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20 Nov

Episodio 18 – L’incubo del muro – di Eugeniusz S. Lazowski

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – NOTTE.

È notte fonda, Super Dan sta sognando, continua a muoversi nel letto, ha un incubo, si agita, borbotta nel sonno. Ecco, ora si vede il suo incubo: alcuni piccoli mattoni Lego prendono vita e saltano uno sull’altro, formando dei robot giganteschi, che iniziano a camminare, avanzando verso di lui.

Il Presidente scappa, cerca aiuto, ma alla fine è accerchiato, i robot di mattoni sono tutti intorno a lui, non ha più scampo.

Si sveglia gridando, sudato e ansimante, col parrucchino storto in testa.

“Il muro! Il muro!”

Il Presidente si è seduto sul letto, ansimante, si aggiusta il parrucchino e borbotta a bassa voce.

“Questo è un segno del cielo, è Dio che lo vuole. Si, devo costruire il muro.”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – MATTINO SEGUENTE.

“Caro, hai l’aria stanca,” si preoccupa sua moglie, “stanotte eri così agitato. Brutti sogni?”

“In un certo senso. Si e no.”

“Scusa, non capisco.”

“Ho avuto un incubo. Ma immagino che sia così quando Dio ti parla.”

“Dio?”

“Sì, proprio lui.”

“È la seconda volta ultimamente.”

“Proprio così.”

“Già, dimenticavo che siete in confidenza…”

“Sei l’unica che mi capisce” risponde Super Dan serio, senza afferrare il sarcasmo della moglie.

“Alle volte temo di aver sposato Mosè.”

“Già, è vero…Dio mi parla.”

Sua moglie, senza parole, fissa interdetta il marito.

“E ora, cosa ti dice esattamente?”

“Costruisci il muro.”

“E l’altra volta cosa ti diceva?”

“Costruisci il muro.”

“Sei sicuro che fosse Dio e non la cena di salsicce e peperoni al forno? No, perché sai, a volte la voce si assomiglia.”

“Era Dio, ne sono sicuro.” risponde il Presidente accigliato. “Mi ha scelto.”

“Ti ricordo che Dio è infallibile, non commette mai errori.”

“Che vorresti dire?” replica Super Dan che non ha nuovamente compreso l’ironia della moglie. ”Che ha sbagliato messaggio? Che doveva dirmi qualcos’altro?”

“Si, di dormire, caro.” dice interdetta La First Lady. “Ed ora preparati, ti attende una lunga giornata.”

Sua moglie lo bacia sulla guancia, mentre Super Dan, col mascellone serrato, ha lo sguardo fiero volto verso l’orizzonte.

“Sì, una lunga giornata. Mi è stata affidata una missione.”

Poi alza gli occhi al cielo: “Non ti deluderò.”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOI.

Super Dan cammina a passo spedito con lo sguardo severo, ha intenzione di radunare tutto lo staff. Incontra per prima Blanco.

“Blanco, proprio lei cercavo, come sta?”

“Buongiorno signor Presidente, dormito bene?”

“Dormito? Lei ha colto nel segno. Mi segua.”

“Dove andiamo?”

“Verso il futuro…” risponde il grande capo con voce grave.

“Così lontano?”

Super Dan non risponde, continua a camminare, con lo sguardo sempre dritto di fronte a sé. Incontrano Bell, si fermano…

“Dio ti chiama…”

“E…cosa si risponde in questi casi?” balbetta Bell preoccupato.

“Vuol dire seguici.” lo rassicura Blanco.

“Ah, mi scusi, sa, è passato molto tempo da quando studiavo catechismo.”

Continuano a camminare per i corridoi, il Presidente tace, finché non incontrano Wright.

“Wright, non ha sentito la chiamata, stanotte?”

“Chiamata? No, veramente…Mi scusi signor Presidente, forse il mio cellulare non prendeva bene?”

“La chiamata suprema.”

Riprendono a camminare, Blanco fa cenno ad un confuso Wright di seguirli, mentre quest’ultimo controlla il proprio Smartphone temendo che sia rotto.

Ma ecco il generale Byjove…

“Generale! Un orizzonte di gloria ci attende!”

Byjove risponde scattando sull’attenti e sbattendo i tacchi.

Insieme vanno verso la Eagle Room, davanti alla quale incontrano il Capo di Gabinetto Moore.

“Moore, lei crede in Dio?”

Moore lo guarda dalla testa ai piedi. “In certi momenti mica tanto, signore. “

“Ora non avrà più dubbi. Mi segua.”

“Andiamo al catechismo?”

“Non lo so, non ne ho idea.” gli mormora Blanco. “A me ha parlato di futuro, a Bell ha detto che Dio lo chiamava.”

“Ho capito,” conclude Moore con aria rassegnata, “un’altra brutta giornata.”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – EAGLE ROOM.

Entrano nella Eagle Room, si siedono. Sul tavolo c’è un telo che copre qualcosa, lo sguardo di Super Dan scruta tutti in silenzio. Poi alza la testa e con fare solenne inizia.

“Stanotte Dio mi ha parlato.”

“Di nuovo?” chiede Wright stupito.

“Possibile che non abbia niente di meglio da fare?” domanda Moore.

“Stanotte mi parlato ancora. Sono stato scelto.”

“E per cosa,” lo punzecchia Moore, “per un sacrificio umano?”

“Moore, lasci parlare il Presidente.” interviene Byjove. “Dio gli ha parlato!”

“Tranquillo, non mi perderei nemmeno una sillaba.”

Super Dan si alza, muovendosi con solennità, appoggia le mani al tavolo, scruta tutti un’ultima volta e poi toglie il telo: sotto c’è la confezione di mattoni Lego.

“Che bello!” applaude ironicamente Moore. “Facciamo ancora il gioco dei mattoncini? L’ultima volta è stato così divertente.”

“Mi piace questo gioco!” dichiara Byjove contento. “A chi dichiariamo guerra questa volta?”

“No! Niente giochi, niente guerra stavolta!” chiarisce con fermezza il Presidente.

“Nemmeno un colpo di cannone?” mormora triste Byjove.

“No!”

“Peccato.”

“Su generale,” lo conforta Moore, “non faccia così, vedrà che la prossima volta andrà meglio.”

“Dice?”

“Ma certo! Alla prossima riunione vedrà che il Presidente farà una guerra tutta per lei.”

“Si! Si!” esclama Byjove saltellando di gioia sulla poltrona.

“No! Fermi tutti!” interviene minaccioso Super Dan. “Stavolta ho intenzione di spiegarvi il mio sogno, e non voglio essere interrotto, chiaro?”

“Sta parlando di nuovo di costruire un muro al confine col Messico?” domanda Blanco già preoccupata.

“Sto parlando della volontà di Dio!”

“Amen” risponde Moore.

“Egli stanotte mi ha rivelato la sua volontà ed ora è mio compito trasmetterla a tutti voi.”

“Dal vangelo secondo Super Dan.” completa Moore.

“Silenzio, il nostro Presidente sta per rivelarci il Verbo.” sussurra Byjove quasi in estasi.

“Il Verbo?” esclama Wright attonito.

“Si, Wright,” gli risponde Moore, “sa quella cosa sta in mezzo tra il soggetto ed il complemento oggetto?”

“Nel mio sogno ho visto una pianura, interamente ricoperta di mattoncini colorati…”

“…colorati…” gli fa eco Byjove.

“Ad un tratto essi presero vita, come mossi da una volontà superiore…”

“…superiore…” ripete Byjove quasi ipnotizzato dalle parole del suo capo.

“Montando uno sull’altro divennero dei giganti, che camminavano imperiosi…”

“…imperiosi…”

“Marciavano compatti, verso di me…”

“…verso di me…”

“Mi ritrovai circondato da un muro di mattoncini e una voce dall’alto tuonò…”

“Birra e salsicce per il generale!” esclama Moore di colpo.

“Ci sto!” risponde al volo l’ufficiale.

“Fregato ancora…”

“No! Ma che dite,” sbotta Super Dan indispettito, “piantatela!”

“Scusate, questa volta credo sia il caso di lasciare terminare il Presidente…” prega Blanco, “Almeno ce lo togliamo di torno.” conclude sottovoce.

“Già, via il dente, via il dolore.” approva Bell.

“Ma che c’entra il dentista, adesso?” salta su Byjove sconcertato. “Non si parlava di birra e salsicce?”

“No generale, stavamo parlando del muro!” lo rimprovera Super Dan.

“Scusi, signor Presidente,” interviene il timido Wright, “ma i giganti che fine hanno fatto?”

“Non lo so, erano solo una metafora.” risponde seccato Super Dan.

“Una metafora?” chiede lumi Byjove. “Nemici bolscevichi, per caso?”

“No, generale,” gli spiega Blanco, “erano una metafora, cioè una allegoria…”

“Allegoria? Cos’è? Un nuovo esercito nemico? L’avevo detto l’altra volta che era meglio piazzare soldati e carri armati su tutto il confine!”

“No, generale,” cerca di chiarire Bell, “si tratta di un simbolo…”

“Simbolo? Quale simbolo? Scommetto falce e martello, vero? Maledetti bolscevichi!”

“Generale si calmi, i bolscevichi non ci hanno attaccato.” continua Bell.

“E non ci attaccheranno mai!” esclama Byjove alzandosi di scatto e sguainando la sciabola, che, nello slancio, finisce in faccia a Bell, che si piega in avanti con le mani sul viso e il naso sanguinante.

“Ci penso io, signor Presidente!”

Bell dolorante si tampona il naso con entrambe le mani, Wright lo aiuta.

“Generale,” interviene con forza Blanco, “metta via la sciabola!”

“Generale, si calmi,” cerca di riprendere il filo della discussione Super Dan, “non c’è alcun nemico al confine.”

“Ah no?” chiede perplesso Byjove con la sciabola puntata al cielo.

“No, generale,” replica Wright, “c’è soltanto Bell ferito.”

“Qui non si fanno prigionieri. Abbattetelo!”

“Qui non si abbatte nessuno!” mette in chiaro Blanco. “E curate il naso del povero Bell.”

“Dobbiamo fermare l’uscita del sangue.” dice Wright mentre soccorre Bell.

“Cauterizzate la ferita.” suggerisce Byjove.

“E come?”

“Avete della polvere da sparo e un fiammifero?”

“Oddio!” quasi sviene Bell.

“Ma che dice?” lo rimprovera Blanco.

“Un vero soldato si cura così!”

“Non ci sarebbe qualcosa di meno drastico?” domanda Wright.

“Fiamma ossidrica? In un minuto è tutto finito.” continua il generale.”

“Certo, anche il povero Bell sarebbe finito.”

“Volete smettere di parlare di sangue?” si lamenta Blanco.

“Sangue? Oddio…” sospira Bell.

“Generale,” interviene Moore, “ma i giganti di prima che fine hanno fatto?”

“Ecco, appunto,” cerca di riprendere la spiegazione Super Dan, “stavo appunto dicendo…”

“Se provano ad avvicinarsi al nostro Presidente,” proclama Byjove, “ci penso io, li abbatto!”

Byjove scatta in piedi sguainando ancora la sciabola, che con la punta questa volta colpisce il parrucchino di Super Dan, staccandolo dalla sua testa e facendolo volare sulla testa del busto di Washington.

Un silenzio irreale scende nella sala.

“Sulla testa di un altro grande condottiero.” osserva Byjove. “Dev’essere il destino.”

“Ehm…signori,” prende la parola Blanco cercando di uscire dall’imbarazzo, “direi che sia il caso di riprendere la discussione.”

“E di riprendersi il parrucchino.” soggiunge Moore con un ghigno.

Super Dan si alza, va a riprendersi il parrucchino e se lo sbatte in testa infuriato.

“Signor Presidente,” lo prega Blanco, “continui pure.”

“Grazie Blanco, con piacere.”

Super Dan apre la scatola del Lego e inizia a tirare fuori i piccoli mattoni.

“Li ho già visti da qualche parte quei cosi colorati,” borbotta Moore curioso, “lei non trova, generale?”

“Effettivamente…”

“No! Zitti!” li interrompe il grande capo. “Lasciatemi esporre la mia visione!”

“È meglio lasciarlo concludere.” mormora Blanco agli altri.

“Sto parlando per conto di Dio!”

“È sicuro di non aver sbagliato frequenza?” chiede Moore.

“Lui mi ha fatto vedere il muro,” continua il presidente folgorando Moore con lo sguardo, “maestoso e inespugnabile…”

“Si…” lo segue Byjove incantato.

“Massiccio e indistruttibile…”

“Si…”

“Inattaccabile e incrollabile…”

““Si…”

“Molliccio e fragile.” s’intromette Moore.

““Si…”

“Ma che sta dicendo?” salta su il Presidente.

“Concordo su tutta la linea,” grida Byjove esaltato, “mio Comandante!”

“Calma signori, calma.” è l’invito di Blanco. “Forse sarà meglio passare alla parte pratica. Signor Presidente, vuole mostrarci il suo progetto?”

Super Dan apre una cartina geografica sul tavolo.

“Visione, mia cara, visione.”

“La prego,” bisbiglia Blanco a Moore, “prima finisce e prima torniamo a lavorare sui veri problemi del paese.”

“Questo è il lungo confine con il Messico. Lungo e pianeggiante.”

“Troppo lungo per i miei gusti.” sbotta Byjove.

Il Presidente prende i mattoni e inizia a disporli lungo il confine.

“Ecco, il muro dovrà coprire l’intero confine, nemmeno un miglio dovrà rimanere sguarnito.”

In silenzio, gli occhi di tutti si incrociano.

“E dato che io sono un leader che sa ascoltare, ho deciso di portare delle piccole modifiche al mio sogno.”

“Eviterà di reperire i fondi togliendoli agli istituti assistenziali,” chiede Blanco fiduciosa, “come aveva proposto l’altra volta?”

“Non taglierà più i fondi alla cultura?” domanda Bell tenendosi il tampone nel naso.

“No. Aggiungerò torrette armate di mitragliatrici e dei reparti di soldati dietro il muro.

“Così parla un vero comandante!” esulta Byjove saltellando di gioia sulla poltrona.

“Signor Presidente, mi scusi, ma cosa ne dirà il Presidente americano Trump?…” cerca invano di opporsi Blanco.

“Mi occuperò personalmente di ogni torretta,” annuncia il generale, “e pulirò le mitragliatrici una per una!”

“Signori scusate,” tenta di controbattere Bell, “ma non mi sembra il caso di…”

“Dio è con noi!” proclama Super Dan.

“Distribuirò gli uomini lungo il confine, li addestrerò io stesso!”

“Dio è con noi!”

“Dio gli ha parlato!” grida Byjove completamente stregato.

“Sì, ma che cuffie ha usato il Presidente per ascoltarlo?” domanda acido Moore.

“Dio è dalla nostra parte!”

“Generale mi scusi,” interviene ancora una volta il Capo di Gabinetto, “ma ha dimenticato un particolare importante: l’aviazione! Non vorrà mica che si offendano. Ha schierato tutti, l’esercito, l’artiglieria e l’aviazione?”

“L’aviazione, ma certo!”

“No, un momento generale,” ribatte Super Dan, “le torrette vanno bene, ma l’aviazione…”

“È necessario, Dio lo vuole!”

“Ma dovremmo costruire piste di atterraggio!” suggerisce Moore sornione.

“E le costruiremo!”

“Ovviamente gli aerei dovranno essere ben equipaggiati…” insiste Moore.

“Assolutamente! Per mille bombardieri, un B52 delle Seconda Guerra Mondiale al confronto sembrerà un aliante.”

“Generale,” alza la voce il presidente stizzito, “non cominciamo come l’altra volta…”

“Generale,” continua a provocarlo Moore, “e la Marina Militare?”

“È vero!”

“La Marina??” chiede Bell confuso e sanguinante. “Ma non c’è il mare al confine col Messico!”

“E allora ce lo porteremo!” propone Moore.

“Giusto! Ce lo porteremo! Dragherò il deserto e le pianure per farci arrivare l’oceano!”

“Come minimo! Generale, lei può fare di meglio, io lo so…“

“Certamente! Farò arrivare l’oceano direttamente in Messico, così si laveranno un po’ quegli straccioni puzzolenti!”

“No! Fermi tutti, il mio sogno,” implora Super Dan disperato, “lasciatemi spiegare il mio sogno…”

“Generale, non dica così!” lo rimbrotta Blanco.

“Ha ragione, non dica così.” continua a provocarlo Moore. “Dragare il deserto e le pianure richiede troppo tempo, Blanco ha ragione.”

“Moore, non ci si metta anche lei!” supplica Blanco.

“Blanco lei è un genio!” strilla l’uomo in uniforme. “Dobbiamo fare in fretta!”

“Genio??” si chiede il Segretario di stato esterefatta .

“Molto più in fretta.” insiste Moore. “Sennò che ce li ha a fare tutti quei magazzini pieni di dinamite, C4, esplosivi e chissà cos’altro…”

“Per mille spingarde! Non mi dica niente! Abbiamo un arsenale tale da poter dragare il confine col Messico in dieci minuti!”

“Dieci minuti??” obietta Blanco sconvolta. “Generale, lei non si rende conto…”

“Ma Blanco, è Dio che lo vuole!” sorride subdolamente Moore.

“Esatto! E nessuno ci fermerà! Altro che dinamite, con dieci missili ti scavo la fossa delle Marianne in dieci minuti!”

“Fossa?? Ma quale fossa??” esclama Super Dan. “Dio non mi ha parlato di nessuna fossa!”

“Forse se ne è dimenticato, vero generale?”

“Ma senz’altro! Con tutto il daffare che ha, gli sarà passato di mente!”

“E dopo il Vangelo secondo Super Dan,” mormora Moore, “ecco il Profeta Byjove!”

“Per favore, volete calmarvi?” controbatte Bell col tampone nel naso. “Siamo partiti da un muro e siamo arrivati ai missili?”

“E questo è niente,” gli risponde Moore, “il nostro generale sa fare anche di meglio, se vuole…”

“Ma certo! Prima spiano tutto il confine col Messico, poi lo riempio con l’oceano!”

“Tutto qui?”

“Moore, la smetta di provocare il generale!” grida Blanco fuori di sé.

“E su tutta quell’acqua non ci vogliamo mettere nulla?”

“La Marina Militare! Cacciatorpedinieri, portaerei nucleari e incrociatori missilistici!”

“Incrociatori??” esplode Super Dan ormai paonazzo. “Moore! Generale, state rovinando la mia visione!”

“E i sommergibili nucleari?” prosegue Moore. “Non vorrà mica che si offendano?”

“Non sia mai! Quattro sommergibili nucleari dotati di dodici missili ciascuna a testata nucleare multipla! Il nostro amico Donald Trump ce li ha appena venduti!”

“Testata nucleare??” sobbalza sulla poltrona Super Dan.

“Perché, preferisce un altro tipo di testa?” gli domanda beffardo Moore.

“Signori, è stato superato ogni limite!” interviene Wright.

“Esatto, quegli straccioni messicani hanno superato ogni limite!”

“Generale, ma che ha capito?” cerca di spiegare il sanguinante Bell. “Il muro in fondo poteva anche essere un deterrente pacifico…”

“Pacifico? Pacifico? Bell, lei è il solito mollusco! Ha un’insalata russa al posto della spina dorsale!”

“Qui non c’è nessun deterrente,” tuona Super Dan col parrucchino storto da un lato, “la visione che Dio mi ha mostrato era un’altra…”

“Esatto!” rimbomba la voce del generale. “Dio l’ha illuminato con la sua luce!”

“Secondo me,” commenta Moore, “ha esagerato col voltaggio.”

“Generale, lei sta perdendo il controllo.” cerca di riportare la calma Bell. “Un muro può solo impedire a qualcuno di andare oltre…”

“Bell, ma lei dov’è cresciuto, a Woodstock?” impreca Byjove. “In un raduno dei figli dei fiori? In altri tempi sarebbe stato fucilato per tradimento.”

Bell si tampona di nuovo il naso che riprende a sanguinare.

“I miei giganti di mattoncini!” urla Super Dan. “I miei giganti di mattoncini!”

“Tranquillo signor Presidente, ci penso ai giganti!”

“Ci pensa lui!” conferma Moore.

“Se soltanto provano ad avvicinarsi…”

Byjove scatta in piedi sguainando ancora la sciabola, che questa volta colpisce con la punta il parrucchino di Super Dan, tagliandone via un ciuffo.

Il gelo si impossessa dei presenti, il tempo sembra essersi fermato. Super Dan, immobile, con gli occhi sgranati, guarda il suo ciuffo volare nella stanza e atterrare lentamente sul tavolo.

“Il mio ciuffo…”

“Pochi centimetri più in basso e c’era quasi…” bisbiglia Moore.

“Generale, la vuole smettere di agitare la sciabola?” strilla il Segretario di Stato esasperata. “Guardi il ciuffo del Presidente!”

“La chioma del Presidente è al suo posto, quale ciuffo?” dice Byjove che non si è accorto di nulla.

“Guardi il naso di Bell!”

“Anche l’invertebrato è al suo posto, purtroppo!”

“Il muro! La mia visione!”

“I suoi mattoncini colorati!” ribatte Moore.

“Il mio naso,” si lamenta Bell, “il mio naso!”

“Che disastro, i missili…” sospira Blanco.

“Le portaerei nucleari…” si lamenta Wright.

“Il mio sogno, il mio muro…”

“Il mio naso, il mio naso…”

“I missili, l’oceano…”

“L’esercito, l’artiglieria…”

“Il mio naso, il mio naso…”

“I miei missili, i miei cannoni…” farfuglia Byjove.

“Il mio sogno, la mia visione…”

“La dinamite, il C4…” ricorda Wright sconvolto.

“Il mio naso, il mio naso…”

“Bell, la pianti con quel naso o glielo amputo,” esplode Byjove, “così non ne parliamo più!”

Bell, ancora di più turbato, oltre al tampone prende anche l’inalatore.

“Non dica così, o gli esce ancora più sangue.” lo rimprovera Blanco.

“Sangue? Oddio…” rantola Bell quasi esamine.

“Ma come la faccio la guerra, io,” biascica il generale, “con queste baionette spuntate?”

“Generale, non c’è nessuna guerra,” dichiara stremato Super Dan, “stavo cercando di spiegarvi la mia visione, il volere di Dio…”

“Bell, sentito?” rimbrotta Byjove. “La smetta di sanguinare! È la volontà di Dio!”

“Generale,” interviene Blanco sfinita, “credo che il Presidente si riferisca a qualcos’altro…”

“Ma certo, lo so, carri armati, missili, caccia torpedinieri…”

“Ma no, che ha capito!” dice Super Dan con le vene del collo gonfie.

“Blanco, che ha capito!” sbotta Byjove.

“Parlavo del muro, del messaggio divino!”

“Il muro, il messaggio divino!” gli fa eco il generale.

“E allora lasciatemi finire di esporvi la mia visione!!”

“Assolutamente!” scatta sull’attenti Byojove.

“Dov’ero rimasto?…” domanda il Presidente ormai smarrito.

“Ai missili nucleari.” risponde pronto Byjove.

“Generale!” urla Blanco col poco fiato rimastole.

Byjove scatta sull’attenti e sbatte i tacchi, spaventando Bell che sobbalza sulla sedia e si tampona ancora il naso.

“Generale,” domanda Wright, “ha un tampone?”

Byjove sguaina la sciabola e la porge a Wright.

Super Dan sull’orlo dell’esaurimento nervoso prende i mattoncini e con furia inizia a disporli sulla cartina lungo il confine.

“Ecco, questo qui, questo di là, questo è il mio muro…”

“Scusi…” interviene Moore guardando Byjove, “e i giganti che minacciavano il Presidente?”

“Oh no…” è il lamento di Blanco.

“Chi minaccia il Presidente?” si risveglia Byjove, che non esita a sguainare ancora la sciabola, che sbatte ancora sul naso di Bell.

“Fatevi sotto, giganti della malora!”

Byjove agita la sciabola a destra e a manca, tutti si abbassano schivando i fendenti.

“I giganti fatti di mattoncini, non ricorda?” lo istiga Moore.

Byjove solleva il braccio e tira una sciabolata sul tavolo, proprio sulla cartina lungo il confine, tagliandola in due.

I mattoncini volano in faccia a tutti e per tutta la stanza, mentre la lama si conficca nel legno a pochi centimetri dalle le mani di Super Dan, che rimane impietrito dalla paura.

Il silenzio copre la stanza come un manto, nessuno si muove.

“Non è possibile, la mia visione…”

“Il mio naso, il mio naso…”

“Il mio occhio, il mio occhio…” si lamenta Wright colpito da un mattoncino.

“Ma cos’è,” si domanda Byjove, “un ospedale questo?”

“Beh,” riprende la parola Blanco, “direi che a questo punto non è rimasto nulla da dire…”

“Io vado in infermeria.” si alza Wright. “Bell, viene con me?”

“Lasci che l’aiuti, Bell.” lo prende per il braccio Blanco.

“Generale, dopo tanta fatica,” propone Moore, “ci meritiamo un premio, non crede? Birra e salsicce? Offro io!”

“Ci sto!”

“Ma mi dica, come fa a resistere?”

“Eh, che vuole, è la dura vita di noi soldati…”

Escono tutti lentamente, Super Dan rimane solo e disperato con i mattoncini sparsi ovunque, la cartina tagliata a metà e il parrucchino senza ciuffo.

Così si conclude la seconda seduta per approvare il progetto del muro del Presidente Daniel Kramp.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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