INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – NOTTE.
Le ombre della sera avvolgono il giardino della dimora presidenziale in un colore viola scuro, una piacevole frescura regala il meritato ristoro a chi ha iniziato la giornata di lavoro all’alba.
Super Dan è appena rientrato nelle sue stanze, spossato da un altro lungo, estenuante giorno da Presidente. Gli impegni quotidiani riempiono la sua vita e gravi responsabilità pesano sul suo capo e sul suo parrucchino. Videogames, la cura dei suoi parrucchini, mangiare salsicce e patate di nascosto dalla moglie, trascorrere ore e ore sui Social Networks.
Tutto ciò avrebbe schiacciato chiunque, ma non le possenti spalle di Daniel Kramp, in grado di reggere queste ed altre sfide ancora: le figuracce in pubblico, le gaffe con i giornalisti, la sua incompetenza in ogni settore dell’economia.
La sua forza d’animo incrollabile richiamava alla mente gli antichi eroi della mitologia greca: Paperino, Tom & Jerry, Stan Laurel & Oliver Hardy.
Il suo mascellone serrato e lo sguardo volto al futuro verso l’ignoto erano gli stessi di Ulisse che bramava il ritorno a Itaca, erano quelli di Davide di fronte al gigante Golia, gli stessi di gatto Silvestro di fronte alla gabbia di Titti.
“Caro, come è andata oggi?” chiede premurosa la First Lady.
“E come vuoi che sia andata,” bofonchia a malapena Super Dan lasciandosi andare sul divano, “non lo vedi?”
Lei si avvicina e inizia a massaggiargli le spalle. “Non dovresti lavorare così tanto, sei sempre così stanco la sera.”
“E come faccio? Le riunioni, le decisioni da prendere, la responsabilità del paese…credi che sia facile reggere tutto questo da solo?”
“No di certo, tesoro, lo immagino, tutto questo sulle tue sole spalle: le battute di Moore da sopportare, la sciabola di Byjove cha salta fuori ogni tanto, le allergie di Bell, il frustino di Ms Brontenserious che ti fa sobbalzare…è decisamente troppo per un uomo solo.”
“Già, hai detto bene, cara, tu si che mi capisci…” sospira Super Dan alla moglie, incredula di fronte a tanto acume.
“Eh si, hai proprio ragione,” continua il Presidente, “un uomo solo non basta, non un uomo comune almeno…”
“No certo, ci vuole un uomo speciale per tutto questo.”
“Già,” continua il Presidente, “un eroe d’altri tempi, sai come quelli dei racconti…”
“Quali racconti?”
“Si, sai quegli eroi capaci di gesta memorabili, che vivevano in quel luogo leggendario…già, come uno di loro…” riflette ad alta voce Super Dan.
“Luogo leggendario?!”
“Si, esatto. A volte mi sento quasi come uno di quei personaggi leggendari che vivevano quel luogo mitico…l’Olimpo!”

“Oh… pensavo Disneyland…”
“Cosa? No…ma che dici, cara…io parlavo….”
“Troppo. È la stanchezza, te l’ho detto. La verità è che dovresti trovare un po’ di tempo per staccare la spina, tempo da dedicare a te stesso. E a noi due…”
“Tempo…e come faccio.” considera Super Dan mentre si alza per versarsi un po’ di whiskey. “Non è rimasto più il tempo per uscire, per un week-end, una gita, una serata fuori da soli…”
Il nostro eroe non riesce a concludere neppure la frase perché i suoi pensieri stanno già volteggiando nell’aria attraverso il tempo, fino ai giorni lieti dei concorsi di bellezza organizzati dalle sue società, che lui presiedeva puntualmente, senza mai saltarne uno.
Consigli di amministrazione, la nomina di nuovi consiglieri, i bilanci di fine anno, cosa potevano mai essere in confronto ad una sfilata di ragazze in bikini?
Tutto poteva essere rimandato, annullato o saltato pur di presenziare ad un concorso di bellezza in qualità di presidente della giuria.

Quando il dovere chiamava Super Dan rispondeva!
“…che hai?” lo scuote la moglie dalla sua visione.
“Cosa? Nulla, stavo pensando…cioè…pensavo…ai vecchi tempi in cui potevamo uscire.”
“Lo so, hai ragione, caro. Sai cosa ti dico? Se non hai il tempo di uscire, allora dovrai trovare qui il modo di rilassarti, qualcosa che ti faccia distendere.”
“E cosa potrei trovare qui?”
“Beh, ad esempio c’è una palestra ben attrezzata…”
Al primo cittadino va di traverso il primo sorso di whiskey. “Cough, cough…”
“C’è anche una grande biblioteca, potresti leggere tutti i libri che vuoi…”
Alla parola “libri” Super Dan rischia la morte per soffocamento.
“Ci sarebbe la sala da ballo.”
“Sala da ballo?…cough.” cerca ancora di riprendersi il Presidente.
“Certo. Non lo sai che c’è un maestro di ballo a tua disposizione?”
“Un maestro di ballo? Per me??”
“Certamente. Per i ricevimenti con gli ambasciatori stranieri, per le serate d’onore con personalità di spicco. Oppure pensi che tutti i Presidenti che sono passati di qui sapessero ballare il valzer perfettamente? Lo sai che anche in America alla Casa Bianca accade la stessa cosa? Anche il tuo amico Donald Trump probabilmente ha preso qualche lezione.”
“Non saprei…” balbetta Super Dan.

“Figuriamoci. Alcuni di loro hanno sicuramente imparato qui, nella sala da ballo e con il maestro di ballo della Big House.”
A quelle parole la mente del primo cittadino vola lontano, fuori dalla stanza, oltre il tempo e il parrucchino. È estate, il verde circonda ogni sguardo, Super Dan è giovane, con tutti i capelli in testa e nessun pancione appeso alla cintura dei pantaloni.
Le grigliate tra amici, la musica country, lui con gli stivali da vero cowboy scatenato in un ballo country western…e le salsicce, fiumi di birra e salsicce…

“…capisci, caro?” dice la voce della moglie che lo riporta al presente.
“Cosa?…si…certo…”
“Ma mi stai ascoltando? Oh caro, lo vedi? Ti porti dietro le preoccupazioni del lavoro anche qui. Sei troppo stressato, dovresti fare qualcosa.”
“E cosa? La biblioteca? La palestra?”
“D’accordo, d’accordo, se non ti vanno le cose che ti suggerito puoi sempre trovarne delle altre. In fondo la Big House è molto grande e noi non la conosciamo tutta. Sai quante stanze non abbiamo mai visto? E anche il suo giardino è davvero enorme, potresti scoprire ogni suo angolo nascosto e nel contempo fare delle belle passeggiate all’aperto.”
“All’aperto? Si…certo, cara, all’aperto…”
E la sua mente trapassa il parrucchino per librarsi verso il passato, si, all’aperto, all’aperto…la natura, gli spazi verdeggianti, gli alberi, l’erba…ecco, sì, l’erba.
Quell’erba che da giovane gli aveva regalato tanti momenti felici, e che ora, da Presidente, rifiutava di legalizzare, se non per motivi medici. “Ed io,” aveva sempre sostenuto, “sono molto malato…”

“Capisci?”
“Capisco?…Cosa? Ah, si, capisco, certamente…”
“Visto? Non mi ascolti più, ormai il lavoro ti assorbe completamente.”
“Dici? Forse hai ragione.” chiede Super Dan grattandosi il parrucchino.
“Ma certo. Forse da qualche parte proprio qui c’è un ambiente che potrebbe piacerti, ma se non lo scopri non lo saprai mai.”
“E va bene, cara, mi hai convinto. Da domani dedicherò il poco tempo libero che mi rimane all’esplorazione della Big House e del suo giardino!”
“Esplorazione?” mormora Gwendoline. “È arrivato Indiana Jones…”
“E comunque,” borbotta Super Dan tra sé e sé, “è sempre meglio della palestra.”
IL GIORNO DOPO…
Il giorno seguente, dopo cena, un’ombra rotonda, con una strana protuberanza sulla testa, scivola furtiva per i corridoi della Big House. Si ferma, poi riparte, infine scorre all’interno di una stanza.
La porta si chiude e la luce si accende illuminando l’ombra panciuta: è il nostro Presidente, con un elmetto da esploratore sulla testa .
Tutt’intorno il riverbero del metallo e delle armi rendono luminose le ampie pareti del salone, che sembra una macchina del tempo in grado di portare indietro ai fasti del medioevo e dei suoi cavalieri.
È il salone delle armature e armi antiche.
Lo sfavillio di tutti quegli scudi e spade apparivano ai suoi occhi come una miniera di diamanti, capace di attrarlo come un bimbo che si trovasse per la prima volta di fronte a una vetrina di dolci.
Ammutolito Super Dan inizia a camminare lentamente, quasi con timoroso rispetto, tra quelle splendide testimonianze di un tempo fatto di sfide, coraggio e onore, valori che egli sente suoi, proprio come birra, salsicce e patate.
Di fronte a tali resti di un glorioso passato quasi si commuove, rimane fermo sull’attenti, petto in fuori e pancia in dentro, portando l’elmetto sul petto.
Dopo un istante la panciera esplode, la pancia si affaccia in tutta la sua grandezza e il parrucchino, rimasto impigliato nell’elmetto, cade a terra.
Lo sguardo triste di Super Dan vorrebbe raggiungere il parrucchino, ma il suo pancione glielo impedisce, disegnando una semisfera sul pavimento proprio davanti a lui.
È in momenti come questi che viene fuori il carattere dei veri uomini.

È Super Dan ha un moto d’orgoglio, si china per raccogliere il parrucchino, ma sbilanciato in avanti dalla pancia cade sulle ginocchia.
Lo afferra, se lo sbatte sulla testa e con un colpo di reni si rimette in piedi.
Il luccichio delle armature è scomparso, la notte è scesa nella stanza… No, è il parrucchino che è sceso davanti agli occhi.
Lo sistema, si dà una scossa e parte deciso verso le armature, ora deve dimostrare di essere all’altezza degli antichi cavalieri che le indossarono, ormai è una questione d’orgoglio.
Eccola, bellissima, luccicante, con elmo e spada. Soprattutto è grande, molto grande per poter ospitare la sua pancia.
L’elmetto da esploratore vola via, il parrucchino appoggiato su uno scudo, la panciera esplosa atterra su un elmo…Super Dan è pronto.
Afferra dapprima l’elmo e se lo infila in testa, spinge, non entra…finalmente. Ci siamo, non vede nulla, salvo attraverso i piccoli fori della visiera che solleva.
Va davanti ad uno specchio antico e si guarda… È emozionato, un testone così luminoso non l’aveva mai avuto, neppure ai tempi dei primi parrucchini.
Ed ora sotto col resto. Ma come si fa?
Prova a voltarsi ma l’elmo glielo impedisce, è costretto a ruotare con tutto il corpo, decide allora di levarsi l’elmo e lasciarlo per ultimo.
Oh issa! Oh issa! Niente da fare, l’elmo è incastrato…
Super Dan preoccupato gira su se stesso cercando una soluzione, un’idea illumina i suoi occhi, eccola, proprio di fronte a lui: una gogna medievale!

Si avvicina, solleva la tavola superiore di legno, si piega in avanti e appoggia l’elmo nel suo foro e poi abbassa la tavola. Ora il suo testone è incastrato.
Le mani sulla gogna, i piedi puntati a terra, inizia a tirare indietro con tutte le sue forze, il collo gli duole, il capo anche, sente i battiti del cuore nella testa, ma non è il cuore, è il suo eco che si propaga negli spazi vuoti. Sente un rumore metallico, un altro, un altro ancora e poi parte all’indietro come un tappo di champagne.
Come una palla da bowling da cento chili vola per la stanza atterrando con le natiche sulle più antiche e preziose armature regalate negli anni ai Presidenti.

Elmi che volano in aria, armature smontate, scudi che sfrecciano come frisbee, Super Dan si ritrova sdraiato su parti metalliche di ogni genere, con tre spade che volteggiano in aria puntando dritto verso di lui.
Chiude gli occhi, raccomanda l’anima a Dio e quando li riapre le vede infilzate nel pavimento a pochi centimetri dall’orecchio destro, dall’orecchio sinistro e in mezzo alle gambe vicino i suoi gioielli di famiglia.
Super Dan è impietrito, i suoi pochi, veri capelli dritti all’insù per la paura, la sua testa rimbomba.

Si rialza a fatica, vacilla, le gambe reggono a fatica la pancia e lo sforzo. In piedi su un cumulo di ciò che fino a pochi minuti prima erano antichi e preziosi cimeli, sembra il fratello cattivo di Conan il distruttore.
Voci, rumori, qualcuno sta arrivando. Il panico lo assale, scatta zoppicante, afferra tutto ciò che aveva posato poco prima, si mette in testa l’elmetto da esploratore, sopra il parrucchino e la panciera a tracolla, poi saltella verso la porta, la apre quanto basta per sbirciare fuori.
Nessuno in vista, via, di corsa verso le proprie stanze, strisciando contro le pareti e nascondendosi dietro ogni pianta.
Sudatissimo, come avesse fatto una sauna. “Ma chi me l’ha fatto fare? Tanto vale che fossi andato in palestra…”
Finalmente la meta è raggiunta, la porta dell’appartamento presidenziale si chiude dietro di sé, Super Dan con gli occhi chiusi tira un lungo sospiro di sollievo.
Quando li riapre vede sua moglie in vestaglia davanti a lui, in piedi con le braccia conserte e la testa leggermente inclinata di lato.
La First Lady, invece, vede un uomo a pezzi, con l’elmetto da esploratore in testa, sopra il parrucchino e la panciera a tracolla.
“Posso spiegare tutto…” sono le uniche parole che escono dalla sua bocca.

“Ho capito, sarà un’altra lunga notte insonne…” sospira la First Lady con la pazienza di una santa.
INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – SALA ROTONDA – IL GIORNO SEGUENTE.
La Riunione tra il Presidente e i membri principali del suo governo volge ormai al termine.
“Bene, direi che per oggi è tutto.” conclude Super Dan. “Possiamo chiudere qui la riunione.“
“Si, certo.” conviene Moore. “Rimarrebbe solo un punto da discutere.”
“Davvero?” chiede Bell. “Abbiamo dimenticato qualcosa?”
“Non credo,” interviene Blanco, “abbiamo esaminato tutti i punti all’ordine del giorno.”
“Tranne il salone delle armature e armi antiche…” aggiunge Moore con un mezzo sorriso rivolto al primo cittadino.
“Ehm…non capisco, cosa c’entra questo salone?” balbetta Super Dan.
“Beh, le donne delle pulizie stamattina presto lo hanno trovato parecchio in disordine…”
“Le donne delle pulizie??” esclama il generale Byjove. “Ho capito bene?!?”
“Si, generale,” risponde Moore, “ha capito bene. Sa, stamane, dopo essere entrate nel salone, hanno detto di non averlo mai trovato in simili condizioni…”
“E chi se ne frega!” esplode Byjove. “Per due dita di polvere! Licenziatele se non sanno fare il loro lavoro!”
“Esatto, licenziatele!” gli fa eco Super Dan.
“Veramente han detto di aver trovato armature distrutte e le armi sparse ovunque, come se fosse entrato un tornado…”
“Cosa?? Armature distrutte??” sbotta Byjove.
“Esattamente, qualcuno è entrato ieri sera di soppiatto distruggendo quasi tutto.”
“Allarmi! Qualcuno voleva attentare alla vita del nostro Presidente! Agenti delle sicurezza a me!”
“Non si preoccupi, generale,” lo tranquillizza Moore, “sono già intervenuti ieri sera appena sentito un gran fragore, ma non hanno trovato nessuno. Purtroppo hanno mancato l’intruso di poco.”
“Sono riusciti a scappare?” finge sdegno il Presidente. “Come hanno fatto?”
“Già, come hanno fatto?” ripete il generale.
“Già, come hanno fatto?” domanda Moore.
“Come hanno fatto, vuol sapere lui…” grida Byjove.
“Come hanno fatto lo chiedo io!” strilla il Presidente per salvare la faccia.
“Come hanno fatto lo chiede lui!” gli fa eco Byjove.
“E anch’io lo vorrei sapere…” soggiunge Moore.
“Insomma qui chi lo vuol sapere??” sbotta il generale sempre più confuso.
“Tutti lo devono sapere!” strilla Super Dan.
“Tutti lo devono sapere…” si unisce Byjove al suo grido. “…ma sapere cosa, scusate…?”

“Chi si è introdotto stanotte nel salone delle armature e armi antiche.”
“Ah, già,” sbotta Byjove, “il salone, giusto! Insomma, chi è stato?”
“Non saprei.” dice Moore con finto stupore. “E lei, signor Presidente non ha nessun sospetto?”
“Io? Assolutamente nessuno. Ma scopriremo chi è stato. Generale, apra un’inchiesta e scopra chi è il colpevole.”
“Agli ordini.” scatta in piedi battendo i tacchi. “Troverò il colpevole.”
“Bravo.” risponde Super Dan.
“Lo stanerò anche all’inferno.”
“Bravo.”
“Lo arresterò.”
“Bravo.”
“E lo passerò per le armi.”
“Bravo. No…ehm…un momento…no, lo arresti e basta, d’accordo?”
“Neanche uno proiettile nelle gambe?” chiede deluso il generale.
“No! Lo arresti e basta. La seduta è finita, io mi ritiro nei miei appartamenti.” Super Dan si alza e se ne va.
“Lui se ne va nei suoi appartamenti…” commenta Moore.
“E noi?” chiede il generale ancora un po’ confuso.
“Birra e salsicce?”
“Ci sto!” esulta Byjove. “Moore, lei è un vero patriota! Andiamo!”
IL GIORNO DOPO…
È tardo pomeriggio. Un documento dev’essere firmato dal Presidente, che sembra introvabile, e la sua segretaria, la giovane Naive, sta girando disperata per tutta la Big House alla sua ricerca.
“Qui no.” dice l’avvenente segretaria dopo aver guardato in una stanza. “Qui neanche…” sussurra dopo essere entrata in un altro salone.
Continua scoraggiata la ricerca, finché lungo i corridoi non incontra il generale Byjove ed il Capo di Gabinetto Moore.
“Chissà dove si sarà cacciato…”
“Buongiorno Naive.” salutano i due. “Cacciato chi?”
“Buongiorno signori. No, nulla, stavo cercando una persona…”
“E chi, di grazia?” domanda Moore. “Possiamo esserti utili?”
“Avete visto il Presidente, per caso?”

“È lui la persona che stai cercando?”
“Si, ma non riesco proprio a trovarlo. Ho bisogno di una sua firma su questo documento, ma sembra sparito.”
A quella parola il generale Byjove si desta. “Cosa? Sparito? Il Presidente? Fermi tutti, che nessuno si muova!”
“Generale, non ci siamo spostati di un centimetro…” fa presente Moore.
“Potrebbe essere un rapimento! Hanno sequestrato il Presidente!” dice sguainando con foga la sua sciabola, che finisce sul naso del povero Bell, giunto alle loro spalle in quell’istante. Bell spicca il volo dal pavimento, le sue pastiglie si disperdono nell’aria uscendo dal flacone, l’inalatore si libra nell’aere dalle mani di Bell.

Questo volo multiplo disegna una coreografia degna di un balletto del Bolshoi, che si conclude con un tonfo e un grido di dolore.
Moore e Naive si chinano sullo sventurato, mentre arriva Wright, che non fa in tempo a finire la frase “Ma cosa succede? Bell, cosa fa…”
Le pastiglie disseminate su tutto il pavimento fanno eseguire anche a Wright una piroetta degna di Nureyev, prima di farlo schiantare sulla schiena proprio accanto al suo collega.

“Oddio, non riesco più a muovermi, la mia schiena” geme Bell.
“Che botta, il mio osso sacro…” si lamenta Wright.
“Le mie povere vertebre…” prosegue Bell.
“Ma cos’è questa, una lezione di anatomia umana?” sbraita Byjove. “Hanno rapito il Presidente!”
“Generale, veramente io ho detto…” tenta di chiarire Naive.
“Che il Presidente è sparito, l’ho sentito bene! Allarmi, armiamoci, dobbiamo liberare il nostro condottiero!”
“Prima sarebbe meglio aiutare questi due malcapitati, non trova?” dice Moore mentre cerca di aiutarli insieme a Naive.
“Bell,” lo rimprovera Byjove, “se non avesse sempre addosso più pastiglie di una farmacia tutto questo non sarebbe successo!”
“Ma veramente,” mugugna Bell a terra, tenendosi il naso sanguinante, “io stavo solo camminando…”
“Ce la fa a rialzarsi?” gli chiede Moore, chino su lui.
“Non so, sono tutto un dolore…” risponde dolorante Bell.
“A chi lo dice.” gli fa eco Wright.
“Allora rimanete sul campo, mentre noi cerchiamo il nostro Presidente.” taglia corto Byjove.
“Ma generale,” si stupisce Moore, “vuole lasciarli qui a terra in queste condizioni?”
“Perché, vuole abbatterli?” replica il militare.
“Ho capito,” sospira Moore, “qui ci vuole un miracolo…”
“Miracolo?” chiede Byjove.
“Si, il miracolo di Lazzaro.” continua Moore. “Naive, vuole essere così gentile da aiutarmi a tirare su i nostri due amici?”
“Ma certo, aiutiamoli, poverini.” risponde l’avvenente segretaria stretta nel suo striminzito tailleur, chinandosi sui due sventurati.
“Ce la fate a rialzarvi?” chiede loro Naive. “ “Ecco, aggrappatevi a me, forza…”
Ed ecco che all’improvviso i due, tra le braccia della giovane segretaria, ritrovano il vigore perduto.
“Visto?” osserva Moore con un sorriso. “Lazzaro, alzati e cammina…”
“Ed ora che abbiamo fatto camminare gli infermi,” osserva Byove impaziente, “possiamo cercare il Presidente? Potrebbe essere stato rapito!”
“Stavo giusto controllando ogni stanza.” fa presente Naive.
“Bene,” propone Moore, “che ne dite allora di proseguire? Andiamo.”
Il gruppo avanza lungo i corridoi entrando in ogni salone, ma del Presidente non c’è traccia.
Il claudicante Wright, lo zoppicante Bell coi tamponi nel naso, l’ancheggiante Naive, l’imperturbabile Moore e il guerriero Byjove con la sciabola in mano. Nulla, nessun indizio.
Finché non capitano davanti alla porta della biblioteca della Big House. Il gruppo si ferma…

Non lo pensate neppure.” dice Moore anticipando tutti.
“E se per caso…” accenna Wright.
“Neanche per caso.” ribadisce il capo di Gabinetto.
“Beh, i miracoli possono sempre accadere.” dice Bell con i tamponi nel naso.
Moore si volta a guardare prima l’esplosiva Naive, poi il suo effetto sui due malconci colleghi. “Sarebbe il secondo miracolo oggi.”
Moore si avvicina alla porta, si ferma, si volta a guardare gli altri quasi a chiedere se sanno ciò che stanno facendo, poi apre la porta lentamente. Il gruppo oltrepassa la soglia e si ferma.
La scena che si presenta di fronte a loro sembra uscita da una commedia di Neil Simon.
Super Dan è seduto, con la testa appoggiata su un grande libro aperto, le braccia sul tavolo, il parrucchino storto su un lato e un elmetto da esploratore appoggiato vicino al libro.
“Si, è lui, mi ero sbagliato.” ammette Moore. “Appena ha aperto un libro si è addormentato. Si, si, è proprio lui.”
“Poverino,” dice dispiaciuta Naive, “si sono spostati anche i capelli. Dev’essere proprio stanco…”

Dopo qualche attimo di silenzio la voce di Moore sussurra nella stanza per non interrompere il sonno di Super Dan.
“Scusi Naive, posso chiederle dove l’ha incontrata il Presidente quando l’ha assunta come sua segretaria?”
“In un negozio di biancheria intima femminile.”
“Ah, commessa…capisco.”

“No, indossatrice.”
Questa volta nessuna voce rompe il silenzio. Lo sguardo di Moore è perso nel vuoto.
Ognuno torna alla propria attività.
“Il riposo del guerriero…” commenta il generale Byjove andando via.
IL GIORNO DOPO…
Le ombre della sera si allungano sulla residenza presidenziale, mettendo la parola fine al lavoro della maggior parte dei residenti.
Solo gli agenti della sicurezza e parte del personale delle pulizie continuano la propria attività. Loro e qualcun altro…
L’ombra rotonda ancora una volta scivola per i corridoi della Big House, acquattandosi dietro piante e angoli oscuri, appiattendosi contro le pareti, non fosse per la sporgenza circolare che la contraddistingue.
È alla ricerca di qualcosa, giù al piano terra, tra i locali di servizio, ma cosa? Finalmente si ferma, ha raggiunto la sua meta: la cucina della Big House.
Scorre all’interno rapida, la luce si accende, l’ombra scompare.
Al suo posto Super Dan, con pancia, parrucchino ed elmetto da esploratore.

Dopo una lunga riflessione ha capito che il suo hobby potrebbe essere la cucina. Quale modo migliore per stemperare la tensione del suo incarico, per tenere la sua mente lontano da ogni stress, per ingozzarsi come un otre?
Il suo sguardo da esploratore esamina ogni angolo, cercando di comprendere come muoversi finché…il frigorifero! Eccolo, l’isola del tesoro, contenente ogni ben di Dio, birra fresca compresa, e proprio accanto c’è il freezer.
Aprirlo è quasi un’emozione: salsicce, salamelle, bistecche, spiedini…persino il parrucchino di Super Dan trema dalla commozione.
Infila la mano per afferrare la carne con deferente rispetto, quasi timoroso di profanare un tempio. Il forno, vecchi ricordi di un’avventura notturna finita male, che ancora gli trasmettono brividi in tutto il corpo.
Questa volta Super Dan ha intenzione di fare tutto per bene, niente distrazioni, niente allarmi antincendio.
Con calma prende la teglia più grande della Big House e vi dispone con ordine quasi geometrico tutto ciò che ha estratto dal freezer, patate comprese. Una pioggia di spezie, l’olio d’oliva…ora è pronto per il forno.

Rimane fermo in contemplazione, quasi fosse un affresco della Cappella Sistina, con un pizzico di rincrescimento per dover cuocere un simile capolavoro.
Afferra la teglia con entrambe le mani e…SWISH! “Aahhh!!”
Il frustino di Ms Brontenserious sibila accanto alle sue chiappe, facendolo sobbalzare di paura. Un’esplosione di salsicce, spiedini, salamelle e patate sfiora il soffitto per poi cascare come una pioggia torrenziale su Super Dan, che viene ricoperto da una doccia di carne, spezie, olio e…Deng! La teglia che atterra sul teste del Presidente.
“Nein! Nein! No salsicce! Raus! Raus!”
“Cosa…? Ancora lei? Maledetta mangiapatate! Come osa? Io sono il Presidente!!”
“Nein! Tu essere grande mangione di birra e salsicce, ja?”
“Maledetta megera, un giorno di questi io ti…”
“Signora First Lady ordina me di seguire te perché sa che una sera tu finire in cucina, con scusa di hobby!”
“Cosa? Mia moglie mi ha fatto seguire? Ma che mancanza di fiducia è mai questa! Io stavo solo cercando di capire se l’arte culinaria poteva diventare un hobby antistress e…”
SWISH!! “Nein! Tu usa scusa di hobby per riempire tuo pancione! Raus! Raus! Schnell! Schnell!”
Super Dan esce saltellando a suon di scudisciate della governante austriaca, inzuppato di olio, spezie e carne, tentando di di non scivolare e di tenere con la mano in testa il parrucchino impregnato di olio.
“Correre! Correre! Schnell! Schnell!” riecheggia per i corridoi della Big House la voce autoritaria di Ms Brontenserious. La corsa per salire la scalinata che porta al piano superiore diventa una sciagura. Unto di olio dal parrucchino ai piedi, tenta di aggrapparsi al corrimano, mentre arranca sui gradini.
Le mani scivolano, cade sulla scalinata atterrando sul pancione, per una volta utile, e rotola giù fino ai piedi di Ms Brontenserious.

SWISH!! “Schnell! Schnell!”
Ogni altro tentativo di salire si trasforma in un tragico ruzzolone, così a Super Dan non rimane che mettersi a quattro zampe, cercando di non sbattere col mento sui gradini.
SWISH!! “Schnell! Schnell! Questa è tutta ginnastica, fa bene a tuo pancione, non come salsiccia!”
“Maledetta strega…pant…pant…un giorno di questi, giuro che…pant…pant…ti faccio fucilare dal generale Byjove!”
SWISH!! “Schnell! Schnell!”
La porta dell’appartamento presidenziale appare allo stremato Super Dan come un’oasi nel deserto e quando la chiude dietro di sé, ansimante, riapre gli occhi.
Di fronte, come due sere prima, sua moglie in vestaglia, con le braccia conserte e la testa leggermente inclinata di lato.
La moglie, invece, vede un uomo a distrutto, inzuppato di olio, ricoperto da pezzi di salsiccia, spiedini, ramoscelli di origano, l’elmetto da esploratore in testa e sopra di esso il parrucchino impregnato di olio.
“Posso spiegare tutto…” sono le ultime parole famose che riesce a pronunciare.
“Ho capito, sarà un’altra lunga notte insonne…” sospira la First Lady con la solita pazienza.
Continua…
Alla settimana prossima. Sigla!