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2 Dic

Episodio 20 – Internet o Corea? – di Eugeniusz S. Lazowski

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – CORRIDOIO FUORI DALLA SALA ROTONDA – MATTINA.

Una riunione di Gabinetto urgente è stata indetta dal Segretario di Stato Maria Isabel Blanco. Nessuno sa di cosa si tratti.

Fuori dalla porta gli altri componenti dello staff passeggiano avanti e indietro preoccupati, in attesa del Presidente, che però è già dentro.

Finalmente arriva Blanco e tutti ansiosi le vanno incontro.

“Calma signori, calma. Entriamo, così avremo modo di affrontare la questione.”

Entrano, Super Dan è già seduto, la testa bassa sul suo smartphone appoggiato sulle gambe. Tutti lo salutano e poi prendono posto.

“Signori, scusate se ho indetto questa riunione senza alcun preavviso,” esordisce il segretario di Stato, “ma le circostanze non mi hanno lasciato scelta. La situazione in Corea del Nord richiede tutta la nostra attenzione.”

“È davvero così grave?” chiede Bell. “Si pensava che parte delle dichiarazioni del leader coreano fossero spacconate.”

“Purtroppo non è così. Nella scorsa riunione avevamo deciso di imporre delle sanzioni economiche al regime di Pyongyang proprio in conseguenza dell’attività del centro di ricerca nucleare di Yongbyon. La centrale è il centro del programma nucleare nordcoreano e ospita il primo reattore nucleare del Paese.”

Super Dan continua a testa bassa a smanettare sul suo smartphone.

“E c’è dell’altro oltre questo?” si unisce Wright al dibattito.

“Temo di si.” replica Blanco preoccupata. “I nostri servizi segreti ormai ne sono sicuri. Laggiù si producono anche altri combustibili utilizzabili per bombe nucleari. Sembra che abbiano prodotto materiale sufficiente per sei o sette bombe atomiche.”

Cala il silenzio nella stanza, la tensione diventa palpabile, Bell tira fuori dalla giacca l’inalatore, Super Dan non fa una piega e rimane a testa bassa sullo smartphone.

“Signor Presidente, ha capito?” si rivolge Blanco a Super Dan. “Ormai la situazione è al limite”.

“Dica pure che la situazione è critica.” aggiunge Bell, sempre più ansioso. “Signor Presidente? Signor Presidente?”

“Eh? Cosa? Ah, si, certo, certo, ho quasi finito.”

Poi si ferma un istante, solleva lo sguardo verso i collaboratori, ma non la testa che rimane abbassata.

“Sto concludendo un importante colloquio diplomatico con l’Europa.”

In realtà sta giocando col suo smartphone ad un videogame sulla Seconda Guerra Mondiale, con nazisti, partigiani, soldati americani, carri armati. Questa è l’Europa di cui parlava.

All’improvviso il gioco si blocca, manca la connessione, appare la scritta “you lose”. Super Dan smette di maneggiare lo smartphone, sbuffa, è seccato e si agita nervoso sulla poltrona.

“Maledizione, proprio ora!” impreca.

“Già, proprio ora, signor Presidente.” concorda Blanco. “Non è un buon momento per una crisi diplomatica, concordo con lei, Signor Presidente.”

Super Dan, non ancora soddisfatto, devia sui Social per aggiornare il proprio profilo e usa Photoshop per migliorare l’aspetto del suo parrucchino.

“La preoccupazione del Presidente è davvero commovente.” lo punzecchia il Capo di Gabinetto Moore. “E come vanno le cose con l’Europa?”

“Con l’Europa?? Ah, si, certo, l’Europa. Bene, bene, sto cercando di rafforzare i nostri rapporti.” risponde mentre sul suo Smartphone cerca di gonfiare i muscoli e aumentare la prestanza fisica delle sue immagini.

Ma ancora una volta la connessione salta sul più bello e stavolta perde davvero le staffe.

“Basta! Non se ne può più!”

“Giusto!” lo sostiene il generale Byjove. “Non se ne può più di questa Corea!”

“Signor Presidente,” cerca di mantenere equilibrio nella discussione Blanco, “ora più che mai dobbiamo essere lucidi, niente decisioni affrettate.”

“Dobbiamo mantenere i nervi saldi e analizzare ogni possibilità.” si allinea Wright alla visione diplomatica di Blanco.

“Giusto! Bombardiamoli!” esclama Byjove.

“Lucido e freddo come sempre il nostro generale…” considera Moore.

“Perché,” chiede Byjove risoluto, “che altro rimane da fare?”

“Calma, calma, sentiamo che cos’ha da dire il nostro Presidente.” propone Wright.

“Certo.” conviene Bell. “Qual è la sua opinione, signor Presidente?”

“I dipendenti della Big House intasano la linea un’altra volta!” sbotta Super Dan.

Il silenzio pervade la stanza, nessuno si muove.

“Ci sono troppi dispositivi connessi con la rete wi-fi!”

Tutti lo guardano perplessi.

“È ora di finirla! Non si può nemmeno finire in santa pace un…”

Super Dan si ferma, sente gli occhi di tutti su di sé, capisce di aver fatto una gaffe enorme.

“Un…un…”

“Sì?” attende Moore con un sorriso beffardo.

“Un…colloquio diplomatico con l’Europa, naturalmente.”

“Ma pensa,” risponde Moore, “io avrei detto un videogame.”

“Moore, ma che diavolo sta blaterando?” interviene Byjove in difesa del grande capo. “Se il nostro Presidente ha detto che sta colloquiando con l’Europa, vuol dire che si sta occupando di questioni importanti.”

“Tipo lo sbarco di Normandia?”

“Lo sapevo! Bravo Moore, lei è un vero condottiero, l’ho sempre detto io!”

“Ma quale sbarco??” sbianca in viso Super Dan.

“Quello che stava preparando col suo videogame…” insiste ironico Moore.

“Quale videogame? Ehm, non capisco…” balbetta Super Dan.

“Ottimo!” grida Byjove entusiasta. “Si torna ai vecchi tempi! Preparo le truppe! A quando lo sbarco?”

“No, no, ma che dite?” farfuglia Super Dan in difficoltà. “Nessuno sbarco, nessun videogame!”

“Ah no??” bofonchia Byjove deluso.

“No! E lei la smetta, Moore!”

“Per favore,” riprende nuovamente in mano la discussione Blanco, “vi ho convocato qui per discutere di una situazione molto delicata, che potrebbe avere gravi ripercussioni nel mondo intero: la corsa alla bomba atomica della Corea del Nord.”

“E la connessione internet della Big House sempre intasata!” aggiunge il Presidente.“Ma lo sbarco?” chiede il generale avvilito.

“La connessione internet??” strabuzza gli occhi Bell.

“Non capisco,” dice Wright, “Signor Presidente…”

“Ehm, sì…intendo dire….” balbetta Super Dan, “la…la sicurezza Nazionale!”

Il Presidente si arrampica sugli specchi per uscire fuori dalla situazione imbarazzante in cui si è cacciato.

“Esattamente, signori, si tratta di Sicurezza Nazionale. Sbaglio o questa è la Big House, il cuore pulsante del paese?”

“Certo, ma non capisco…” risponde confusa Blanco.

“Beh, vi siete mai chiesti se i telefonini del personale sono così sicuri come quelli di servizio del governo federale?”

Silenzio. Ancora una volta gli sguardi sorpresi di tutti si incrociano…questa volta Super Dan sta dicendo una cosa sensata!

“Propongo di vietare all’intero staff della Big House l’uso dei telefonini privati durante le ore di lavoro, soprattutto per le loro faccende personali.”

Ognuno incredulo ascolta in silenzio, Bell smette di aspirare dall’inalatore: il Presidente per la prima volta sta proponendo una iniziativa che ha la sua logica.

“E non è tutto.” prosegue Super Dan ormai infervorato. “Ci sono troppi dispositivi connessi con la rete wi-fi, dobbiamo imporre ai cellulari del personale delle restrizioni, come l’impossibilità di inviare messaggi di testo. Inoltre sui computer dei dipendenti dobbiamo bloccare alcuni accessi, come quello al servizio di posta elettronica personale.”

“Ma certo!” esclama Wright convinto. “Prima risolviamo queste faccende interne, e poi passiamo ai problemi all’estero.”

“Assolutamente!” sbatte i tacchi Byjove. “Il nostro Presidente è acuto come sempre, visto? D’altronde, come dubitarne?”

“Bocca mia taci…” mormora Moore.

“Potremmo incaricare qualcuno che si occupi di questo,” propone Bell, “un esperto del settore informatico.”

“Dei professionisti validi in diversi settori,” consiglia Wright, “dal marketing alla gestione del personale all’Ict, fino alla comunicazione.”

“Certo e potremmo andare oltre.” interviene Moore. “Si occuperà di creare un rapporto online più significativo tra governo e cittadini americani.”

“E che diavolo vuol dire?” bofonchia Byjove.

“Che darà maggiori opportunità agli utenti di interagire con il governo.” spiega Blanco.

“Ma che lingua parla?” domanda il generale titubante, “Presidente, lei ha capito di che sta blaterando?”

“Ma certo che ho capito, è tutto chiaro.” bluffa Super Dan.

“Mi viene in mente anche il nome,” aggiunge Bell, “CDO, ovvero Chief Digital Officer.”

“Ovviamente non dovranno esserci eccezioni per nessuno,” è la stoccata finale di Moore, “neppure per i sottoscritti.”

“Ma…ma…” balbetta Super Dan preso in contropiede.

“La cosa varrà anche per noi,” continua Moore con un sorriso rivolto a Super Dan, “dobbiamo essere i primi a dare l’esempio, vero signor Presidente?”

“Assolutamente!” esclama Byjove. “E adesso possiamo occuparci di faccende più serie, per favore?”

Tutti approvano, pur sorpresi dell’iniziativa del Presidente, che invece lancia dagli occhi lampi di odio verso Moore.

Blanco ora tenta di rimettere la discussione sui binari originari.

“La Corea del Nord, signori. La situazione è critica. Nel recente passato, grazie alla pressione esercitata dalle sanzioni economiche poste da noi e dalla comunità internazionale, si era impegnata a rinunciare al proprio programma nucleare, senza però mai dare seguito coerente a tali assicurazioni.”

“Ma che sta dicendo?” borbotta Byjove smarrito.

“La maggior parte dei nostri analisti” continua il segretario di Stato, “concordano nel sostenere che la disponibilità a denuclearizzare mostrata da Kim Jong-un negli ultimi tempi sia in realtà un “espediente” per ottenere un riconoscimento internazionale.”

“Cioè…” balbetta Super Dan frastornato.

“Signori, in definitiva le sanzioni economiche pare abbiano raggiunto il loro scopo.” prosegue Blanco risoluta. “Infatti secondo la visione più ottimistica, Kim Jong-un è convinto di non poter più incrementare il proprio arsenale nucleare, a meno di non ridurre il popolo alla fame.”

“Pezzenti morti di fame! Lo dicevo io! Sono solo degli straccioni!” irrompe Byjove.

“Generale, per favore, mi lasci finire.” riprende Blanco prontamente. “Per questo avrebbe deciso di migliorare il livello di vita della popolazione: la sua disponibilità a denuclearizzare non sarebbe altro che un espediente per ottenere un riconoscimento internazionale e un allentamento delle sanzioni economiche che attanagliano il Paese.”

“E che diavolo significa?!?” domanda sempre più confuso Byjove.

“Significa che dietro le belle parole del leader coreano, in realtà la situazione oramai è al limite.” chiarisce Bell.

“Vero.” interviene Wright. “Anche se non dobbiamo mai dimenticare che i dati in nostro possesso dimostrano che quel pazzo di Kim Jong-un possiede un arsenale atomico temibile, che potrebbe in teoria raggiungere il nostro paese.”

“Cosa??” sobbalza il generale sulla poltrona. “Raggiungere il nostro paese?? Ma state scherzando??”

“E potrebbe raggiungere anche gli Stati Uniti del nostro vicino Donald Trump.”

“Signori, scusate” richiama l’attenzione Moore, “le sanzioni economiche le abbiamo già poste, abbiamo inoltre convinto la comunità internazionale a seguire il nostro esempio. Oggi i risultati sembrano darci ragione, il leader nordcoreano è alle strette. E per concludere stiamo organizzando un summit tra lui e il nostro Presidente…”

Moore fa una breve pausa e sospira. “Che Dio ce la mandi buona…”

“La mia domanda è una sola,” riprende il capo di Gabinetto, “e cioè: che altro è possibile fare?”

“Se trovassimo qualcos’altro per aumentare la pressione su Kim Jong-un,” riflette Bell, “sarebbe il colpo di grazia per lui.”

“Dobbiamo assolutamente fare qualcosa!” li incoraggia il generale Byjove. “Qualcosa di decisivo e dobbiamo farlo adesso!”

“E cosa vuol fare, generale?” gli chiede wright scoraggiato. “Bombardarlo?”

“Finalmente uno che ragiona! Bravo figliolo!”

“No! Per favore no!” implora Bell, “non ricominciamo come la scorsa volta, niente opzione militare, chiaro?”

“Bell,” sbotta Byjove, “se tra i lombrichi esistessero le votazioni, lei sarebbe eletto Presidente a vita.”

“Calma” interviene decisa Blanco, “calma signori, esaminiamo i pro e i contro di ogni contromisura, senza escludere nulla.”

“Potremmo sanzionare ulteriormente le loro importazioni di riso, funghi, verdure e spezie.” prospetta Bell. “La loro produzione interna non soddisfa il fabbisogno della popolazione.”

“Riso?!?” si chiede Byjove.

“Certo,” chiarisce Wright, “sarebbe una misura drastica che colpirebbe la popolazione, ma se non ci fosse altra scelta…”

“Funghi?!?” continua a borbottare il generale.

“Ridurremmo la gente allo stremo, dobbiamo essere consapevoli di questo.” considera Moore. “Ma se la situazione dovesse precipitare, il riso effettivamente…”

“Verdure?!?”

“Beh, anche avocado, mango e papaya sono elementi essenziali dell’alimentazione di quel popolo, e in buona parte vengono importate.” aggiunge Blanco.

“Avocado, mango e papaya?!?” chiede Super Dan.

“Spezie?!?” bofonchia Byjove.

“Già” conclude Blanco, “e se uniamo tutto insieme otterremmo…”

“Un ristorante vegetariano!” esclama Byjove.

“Già” prosegue Blanco, “un ristorante…ma no, che dice…?”

“Apriamo un ristorante vegetariano??” strabuzza gli occhi Super Dan.

“Si!” interviene al volo Moore. “Apriamo un bel ristorante vegetariano.”

“Ah si??” domanda interessato Byjove.

“Ma certo!” replica il mordace Moore. “Un bellissimo ristorante vegetariano, con tante verdure, frutta, e fiori ovunque.”

“Ma non si potrebbe metterci almeno una salsiccia?” propone il generale.

“Salsicce?” risponde Moore. “In un ristorante vegetariano…e lei signor Presidente, che ne dice, le vogliamo mettere qualche salsiccia per il generale?”

“Beh…io…ma certo, che diamine, due salsicce non hanno mai ucciso nessuno.” ribatte Super Dan.

“E visto che ci siamo,” suggerisce Byjove, “non si potrebbe aggiungere qualche birretta?”

“Birra?” chiede provocatorio Moore. “Magari anche d’importazione? sempre fresche? Sia bionde che rosse?”

“Si! Si! Si!” saltella sulla poltrona il generale.

“No, un momento…” cerca di intervenire Blanco.

“Lei si impicci dei ristoranti suoi, che ai nostri ci pensiamo noi!” la stronca Byjove.

“Giusto. Vero signor Presidente?” continua Moore. “A proposito, e lei cosa ci aggiungerebbe al menu?”

“Beh, ecco…” borbotta Super Dan, riflettendoci seriamente, “se proprio devo, io inserirei anche le costine di agnello. Non si offenda Moore, non voglio criticare la sua idea del ristorante vegetariano, per carità, però se ci fosse anche qualche costina di agnello…”

“Signori, ma di che state parlando…” cerca di intromettersi Wright.

“Wright,” tuona Byjove, “lei continui ad occuparsi di papaya e funghi, che alle salsicce e alle costine ci pensiamo io ed il Presidente!!”

“Giusto!…Generale, mi perdoni, sono un vero sbadato…” si scusa Moore.

“Assolutamente!” gioisce Super Dan. “Dei bellissimi, lunghi spiedini con tanti pezzi di carne infilata…”

“E con qualche pezzetto di verdura, peperoni, zucchine…” consiglia Moore.

“Signori,” interviene Blanco energica, “la discussione sta degenerando, adesso…”

“Adesso passiamo all’arrosto!” esclama Super Dan. “E voi impicciatevi del mango e delle spezie.”

“Esatto!” lo sostiene Byjove. “Tenetevi quelle quattro foglioline da debosciati, che al cibo da veri uomini ci pensiamo noi!”

“Così parlano dei veri condottieri!” esclama Moore provocatorio.

“Esatto!” grida Super Dan. “Lei si impicci delle papaye sue!”

“Ben detto, signori!” continua a sfruculiarli Moore. “Bene, avete detto salsicce, costine di agnello, birre bionde e rosse…basta così? Possiamo aprire il ristorante?”

“Un momento, un momento, cos’è tutta questa fretta? Signor Presidente, e qualche salamella, non ce la vogliamo mettere?”

“Qualche? Anche tutte, generale, tutte quelle che trova!”

“Il tutto innaffiato da qualche boccale di birra fresca…” suggerisce Moore con un ghigno ironico.

“Signori,” cerca di interromperli Bell, “forse vi sta sfuggendo di mano la discussione…”

“Bell, lombrico,” ringhia il generale, “le faccio presente che sta per sfuggirmi di mano la mia sciabola…”

“Oddio, il naso, lo sapevo, il mio naso…” si lamenta Bell alzando la testa all’insù, mentre il naso inizia a sanguinare.

“Dove eravamo rimasti?” continua a girare il coltello nella piaga Moore. “Ah, si, la birra…fresca, con un po’ di schiuma…”

“Si, un po’ di schiuma, ma senza esagerare…” sembra quasi pregustarne il sapore il Presidente.

“Ehi, un attimo…e gli spiedini? Ci siamo dimenticati degli spiedini di carne!” esclama Byjove.

“E di una bella grigliata di carne mista, cucinata con la carbonella, che ne dite? La vogliamo aggiungere al menu?”

“Per mille spingarde!” grida Byjove, “La griglia è il mio pezzo forte! Nessuno mi batte davanti al barbecue!”

“Si metta in coda, generale, che alla griglia di carne sono il numero uno!”

“Sempre agli ordini, signor Presidente! Le farò da assistente cuoco!”

“Assistente cuoco?” interviene sbigottito Bell coi tamponi nel naso: “Ma signori, dobbiamo esaminare la situazione in Asia, dobbiamo decidere…”

“Se passarla per le armi o meno!” esplode Byjove.

“Giusto!” lo appoggia Super Dan, “Bell, torni in farmacia e ci rimanga fino al prossimo sciopero!”

“Dove eravamo rimasti?” continua a sfottere Moore. “Salsicce, costine, grigliate, birra…”

“Le bistecche!” salta su Byjove. “Alte tre dita, più grandi della mia mano…”

“Cucinate lentamente sulla griglia…” pregusta Super Dan con l’acquolina in bocca.

“E tagliate da me personalmente con la mia sciabola!”

“Il tutto innaffiato dalle migliori birre fresche del paese…” soggiunge Moore.

“Assolutamente!” scatta in piedi Super Dan. “E all’inaugurazione inviteremo il nostro alleato Donald Trump, un altro condottiero!”

“Alla salute!” scatta sull’attenti Byjove sguainando la sciabola, che sfiora il viso di Bell, che riprende a sanguinare dal naso più di prima.

“Oddio, mi ha quasi decapitato! Mi ha quasi staccato la testa con la sciabola!”

“Generale, ma è impazzito? Cosa sta facendo??” grida Blanco ormai sfinita.

“Stiamo aprendo un ristorante!” risponde Byjove in piedi, con la sciabola protesa verso il cielo.

“Ma quale ristorante??” alza la voce anche Wright. “Dovevamo decidere quali ulteriori sanzioni applicare a carico della Corea del Nord!”

“La Corea del nord?!?” esclama Super Dan sbigottito.

“Quegli sporchi musi gialli??” grida il generale. “Ancora loro? Bombardiamoli!”

“Oddio, li bombarda, li bombarda…” piagnucola Bell ficcandosi i tamponi nel naso e cercando l’inalatore.

“Qui nessuno bombarda nessuno!” strilla Blanco fuori di sé.

“E nessuno apre nessun ristorante!” urla Wright.

“Ristorante??” sobbalza Byjove. “Chi ha toccato il nostro ristorante? Giù le mani dal ristorante!”

“E le salsicce,” continua a stuzzicarli Moore, “birra e salsicce!”

“E giù le mani dalle mie salsicce, chiaro?” sbraita il generale.

“E anche dalle mie!” grida Super Dan.

“Il mio naso, Il mio naso…” è il lamento di Bell.

“Bell,” strepita il generale Byjove, “sottospecie di larva di lombrico, torni nel suo bozzolo e non esca più fuori!!”

“Basta!” grida Blanco. “Io do le dimissioni! Non è possibile governare in questo modo!”

“Governare?!” urla Super Dan. “Ma se stavamo parlando del nostro ristorante!”

“No, no!” interviene Wright che prende il coraggio a due mani. “Non esiste nessun ristorante!”

“Nessun ristorante!” si associa Blanco urlando.

“Nessun ristorante!” mugugna Bell con voce nasale, a testa in su e i tamponi nel naso.

Nella stanza è sceso il silenzio.

Tutti sono in piedi, fermi, coi visi paonazzi.

Bell aspira dall’inalatore col naso gonfio come una patata, Byjove col braccio e la sciabola distesi verso il cielo, il parrucchino di Super Dan giù sulla fronte a coprirgli gli occhi.

“Niente ristorante…” mormora tristemente Byjove.

“Niente salsicce…” gli fa eco Super Dan da sotto il parrucchino.

Blanco si risiede lentamente e così fanno tutti. Poi riprende la parola, scandendo ogni sillaba.

“Dai dati in nostro possesso ci risulta che la Corea del Nord disponga un arsenale atomico paragonabile al 40% del nostro.”

Tutti ora seguono in silenzio.

Byjove pensa ancora alle salsicce, Bell al suo naso, il cervello e il parrucchino di Super Dan, invece, sono in completa balìa della nebbia.

“Sono costretta a ribadire quanto già detto, e cioè che quel pazzo di Kim Jong-un potrebbe, almeno in teoria, raggiungere il suolo del nostro paese.”

“Per mille bombardieri!” si ridesta Byjove. “A questo punto dobbiamo stabilire tutte le possibili fasi di un attacco militare preventivo. Signor Presidente, è pronto?”

“Si, stabiliamo le fasi militari!”

E dalla sua valigetta ventiquattrore Super Dan tira fuori il Risiko, lo sbatte sul tavolo, apre il tabellone e inizia a disporre i carri armati di plastica e i soldatini, eccitato come un bambino.

Si toglie il parrucchino, che appoggia sul tavolo e si schiaffa in testa l’elmetto militare.

Il generale Byjove saltella sulla poltrona dalla gioia e dispone le sue truppe usando la sciabola.

Bell sviene col capo all’indietro, Blanco si accascia annichilita sbattendo la testa sul tavolo, Wright inizia a cantare a mezza voce “Nobody Knows the Trouble I’ve Seen”.

Moore, quintessenza della compostezza britannica, accenna un sorriso. “Conosco i miei polli…”

Così si conclude la seconda seduta per discutere della Corea del nord e del suo Presidente Kim Jong-un tenuta dal governo del Presidente Daniel Kramp.

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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