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20 Dic

Episodio 22 – Hobbies – Parte 2 – di Eugeniusz S. Lazowski

IL GIORNO DOPO…

Gli impegni di governo sono stati affrontati ed espletati come sempre, con il solito impegno da parte di tutti.

Super Dan raramente ha afferrato il senso di ciò che veniva detto, Byjove ha sfoderato la sua sciabola facendo sanguinare il naso del povero Bell e il resto dello staff ha cercato di rimediare alle altrui mancanze.

La doccia, la cena e poi via…l’ombra tondeggiante torna ad oscurare i pavimenti e le pareti dei corridoi della Big House.

Scivola leggiadra e veloce come un pachiderma, nascondendosi ad ogni rumore dietro piante e divani, sfuggendo agli agenti della sicurezza. Il ripostiglio maledetto è sempre lì, in agguato, e quando l’ombra panciuta ne esce fuori è ricoperta da stracci e un secchio in testa.

Saltella in punta di piedi, ma smette all’improvviso quando contro il muro si vede sobbalzare la parte rotonda ad ogni saltello.

Decide così di cambiare passo, ora fa scivolare i piedi a terra come se stesse pattinando. Ora l’ombra del pancione sul muro è sicuramente più stabile…

Ecco, la meta è raggiunta, il novello Indiana Jones ce l’ha fatta: “Sala cinema” recita il cartello sulla porta.

L’ombra rotonda entra nel buio, fondendosi con esso, mentre la sua mano scorre sulla parete cercando l’interruttore della luce.

Scompare quando tutto si illumina e Super Dan, con le mani sui fianchi e l’elmetto da esploratore in testa, serra il mascellone fiero della sua nuova conquista.

Alla ricerca di un nuovo hobby! Già…ma come diavolo funziona?

“Non scoraggiamoci,” pensa l’ex ombra panciuta, “sono il Presidente, vuoi che non sappia far funzionare un cinema?”

Sale i gradini verso la sala proiezione ed è come entrare in nuovo mondo: un vecchio proiettore per film in pellicola, un nuovo proiettore digitale, computer, consolle con tasti colorati e leve.

Un mondo di tecnica e tecnologia di cui Super Dan non sa assolutamente nulla.

I film! Era lì per quello, il cinema come hobby.

Ecco i vecchi rulli con le pellicole ed i nuovi dischetti dell’era digitale. Si avvicina curioso per leggere i titoli, sperando di trovare i film campioni di incassi degli ultimi anni, invece…documentari di ogni genere, dall’economia nazionale degli anni ‘50 allo sviluppo dell’industria nazionale nel ventesimo secolo.

Il suo faccione imbronciato esprime tutto il suo apprezzamento per un simile repertorio. Sceglie a caso un dischetto lo infila nel proiettore digitale e schiaccia il tasto play: “La zappa e l’aratro: l’economia secondo Donad Trump.” .

Poi, deluso, scende tristemente le scale, si siede tra le prime file e cerca di seguire il filmato. Gli occhi guardano oltre lo schermo, Super Dan sente la voce della moglie che gli dice: In fondo la Big House è molto grande e noi non la conosciamo tutta. Sai quante stanze non abbiamo mai visto? Ma le palpebre diventano sempre più pesanti…

IL MATTINO SEGUENTE…

Blanco procede in fretta nel corridoio, mentre Wright cammina rapido in un’altra ala della Big House. Gli agenti della sicurezza, la First Lady e lo staff di Super Dan lo stanno cercando ovunque.

“Non è mai successo,” dice preoccupata la First Lady, “da quando ci siamo trasferiti è sempre tornato nei nostri alloggi. Tutta la notte fuori…”

“Abbiamo sguinzagliato tutti gli agenti disponibili,” afferma Blanco, “cercando di non insospettire il personale di servizio. Guai se la notizia che il Presidente è scomparso trapelasse alla stampa.”

“Sono davvero preoccupata,” dice Gwendoline apprensiva, “ma dove sarà andato?”

“Avete controllato in cucina?” domanda Moore appena arrivato.

“Ja,” risponde Ms Brontenserious, “cucina è primo posto dofe io ho visto.”

“Allora è davvero scomparso.” conclude mordace Moore.

“Orsacchiotto mio, dove ti sei cacciato?” invoca la moglie.

“Sicuramente a riflettere sul destino di questo paese. È un leader!” dice il generale Byjove arrivato anch’egli da una lunga ricerca. “Dove non abbiamo ancora visto?”

“Finito questo corridoio dovremmo aver concluso.” spiega Blanco.

“E poi?” chiede allarmata la First Lady.

“E poi dovremmo dichiarare il Presidente scomparso…”

“Giammai!” grida Byjove sguainando la sciabola verso il cielo.

“Non sia mai detto, troveremo il Presidente a corso di setacciare questo posto fino alle fondamenta chiaro? Andiamo, in ordine sparso!”

“Io continuo a cercarlo da questa parte.” dice Gwendoline. “Se lo trovate chiamatemi subito.”

“Non dubiti.” la rassicura Moore. “Ms Brontenserious vuole aiutare la First Lady nella ricerca?”

“Jawhol!”

Le due donne proseguono nel corridoio a destra, mentre dall’altra parte sopraggiungono Wright, Bell e Naive.

“Questa volta sono arrivato al momento giusto,” dice Bell, “stavolta la sciabola l’ha già estratta.”

“La prossima volta l’aspetterò,” replica Byjove minaccioso, “non tema.”

Esaminano le ultime stanze rimaste alla fine del corridoio, finché non giungono davanti alla Sala cinema.

“Non sentite anche voi?” domanda Blanco.

“È impossibile non sentirlo, ma cos’è questo rumore? Stanno demolendo la Sala cinema?” chiede Bell.

“A me pare una segheria,” afferma Wright, “forse stanno facendo dei lavori di manutenzione, che voi sappiate?”

“Non che io sappia.” risponde Blanco.

Aprono la porta lentamente, entrano in ordine sparso, con prudenza, tenendosi bassi, acquattati tra le poltrone.

“Ehi,” bisbiglia Wright, “è più forte di una segheria, a me sembra un trattore.”

“Ma quale trattore,” dice Byjove, “questo è un carro armato, ed io me ne intendo di mezzi blindati!”

“A me ricorda più una falciatrice,” sussurra Bell, “sapete quelle che usano in campagna?”

“Una trebbiatrice vuoi dire?” gli chiede Wright.

“Si, bravo, una di quelle.”

“Io vado.” bisbiglia deciso il Capo di Gabinetto.

“No, aspetti, che fa? Non sappiamo cosa sia!” lo prega Naive.

Ma Moore è partito, avanza lentamente rimanendo basso tra le poltrone. Si ferma, avanza ancora. Ad un certo punto si alza e rimane immobile.

“Stia giù, ma che fa?” è il grido soffocato di Bell.

“Signori,” parla Moore sottovoce, “non è un trattore.”

“Ah no?” chiede Wright.

“No. E neppure una falciatrice.”

“Una trebbiatrice allora?” chiede Wright.

“Neppure.”

“Visto?” dice Byjove. “Avevo ragione io, è un carro armato. Hanno introdotto un carro armato nella Big House, bisogna dare l’allarme!”

“No, generale, nessun carro armato, niente allarme.”

“E allora che diavolo è?” bisbiglia Byjove.

“Venite a guardare voi stessi.”

Si alzano, si avvicinano lentamente alla fonte del rumore e…ma è il Presidente!

Lo trovano spaparanzato con i piedi appoggiati sulle poltrone davanti.

Sta russando come un trattore sovietico degli anni cinquanta, il parrucchino gli copre la fronte e gli occhi, sulla poltrona vicina un elmetto da esploratore.

“Chiamiamo la moglie,” propone Blanco, “così lo riporta nell’appartamento presidenziale?”

“Non credo sia il caso.” replica Moore.

“Perché?”

“Perché per svegliarlo ci vorrebbe un colpo di cannone e per portarlo via un carro attrezzi…”

“Per il colpo di cannone posso pensarci io, tranquilli!” interviene Byjove.

Tutti si voltano a guardarlo. “Qui all’interno della Big House?”

Byjove ci pensa qualche istante. “Non è il caso, dite?”

“No, decisamente no.” dice Moore.

In quel momento la porta si apre, entra la First Lady, che si precipita verso di loro.

“Di là non ho trovato nessuno. Qui come…”

Gwendoline rimane senza parole, unendosi al silenzio generale.

“Vuole una mano per portarlo di sopra?” le chiede Byjove.

“No grazie, generale, ci penso io, ora potete andare. Vi ringrazio tutti e vi chiedo scusa per essere stati in apprensione e per il tempo che avete perso. Ci penso io, state tranquilli.”

Il gruppo esce in silenzio, ognuno verso il proprio lavoro.

“Poverino,” dice Naive ripensando al Presidente, “ogni volta che è così stanco gli si spostano i capelli…”

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – APPARTAMENTO PRESIDENZIALE – POCO DOPO.

Tornati nelle loro camere, un imbarazzato Super Dan si sta mettendo in ordine per affrontare il resto della giornata, sotto lo sguardo compassionevole della moglie.

“Cara, non devi credere che non ci abbia provato, solo che…”

“Lo so caro, lo so. Ho dato un’occhiata ai titoli dei film nella Sala cinema. Mi sarei addormentata anch’io.”

“Ah si? Pensavo…beh, insomma, che ce l’avessi con me.”

“No, orsacchiotto mio. Ed ora vai, il tuo dovere ti aspetta.”

“Vado, pesciolina mia. Ma non mi arrendo.” dice afferrando l’elmetto da esploratore e appoggiandolo sul tavolo. “Questo mi tornerà utile prestissimo, contaci!”

Bacia la moglie ed esce deciso.

“Ho capito,” sospira la First Lady, “altre notti insonni…”

QUELLA SERA STESSA…

Una riunione di Super Dan con i suoi collaboratori più stretti nella Round Room è appena terminata.

“Bene,” sospira Wright, “dopo una giornata così quello che ci vorrebbe è un po’ di relax prima di cena.”

“Concordo.” dice Blanco.

“Come riesce a mandare via lo stress della giornata?” le chiede Wright.”

“Ginnastica anti-stress. È rilassante, con me funziona. E lei Wright?”

“Un vecchio film o un buon libro. Lei Moore cosa fa, invece, per liberare la mente?”

“Musica classica, una comoda poltrona e un dito di whisky scozzese.”

Il Presidente prende una bottiglia di acqua e si riempie il bicchiere. “Già, è importante avere una valvola di sfogo,” dice il primo cittadino prima di bere, “io ne sto proprio cercando una.”

“Per me, invece,” dice Naive, “non c’è niente di meglio del nuoto. Qui alla Big House c’è una piscina al coperto magnifica, peccato solamente che, nuotando, finisce sempre per sfilarsi il bikini…”

A Super Dan va l’acqua di traverso, tossisce e la sputa in faccia a Bell.

“Oddio, aiuto, annego!”

Il Presidente paonazzo tossisce, stanno per scoppiargli le vene del collo, mentre Byjove inizia a dargli delle pacche vigorose sulla schiena, facendolo barcollare e spostando il suo parrucchino in avanti sugli occhi ad ogni pacca.

“Aiuto, non respiro, l’acqua!” grida Bell.

“Bell, mollusco,” sbraita il generale, “la pianti e venga qui ad aiutare il suo Presidente, piuttosto!”

“Non posso, cough, cough, sto soffocando, sono pieno d’acqua!”
“Bell, sono solo due gocce d’acqua.” strepita il militare. “Se non la smette la infilo nell’autobotte dei pompieri!”

“Oddio, il Presidente sta male!” dice turbata Naive, che ancheggiando nel suo attillatissimo tailleur, gli va incontro per aiutarlo. “Signor Presidente, cerchi di respirare, così, bravo, respiri.” gli dice col suo seno prosperoso a pochi centimetri dal naso.

Il viso di Super Dan ora diventa viola, lacrime scendono dagli occhi, le pacche sulla schiena sempre più forti del generale fanno ormai sobbalzare il parrucchino sulla testa.

“Cielo, non respira più! Cosa dobbiamo fare?” chiede Naive in preda al panico.

“Respirazione bocca a bocca?” propone Moore con un ghigno.

“Dice sul serio?” domanda ingenua Naive. “Dice che funziona? Si?”

È a questo punto che Super Dan rischia il blocco respiratorio, mentre le pacche di Byjove sono diventati pugni.

“Madre de Dios!” esclama Blanco. “Stasera ci giochiamo il Presidente. Naive, si allontani.”

“Io? Ma perché?”

“Si fidi e basta. Si allontani, ho detto!”

I colpi sulla schiena di Byjove e l’allontanamento di Naive sortiscono l’effetto voluto, il respiro di Super Dan pian piano si normalizza.

La sua faccia rosso porpora e il parrucchino appeso all’orecchio sinistro invece no.

“Va bene, cough, cough, basta così, generale, grazie.” balbetta Super Dan. “Basta così, non mi sento più la schiena.”

“Sempre pronto all’azione, mio comandante!” risponde pronto Byjove sbattendo i tacchi.

“Signor Presidente, come sta?” chiede Naive dal fondo della stanza.

“No, ferma!” le intima Moore. “Sta bene, e vogliamo mica rischiare una ricaduta, vero signor Presidente?”

I presenti guardano Super Dan in silenzio.

“Beh, perché mi guardate così?”

Blanco indica il viso del Presidente.

“Cosa? Ma che succede, Blanco?!”

Anche gli altri fanno strani cenni al suo volto.

“Il suo orecchio sinistro…” accenna Moore.

Super Dan si tocca l’orecchio e…ops, il parrucchino è appeso lì.

Col viso in fiamme lo afferra e se lo sbatte energicamente sulla testa, mentre Bell tossisce, cercando di asciugarsi la faccia e la giacca dall’acqua.

“Bell, Come sta?” si preoccupa Wright.

“Meglio, grazie, ho sputato tutta l’acqua che ho bevuto ed ora sto cercando di asciugarmi un po’. Sa, non vorrei prendermi un raffreddore. Etciù!”

“Bell,” rimbrotta Byjove, “lei non riuscirebbe a stare a galla neppure in una boccia di pesci rossi!”

“Beh, tutto è bene ciò che finisce bene,” conclude Blanco, “direi che possiamo andare.”

“Senz’altro.” scatta il generale sull’attenti. “Andiamo…ma dove?”

“A riposarci, generale,” lo illumina Moore, “anzi, come direbbe un soldato come lei, a ritemprare lo spirito. A domani signori.”

“Già,” borbotta Super Dan, “loro sanno come ritemprare lo spirito.”

“Signor Presidente,” suggerisce Blanco, “ha provato il centro fitness?”

A quelle parole gli sovviene innanzi agli occhi il ricordo dei lavori forzati, con sua moglie a incoraggiarlo e il frustino di Ms Brontenserious che sibilava vicino alle sue natiche.

“No!” sobbalza Super Dan. “Grazie, ho già dato!”

“Ma no, signor Presidente, che ha capito? Niente esercizi, niente ginnastica. Intendevo soltanto relax.”

“Ah si?…”

“Ma certo. Potrebbe fare un breve sauna, giusto pochi minuti, poi un bagno turco, una doccia per spazzare via le tossine e conclude col solarium.”

“Solarium…” ripete il primo cittadino confuso.

“Lettino abbronzante, signor Presidente, si tratta si stendersi qualche minuto su un lettino abbronzante. Ovviamente senza esagerare, giusto dieci o quindici minuti.”

“E niente ginnastica?” chiede Super Dan sorpreso.

“Niente ginnastica.”

“Niente cyclette?”

“Solo relax: sauna, bagno turco, doccia e solarium.”

“Incredibile. Il centro fitness non è così male come pensavo.”

“Ci provi, magari stasera stessa. Anche il Presidente Donald Trump in America lo fa quasi tutte le sere. A domani.”

“A domani…e grazie. Generale, andiamo, il centro fitness ci aspetta!”

“Agli ordini!… centro fitness?!?”

“Certamente. Non vorrà mica abbandonare il suo comandante nel momento del bisogno?”

“Questo Mai.” sbatte i tacchi Byjove. “Andiamo!”

DOPO QUALCHE MINUTO.

I nostri due eroi tornano nei loro appartamenti per cambiarsi e ritrovarsi poi davanti al centro fitness, in tuta da ginnastica e con il borsone.

Byjove ovviamente si presenta con la tuta dei marines.

“Generale, è pronto?”

“Sempre, signor Presidente. Entriamo?”

I due entrano nello spogliatoio per cambiarsi e ne escono in ciabattoni e con un grande asciugamano avvolto intorno alle loro pance.

Sull’asciugamano di Byjove c’è il ritratto di Rambo, su quello del Presidente sono disegnati salsicce e boccali di birra.

“Dunque,” esordisce Super Dan, “Blanco ha consigliato di iniziare dalla sauna. Vediamo cosa c’è scritto qui.”

Le istruzioni fuori dalla sauna indicano di regolare la temperatura con la manopola.

“Perfetto, tutto semplice mi sembra.”

“Ma certo, signor Presidente, ho guidato carri armati, vuole che non sappia girare una manopola? Lasci fare a me.”

Byjove entra deciso nella sauna verso la manopola della temperatura, inizia a girarla con la delicatezza con cui guidava i mezzi blindati…e la manopola gli rimane in mano.

“Difettosa.” borbotta tra sé Byjove, gettandola sotto la panca. “È inutile, non fanno più le cose come una volta.”

“Cosa ha detto?”

“Nulla, signor Presidente, tutto a posto. Godiamoci questa sauna.”

Seduti con gli occhi chiusi, un piacevole caldo per i primi minuti pervade i loro corpi, ma la temperatura continua a salire.

“Generale, tutto bene?” chiede Super Dan, che inizia soffrire un po’.

“Come sempre!” esclama il militare. “Perché, qualche problema?”

“Chi, io? Scherza? Io sono il Presidente.”

Dopo dieci minuti la temperatura è ormai insopportabile, il grasso cola da ogni poro dei loro corpi, anche il parrucchino del primo cittadino suda.

“Puff…puff. Generale, come va?”

“Sempre pronto…puff…puff…”

“Che ne dice di dare un’occhiata alla temperatura? Così, giusto a titolo di informazione?”

“Agli ordini.” risponde Byjove alzandosi dalla panca.

“Tutto sotto controllo, signor Presidente.”

“Ah si? Quant’è?”

“Centoventi gradi, tranquillo.”

“Cosa??” grida Super Dan sobbalzando sulla panca.

“Centoventi. Perché?”

“Generale, abbassi subito la temperatura, giri quella manopola!”

“Quale manopola?”

“Come quale…? La manopola della temperatura!”

“Assente.”

“Assente…? Che vuol dire assente??”

“Non c’è.”

“Ma che sta dicendo?” esclama Super Dan sollevando la pancia dalla panca. “Non c’è…ma dov’è finita?”

“Non fanno più le manopole di una volta…” risponde Byjove.

“Generale, usciamo o rischiamo di andare a fuoco!”

I due si buttano sotto le docce senza nemmeno togliere gli asciugamani e il parrucchino, ne escono sollevati ma grondanti d’acqua.

Super Dan prende il parrucchino, lo strizza e se lo rimette in testa.

“Ed ora,” esclama Byjove sull’attenti a pancia in fuori, “secondo il consiglio di Blanco ci attende il bagno turco. Mi segua, mio comandante.”

“Mi raccomando con le istruzioni, stavolta, generale.”

“Tranquillo, signor Presidente, mi sembra tutto molto semplice, legga qui: versare un po’ acqua sui carboni per aumentare temperatura. Lei si distenda pure, io vado a prendere l’acqua.”

Super Dan si sdraia nel tepore del vapore, cercando finalmente quel relax tanto agognato. Chiude gli occhi, il respiro affannoso si placa, Super Dan inizia a comprendere il significato della parola relax, quando… SPLASH!

Uno tsunami d’acqua entra nel bagno turco travolgendo carboni ardenti, panche e Super Dan, che vola giù atterrando sul suo pancione.

“Aahhh! Allarmi! Generale, un’inondazione, aiuto!”

“Inondazione?” domanda Byjove con una bacinella da 100 litri tra le mani. “Per due goccioline d’acqua?”

“Cosa? Generale, ma è impazzito?? Guardi cosa ha fatto! Ha allagato il bagno turco!”

“Non è colpa mia! Le istruzioni erano chiare!”

“Le istruzioni indicavano di versare un po’ acqua sui carboni per aumentare temperatura, non di affogarci!”

“Certo, mio comandante, ma non dimentichi che l’acqua dev’essere proporzionata al grasso da bruciare. Ha visto bene le nostre pance?”

“Pance? Quali pance?” sbotta il primo cittadino tirando in dentro il ventre e trattenendo il respiro.

“Ehm…signor Presidente, veramente…”

“Cosa?” sussurra Super Dan sempre più rosso in viso.

Byjove indica i carboni, su cui è volato il parrucchino del Presidente.

“Nooo!!” urla Super Dan, rilasciando il pancione in tutta la sua estensione. Ormai bruciacchiato, spelacchiato e sempre più fradicio, il parrucchino è ormai giunto al termine della sua gloriosa carriera, una lacrima riga il viso di Super Dan e Byjove, conscio del drammatico momento, si mette sull’attenti.

“Mio comandante, so che questo non è il momento, ma per completare la serata ci sarebbe ancora il solarium.”

“Certo, mio fido Byjove, certo. Il solarium. Siamo qui per compiere un giro “relax” e lo faremo. Andiamo.” dice mestamente Super Dan appoggiando sulla testa spelacchiata quello che rimane del suo parrucchino.

Accomodatisi nel solarium, leggono le istruzioni che raccomandano di indossare gli occhialini protettivi e di sdraiarsi per pochi minuti.

Si tolgono l’asciugamano, si sdraiano sui lettini accesi, mettono gli occhialini sugli occhi e si rilassano.

Stanchi per la giornata di lavoro, dopo le disavventure affrontate nella sauna e nel bagno turco, che li hanno prosciugati delle poche energie rimaste, i due crollano e si addormentano, russando all’unisono come un duetto di trombone e basso tuba.

Si risvegliano dopo un paio d’ore rossi come due aragoste, tranne una striscia bianca sugli occhi da una tempia all’altra.

“Ma che ore sono?”

“Santo cielo! Generale, abbiamo dormito due ore!”

Ustionati e doloranti cercano di alzarsi dai lettini abbronzanti.

“Dio mio, sono tutto un dolore!” si lamenta Super Dan.

“Mi sembra di essere tornato ai tempi del Vietnam quando lanciavano il napalm!” grida Byjove.

“Santo cielo! E adesso come ci torniamo nelle nostre stanze?” si lamenta Super Dan. “Non riesco neppure ad indossare la tuta, mi brucia la pelle!”

“Un vero soldato non si arrende mai!” sbraita Byjove.

“Torneremo nelle nostre dimore ad ogni costo! Inizia la Missione asciugamano!”

Missione asciugamano? Generale, il lettino abbronzante le ha bruciato la testa?”

“No, ma se non possiamo indossare niente, non ci resta che l’asciugamano. Dopo averlo ben bagnato, ovviamente.”

“Generale, e noi dovremmo attraversare la Big House indossando solo un asciugamano?”

“Esattamente signor Presidente. Preferisce ustionarsi indossando la sua tuta?”

Super Dan ci riflette un istante. “No, ho la pelle in fiamme.”

“Andiamo allora! Mi segua, la proteggo io!”

Ormai è mezzanotte, e le ombre panciute ora sono diventate due.

Scivolano per i corridoi del piano terra cercando di sfuggire alle ronde degli agenti di sicurezza. Piante, anfratti, divani, ogni cosa può servire a nascondersi, purché sufficientemente ampia da coprire le loro pance.

“Tranquillo, signor Presidente, ”sussurra Byjove, “la proteggo io.”

“E se qualcuno ci scopre?”

“Lo abbatto.”

L’ombra panciuta col parrucchino spelacchiato sulla testa deglutì.

Eccole, le scale. Ampie, curve, lunghe. Troppo lunghe in quel momento. Gli agenti della sicurezza passavano ogni volta che le due ombre tondeggianti accennavano ad uno scatto, bloccandone ogni iniziativa.

“Il montacarichi di servizio!” mormora all’improvviso la prima ombra a quella con un vecchio cencio sulla testa.

Le due sagome scure scivolano nell’oscurità dei magazzini e delle stanze di servizio, alla ricerca dell’ultima possibilità rimasta di evitare la scala.

“Montacarichi di servizio” recita il cartello…finalmente!

Le due ombre panciute vi si infilano dentro, si spintonano, occupano tutto lo spazio. Il loro peso è di poco inferiore alla portata massima del montacarichi.

Quando le porte si aprono al piano superiore ai due sembra di essere giunti in paradiso. Ancora pochi corridoi e poi l’incubo sarebbe finito.

Le due ombre ora saltellanti avanzano verso…no! Si odono passi provenire da dietro l’angolo… Via, verso la porta più vicino.

I passi si avvicinano, silenzio, no, ecco, si allontanano. Di nuovo silenzio.

Le due ombre tondeggianti escono fuori con addosso stracci, secchi in testa e scope in mano: era un altro ripostiglio.

Rimesso tutto a posto, le due sagome scure riprendono ad avanzare nel corridoio, ma all’improvviso si fermano. Una delle due fa un cenno all’altra, che sobbalza.

Di scatto si volta, torna al ripostiglio e lo apre. Si toglie qualcosa dalla testa e lo getta all’interno: era uno straccio.

Entra dentro per recuperare il defunto parrucchino, che torna sulla sommità dell’ombra come una ciliegina sulla torta.

Riprendono fugaci l’avanzata silenziosa verso le rispettive stanze.

Giunti davanti ad una porta l’ombra circondata dall’asciugamano di Rambo fa un cenno di saluto alla seconda, che prosegue solitaria.

Un’altra pianta, un divano, gli ultimi metri fatti di corsa.

La porta dell’appartamento presidenziale si chiude alle sue spalle.

L’ombra è scomparsa, al suo posto vi è il Presidente color viola, nudo, coperto soltanto da una asciugamano con i disegni di salcicce e boccali di birra e il parrucchino disintegrato in testa.

Di fonte a lui, al centro della stanza, sua moglie in vestaglia, con le braccia conserte e la testa leggermente inclinata di lato.

“Posso spiegare tutto…” è tutto ciò che riesce a bisbigliare Super Dan.

“Ho capito, vado a prendere la crema per le scottature. Sarà un’altra lunga notte insonne…” sospira la First Lady con la solita provata pazienza.

Torna con la crema e un’espressione pensierosa. “Ho capito, lasciamo stare quello che qui esiste già.” conclude avvilita. “Allora non c’è che una soluzione.”

“E quale?” chiede Super Dan ustionato e curioso.

“Con calma, tesoro, ogni cosa a suo tempo. Te lo spiegherò nei prossimi giorni…”

Così si concludono le avventure del Presidente Daniel Kramp alla ricerca di un hobby antistress all’interno della Big House.

Ma cosa avrà voluto dire la First Lady…?

Alla settimana prossima. Sigla!

Super Dan
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