Nell’aria pungente si sentiva un senso di dolce riposo, che rendeva il sole piacevole, benché pallido, e il giardino della Big House sembrava quasi splendere, come fosse un quadro di Van Gogh.
Ma al suo interno qualcosa e qualcuno stavano per guastare l’incanto di un simile paesaggio…
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM.
Al primo piano della Big House il neo Presidente è seduto su una poltrona, con un nuovo parrucchino.
Il suo viso imbronciato, ricoperto di graffi ed escoriazioni, riporta i segni della lotta sostenuta con l’aquila il giorno precedente.
È circondato da due make up artists che cercano di rendere presentabile il suo volto.
Alla sua destra, appoggiata su un’altra poltrona, c’è la grande aquila impagliata, anche lei attorniata da due make up artists che tentano di farla sembrare viva, rassettando e ravvivando i colori delle sue piume.
Un’impresa disperata, ma resa necessaria dalla morte del simbolo nazionale…

In quel momento Moore entra e si ferma sulla porta, restando di sasso.
“Beh, che c’è, non ha mai visto un Presidente?” sbraita il grande capo dalla sua poltrona.
Moore gira lentamente la testa verso l’aquila. “Certo, signore, ma mai con le piume, prima d’ora.”
In quel momento fa il suo ingresso Blanco. “Signor Presidente, mi hanno detto che era qui, volevo ricordarle…” Anche lei rimane sbigottita di fianco a Moore davanti a quella scena.
“Si lo, è difficile distinguerli.” fa Moore sarcastico. “Il Presidente è quello a destra.”
Moore poi guarda Super Dan, china appena la testa in avanti e strizza gli occhi per vedere meglio. “Si, si, è proprio lui.”
“Non ci posso credere.” sussurra Blanco.
“Beh, che diavolo vi prende a tutt’e due, si può sapere?” strepita il Presidente. “Mi sto preparando per la foto!”
“Niente, signor Presidente, niente…” balbetta Blanco. “Io…ecco…volevo…volevo…”
“Chiedere un aumento di stipendio, dopo questa mattina.” aggiunge Moore.
Blanco imbarazzata si gira verso Moore e poi verso il suo Capo.
“Oh no, signore, no, certo, no…niente affatto.”
“Parli per lei, Blanco.”
“Allora, avete intenzione di stare lì impalati tutto il giorno?” grida l’uomo sulla poltrona.
“No, ha ragione signore. Quasi quasi vado anch’io dalla manicure a farmi dare una ripassata alle unghie.” commenta acido Moore.
Blanco arrossisce: “Ehm, signor Presidente ero venuta per ricordarle i suoi primi impegni da Presidente.”
“Impegni? Ah si, certo, i miei impegni…”
“Gli impegni a cui il Presidente deve assolvere nei primi giorni di presidenza…”
Super Dan tace con aria seria e mascellone serrato.
“I suoi impegni signore, gli impegni da Presidente.” continua Blanco.
“Ma certo, certo, i miei impegni, sono il presidente adesso. Lo so benissimo. E…di cosa si tratta?”
Moore sottovoce a Blanco: “Uno per volta, mi raccomando, e lentamente, potrebbe confondersi.”
In quel momento entra trafelato Bell che si blocca di fianco a Moore senza parole.
“Si faccia forza.” gli suggerisce Moore.
“Beh, che fa lì fermo come un baccalà?” ringhia il Presidente.
“Sta tentando di riprendere fiato dopo questa visione.” risponde Moore.
“Beh, che c’è di strano? Mi sto preparando alla foto di rito col nostro simbolo nazionale, e allora? Che accidenti avete da fissare così tanto?”
In quel momento uno dei make up artists, piuttosto imbarazzato, con delicatezza solleva il parrucchino per disinfettargli le ferite sulla testa, provocando l’ira di Super Dan che gli strappa di mano il parrucchino e se lo rimette in testa, tutto storto da un lato.
A quella vista Bell, educato fin dalla tenera età alla disciplina e allo studio dell’economia ma non a simili spettacoli, ha un mezzo attacco di panico, tira fuori l’inalatore per l’asma e comincia ad aspirare.

“Oddio…Santo cielo, un attacco d’asma, lo sapevo.”
“Che diavolo fai, come ti permetti? Io sono il presidente!” ruggisce contro il make up artist.
“E questi sono i suoi capelli…” aggiunge Moore.
Il Presidente fulmina con uno sguardo Moore, che precisa: “Cosa c’è? Ho fatto solo le presentazioni. Tra persone educate si usa.”
“Caught caught, aiuto, non respiro, lo sapevo.” tossisce Bell.
Entra di corsa anche Wright che si ferma incredulo di fianco agli altri fissando il Presidente e l’aquila.
Uno dei make up artists dell’aquila si rivolge ai presenti. “Allora come vi sembra? Non sta venendo male, vero? Sembrava impossibile invece ce l’abbiamo quasi fatta.”
Moore guarda l’aquila. “Già, ha ragione, ancora una pennellata o due e potrebbe davvero sembrare un presidente.”
“Oddio, ma che succede adesso?” dice Wright riprendendosi dallo shock. “Che cos’è…questo?”
Bell continua a inspirare dall’inalatore: “Oddio, anf anf, un attacco di panico, non respiro, lo sapevo.”
“E lei non mi guardi con quell’aria da ebete!” strilla il Presidente. “Ci stiamo preparando per quella stramaledetta foto di rito col nostro simbolo nazionale. Che ha da fissare così tanto?”
“Forse il nostro simbolo nazionale morto e stecchito?” domanda Moore.
“Beh non è colpa mia, è stato quel dannato uccellaccio ad attaccarmi, mi ha inseguito per tutta la stanza, mi pure ha ferito. Scommetto che in America queste cose non succedono al mio collega Donald Trump!”
Uno dei suoi make up artists solleva con una mano il parrucchino per mostrare i graffi sulla testa.
“È vero, ha ragione, poverino, guardate qui cosa gli ha fatto.”

“Dammi qua, cosa fai, sei impazzito? Come ti permetti? Io sono il Presidente!” esplode rosso in faccia di rabbia.
“Già, da non credere, vero?” commenta Moore.
Infuriato strappa il parrucchino dalla mano del make up artist e se lo sbatte sulla testa, storto da un lato.
In quel momento il sogno di Wright di entrare in politica per aiutare davvero gli altri, anteponendo l’interesse del paese anche ai propri, iniziò a sgretolarsi…
“E tu cos’hai da fissare così, eh?” strepita il grande capo.
“Niente signor Presidente, niente, volevo…volevo soltanto ricordarle i suoi prossimi impegni.” farfuglia Wright paonazzo per l’imbarazzo.
“Anche tu! Tutti quanti con questi impegni! E va bene, quali sono questo dannatissimi impegni?”
Il generale Byjove entra in momento e si ferma sulla soglia sbigottito. “Ma che sta succedendo qui?”
“Non si preoccupi, è un concorso di bellezza.” chiarisce Moore.
“Secondo me vince l’aquila.” fa Blanco.
Super Dan paonazzo perde il controllo. “Ma che diavolo è questa, una riunione di famiglia??”
“No, signor Presidente, veramente sembrerebbe una riunione di Governo.” risponde calmo Bell, col suo inalatore sempre in mano.
“Bell, che diavolo stai dicendo?? Era una battuta la mia!” grida l’uomo col parrucchino. “Torna in ospedale, torna nel tuo loculo, sparisci!”.
Super Dan si toglie il parrucchino per scagliarlo contro Bell, che scappa fuori, ma lo manca e continua a volare per la stanza atterrando ai piedi di Naive, appena giunta, che grida spaventata.
“Fuori tutti, uscite di qui! Aspettate che finisca questa maledettissima foto!” strepita il grande capo spelacchiato.
Il suo Staff esce dalla stanza in fretta.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO FUORI DALLA OLD EAGLE ROOM.
“Oddio, povero Presidente, si è strappato i capelli.” mormora dispiaciuta la giovane segretaria.

“Si, hai visto? È proprio terribile.” aggiunge Moore ironico.
“Miss Naive, non vorrei sembrarle pignolo, ma, ecco, quelli non erano esattamente i capelli del Presidente.”
“Oh no, li visti bene, erano proprio i suoi capelli, se li è strappati dalla testa!”
“Già, guarda cosa ti combina lo stress, vero?” incalza Moore.
“Già, davvero, poverino. Ma arrivare a strapparsi i capelli…”
“Ma si sente bene?” chiede Wright agli altri.
“Temo di sì” replica Blanco.
“Miss Naive,” insiste Wright, “non vorrei sembrarle insistente, ma quello era un parrucchino, non erano capelli del Presidente.”
“Cosa? Un parrucchino? Davvero? Dio sia lodato, povero Presidente, pensavo che si fosse strappato i capelli. Ma…un momento…ma se era un parrucchino allora vuol dire…vuol dire che il Presidente è calvo?”
“Esatto! E adesso che hai indovinato, hai diritto a girare la ruota!” esclama Moore.
“Pensavo di lavorare per il mio paese in condizioni migliori di queste.” mormora sconsolata Blanco.
Moore rivolge uno sguardo sconsolato al parrucchino a terra sulla soglia della porta: “Anch’io.”
Intanto arriva in tutta fretta la First Lady. “Mi hanno detto che mio marito si trova qui.”
“Esattamente, proprio dietro quella porta. Etciù!” replica Bell, appena cacciato dalla stanza a colpi di parrucchino.
“Mi hanno detto che è seduto e non può muoversi, ne avrà per un po’, è vero?”
Dalla soglia della stanza Moore, Blanco, Wright e Naive si guardano l’un l’altro perplessi.
“È circondato dai make up artists, dubito che lo lascino alzare dalla poltrona.” risponde Bell.
“Perfetto, era quello che volevo sapere. Vi ringrazio signori.”
“Già, devono pure rimettergli in testa i capelli.” interviene Naive.
Gwendoline stupita segue lo sguardo di Naive che sta fissando il parrucchino per terra e quando lo vede, imbarazzata, si avvicina lentamente per raccoglierlo.
“Scusate, ehm, sapete com’è, troppi pensieri per la testa…” Poi col parrucchino in mano entra nella stanza.
“Pensieri…in quella testa?” si domanda Moore.
I componenti dello staff si guardano l’un l’altro incuriositi, per poi avvicinarsi in punta di piedi alla porta della Old Eagle Room e sbirciare all’interno.
Gwendoline è vicino al marito, lo consola, lo coccola, lo accarezza, gli rimette in testa il parrucchino, lui sorride felice.
Mentre la moglie è chinata su di lui e lo abbraccia, con una mano gli sfila abilmente il portafoglio, mentre lo bacia sulle guance gli sfila la carta di credito e gli rimette il portafoglio nella giacca.
I sei dello staff presidenziale parlano tra loro sottovoce.
“C’è qualcosa che non va.” commenta Blanco.
“Direi anch’io, non capisco.” concorda Wright.
“Ma che dite?” sospira la giovane segretaria. “È così romantica, guardate come lo ama.”
“Con quanti zeri si scrive romantica?” è la stilettata di Moore.
“Non è possibile, sta derubando il Presidente. All’attacco.” prorompe il generale Byjove, che cerca di sguainare la sciabola, subito bloccato da Blanco.
“Ma che fa, è impazzito? Si fermi.” intima Blanco. “Quello non è un furto e quello non è un Presidente.”
“Ah no?? e chi sono allora??”
“Lei è una moglie e quello è suo marito.”
Bell: “Sta uscendo, via presto!”
I sei tornano con pochi passi veloci dove erano prima nel corridoio. Gwendoline esce veloce, passa davanti a loro con un sorriso e se ne va. I sei salutano fingendo indifferenza.
“Caught caught. Ehm, allora come procede…il programma per l’economia?” balbetta Bell.
“A gonfie vele” risponde Moore “Soprattutto le detrazioni fiscali.”
Dall’interno della Old Eagle Room di sente il Presidente gridare.
“No! No! Ancora la carta di credito, no! No!”
Il grande capo esce dalla stanza correndo col parrucchino storto in testa.
“E queste invece sono le richieste di rimborso spese.” conclude Moore.
“Da che parte è andata mia moglie?”
Tutti e sei indicano la parte opposta a quella in cui è andata: “Di là!!”
“Chiudete i cancelli, non lasciate uscire mia moglie!” urla il Presidente che si lancia all’inseguimento di corsa, facendo sobbalzare il pancione.
“Suggerisco di andargli dietro, non vorrei succedesse qualcosa di spiacevole.” propone Bell.
“Tipo perdersi nella Big House?” aggiunge Moore.
“Quella muchacha comincia a starmi simpatica.” bisbiglia Blanco.
“Miei prodi, dividiamoci, come fanno i soldati in perlustrazione.” grida il generale. “Lo troveremo prima!”
Arriva Ms Brontenserious con passo spedito, Moore la ferma e le chiede di accompagnarlo a cercare il Presidente, mentre gli altri vanno in altre direzioni. Pochi minuti dopo…
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – UNO DEI CORRIDOI.
Super Dan cammina col fiatone per il corridoio cercando la moglie ovunque. Apre la porta della biblioteca, entra e si guarda intorno con espressione perplessa.

Moore e Ms Bronteserious lo vedono, lo raggiungono ed entrano. Il grande capo è disorientato e si guarda intorno con le braccia sui fianchi.
“Possiamo esserle di qualche aiuto, signor Presidente?” domanda Moore.
“Cosa? Ah, si, forse…”
“Dica pure, ha bisogno di qualcosa?”
“Ecco…Questa stanza…”
“Si?”
“Questa stanza…ma che diavolo è?” chiede il Presidente. “Voi per caso lo sapete?”

“Ma Herr President…questa è una biblioteca.” risponde la governante austriaca.
“Aaahhh…ecco…E che accidenti sarebbe?”
“Ma…ma…Herr President…”
Moore prende Ms Bronteserious per un braccio interrompendola.
“È un ripostiglio, signor Presidente, un grande ripostiglio dove mettere le vecchie cianfrusaglie.”
“Aahh, lo dicevo io, un posto inutile, non serve a niente.”
Super Dan esce, ha riacquistato il sorriso, tira fuori dalla giacca un taccuino e una penna. “Ecco qua, la segnerò nell’elenco delle stanze inutili da evitare.”
“Saranno quattro anni duri.” sospira Moore.
“Dovevo rimanere a lavorare in Austria, ja.”
“Dovevo chiedere il triplo.”
Escono, Ms Bronteserious va a destra e Moore insegue il suo capo, che intanto incrocia Wright.
“Signor Presidente, non vorrei sembrarle pedante, ma si ricorda l’incontro con gli ambasciatori stranieri, vero?”
Lui rimane immobile, in silenzio, serra la mascella e fissa davanti a sé il vuoto per mostrarsi sicuro, ma in realtà non sa neppure di cosa stia parlando.
“Signor Presidente, l’incontro è imminente, ha scelto gli argomenti che affronterete insieme?”
Super Dan statuario guarda il suo collaboratore con fare guardingo. “Certo, gli argomenti che affronterete…”
Wright è perplesso. “Affronterete…voi, signor Presidente, non noi.”
Il gran capo serra la mascella ancora di più, si mette con i pugni sui fianchi guardando in alto per ostentare sicurezza. “Assolutamente, che affronteremo, insieme!” proclama. “Tutto a posto, tranquillo. Puoi andare.”
“Signor Presidente, se desidera qualche parere differente o un punto di vista esterno sono a sua disposizione.”
“Tutto a posto, ho detto, tranquillo, è tutto fatto. Puoi andare, puoi andare.”
Wright si allontana dubbioso, Il Presidente se ne va dall’altra parte.
Wright incrocia nel corridoio Moore, Bell e Blanco.
“Come è andata?” gli domanda Moore.
“Mah, non saprei, sembrava sicuro di sé.”
“Il che vuol dire che non sa niente.” gli chiarisce Moore.
“Ma veramente ha detto che è tutto a posto!”
“Per caso aveva lo sguardo fiero, rivolto verso l’orizzonte?”
“Si, esatto!”
“Mascella serrata e aria da vero condottiero?”
“Esattamente!”
“Posa autoritaria e tono da autentico comandante?”
“Precisamente! Proprio così!”
“Non sa un accidente. Non sapeva neppure di cosa tu stessi parlando.” conclude Moore, che si gira e se ne va con aria disinvolta.

“E adesso? Che facciamo? Cosa dirà agli ambasciatori?” si chiede Wright preoccupato. “Oddio, sarà un disastro.”
“Cosa? Un disastro? Il secondo giorno del suo mandato?” bofonchia Bell. “Oh no, no, Oddio, mi sento male.” e tira fuori l’inalatore per l’asma e ed inizia a inspirare profondamente.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – IN UN ALTRO CORRIDOIO.
Super Dan non si sente più tanto Super, è solo, tutta la sua baldanza non c’è più, il panico lo assale, entra in una stanza per non essere visto e comincia a camminare su e giù per la stanza preoccupato.
Preoccupato, con una mano solleva la parrucca dalla testa e con l’altra mano si dà una grattata. Pensa ad alta voce.
“Gli ambasciatori, e quanti saranno? E chi li conosce? Da tutti quei paesi poi. Io non ricordo nemmeno i nomi dei miei vicini di casa!”
“Dovrà pur esserci una soluzione. Deve esserci una maniera per…ci sono! Ci sono! Ma certo, ecco cosa devo fare!”
Esce di corsa e va a cercare Moore.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – NEL CORRIDOIO VICINO.
Il Presidente arriva correndo, nel frattanto Moore, Wright, Bell, Blanco stanno parlando dell’incontro con preoccupazione.
“Moore, Moore!” grida il grande capo.
“Eccolo finalmente. Adesso deve ascoltarci, basta andare di qua e di là.” dice Blanco preoccupata. “Deve prepararsi all’incontro, ne va dell’immagine del paese.”
“Moore, cercavo proprio lei. Le devo parlare.”
Super Dan prende per un braccio Moore e lo porta in disparte perché gli altri non sentano.
“A proposito dell’incontro, quello con gli ambasciatori, volevo chiederle…ecco…secondo lei esisterà un libro dove ci sono elencati tutti i paesi del mondo? Ne avranno mai scritto uno così?”
Moore, finge di pensarci intensamente. “Dunque, mi lasci pensare. Forse ne esiste uno così…uhm…”
“Davvero? Esiste sul serio un libro del genere? Dio sia lodato. E lei non sa dove posso trovarlo?”
“Se non sbaglio l’avevo sentito nominare una volta, beh, certo, è passato tanto tempo…”
“Ah, beh, certo, deve essere roba antica, una cosa rara. Ma ne esiste ancora qualche esemplare?”
Moore lo guarda con disappunto. “Esemplare, ha detto? Si, un cucciolo o due.”
“Cosa??”
“Volevo dire copie, signor Presidente, copie. Credo lo chiamassero atlante, se non ricordo male.”
“Sul serio? Fantastico! E mi dica, dove si può trovare uno di questi atlantici?”
In quell’istante arriva Naive che sente la parte finale della conversazione. “Atlantico? Oceano? Andiamo in crociera? Che bello, e quando si parte?”
“Faccia presto, signorina” precisa Moore. “Il Presidente sta giusto per imbarcarsi.”
“Stupendo! Ho sempre adorato le crociere! Prendo il bikini e la valigia e sono pronta. Quando partiamo, signor Presidente?”
“Anche subito, ho prenotato due biglietti per voi.” risponde Moore.
“Stupendo! Adoro le crociere! E come si chiama la nave?”
“Titanic.”
“Ma quale crociera e crociera” sbotta Super Dan. “Smettetela con queste sciocchezze, adesso mi serve uno di quei cosi che si leggono…”
“Si chiamano libri.” precisa Moore.
“Libri, appunto, libri, e io che ho detto. Lei sa dove posso trovare uno di quei atlantisti?”
“Credo proprio che ne sia rimasto uno nella nostra biblioteca.”
“E che cos’è una biblioteca? Dove diavolo la posso trovare?”
“Provi nel grande ripostiglio, sa dove mettiamo tutte le vecchie cianfrusaglie, si ricorda?”
“Ma sì, certo, certo. Ah Moore, lei è un genio. In mezzo a tutto quel ciarpame vuoi che non trovi quel cavolo di atlantidesco? Grazie. Grazie mille.”
Il Presidente parte di corsa verso la biblioteca.
“In crociera, il Presidente mi porta in crociera!” esulta la segretaria che va via urlando ai quattro venti la notizia.

“Aspetta che torni la moglie…” mormora Moore.
INTERNO – PIANO TERRA DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO FUORI DALLA SALA DELLE CERIMONIE.
Dopo alcuni minuti. Wright, Bell, Byjove e Blanco stanno discutendo preoccupati.
“Gli ambasciatori sono già dentro, nella Sala delle Cerimonie. E il Presidente è sparito.” dice Blanco allarmata.

“Che facciamo, non è mai successa una cosa del genere.” ansima Bell. “Sarebbe un’offesa per tutte le nazioni che rappresentano.”
“Dobbiamo guadagnare tempo in qualche modo, in attesa di trovare il Presidente.” propone Wright.
“Giusto! Dobbiamo guadagnare un po’ di tempo.” concorda Bell.
“Si, ma come?? E dove si è cacciato il Presidente? Oddio, il mio inalatore…”
Blanco: “Ho sguinzagliato tutto il personale di servizio della Big House alla ricerca del Presidente, ma finora nulla, è sparito.”
“Anch’io ho dato ordine a tutti gli agenti di servizio di trovarlo, ma sembra volatilizzato.” spiega il generale.
“Siamo rovinati, questa è la fine, ancora prima di iniziare.” dice Bell aspirando dall’inalatore.
“Non lo dire nemmeno, io non ho mi sono mai arreso in vita mia!” afferma Byjove con la mano pronta sulla sua sciabola.
“E cosa vuole fare, andare lì dentro e dire a tutti di tornare un’altra volta?” gli chiede Wright.
“Dici che si possa fare? Si?” fa Bell speranzoso.
“Bell, sciagurato ectoplasma, la smetta di dire fesserie!” strepita Byjove. “E voi la volete finire di piagnucolare come della mammolette? Ho capito, ci devo pensare io, come ai vecchi tempi! Li tengo occupati io quegli ambasciatori dei miei stivali!”
Byjove sfodera la sciabola e tenendola in alto va con passo deciso verso la Sala delle Cerimonie.
“Ho affrontato orde di nemici in tutti i continenti del mondo. Volete che abbia paura di quattro stoccafissi vestiti da pinguini? Fate largo, arriva Byjove!!”

La porta si chiude sbattendo alle sue spalle. I Presenti rimangono immobili, tacciono spaventati.
Arriva Moore ansimante. “Avete notizie del Presidente?”
“No, è introvabile.” gli risponde Blanco. “Tutti lo stanno cercando, dagli agenti al personale di servizio, ma niente.”
“Temo il peggio.”
“Peggio di così? Sta scherzando?” ansima Bell agitato.
“Purtroppo no.” prosegue Moore. “Ho un brutto presentimento riguardo al Presidente.”
“Che vuol dire?” domanda Blanco.
“La segretaria Naive saltellava dalla gioia per tutti i corridoi dicendo a tutto il mondo che il Presidente sta per portarla in crociera.” continua Moore.
“Cosa? Ma è impazzita?” esclama Wright. “Il Presidente non farebbe mai una cosa del genere!”
Bell, Blanco e Moore si girano verso Wright e lo fissano.
“Il Presidente non lo farebbe mai…vero?” chiede timidamente Wright.
Bell, Blanco e Moore continuano a fissare Wright senza parlare.
“Non lo ha fatto, vero?”
“Santo cielo, è scappato in crociera con la segretaria.” piagnucola Bell. “Domani i giornali ci metteranno tutti sulla graticola. Finirò a vendere frigoriferi in Alaska. Datemi l’inalatore.”
“Non è scappato da nessuna parte, non ha fatto in tempo. La moglie ha incrociato Naive lungo i corridoi.” precisa Moore.
“E come l’ha presa?” chiede Wright.
“Ha staccato una scure antica dal muro della Sala delle Armi ed è andata a cercare il marito.”
“Oddio, una scure!” sospira Bell cercando le pastiglie per fermare l’attacco di panico.
“E adesso? Cosa dobbiamo fare? Diamo le dimissioni e cambiamo nome?” dice Wright sconsolato.
“Prima sarà meglio preparare qualcos’altro.” conclude Moore.
“E cosa?” chiede Blanco.
“Un funerale e subito dopo l’elezione di un nuovo Presidente.”
“E non è finita.” continua Blanco. “Byjove è appena entrato nella Sala delle Cerimonie per parlare con gli ambasciatori stranieri. Al posto del Presidente. Impugnava la sciabola.”
“Non pensavo che l’avrei mai detto, ma rimpiango il Presidente.” sospira Moore.
INTERNO – PIANO TERRA DELLA BIG HOUSE – SALA FORD – NOTTE FONDA.
Blanco, Wright, Bell, Moore e Byjove riuniti parlano dell’incontro di quest’ultimo con gli ambasciatori stranieri.
Intanto arriva Naive con dei documenti.
“Ecco l’elenco dei paesi che mi aveva chiesto.”
“L’ho chiesto io, è il resoconto della serata.” dice Blanco prendendo i fogli per esaminarli. “Questo è l’elenco dei paesi che hanno interrotto i rapporti diplomatici con noi. Questi sono i paesi che sono usciti dagli accordi commerciali stipulati con noi ed infine ecco i paesi che hanno ritirato i propri diplomatici da Mont of Groovia in attesa delle nostre scuse ufficiali.”
Gli sguardi di tutti sono puntati sul generale Byjove, che tenta una disperata difesa.
“È una cospirazione contro il nostro amato presidente! E’ un complotto! Ecco cos’è! Alle armi, difendiamo il paese!”
E sguaina la sciabola con veemenza colpendo col pugno ancora Bell in faccia, che vola nuovamente all’indietro, atterrando sulla schiena.
Sanguinante dal naso, Naive si china su di lui, facendogli ancora uscire gli occhi dalle orbite.
“Ma lo vuole proprio ammazzare questo poveretto?” esclama Blanco.
“Beh, non ci manca molto.” è la considerazione di Moore.
“Ancora a terra? Ma che ci fa sempre a terra? Ma lei dove l’hanno trovata, in un reparto ortopedico?” inveisce il generale. “Rimettetelo nel suo polmone d’acciaio e levatemelo di torno. Qui non si fanno prigionieri.”
Byjove fa volteggiare la sciabola in aria, nessuno riesce ad avvicinarsi per fermarlo.
“All’attacco! Dobbiamo subito riunire un consiglio di guerra!”
“Ma chi l’ha chiamato questo nel Governo?” domanda Blanco esterefatta.
“Il Presidente.” risponde Moore. “Ne ha scelti due: lui e la segretaria Naive.”

In quel momento irrompe Gwendoline nella stanza, si guarda attorno e va dritta verso Naive.
“Ah, eccoti qua. Proprio te cercavo. Ho sentito che sei in partenza…”
“Si, parto in crociera. Non è fantastico?”
“Si, davvero fantastico. E ci vai da sola in crociera?”
“Oh no, col Presidente! Partiamo subito, anzi mi scusi, vado a prendere il bikini.”
Gwendoline si avventa su Naive che scappa cercando di ripararsi dietro i presenti, Byjove agita la sciabola urlando alla chiamata alle armi, Bell a terra sanguinante rischia di essere calpestato dagli altri che cercano di evitare i fendenti del generale.
Questo è il secondo giorno del nuovo governo Kramp.
Alla settimana prossima. Sigla!