai in Irlanda si aspettano una rappresentanza di tutto il governo, non solo il Presidente…”

“Signor Presidente,” lo punzecchia Moore, “non avrà mica paura di qualche fantasma?”

“Il nostro Presidente non ha paura di niente!” lo difende Byjove. “E in ogni caso quei lenzuoli bianchi dovrebbero fare i conti col sottoscritto!”

“Insisto per l’albergo…” dice Bell.

“Insisto per la rappresentanza di governo…” sostiene Super Dan.

“Insisto per le armi…” conclude Byjove.

“Insisto perché vada il Presidente da solo…” aggiunge Bell.

“Insisto perché Bell chiuda il becco…” commenta il Super Dan.

“Scusate,” domanda Blanco interdetta, “possiamo concludere questa seduta o qualcun altro vuole insistere su qualcosa?”

“Blanco ha ragione!” afferma Byjove col petto in fuori. “Andremo tutti in Irlanda in quel dannato castello e terremo alto l’onore del nostro paese!”

“E se qualcuna di quelle leggende si rivelasse vera?” domanda timoroso Bell.

“Bell,” esclama Byjove, “per un ectoplasma come lei, non dovrebbe essere un problema comunicare con i propri simili!”

Bell cerca il suo inalatore nelle tasche.

“Generale,” lo reguardisce Blanco, “per favore, lasci in pace Bell. Allora, possiamo mettere tutto a verbale?”

“A verbale!” dichiara Byjove. “Missione: Irlanda!”

“E tutti insieme!” aggiunge Super Dan.

“In un castello infestato…” mormora Bell. “Che Dio ci aiuti…”

“Tutti insieme?” gli risponde Moore. “No, che Dio aiuti l’Irlanda…”

REPUBBLICA D’IRLANDA – UNA SETTIMANA DOPO – CASTELLO DARKNIGHT.

La rappresentanza del governo di Mont of Groovia viene scortata al castello Darknight, dove l’attendono le autorità locali, tra cui non manca nessuno, dal Presidente della Repubblica al sindaco del paese. Intorno il servizio di sicurezza è imponente.

“Benvenuti nella Repubblica d’Irlanda!” li accoglie calorosamente il Presidente irlandese.

“Che ha dato i natali a tanti nostri concittadini illustri.” risponde cortese Blanco.

Entrano nel castello, vengono fatti accomodare nell’enorme salone principale, infine vanno nelle proprie stanze per rimettersi in ordine dopo il viaggio.

“Ms Brontenserious,” le raccomanda la First Lady, “non dimentichi di dare il parrucchino di ricambio a mio marito.”

“Jahwol!” risponde prontamente la governante della Big House.

Dopo un’ora il gruppo scende per un pasto frugale (lunch), durante il quale il colloquio tra i rappresentanti dei due paesi avviene all’insegna della massima cordialità. Segue poi una breve visita nel villaggio, che consente ai rappresentanti di Mont of Groovia di conoscere l’ospitalità degli abitanti locali.

Tornati al castello nel tardo pomeriggio, i più importanti politici irlandesi lasciano il castello, dando appuntamento per il giorno seguente, mentre il sindaco del villaggio James Doherty e l’assessore alla cultura Cillian O’Brien rimangono ancora un po’ con gli ospiti.

“Signori,” prende la parola Doherty, “prima di congedarci da voi, l’assessore O’Brien ed io vi abbiamo preparato una sorpresa.”

“Una sorpresa? Io adoro le sorprese…” esclama Super Dan, pensando alla birra irlandese.

“A chi lo dice!” gli fa eco Byjove.

“Di solito ai turisti che vengono qui durante l’anno,” spiega il sindaco, “è riservato un breve tour solo in alcune zone del castello, durante il quale la guida racconta un breve riassunto della storia del nostro maniero.”

“Ma per voi,” prosegue l’assessore O’Brien, “abbiamo chiamato un esperto di storia medioevale, il professor Moriarty, che vi mostrerà ogni angolo del castello, compresi gli ambienti solitamente negati al pubblico.”

“Ah…” esclama deluso Super Dan.

“Niente birra…” borbotta Byjove.

Giunge in quel mentre una figura lugubre, alta, vestita di nero.

“Signori, vi presento il professor Moriarty. Vi lascio nelle sue sapienti mani. Noi ci rivedremo più tardi a cena. Arrivederci.”

Il gruppo rimane con il professore.

“Bene, signori,” esordisce l’esperto, “se avrete la compiacenza di seguirmi, sono certo che non dimenticherete questo giro…”

Il professore conduce il gruppo nei sotterranei della fortezza, e inizia a dispensare racconti raccapriccianti…

“Ho scelto di iniziare il tour dalle segrete del castello, per poi risalire,” comincia a spiegare Moriarty, “perché laggiù, nel corso dei secoli, molte persone vennero rinchiuse e le stanze della tortura, oggi sono diventate il Museo della Memoria Carceraria…”

“Tortura?” sospira Bell.

“Oh, sì, dovete sapere che molte delle persone che hanno soggiornato qui hanno terminato i loro giorni quaggiù…”

“Soggiornato?! Soggiornato come noi ora…?” esclama Bell.

“Terminato?!” gli fa eco Super Dan.

“Eh già,” continua il professore, “la vita a quei tempi era davvero dura…”

“Già, ma oggi, è tutta un’altra storia, vero?” balbetta Bell con un sorriso forzato. “…vero?”

Moriarty non risponde e prosegue imperterrito.

“Ecco, signori, in questa stanza vi fu un prigioniero illustre, uno dei più grandi scienziati del ‘700, Liam Murphy, alchimista e stregone…”
“Stregone?!” chiede Byjove. “Ma dove diavolo siamo finiti, in Africa?”

“…che venne lasciato qui a morire di stenti, pur continuando a eseguire esperimenti, e il cui spirito infesta la cella dove è morto…”

“Lo spirito infesta…?” sussurra Super Dan.

“Infesta, infesta.” conferma il funereo professore. “Un altro prigioniero eminente fu Connor Walsh, grande medico e alchimista. Sembra che fosse anche un ladro di cadaveri…”

“Cosa? Cadaveri?” sussulta Super Dan.

“Il suo obiettivo era quello di riportare in vita i morti, creando un elisir che donasse l’immortalità, e per farlo, utilizzava delle parti di cadaveri…”

“Ma che razza di posto è mai questo?” borbotta Byjove. “Il castello di Frankenstein?”

“E ci riuscì? Il suo elisir…funzionò?” chiede timoroso Bell.

“Morì nel 1713 dopo aver bevuto una delle sue pozioni…”

“Un vero genio della chimica…” commenta Moore.

“Oddio…” sospira Bell, cercando l’inalatore.

“Ora, signori, è necessario che usiamo queste…” dice Moriarty afferrando una delle torce attaccate alla parete.

“Vedete, in alcuni punti del castello non c’è la corrente elettrica e quindi al calar della sera si cammina alla luce delle torce…”

“Ma che siamo tornati al Medioevo?” sbotta Byjove. “Siamo in Irlanda o in un paese del terzo mondo?”

Moriarty prosegue impassibile.

“Il castello è stato inoltre teatro degli episodi più cruenti della storia del paese…”

“Ecco,” commenta Moore, “un po’ di sangue ci mancava…”

Bell è attaccato all’inalatore.

“Le leggende locali dicono che di notte le anime di tutti coloro uccisi qui si lamentino, non avendo mai trovato pace.” prosegue indifferente il professore. “Ma voi non dovete farci caso: probabilmente è il vento che sibila tra gli alberi, creando suoni particolari…”

“Probabilmente…che vuol dire…?” chiede Bell con un filo di voce.

“Probabilmente…” ribadisce Moriarty, mentre le loro ombre si allungano sui muri e sulle scale, disegnando figure inquietanti…

“Oddio!” grida Bell.

“Che succede?” si volta Byjove, sguainando la sciabola.

“L’ombra del fantasma…” sussurra Bell.

“Dove sei? Fatti sotto, spirito della malora!” avverte Byjove pronto a combattere.

“Signori, un po’ di calma,” risuona la voce profonda di Moriarty, “sono le nostre ombre, abbiamo le torce, non dimenticatelo…”

“Esatto, ombre…” conferma Moore. “…e quella più rotonda mi sembra familiare…”

“Moore…” sobbalza Super Dan già nervoso.

“Calma, signori, calma.” interviene Blanco. “Seguiamo il professore; prego continui pure.”

“Stavo dicendo che secondo le leggende locali di notte le anime di tutti quelli uccisi qui si lamentano…”

“Ma insomma,” sbotta Byjove, “tutte le persone che ammazzavano, torturavano e muravano qui, non potevano seppellirle da qualche parte? Così le loro anime avrebbero trovato un po’ di pace.“

“In effetti i più fortunati di loro hanno avuto proprio quel destino…” risponde la guida. “Intorno al castello, prima del bosco, vi è infatti un antico cimitero…”

“Appunto,” dice Blanco, “ci mancava il cimitero…”

“Bell,” consiglia Byjove, “se mai dovesse sentirsi male, sa dove andare…”

“Generale,” lo redarguisce Wright, “per favore, non mi sembra il momento…”

“Ma questi lamenti…” domanda Wright con apprensione, “si sentono tutte le notti o solo qualche volta?

“Oh, no, non sempre…” risponde Moriarty.

“Ah, ecco, lo spero bene…” sospira Wright.

“I momenti più propizi per poter assistere a fenomeni di questo tipo, nei castelli infestati,” prosegue gelido il professore, “sono sicuramente i solstizi e gli equinozi, già conosciuti dalle popolazioni più antiche…”

“Gulp…sarebbe a dire?” domanda con cuore in gola Super Dan.

“Stanotte cade l’equinozio d’autunno, 23 settembre, e le barriere dimensionali, per ragioni ancora ignote, si assottiglierebbero…”

“Barriere dimensionali?!” borbotta Byjove.

“Ciò favorirebbe la percezione di fenomeni paranormali e quindi anche la visione di spiriti o esseri extradimensionali. Siete arrivati proprio al momento giusto, siete davvero fortunati…”

“Che fortuna, vero Bell?” dice Moore, mentre Bell inizia a sudare.

“Barriere un accidente!” esclama Byjove. “Ho fatto bene io a portarmi dietro un po’ d’artiglieria!”

“Cosa?” esclama Blanco. “Ma generale, le avevamo detto che questa era una visita diplomatica…”

“Diplomatica? Ma ha sentito cosa succede a chi viene da queste parti? Li ammazzano, li fanno a pezzi o li murano vivi!” rimbomba la voce del generale tra le mura antiche. “Beh, con me non sarà facile, perché ho intenzione di vendere cara la pelle!”

“Signori, vi invito a mantenere la calma…”. È la voce cavernosa del professore. “Si tratta di avvenimenti che appartengono al passato. Piuttosto, se avete delle questioni da pormi, dei dubbi su quanto ho esposto finora, chiedete pure.”

“Sì, io avrei una domanda.” sibila la voce tremante di Bell. “Stanotte potrei dormire nella stanza del generale?”

“Ma come, Bell,” replica il militare, “ha un cimitero a portata di mano tutto per lei…”

“Per favore, generale,” lo riprende Blanco, “finiamo il giro e torniamo nelle nostre stanze.”

Il professor Moriarty continua a condurre il gruppo nei meandri della rocca.

“Ecco, questa è la stanza del violino. Qui un tempo fu ospitato un giovane violinista italiano, che morì a causa di una lunga e dolorosa malattia, ma si dice che il violino inizi a suonare da solo di notte, anche da dentro la sua bacheca…”

“Il violino suona da solo?!” sobbalza Super Dan.

“Sì,” continua Moriarty, “un lungo, stridulo suono…”

“Glielo do io il suono!” replica Byjove. “Continuo e martellante: quello della mia mitragliatrice!”

“Generale!” lo rimprovera questa volta la First Lady.

“Dovete sapere che nel ‘700 la proprietaria del castello amava fare sedute spiritiche con il suo amante e la leggenda vuole che gli spiriti da essi evocati spesso decidessero di rimanere…”

“Ah sì?” balbetta Super Dan con un sorriso tirato. ”Che simpatica abitudine…”

“Quello che si sa per certo è che i due amanti impazzirono. Dopo un breve periodo lui sparì, ma non se ne era però andato come credettero in molti: era morto, ma lei ne aveva murato il corpo in cantina per continuare ad averlo vicino per l’eternità. Un gesto d’amore estremo, non trovate?”

“Eh, come no…” dice Super Dan.

“Ma non è finita qui…”

“No, eh?” lo interrompe il Presidente. “Beh, io direi che può bastare anche così…”

“Ma come, signor Presidente,” interviene Moore, “proprio ora che il racconto diventa interessante? Continui pure, buon uomo, continui…”

“Durante un periodo di carestia fu intrapresa una tragica caccia alle streghe, durante la quale centinaia di donne furono imprigionate e decapitate in tutta la regione, alcune proprio all’interno di queste mura. Si dice che molti spettri infestino il castello, e a causa di quel cruento episodio uno dei suoi soprannomi è “Il Castello delle Streghe”…”

“Il Castello delle Streghe??” sospira Bell.

“Esatto. E non è finita qui…”

“Non è finita qui…” sottolinea Moore.

“Le teste delle streghe decapitate, in realtà non si sa che fine abbiano fatto, sicché è possibile che siano state murate all’interno del castello…”

“Le teste delle streghe??” esclama la First Lady.

“Già, potrebbero essere state murate ovunque, anche nelle vostre stanze…”

“Oddio…” sussulta Bell. “Signori, perché stanotte non dormiamo tutti insieme nel grande salone?”

“Cadaveri fatti a pezzi, persone murate, violini che suonano da soli, teste mozzate sparse qua e là…” interviene Moore. “Il programma prevede altro per stasera?”

“Veramente non è ancora finita…” risponde Moriarty con un tetro sorriso. “Oltre ad essere sede di una congrega di streghe fantasma, pare che il castello ospiti pure un lupo mannaro…”
“Cosa?” strabuzza gli occhi Super Dan.

“Ci mancava solo il lupo mannaro…” sospira Bell ormai sfinito.

“Nel corso del 1800, il castello Darknight ha visto una moria improvvisa di bestiame, trovato mutilato. Furono trovate anche carcasse di cervi. Come conseguenza di questo, diversi residenti del villaggio furono processati e imprigionati come lupi mannari. Ma tra tutti i fantasmi, il Conte di Malahide. è considerato lo spettro più famoso del castello. Il Conte fu un prigioniero del suo stesso castello, ove morì decapitato nel 1452. Si dice in alcune particolari notti appaia il suo fantasma senza testa, in sella al suo cavallo, nel cortile del castello e alcuni ospiti sostengono di aver sentito il rumore degli zoccoli…”

“Un fantasma a cavallo?!” chiede Wright preoccupato.

“Senza testa?” domanda Super Dan.

“Già.” conferma il professore. “Sono anche state sentite suonare campane nel cuore della notte. Quindi, signori, non vi spaventate, a volte succede, sapete come sono questi fantasmi…”

“Il violino che suona,” sbotta Byjove, “le anime dei morti che si lamentano, le campane che suonano…l’avevo detto io che questo era il festival di Woodstock..”

“Dovete sapere…”

“No!” lo interrompe bruscamente Super Dan. “Non dobbiamo saperlo, ne possiamo anche fare a meno…”

“Ma è importante, signor Presidente.” insiste la guida. “Si tratta di uno fra i primi fantasmi avvistati nel castello: un uomo senza testa, visto nelle sale del castello fin dal 1312…”

“Ah, ecco,” mormora Bell, “adesso mi sento meglio…”

“Altri spettri famosi sono quello di Lady Judith, accusata di stregoneria nel 1426 e bruciata sul rogo, davanti alla sua famiglia, e un suonatore di cornamusa che appare spesso sulle mura per suonare una triste melodia.”

“Quanto triste?” domanda Wright.

“La marcia funebre.” risponde la guida.

“L’avevo detto: Woodstock in versione funerale…” commenta Byjove.

“Beh, direi che la visita è stata esaustiva…” interviene Bell, cercando di concludere il giro.

“E a proposito di spettri decapitati,” prosegue imperterrita la guida, “vi è il celebre suonatore di tamburo senza testa…”

“Ecco,” commenta Super Dan, “questo per augurare la buonanotte…”
“Signori, avrei una raccomandazione da farvi: sarebbe meglio che evitaste di andare nella torre della prigione…”

Silenzio, tutti fissano la guida.

“Perché…?” chiede la voce tremolante di Super Dan.

“La leggenda narra che un cavaliere fantasma, con armatura e armi in pugno, protegga la torre della prigione, saltando addosso ai visitatori e terrorizzandoli.”

”Generale,” gli ordina prontamente Super Dan, “cancelli la torre della prigione dalla nostra mappa!”

“Ovviamente tralascio di narrarvi le vicende più recenti…”

“Ecco, bravo, tralasci…” commenta Bell.

“In diversi locali del castello…”

“Ma non doveva tralasciare?” borbotta Super Dan.

“…furono rinvenuti, durante i diversi lavori di ristrutturazione svolti nel corso del XX secolo, parecchi scheletri nel pavimento, nei muri e in alcune stanze segrete che furono scoperte…”

“Scusi,” chiede Moore dubbioso, “sta forse cercando di dire che in una delle nostre stanze, dietro un muro, o magari nel pavimento sotto al letto, potrebbe ancora nascondersi qualche scheletro?”

“In tutta sincerità,” risponde la guida, “non penso che tutti i cadaveri sepolti in questo castello siano stati ritrovati…”

“Gulp…” deglutiscono all’unisono il Presidente e Bell.

“…senza dimenticare le teste delle streghe decapitate…”

“Se l’avessi saputo,” borbotta Byjove, “mi sarei portato dietro anche un bulldozer, così finivo gli scavi e chiudevamo la faccenda.”

“Oddio, dov’è l’inalatore?”

“Bene signori,” conclude Moriarty, “la visita è terminata. Vi ringrazio per avermi concesso l’onore di illustrarvi la lunga storia di questo celebre castello e vi auguro una buona serata.”

“La ringraziamo davvero per questa indimenticabile visita guidata…” risponde Moore ironico.

Dopo pochi passi la guida…

“Oh, dimenticavo, un’ultima raccomandazione…”

“Quale, l’estrema unzione?” sbuffa Byjove.

“Generale…” lo rimprovera Blanco, che regge Bell ormai barcollante.

“Dopo quello che ci ha raccontato, è l’unica cosa che manca…”

“Se doveste assistere a strani fenomeni, non fateci caso…” consiglia la guida, che si gira e riprende il suo cammino.

Silenzio.

“Quali…quali fenomeni…?” balbetta Wright.

“Si racconta che accadano fatti abbastanza strani…” riprende a spiegare la guida. “In questi anni molte persone hanno giurato di aver assistito a fenomeni inspiegabili: oggetti che volano per aria, mobili in movimento senza che alcuno li tocchi, letti sfatti laddove poco prima erano stati appena messi in ordine, porte e finestre sbattute violentemente senza vento, una profonda sensazione di disagio e un’aria di terrore che traspaiono ad ogni angolo del castello…beh, vi auguro una buona serata, signori.”

“Altrettanto, beccamorto.” replica Byjove. Questa volta nessuno lo rimprovera.

“Oggetti che volano in aria??” si domanda Bell con l’inalatore in mano.

“Mobili che si muovono per la stanza?” chiede Super Dan.

“Tranquillo, mio Presidente” risponde Byjove sfoderando la sciabola. “Qualunque cosa si muova stanotte senza il mio permesso, lo farò a pezzi con la mia sciabola, così la facciamo finita.”

“Per una volta concordo in pieno col generale…” mormora Bell.

“Bene,” cerca di scuotere l’ambiente Blanco, “possiamo anche fare ritorno nelle nostre stanze e prepararci per la cena, che ne dite?”

“Finalmente una buona notizia,” replica Byove, “dopo tante disgrazie.”

Il gruppo sale al piano superiore e scende dopo mezz’ora abbondante, accolti dal sindaco Doherty e dall’assessore O’Brien.

Si avviano verso il salone.

“Signori,” li riceve Doherty, “spero che abbiate trovato la visita al castello interessante…”

“Come una zeppa in una chiappa…” mormora Byjove.

“Come?!” chiede O’Brien.

“Il generale ha detto che era molto interessante…” interviene Blanco.

“Oh, bene,” sorride Doherty, “ne siamo lieti. Sapete, il nostro castello è per noi motivo di vanto…”

“Mai sentito nessuno vantarsi di un camposanto…” borbotta Byjove.

“Prego?”

“Il generale ha sentito che qui vicino c’è anche un camposanto…” cerca di rimediare Wright.

“Ma certo. La nostra rocca ha il suo cimitero…” spiega O’Brien.

“Non ne dubitavo…” commenta Super Dan.

“In che senso?” domanda Doherty.

“Ecco,” interviene questa volta Gwendoline, “mio marito non aveva dubbi che un simile maniero avesse anche un suo cimitero…”

“Oh, la nostra “vecchia roccia” ha davvero tutto,” afferma fiero O’Brien, “non le manca proprio nulla…”

“Il cimitero, persone murate vive, cavalieri senza testa…” interviene Moore.

“Eh già, lo può dire forte…” dichiara Doherty.

“…streghe decapitate, un lupo mannaro, mobili che si spostano da soli…” continua Moore.

“Vedo che ha seguito le spiegazioni del professor Moriarty con interesse.” osserva Doherty. “Per caso lei è un appassionato di antichi manieri?”

“No,” sbotta Byjove, “di film dell’orrore.”

“Che vuol dire?!” risponde sorpreso O’Brien.

“Nulla” cerca di rettificare Blanco, “proprio durante la visita il generale osservava che questo luogo sarebbe una location perfetta per un film…”

“Ma sa quante proposte abbiamo ricevuto, nel corso degli anni, da case cinematografiche che volevano girare i loro film proprio qui?”

“E quale?” chiede Super Dan. “Psycho?”

“No, secondo me hanno sbagliato settore…” afferma Byjove.

“In che senso?” chiede il sindaco confuso.

“Nel senso che dovete puntare sul settore musicale più che su quello cinematografico…”

“Musicale?!” domanda Doherty smarrito.

“Il suonatore di cornamusa che suona sulle mura,” continua Byjove, “il suonatore di tamburo senza testa, il violino che inizia a suonare da solo di notte, le campane che suonano da sole…avete pensato di organizzare un nuovo festival di Woodstock?”

“Generale!” interviene Blanco disperata. “Vedete, signori, prima stavamo pensando che questo magnifico castello si presterebbe per dei concerti di musica, non trovate?”

“Non ci crederà, ma anche noi,” risponde O’Brien, “stavamo pensando di organizzare dei concerti di musica classica…”

“Si, il Requiem di Mozart.” dice Moore.

“Prego?!” domanda O’Brien sbigottito.

“Il Requiem di Verdi?” continua Moore.

“Non capisco…”

“La marcia funebre di Chopin?” insiste il britannico.

“Per una volta sono d’accordo con Moore…” commenta Super Dan.

“Signori,” interviene la First Lady cercando di cambiare discorso, “che ne dite di accomodarci al tavolo, così potremo continuare la conversazione…”

Appena il gruppo si dirige verso il tavolo, il gomito di Gwendoline colpisce la pancia del marito, che si ritrova affiancato da Ms Brontenserious. Al tavolo il suo destino è segnato: la consorte alla sua destra e la governante di ferro alla sua sinistra. Addio birra irlandese, addio sogni di gloria…

“Bene signori,” esordisce il sindaco, “l’assessore O’Brien ed io ci siamo permessi di scegliere un menù composto dalle specialità irlandesi più rinomate. Ci auguriamo che troviate tutto di vostro gradimento.”

“Speriamo che non sia come la visita guidata…” mormora Bell.

“…altrimenti ci ritroviamo brodo di lucertola e ali di pipistrello…” aggiunge Moore.

“Oddio…” mormora Bell, che sta per vomitare.

I camerieri iniziano a portare i primi vassoi, la cena è davvero sontuosa, la conversazione è costruttiva, tranne nei momenti in cui ricade sulla visita del pomeriggio. Insieme alle specialità non può certo mancare la birra irlandese…

“Sapete,” interviene in tono provocatorio Moore, “il nostro generale è un grande estimatore della vostra birra…”

“Davvero?” domanda Doherty. “Ne siamo lusingati.”

“Beh, ecco,” risponde Byjove, cercando di darsi un contegno dopo aver svuotato una decina di piatti, “effettivamente ho sempre nutrito una sincera ammirazione per la vostra birra, non posso nasconderlo…”

“E non lo nasconda, generale,” continua Moore con un sorriso beffardo rivolto a Super Dan, “non lo nasconda. Signori, è possibile assaggiare il vostro nettare degli dei? Rendereste il generale un uomo felice.”

“Avevamo già pensato a farvi degustare alcune delle nostre migliori birre,” risponde il sindaco, “quindi ora bando agli indugi!”

Doherty fa un cenno ai camerieri, che iniziano a portare boccali di birra, disponendoli su tutto il tavolo, anche davanti a Super Dan.

Un brodo di verdure, un petto di pollo ai ferri e una piccola insalata, questo è tutto ciò che il Presidente ha mangiato, sotto gli occhi vigili dei suoi due angeli custodi.

Tutti assaggiano la deliziosa birra irlandese, mentre Byjove, come un capostazione, convoglia intorno a sé il maggior numero possibile di boccali, che provvede prontamente a svuotare, tra un piatto e l’altro.

“Generale,” osserva l’assessore O’Brien, “vedo che lei apprezza veramente la nostra birra. Ne siamo onorati.”

“E se portate ancora una decina di boccali, vedrete quanto sarete ancora più onorati, vero signor Presidente?” interviene Moore con un sorriso.

“Moore,” borbotta Super Dan paonazzo per la rabbia, “io non…”

“…non so come ringraziare il sindaco e l’assessore per la splendida cena.” lo interrompe la moglie.

“Fantastica!” esclama Byjove con il boccale ancora in mano.

“E vedrà come si accompagna con gli arrosti che stanno per arrivare.” dice l’assessore O’Brien. “Le consigliamo la nostra birra rossa, con l’arrosto si abbina benissimo.”

“Sentito, signor Presidente? Si abbina benissimo…” commenta il sorridente Moore guardando Super Dan.

Il Presidente sta per esplodere, ma la presa a tenaglia della mano di sua moglie e il frustino di Ms Brontenserious lo costringono al silenzio.

I commensali appaiono ormai provati dalla lunga giornata e sazi delle specialità locali. La cena sembra ormai volgere al termine. Sembra…

“Bene, signori,” prende la parola il sindaco, “spero che abbiate gradito i piatti della nostra Irlanda, come le nostre birre più pregiate…”

“Lo puoi dire forte, ragazzo…” interviene Byjove, ormai brillo.

“Prego?!” trasalisce Doherty.

“Ehm,” interviene pronta Blanco, “il generale desidera esprimervi tutto il suo apprezzamento per la vostra splendida cena…”

“Apprezzo, apprezzo…” borbotta Byjove.

“…e desiderava ringraziarvi per la vostra ospitalità…” continua Moore.

“Ringrazio, ringrazio…” continua a bofonchiare Byjove, paonazzo.

“…e dirvi quanto sia felice per essere venuto quaggiù nel vostro splendido paese, terra di scrittori, castelli e…”

“Whiskey!” sobbalza Byjove singhiozzando.

“Quello che ci vuole per concludere questa magnifica cena,” prosegue Byjove, “è un po’ di buon vecchio whiskey irlandese!”

“Oh…ma certo,” risponde Doherty, sorpreso, “il nostro whiskey è apprezzato in tutto il mondo…”

“Ecco, appunto…” replica Byjove, “apprezziamo, apprezziamo…”

“Dios mio,” sussurra Blanco a Moore, “è ubriaco, che vergogna…”

“Beh,” cerca di tranquillizzarla il Capo di Gabinetto, “se non altro non sfoderato la sua sciabola o minacciato di uccidere Bell. Diciamo che abbiamo limitato i danni.”

I camerieri servono al tavolo alcuni dei più pregiati whiskey irlandesi. Byjove afferra una bottiglia e si riempie il bicchiere.

“Ecco qua, il nettare degli dei, come dicevano i Maya! Alla salute!”

“Veramente erano gli antichi egizi…” puntualizza Doherty.

“E io che ho detto? Alla salute, tutto d’un fiato!” continua Byjove.

“Fermatelo,” sussurra Wright a Blanco, “è completamente ubriaco…”

“Bene, generale,” interviene Moore cercando di porre fine all’imbarazzo, “ed ora che abbiamo degnamente onorato la tavola irlandese possiamo ritirarci nelle nostre…”

“Ritirarci??” sbotta Byjove. “Questo mai. Io non mi sono mai ritirato in vita mia, si ricordi! Alla salute!”

“Guardi che Moore intendeva dire che forse sarebbe il caso che tutti noi tornassimo…” tenta invano di spiegare Bell.

“…nel suo loculo!” sbotta Byjove. “Bell, torni nel suo loculo e ci rimanga! Alla salute!”

Mentre beve il terzo bicchiere di whiskey Moore si rivolge a Super Dan. “Signor Presidente, e lei non vuole gustare un po’ di whiskey irlandese?”

“No, grazie Moore.” interviene severa la First Lady. “Mio marito ha apprezzato il petto di pollo e l’insalata, vero caro?”

“Ma certo, cara.” risponde Super Dan rosso in viso, forse più per rabbia che per la mano della moglie che gli sta stritolando una coscia sotto il tavolo.

“Capisco,” sospira Moore, “certo che non è da tutti bere così tanto whiskey…”

“Già, è vero,” sbotta Super Dan, astioso verso il generale che ha goduto di tutte le prelibatezze della cena. “Bene, signori, direi che possiamo ritirarci nelle nostre stanze, generale…”

“Agli ordini, mio comandante!”

“Avanti march!” (Forward march)

Il generale si alza barcollando, sorretto da Wright e Moore, mentre Blanco, il Presidente Kramp e la consorte ringraziano e salutano il sindaco e l’assessore.

Giunti nelle proprie stanze le ombre della sera si diffondono lentamente, mentre il silenzio si impossessa del castello, tranne che di una stanza…

Il brontolio dello stomaco di Super Dan ricordano i cingolati di un carro armato, la fame lo attanaglia, rimane vigile e immobile, aspettando che la First Lady si addormenti, per poter poi sgattaiolare fuori dalla stanza. Una sola idea passa tra il suo cervello e il parrucchino: trovare la cucina del castello.

Il momento è giunto: la First Lady ormai riposa, Super Dan si alza lentamente cercando di evitare ogni rumore. La vestaglia, un paio di scarpe da ginnastica e via, alla ricerca della cucina perduta. (in search of the lost kitchen)

Un’ombra circolare inizia a scivolare sui muri antichi del castello, fermandosi davanti ad ogni porta che possa celare la cucina.

Super Dan saltella silenzioso, agile come un rinoceronte, mentre i lamenti del suo stomaco risuonano nel castello.

Una porta, poi l’altra, niente. L’ombra rotonda si allunga nei corridoi, occupandolo interamente, fino a soffermarsi davanti all’uscio della speranza…entra, pregustando i sapori solo annusati durante la cena. Ne esce con un secchio in testa, stracci addosso e la scopa in mano: era il ripostiglio…la maledizione continua anche qui, in Irlanda.

La ricerca continua…

Nel frattempo, nella stanza presidenziale Gwendoline, in dormiveglia, si gira nel letto, ma il suo braccio finisce sul materasso vuoto, non sulla grande e morbida pancia del consorte. I suoi occhi si spalancano…dov’è finita la pancia del marito?

Dopo due minuti lei e la fedele governante austriaca lasciano le rispettive stanze per una missione notturna: alla ricerca del marito perduto.

Nei corridoi del maniero si diffondono i brontolii dello stomaco dell’ombra panciuta, ma la ricerca rimane infruttuosa: nessuna traccia della cucina.

Nella camera di Bell, frattanto, il suo occupante, dopo aver disfatto i bagagli e messo tutto in ordine, scopre che manca la cosa più importante, l’elemento indispensabile senza il quale la sua stessa vita non avrebbe senso: la valigia dei medicinali. Ora la crisi di panico è totale.

“Ma dove l’ho messa, dov’è finita?” si chiede disperato il Segretario del Tesoro, mettendo a soqquadro la stanza.

Poi un dubbio lo assale…e se fosse rimasta giù all’ingresso? Sì, dev’essere senz’altro così. Afferra al volo la vestaglia e si precipita fuori, al buio. Un portacandela trovato in corridoio è tutto ciò che illumina i suoi passi…

Pochi minuti prima, in un’altra stanza, il Capo di Gabinetto Moore non riesce a prendere sonno, è inquieto per le condizioni del generale Byjove. Indossa la vestaglia ed esce, per accertarsi delle sue condizioni e coricarsi così tranquillo.

Camminando per il corridoio, vede non distante un’ombra rotonda impossessarsi del pavimento e del muro. Un elefante in un castello irlandese, si domanda il britannico? Si nasconde dietro un mobile, finché il chiaro di luna svela il mistero: non era un pachiderma, ma il Presidente Daniel Kramp.

Ma cosa ci faceva il primo cittadino di Mont of Groovia in giro di notte? Meglio avvertire Blanco, ancora inquieta, per i racconti del professor Moriarty e le figuracce del generale a cena.

I due ripercorrono il corridoio prima occupato dall’ombra di Super Dan, ora svanito, quando ad un tratto altre due ombre lo invadono. Nascosti dietro un’armatura attendono, finché le due sagome scure rivelano il proprio volto: la First Lady e Ms Brontenserious!

Moore e Blanco si guardano l’un l’altro perplessi, poi escono allo scoperto per seguire le due donne, quando inaspettatamente una luce fioca giunge dalla parte opposta. Tornati precipitosamente a nascondersi, attendono che la flebile fiammella riveli il volto di chi la porta…Bell!

“Aveva ragione il generale,” bisbiglia Moore a Blanco, “il Presidente, la First Lady, la governante ed ora Bell: è il raduno di Woodstock…”

Decidono così di andare a bussare alla porta di Wright per chiedergli di unirsi alla ricerca degli altri, il mistero di tutto quel movimento notturno andava chiarito.

Il giovane Segretario degli Interni si unisce ai due all’inseguimento degli altri componenti del gruppo.

Nel frattempo, in un’altra stanza…

Il generale non riesce proprio a prendere sonno, dopo essersi ingozzato di ogni ben di Dio e aver bevuto qualunque elemento liquido venisse portato a tavola.

“Probabilmente l’insalatina deve essermi rimasta sullo stomaco…qui ci vuole un bel digestivo.” borbotta Byjove, ancora malfermo sulle gambe. “Ma non quelle pastiglie frizzanti per educande, quella roba va bene per Bell.”

Con passo incerto si accende un sigaro, afferra la sciabola ed esce dalla stanza. “Un digestivo per veri uomini: un bel bicchiere di whiskey irlandese invecchiato! Hic!”

Byjove si avvia nella penombra senza avere la minima idea di dove andare, con una circolazione più alcolica che sanguigna ed il passo di un ippopotamo ubriaco. Un solo concetto risplende chiaro tra i pochi neuroni ancora funzionanti rimasti: whiskey.

Quando la sua ombra ondeggiante fluttua nei meandri del castello, un unico suono riecheggia tra le mura: “Hic!”

Frattanto Super Dan ballonzola al buio, alla ricerca della cucina. Cigolii di antiche armature, il sibilo del vento tra gli alberi, tutto appare una minaccia al panciuto Presidente.

Si ferma sospirando di fronte all’ennesima stanza, sarà quella giusta? Un rumore improvviso lo spinge ad entrare, cercando rifugio…e se fosse uno di quegli spiriti? Il chiarore lunare si riflette su tutte le armature antiche nel grande salone, e la paura spinge Super Dan a precipitarsi verso una di esse. Afferra una lancia, uno scudo e un elmo, che si infila in gran fretta. Spinge, ma non entra, la testa troppo grossa ed il parrucchino, che ha dimenticato di togliersi, bloccano il cimiero. Spinge, sbuffa, le vene del collo gonfie per lo sforzo…

Intanto Bell, con passo incerto, va in giro alla ricerca delle sue medicine, una candela tremante in mano e il fedele inalatore nella tasca. La temperatura è scesa, l’aria frizzante solletica il suo naso delicato e…etchiù! (Achoo!). Bell prende il fazzoletto e si soffia il naso…il rimbombo dello starnuto è seguito da un secondo molto più roboante. Nello stesso momento…

“Sentito?” dice la First Lady alla sua fedele governante. “Non sarà mica uno di quei fantasmi?”

“Nein, se arriva ci penso io!” SWISH!

Byjove, in un altro angolo del castello, guarda le scale che portano al piano terra..che il whiskey sia al piano di sotto? All’improvviso sobbalza, sorpreso dai due rumori. “Che diavolo è stato?” grida sguainando la sciabola. “Spirito della malora, fatti sotto!”

Mezzo ubriaco mena fendenti nel buio, colpendo un’armatura, che va in pezzi: il fragore metallico risuona ovunque, alcuni pezzi rotolano giù per le scale.

Il frastuono immobilizza Super Dan…dapprima i rumori di Bell, ora l’armatura distrutta da Byjove. Il panico lo assale, inizia a spingere l’elmo con tutte le sue forze, la pancia quasi esplode per lo sforzo, finché l’elmo entra di colpo, proteggendo il capoccione presidenziale. Super Dan tira un sospiro di sollievo, ora si sente più sicuro, apre gli occhi e…buio, non vede nulla! Non aver tolto il parrucchino ha creato due seri problemi: l’elmo si è incastrato e il parrucchino è scivolato in avanti, sugli occhi, rendendolo quasi cieco. I rumori fuori dalla porta, l’elmo incastrato e l’improvvisa cecità rendono Super Dan furioso, ogni sforzo per togliersi il copricapo metallico risulta vano.

Sudato, ansimante, impaurito, si avvicina alla porta, la apre e, proteggendosi con lancia e scudo: “C’è qualcuno?”

Ma la sua voce rimbomba all’interno dell’elmo, uscendone alterata: ora sembra davvero la voce di uno spirito. Lascia la stanza, avanzando nel corridoio, irraggiato dal chiarore lunare e oscurato dal parrucchino sugli occhi, con passo incerto, lancia e scudo che sbattono sulle pareti di pietra, i mugugni che fuoriescono dall’elmo come i lamenti di un animale…

Moore, Blanco e Wright continuano nel frattempo la ricerca degli altri per capire cosa stia succedendo.

“Moore,” bisbiglia Blanco, “ma perché è uscito dalla sua stanza?”

“Ero preoccupato per il generale, volevo accertarmi delle sue condizioni prima di coricarmi.”

“Un pensiero ammirevole, ma…”

Lo starnuto di Bell paralizza i tre, seguito da un secondo rimbombo. Si guardano l’un l’altro…un fragore metallico li fa sobbalzare, l’armatura distrutta da Byjove sembra un’esplosione. Si acquattano dietro un mobile antico non sapendo cosa fare, quando un’ombra appare in lontananza, allungandosi sul pavimento. L’ombra avanza minacciosa, ma di chi sarà?

“Forse è il Presidente…” sussurra Wright.

“No,” risponde Moore, “È troppo sottile…”

L’ombra li ha oltrepassati, così escono allo scoperto, la seguono e…Byjove?? Ma allora è davvero Woodstock??

In un altro meandro della rocca Bell, col portacandela tremante in mano, avanza disperato per i suoi medicinali, quando un fracasso metallico gli gela il sangue: l’armatura demolita da Byjove ha terrorizzato un’altra vittima. Saltellando qua e là in preda al panico, si nasconde spalle al muro dietro un’armatura. Chi sarà? Il cavaliere senza testa o la strega? “Oddio sto male, il mio inalatore…”

Bell inizia ad aspirare a tutta forza, facendo fuoriuscire un suono che ricorda il corno che dà il via alla caccia alla volpe.

Super Dan, intanto, accecato dal suo parrucchino, avanza barcollando. “Toglietemi questo maledetto affare dalla testa!” è il lamento rimbombante che esce dall’elmo. La lancia e lo scudo urtano contro i mobili e le armature del corridoio, provocando rumori e stridori metallici.

“La voce degli spiriti, l’aveva detto il professore!” dice Bell, saltellando alla ricerca di un nascondiglio, la mano tremante, che diffonde una luce impazzita sui muri circostanti.

“Aahhh!” è il grido della First Lady e di Ms Brontenserious, giunte in quel momento.

La prima salta all’indietro, ma la governante austriaca reagisce prontamente: SWISH! A colpi di frustino caccia indietro il “fantasma” Bell, che spaventato, scappa urlando. Il suo grido riecheggia per tutto il castello, mentre corre senza meta, guidato solo dalla fioca luce della candela. Ansimante, urta contro un mobile e inciampa. Il portacandela vola via, mentre lui va a schiantarsi contro un’armatura, che va in pezzi.

Sofferente, tenta invano di rialzarsi, emettendo gemiti di dolore, mentre a quattro zampe avanza, finché non trova qualcosa a cui aggrapparsi: è un antico arazzo da parete, che, strappato dal muro, gli cade addosso. Bell, cerca di rialzarsi, sbanda, interamente coperto dall’arazzo, emettendo soltanto dei suoni soffocati: ora sembra davvero un fantasma.

Arrivano in quel momento Gwendoline e Ms Brontenserious. “Un fantasma, c’è davvero un fantasma!” gridano vedendo l’arazzo agitarsi. “Nein, niente paura!” dice la governante, avanzando verso Bell. “Ci penso io: all’attacco!” SWISH! Il povero Bell, preso a scudisciate sulla schiena, si dà alla fuga, incespicando e sbandando contro mobili e pareti.

“Per mille spingarde,” risuona poderosa la voce di Byjove in un altro angolo del castello, “cos’è questo fracasso?” Barcollante avanza, sciabola in mano, cercando spiriti e cavalieri senza testa. “Avanti, sotto a chi tocca, fantasmi o streghe!”

Annebbiato dall’alcool e dalla pallida luce lunare, inizia a tirare fendenti a destra e manca, facendo a pezzi un mobile antico, poi un’armatura ed infine degli antichi trofei di caccia appesi al muro. Mentre il frastuono si diffonde per tutta la fortezza, continua ad avanzare come uno schiacciasassi, finché non scorge un’ombra.

Si ferma immobile, si acquatta dietro un arazzo da parete e attende il nemico…eccolo, sta arrivando. È Bell il “fantasma”, che corre agitandosi sotto l’arazzo, mugugnando.

Byjove sbuca fuori all’improvviso con la sciabola in mano. “Ti ho beccato, fantasma della malora, vieni qui, che ti rispedisco da dove sei venuto! All’attacco!” urla, menando fendenti che colpiscono tutto ciò che è intorno, tranne Bell, che continua terrorizzato la sua fuga. Ma da quell’arazzo impazzito esce solo un suono soffocato, mentre continua a correre e a urtare tutto ciò che incontra.

Moore, Blanco e Wright, sempre più agitati, sentono rumori provocati prima da Bell, poi ancora da Byjove. “Voi non credete alle storie raccontate da quel professore, vero?” chiede Wright scosso. Silenzio, si guardano l’un l’altro. “No, vero?” risponde Blanco intimorita. I loro sguardi cadono sui mobili e sulle pareti circostanti ed il pensiero comune è uno solo. Eccoli dunque afferrare tutto ciò che può essere usato come arma: un vecchio candelabro, una balestra antica e una spada.

Ora il trio avanza lentamente, nel silenzio della notte, bruscamente lacerato da Bell il “fantasma”, che sbuca davanti a loro inatteso. I tre si voltano e iniziano a scappare urlando.


Super Dan, nel frattempo, è disperato, l’elmo ed il parrucchino lo hanno reso quasi cieco, procede a tentoni nel buio, avvicinandosi sempre più pericolosamente alle scale. Si avvicina sempre più pericolosamente alle scale. “Accidenti a questa pentola che mi sono infilato in testa! Non ci vedo un accidenti…se riuscissi almeno a toglierla…” dice compiendo l’ennesimo inutile sforzo, tirando l’elmo con tutte le sue forze, mentre mette il piede in fallo. Vola giù per le scale con lancia, scudo ed elmo, come un ippopotamo che si rotola nel fango. Il fragore metallico e le grida amplificate dall’elmo si diffondono ovunque, il suo atterraggio al piano di sotto ricorda una palla di ferro da demolizione usata per abbattere i vecchi edifici.

Super Dan è tutto un dolore, le sue grida sembrano i lamenti strazianti di un’anima murata viva di cui aveva parlato la guida. Al piano superiore…

“Cosa sono questi lamenti?” sbraita Byjove. “Bell, dove si trova? Sono per caso parenti suoi?”

Il generale si prepara al peggio sciabola alla mano. “Avanti, fatevi sotto, ectoplasmi della malora!”

Byjove inizia a menare fendenti in aria, tentando di cacciare via i presunti spiriti, con il solo pallido chiarore lunare a fendere il buio. Taglia di netto una grande tenda, che vola in aria e gli cade addosso, ricoprendolo interamente, mentre continua ad avanzare, urlando e agitando la sciabola.


Si scontra con Bell, come un bulldozer si scontra con una bicicletta, facendolo ruzzolare giù per le scale. Quel che atterra al termine della scalinata, vicino al Presidente, è un mucchietto di ossa inclinate, avvolte da un arazzo.

“Aaahhh! Un fantasma!” grida Super Dan.

Bell scosta appena l’arazzo, quanto basta per vedere Super Dan. “Aahhh! Frankenstein! Il mostro di Connor Walsh, quello che riportava in vita i morti!”

Al piano di sopra…

Moore, Blanco e Wright camminano spaventati e armati. Da una finestra notano una luce più forte del chiarore lunare…e adesso, che altro sarà? Si avvicinano timorosi e guardano…

Nello stesso momento, in un altra parte del castello, la First Lady e le sua fedele governante notano lo stesso fenomeno…ma che sta succedendo?!

Fuori dalle antiche mura della fortezza, vi è il cimitero di cui parlava la guida, ed ora, di notte, appare una luce. Forse un abbaglio? La paura cresce negli animi degli ignari spettatori, quando al primo bagliore se ne aggiunge un secondo. In pochi minuti le luci aumentano…ed ora iniziano anche a muoversi….

Il cimitero, antico e inquietante, sembra vivo, animato dalle misteriose luci danzanti.

Wright, impaurito, si allontana dalla finestra, arretrando fino al muro, dove inavvertitamente si appoggia a candelabro da muro, che si abbassa, facendo roteare la parete. Il giovane Segretario degli Interni si ritrova al di là del muro, nel buio di un passaggio segreto…

“Wright! Dov’è Wright?” chiede Blanco angosciata.

“È sparito…” sussurra Moore inquieto. “Non volevo crederci, ma allora è tutto vero…”

Nello stesso momento Byjove continua ad agitarsi sotto il tendone, lottando contro spiriti immaginari. “Avanti, marrani, dove siete? Ne ho infilati più io con questa sciabola, che uno spiedo di carne in un barbecue!”

“Oddio, il fantasma senza testa!” strilla la First Lady, giunta in quell’istante di fronte al generale.

“Ja, cavaliere senza testone!” aggiunge Ms Brontenserious.

Le due donne fuggono, cercando un rifugio sicuro, fino a giungere alle scale.

“Giù, presto, al salone!” grida Gwendoline.

Il generale Byjove, intanto, continua ad agitarsi, cercando invano di liberarsi dalla tenda. Proprio dietro l’angolo stanno giungendo Blanco e Moore…

“Ma cos’è questo baccano?” sospira atterrita Blanco.

“Non oso immaginarlo…” replica Moore. “Che facciamo, giriamo l’angolo e lo scopriamo?”

“Non mi sembra una buona idea…” osserva Blanco. Troppo tardi, Byjove sbuca fuori dal buio, facendo sobbalzare i due malcapitati, che iniziano a correre, urtando tutto ciò che incontrano sulla loro strada, fino ad arrivare alla scalinata.

Nel frattempo Wright, atterrito, procede al buio con le mani protese in avanti, cercando una via d’uscita. “Qui c’è ancora il muro, qui mi sembra che ci sia un angolo, ed ora…aahhh!”

La lunga scala a chiocciola di pietra vede Wright rotolare giù con dolorosi capitomboli, fino al piano inferiore, dove atterra contro un muro, che si gira, catapultandolo nel salone principale, proprio addosso a Bell.

“Aahh! un altro fantasma! Aiutatemi, chiamate un esorcista!”

In quel momento scendono trafelate la First lady e la sua governante. “Il fantasma senza testa! Il fantasma senza testa!”

Al piano di sopra, frattanto…

“Giù presto, al piano di sotto!” esclamano Blanco e Moore, incalzati dal “fantasma”.

Fanno appena in tempo di scendere i primi gradini, quando Byjove, dietro di loro, finisce per ruzzolare giù per l’ampia scalinata, travolgendo entrambi come una valanga d’alta montagna.

L’atterraggio dei tre nel salone al piano inferiore fa tremare le mura di tutto il salone.

“Altri fantasmi!” strilla la First Lady.

“Altri fantasmi??” grida Byjove, sbucando fuori dal tendone a colpi di sciabola. “Dove sono? Lasciateli a me!”

“Fantasmi?” sbotta Super Dan, con scudo, lancia ed elmo ammaccati. “Dove??”

“Frankenstein! Il mostro di Connor Walsh! È lui” strilla Bell indicando Super Dan.

“Dov’è il mostro?” sbraita il generale. “Ci penso io!”

“Il mostro??” grida Wright. Ancora scioccato dall’avventura nel buio del passaggio segreto, istintivamente scaglia il dardo della sua balestra verso “il mostro”, colpendolo in una natica.

L’urlo di Super Dan supera di gran lunga quello di Tarzan, facendo tremare il castello fino alle fondamenta.

Le luci si accendono, il personale di servizio accorre nel salone, fermandosi attonito di fronte alla scena.

La First Lady terrorizzata, la governante coi bigodini in testa ed il frustino in mano, Wright seduto a terra con una balestra in mano, Bell ricoperto da un arazzo con la sola testa fuori, Moore a terra dolorante, vicino a lui Blanco priva di sensi, Byjove, con una tenda a brandelli addosso, che impugna la sciabola, ed infine il Presidente Daniel Kramp a terra, con uno scudo ammaccato, una lancia spezzata, un elmo deformato in testa e un dardo in una chiappa…

Alcuni minuti dopo.

Il Presidente è stato portato nell’infermeria del castello.

“Ma nessuno vi ha spiegato,” osserva rispettosamente il maggiordomo del castello, “che, secondo un’antica tradizione, proprio in questi giorni, dopo il tramonto, gli abitanti del villaggio vengono qui nel cimitero a deporre ghirlande e candele, e si fermano in raccoglimento a ricordare i loro cari scomparsi, e queste loro preghiere sembrano voci nel vento? Il bosco si illumina come per incanto. Ecco perché il cimitero pare quasi abitato…”

“Allora i morti non sono usciti dalle tombe…” sospira Bell.

“Se lo sono, non c’è problema,” borbotta Byjove, ““ce li rispedisco subito!”

“Generale!” esclama Bell.

“Perché, Bell, visto che sono suoi parenti, ci vuol parlare lei?”

“Oddio…” mormora Bell, già fortemente provato dalla nottata.

“Il cimitero c’è…” continua Byjove. “Bell, se vuole ci può fare una riunione di famiglia…”

Bell si attacca al suo fedele inalatore.

“Che ha, Bell? Nostalgia di casa?” continua Byjove. “Senta, buon uomo,” dice il generale rivolto al maggiordomo, “potete usare il cimitero come dependance per gli ospiti. (guesthouse). Il primo ce l’avete già!” conclude con una pacca sulla spalla di Bell, che stramazza a terra.

“Generale,” lo riprende Wright, “ma che fa? Non crede che Bell ne abbia passate abbastanza stasera?”

“Silenzio! Lei dovrebbe essere processato per attentato alle sacre chiappe presidenziali!”

Nel marasma della discussione, Blanco, riavutasi dallo shock, e Moore bisbigliano in disparte.

“Certo che ogni volta che c’è di mezzo l’Irlanda, succede sempre una catastrofe…” osserva Blanco.

“Già,” concorda Moore, “come quella volta alla festa di San Patrizio, ricorda?”

La mente di entrambi vola indietro di qualche mese…

Fine prima parte.

Continua.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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