28 DICEMBRE – EAGLE ROOM – MATTINA – RIUNIONE DELLO STAFF PRESIDENZIALE
“Signori,” esordisce Blanco, “la festa per celebrare l’arrivo del nuovo anno si terrà nella Big House, ma anche per le strade della capitale, e saranno presenti gli ambasciatori di molti paesi del mondo.”
“Esatto.” concorda Wright. “Per questo siamo qui, per organizzare l’evento e, in onore degli ospiti, includervi alcune tradizioni dei loro paesi, che sono state elencate in questo breve resoconto che abbiamo preparato.”
“Uhm…” mormora Moore, “vedo che in Nigeria il capodanno assomiglia quasi al carnevale. Laggiù indossano le maschere di personaggi umani e animali e si improvvisano danze e balli per le strade…”
“Come pure in molti paesi caraibici,” aggiunge Blanco, “il periodo tra Natale e Capodanno viene accolto con parate musicali e migliaia di persone in maschera che sfilano per le strade.”
“Bell,” interviene Byjove, “lei si travestirà da zombie…”
“Generale,” lo redarguisce Moore, “per favore. Piuttosto nella mia natia Gran Bretagna, più precisamente in Scozia, a Edimburgo, un gigantesco leone di vimini viene condotto in piazza e bruciato…”
“Anche in Sudamerica,” continua Blanco, “in Ecuador, preparano dei piccoli fantocci, che rappresentano le sventure dell’anno appena terminato, e si dà loro fuoco per la strada, durante la notte di Capodanno.”
“Non potremmo unire il leone scozzese con i fantocci dell’Ecuador?” interviene Bell. “Sarebbe un omaggio agli ambasciatori di entrambi i paesi…”
“Mi sembra una buona idea.” approva Blanco. “Chi se ne vuole occupare?
“Agli ordini!” esclama Byjove, scattando sull’attenti.
“Era quello che temevo…” bisbiglia Blanco.
“Leggo che in Italia e in molti paesi europei indossano l’intimo rosso la notte di San Silvestro, come portafortuna…” borbotta Wright.

“Mutande rosse?” domanda stupito Super Dan.
“Signor Presidente, non si preoccupi,” interviene Moore beffardo, “avvertirò l’aviazione militare di fornirle un paracadute rosso…”
“Moore,” sta per sbottare Super Dan, “io…”
“E per il cenone di Capodanno?” interviene con decisione Byjove.
“Oh, finalmente un argomento serio…” concorda il Presidente Kramp.
“Una volta il console argentino mi ha detto che nel suo paese,” prosegue noncurante Wright, “il 31 dicembre si usa strappare vecchi documenti e lanciare i brandelli di carta dalla finestra, come fossero coriandoli…”
“Beh,” commenta Moore con un ghigno, “se usassimo tutte le proposte del Presidente che sono state respinte, dovremmo avere coriandoli fino all’epifania…”
“Moore, Un giorno o l’altro io…”
“Scusate, ma il cenone che fine ha fatto…?” fa presente Byjove.
“A proposito di lanciare oggetti,” ricorda Bell, “i miei amici italiani mi hanno detto che a capodanno sono soliti lanciare dalla finestra gli oggetti vecchi, anche se è vietato dalla legge, per il rischio di colpire i passanti…”
Moore si volta e fissa Super Dan. “Beh, basterebbe prendere bene la mira…”

“In Danimarca, invece, si lanciano vecchi bicchieri contro la propria porta per allontanare gli spiriti malvagi…” aggiunge Wright.
“Dopo averli bevuti, spero bene!” commenta Byjove. “E a proposito di bere, il cenone…”
“In molti paesi” lo interrompe Bell, “i bambini scrivono ai genitori delle letterine con i buoni propositi per il nuovo anno…”
“Bell,” lo stronca Byjove, “l’unica lettera che ho scritto in vita mia è stata la domanda di arruolamento nei Marines!”
“Scusate ma non avevate accennato al cenone…” domanda Super Dan un po’ confuso.
“Mentre una corroborante nuotata tra i flutti gelidi” prosegue imperturbabile Moore, “è una delle tradizioni di capodanno più diffuse nei paesi nordici e pare che sia utile per smaltire i brindisi del veglione…”
“Bell, lei nuoterà per tutti noi!” propone Byjove.
“Insieme al nostro Presidente, ovviamente…” aggiunge prontamente Moore.
“Cosa?! Io??”
“Si, proprio tu.”
Tutti si voltano verso la porta, che la First Lady e la sua fedele governante hanno varcato senza bussare.
“Con tutto quello che hai mangiato al cenone di natale e immaginando cosa combinerai a tavola a capodanno, una bella nuotata ti aiuterà a bruciare calorie. Moore, una buona idea.”
“La ringrazio, First Lady.”
“Ma, io…” balbetta Super Dan.
“Nein! Tu nuotare come dice tua moglie, ja?” ringhia Ms Brontenserious…SWISH!
“Tranquillo, signor Presidente,” interviene Byjove, “basterà che si spalmi sul corpo grasso di balena, noi lo abbiamo usato in un paio di missioni al Polo Nord. Non sentirà freddo, si fidi…”
Super Dan deglutisce preoccupato…

“Nella mia cara, vecchia Inghilterra,” prosegue Moore, “oltre ai classici festeggiamenti in piazza, ci divertiamo saltando dentro a cerchi segnati da candele infuocate. Più fiamme resteranno accese e più fortuna avrà il saltatore. Signor Presidente, questa sembra una sfida fatta per un uomo ardimentoso come lei, non trova Naive?”
“Sì! Il Presidente salterà dentro al fuoco! Che coraggio…” commenta la giovane segretaria.
“No, aspettate un momento…” si oppone invano Super Dan.
“Generale, non trova anche lei che sia un’impresa da uomini audaci?”
“Non c’è minimo dubbio! E salteremo insieme, oltre il fuoco, oltre ogni ostacolo!”
“Ma è proprio necessario?” chiede Super Dan sempre più allarmato.
“Signor Presidente,” insiste Moore, “non vorrà mica tirarsi indietro davanti a tutti gli ambasciatori stranieri? Cosa penserà il mondo di noi?”
“Questo mai!” sbotta Byjove. “Il nostro Presidente è il nostro condottiero, salterà anche muro di fuoco, se necessario!”
“Un muro di fuoco? Gulp…”
“Bene,” conclude rapido Moore, “questa volta lo dico io: a verbale. Naive, prenda nota.”
“No, calma,” farfuglia il primo cittadino, “riflettiamo un momento…”
“Piuttosto,” interviene Blanco, togliendo ogni speranza al Presidente, “leggo una tradizione che troverà il vostro gradimento. In Germania la gente va in giro per le strade mascherata mentre, come simbolo di fraternità, si scolano una bevanda chiamata Feuerzangenbowle, a base di vino rosso e aromi, simile al vin brulè…”
“Approvato, a verbale!” esclamano all’unisono Super Dan e il generale.
“Eh sì,” mormora la First Lady, “una bella nuotata ti ci vuole proprio…”
“E anche in Russia non sono da meno.” aggiunge Bell. “Pare che festeggino con fiumi di vodka…”
“Perfetto, approvato anche questo, a verbale!” continuano in coro i due.
“Scusi, generale,” interviene Wright, “ma lei non ha sempre detto che i russi sono sporchi bolscevichi?”
“Assolutamente! Per questo non sono degni di bere vodka!”
“Giusto!” lo appoggia Super Dan. “Per questo è meglio che la beviamo noi!”
“Esattamente! Naive: scriva, a verbale!” concorda Byjove.
“Già,” continua a mormorare pensierosa la First Lady, “temo che la nuotata non sarà sufficiente…”
“Signori,” cerca di riprendere in mano la discussione Blanco, “posso ricordarvi che l’ambasciatore del Cile non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno, anche nelle situazioni più difficili? Sarebbe opportuno un piccolo omaggio al suo paese…”
“So che in Cile” spiega Bell, “molti fedeli trascorrono la notte di San Silvestro dormendo in un cimitero, circondati dai loro cari defunti.”
“Dormire nel cimitero?!” sobbalza Super Dan.
“Bell,” sbraita Byjove, “capisco la sua nostalgia di casa, ma secondo lei il nostro Presidente dovrebbe dormire in un cimitero?”
“Cosa?!” sbotta Super Dan.

“Ma è solo per una notte, giusto per dimostrare il proprio affetto per i parenti defunti…”
“Una notte sola?” replica il generale. “Bell, ci si costruisca una casa, nel cimitero, e ci si faccia il certificato di residenza!”
“Ehm,” prova a calmare gli animi Wright, “vogliamo passare ad una tradizione più romantica? Senza offesa per i cimiteri, Bell. Il bacio dato a mezzanotte, sotto un rametto di vischio. È una tradizione molto antica, che risale alla mitologia scandinava.”
“Vada per il bacio sotto il vischio, un po’ di romanticismo non guasterà.” commenta Blanco.
“Davvero originale il modo di festeggiare il capodanno in Mongolia.” legge Moore incuriosito. “Laggiù si organizzano gare di lotta libera…”
“Ci sarà anche l’ambasciatore mongolo?” domanda Byjove.
“No, è indisposto, perché?”
“Bell, ringrazi il cielo,” ringhia Byjove, “altrimenti l’avrei già iscritta…”
“Ehm, passiamo ad altro.” balbetta Bell preoccupato. “A Stonehaven, in Scozia, gli uomini vanno in processione facendo roteare sopra la testa palle infuocate, preceduti da un suonatore di cornamusa, che apre la sfilata. La tradizione vuole che così vengano bruciati i cattivi spiriti dell’anno passato. Un atto di grande coraggio, bisogna riconoscerlo.”
“Coraggio?” coglie l’occasione al balzo Moore. “Beh in questo caso non credo che possiamo tirarci indietro, soprattutto di fronte agli ambasciatori stranieri, qualcuno di noi dovrà prendervi parte, altrimenti che figura farà il nostro paese?”
“Giammai!” risponde d’istinto Byjove. “Saremo in prima fila, vero signor Presidente?”
“Cosa??” risponde Super Dan, sobbalzando insieme al suo parrucchino.
“E mi raccomando alle palle, generale…” insiste Moore.
“Palle?!” borbotta basito il Presidente.
“Le palle infuocate, naturalmente…”
“Tranquillo, Moore,” lo rassicura Byjove, “quelle del Presidente saranno le più grosse di tutte, potete contarci!”
“E non si dimentichi il fuoco, dovranno bruciare bene…”
“Al liquido infiammabile penso io, tranquillo!” risponde sicuro Byjove.
“E soprattutto le palle,” continua sarcastico Moore, “fatele roteare bene…”
“Non tema, il Presidente ed io le faremo girare alla velocità della luce!”
“No, aspettate…” si oppone Super Dan.
“Generale,” insiste Moore, “forse il nostro Presidente teme di non essere in grado di far girare bene la palle infuocate…”
“Cosa?” replica baldanzoso Byjove. “Signor Presidente, lei non deve temere nulla, nessuno farà girare le palle in aria più di lei!”
Moore inclina il capo verso Blanco e bisbiglia. “Mi raccomando ai vigili del fuoco, numerosi e ovunque…”
“Bene,” prosegue il britannico, “ed ora veniamo alla parte che qualcuno gradirà sicuramente: l’Estonia.”
“L’Estonia?” esclama deluso Super Dan. “E che diavolo c’entra?”
“Dobbiamo per caso bombardarla?” domanda serio Byjove.

“Una guerra? A capodanno??” trasalisce Bell.
“No signori, niente guerre.” lo tranquillizza il capo di Gabinetto. “Mi riferivo alla tradizione culinaria di quel paese…”
“Culinaria?” chiede con aria improvvisamente interessata Super Dan.
“Vedete,” continua Moore, “da quelle parti sono convinti che le persone devono mangiare molte volte il giorno di Capodanno. È un modo per augurare cibo abbondante nel prossimo anno. Chi riesce a mangiare sette pasti quel giorno, si dice che possa affrontare il nuovo anno con la forza di sette uomini.”
“Eh sì,” borbotta Byjove, “popolo saggio, quello estone! Direi che per la cena non ci sono dubbi…”
“Nessun dubbio!” esulta Super Dan. “La cena sarà un omaggio all’Estonia! Naive, a verbale, scriva!”
“Non avevo il minimo dubbio…” sospira rassegnata la First Lady.
“Bene,” conclude Blanco, “direi che abbiamo stabilito i punti salienti del capodanno. Manca solo il discorso alla nazione del Presidente…”
“…che il nostro primo cittadino starà sicuramente preparando…” aggiunge Moore sornione.
“Discorso?!” esclama Super Dan sorpreso. “Ma certo…ehm…il discorso alla nazione…che sto giusto scrivendo…”
“Allora possiamo considerare la seduta conclusa.” propone Blanco.
“Ma certamente, Blanco.” concorda Moore, il quale le sussurra: “Sarà bene dire a Wright e Bell di preparare il discorso di fine anno alla nazione…”
“Dice?” risponde Blanco dubbiosa. “Pensa che potrebbe addirittura scordarsene?”
“Dico, dico…”
IL GIORNO DOPO.
Lo staff presidenziale, nei corridoi della Big House, si sta recando verso la Sala Rotonda, dove il Presidente sta preparando il tanto atteso discorso di Capodanno, che verrà trasmesso in TV in diretta nazionale.
“Cosa pensate che dirà, durante il discorso?” chiede Bell pensieroso.
“Dopo quello che avrà mangiato durante il cenone?” replica Moore. “Sarà già un miracolo se riuscirà a parlare…”
“Chi, il nostro comandante?” interviene spavaldo Byjove. “Affronterà il paese a testa alta e dirà parole che lasceranno il segno!”
“Sulla testa alta ho i miei dubbi,” replica Moore, “dato che il suo parrucchino soffre di vertigini, in compenso concordo con la seconda affermazione: sono certo che le sue parole lasceranno il segno…”
“Già,” mormora Blanco preoccupata, “bisognerà vedere in che modo…”
“Nell’unico modo possibile,” continua il generale fiducioso, “da vero leader!”
Nel frattempo, nella Sala Rotonda, una grande figura sferica con un cappello da babbo natale e un paio di stivali rossi alle due estremità, e un paio di enormi mutande rosse in mezzo, sta cantando “All I want for Christmas is you” di Mariah Carey.
Il microfono in mano, a torso nudo col pancione che ballonzola sui mutandoni e il pon pon del berretto che saltella qua e là…sì, è proprio lui, Super Dan, che sta preparando la sua sorpresa di capodanno.

Fuori, in corridoio…
“Ecco, generale,” dissente timidamente Bell, “potrei nutrire qualche dubbio al riguardo? Non vorrei apparire negativo, ma…”
“Negativo?” sbotta Byjove. “Bell, lei è diventato ormai il sinonimo di carro funebre!”
“Generale,” interviene Blanco, “non cominci. A dire il vero anch’io sono un po’ perplessa al riguardo…”
“Donna di poca fede! Vi ricrederete tutti quando ascolterete le parole del nostro comandante!”
Intanto, nella Sala Rotonda…
“All I want for Christmas is you, you, baby!”
Uno scatenato Super Dan sta cantando a squarciagola, in piedi sopra al famoso tavolo rotondo, mentre la sua pancia sobbalza a ritmo di musica.
Nel corridoio…
“Economia interna? E dunque nuove iniziative per incentivare la crescita dei posti di lavoro?” riflette ad alta voce Wright.
“Oppure i problemi internazionali troveranno più spazio nel discorso del Presidente?” si domanda Bell.
Nella Sala Rotonda…
Super Dan, in mutandoni rossi, agita il bacino cercando inutilmente di imitare Elvis Presley, mentre dalla sua ugola esce un grido atroce: “…for Christmas is you, you, baby!”
Ormai poco distante, in corridoio…
“No,” afferma Wright, “sono sicuro che il rilancio dell’economia nazionale sarà al centro del suo discorso. Durante la campagna elettorale ha sempre sostenuto di tenerci molto.”
“Potete scommetterci!” esclama Byjove. “Sono sicuro che in questo momento starà pensando proprio a questo…”
Nella Sala Rotonda, frattanto…
“…is you, youuuu!”
Super Dan è scatenato nell’acuto di Mariah Carey, mentre cammina sulla tavola rotonda a tempo di musica, al contrario della sua pancia, che sobbalza fuori tempo.
In corridoio…
“Dunque, generale,” chiede Moore, “lei è proprio convinto che il Presidente non abbia bisogno dei nostri consigli?”
“Giammai! Un guerriero non chiede mai aiuto, piuttosto muore combattendo!”
“Generale, mi scusi,” fa notare Bell, “veramente stavamo parlando del discorso di fine anno, non di una guerra.”
“Beh, possiamo sempre andare a parlargli,” interviene Blanco, “giusto per capire quali saranno gli argomenti del suo discorso…”
“Giusto.” concorda Wright. “In fondo non c’è niente di male se ascoltiamo il discorso prima che venga letto in televisione, giusto generale?”
”E va bene. Uomini di poca fede, ora ascolterete le parole di un condottiero!”
Prossimi alla sala Rotonda, sentono la musica provenire dall’interno della stanza. I loro sguardi perplessi si incrociano l’un l’altro.
Moore afferra la maniglia e apre la porta.
Nessuno parla, nessuno si muove, nemmeno un respiro.
“All I want for Christmas is you, you, baby!”
Sulla tavola Rotonda c’è lui, Super Dan, col pancione nudo, i mutandoni rossi e il microfono in mano.
“Ecco a voi: l’economia nazionale.” commenta Moore. “Le riforme del lavoro…”

31 DICEMBRE – CAPITALE, PARCO DI SEASIDE.
Una grande folla si è radunata nel parco, il clima di festa si fonde con la grande curiosità per la presenza del Presidente Kramp, del suo staff governativo e degli ambasciatori stranieri più importanti.
“Bene, signori,” fa gli onori di casa Blanco, “vi dò ufficialmente il benvenuto nella nostra capitale per celebrare la venuta del nuovo anno.”
I ringraziamenti e i saluti reciproci si mescolano agli applausi della gente. Viene spiegato il programma dei festeggiamenti, il primo dei quali sarà in onore della Scozia e dell’Ecuador.
“È tutto pronto?” domanda Blanco.
“Pronto?” risponde Super Dan attonito.
“Il leone e i fantocci da bruciare, signor Presidente…” gli ricorda Moore.
“Tutto pronto!” scatta sull’attenti Byjove.
“Generale,” interviene impensierito Wright, “il leone e i fantocci…è sicuro che siano davvero pronti?”
“Prontissimi! li ho fatti preparare dalla Squadra Guastatori. Ho seguito io stesso i lavori!”
“Squadra Guastatori?” trasalisce Bell. “Ma non sarà un po’ eccessivo?”
“Sciocchezze!” replica fiero Byjove. “Quattro rami di vimini e un paio di assi di legno…”
Il leone e i fantocci fanno il loro ingresso, imponenti e mastodontici, portati dai mezzi cingolati dell’esercito.
“Ma che diavolo…” balbetta Super Dan.
“Quattro rametti e un paio di assi di legno, vero?” osserva Moore preoccupato.
“Esatto, un po’ di legno e di vimini.” replica Byjove soddisfatto. “Quello che volevate.”
“Ehm…” interviene Blanco. “Generale, quello che volevamo erano dei semplici pupazzi…”
“Generale,” interviene Super Dan interdetto, “i fantocci sono alti quanto un palazzo di cinque piani e il leone…”
“…e il leone è più imponente dei fantocci, giustamente. Ma insomma, le vogliamo mantenere le proporzioni?”
Tutti ammirano sbalorditi le opere del generale, che occupano l’intero spiazzo del parco.
“Ma non sarà un po’ pericoloso appiccare il fuoco?” domanda Bell sempre più ansioso. “Non sono troppo grandi?”
“Bell, niente è troppo grande quando si tratta di tenere alto l’onore del paese di fronte agli ambasciatori stranieri!”
“Generale, tutto quel legno e il vimini dovrebbero bruciare facilmente, senza bisogno di nient’altro…” interviene Moore. “…ho paura di chiederlo: non ha aggiunto nulla, vero?”
“Ma certo, che domande! Soldati, a me!”
In quel momento arrivano di corsa alcuni militari dotati di lanciagranate.
“Generale,” balbetta intimorito Bell, “non ha risposto alla domanda di Moore…”
“Un po’ di buon vecchio napalm!”
“Cosa?!” sbotta Super Dan, facendo inclinare il parrucchino da un lato.
In quell’istante i soldati sparano con i lanciagranate in direzione dei colossi. Le lingue di fuoco smisurate che si sprigionano dalle gigantesche figure scaraventano a terra tutti i presenti, raggiungendo gli alberi del parco, mentre la temperatura circostante diventa quella di un altoforno industriale.

I presenti rimasti in piedi scappano in preda al panico, il fuoco inizia divorare tutti gli alberi circostanti, dal parrucchino di Super Dan esce fumo.

“I capelli del Presidente!” strilla Naive, mentre cerca di rialzarsi. “I capelli del Presidente fumano!”
Lo staff di Super Dan e gli ambasciatori tentano di rimettersi in piedi, aiutati dagli uomini della sicurezza, coi visi lividi e i vestiti fumanti.
“Moore, ha fatto bene a consigliarmi di disporre i vigili del fuoco in abbondanza…” mormora Blanco, ancora sconvolta.
“Non c’è voluto molto, cough, cough…” replica Moore tossendo. “Fantocci di vimini, fuoco, generale Byjove…”
I vigili del fuoco intervengono da ogni direzioni con le autopompe e gli idranti, ondate di acqua piovono su persone, fantocci e alberi, trasformando in pochi minuti il parco in un enorme pantano.
“Aiuto! Il mio inalatore, salvate il mio inalatore!” è la flebile voce di Bell, portato via a braccia dagli uomini della scorta.

“I capelli del Presidente fumano!” continua a gridare Naive, subito ascoltata da un pompiere, che dirige verso Super Dan il getto di un idrante. il parrucchino decolla scomparendo oltre gli alberi, il Presidente viene scaraventato addosso a ciò che resta di uno dei fantocci che, ormai fradicio d’acqua, crolla su di lui seppellendolo.
“Il Presidente! Il Presidente” strilla Naive, indicando la montagna di vimini. Gli uomini della scorta accorrono per liberarlo, mentre Byjove, inzuppato d’acqua e fango, agita la sciabola in aria.
“Portate in salvo gli ambasciatori!” grida Blanco agli uomini della sicurezza, mentre molti tentano invano di rialzarsi per poi ricadere nuovamente nel fango.
Dopo più di un’ora…
L’incendio è stato domato, il 40% degli alberi del parco sono andati in fumo, centinaia di persone hanno riempito gli ospedali della zona per ustioni e ferite varie.
Gli ambasciatori sono stati medicati ed accompagnati nelle proprie residenze per potersi cambiare d’abito, come pure Super Dan ed il suo staff. Tutti ora vengono scortati ancora al Parco Seaside, o in ciò che rimane di esso, nella parte che fronteggia il mare.
“Generale, le faccio i miei complimenti per l’omaggio agli ambasciatori della Scozia e dell’Ecuador…” esordisce Moore.
“Un sabotaggio!” si difende Byjove. “Uno sporco complotto bolscevico!”
“Già,” concorda Blanco, “un altro po’ che avrebbe bruciato anche gli ambasciatori…”
“Beh,” aggiunge Moore con un ghigno, “i capelli del Presidente è riuscito comunque a mandarli in fumo…”
“Moore,” replica stizzito e incerottato Super Dan, “Prima o poi io…”
“A me è sembrato di sentire la parola napalm…” interviene Wright.
“Napalm? Mai detto nulla di simile!”
“Ecco gli ambasciatori, stanno tornando ora…” fa presente Bell.
“Visto?” esclama fiero Byjove. “Sono tutti vivi…”
“E ci mancherebbe altro…” lo redarguisce Blanco, che va loro incontro, per presentare le scuse ufficiali e spiegare l’accaduto.
“Bene, ed ora siamo qui, nel lato sud del parco, non soltanto perché le fiamme non hanno bruciato gli alberi,” esordisce Moore, guardando di traverso Byjove, “ma perché vi sarà un omaggio a tutti i paesi nordici.”
Gli ambasciatori applaudono e sorridono.
“Infatti,” prosegue il Capo di Gabinetto, “tutti i volontari parteciperanno alla nuotata nelle acque del nostro oceano, che in questo periodo è gelido. Purtroppo il Segretario del Tesoro, il Sig. Bell, non potrà partecipare in quanto costipato…”
“E ti pareva.” borbotta Byjove. “Bell, l’unico omaggio che puoi fare è all’ambasciatore del Cile, andando a dormire nel cimitero.”
“Ma il nostro intrepido Presidente,” continua sorridente Moore, “parteciperà in rappresentanza del nostro paese! Un bell’applauso per il nostro primo cittadino!”
Furibondo col britannico, Super Dan sorride a denti stretti, mentre avanza per ricevere il tributo della folla. Poi si dirige verso una roulotte per indossare il costume da bagno.
“Tranquillo, mio Presidente,” lo accompagna Byjove, “le ho portato il grasso di balena che usavamo al polo nord. Non sentirà neppure un brivido di freddo! L’odore non è gradevole, ma è molto efficace.” continua il militare aprendo il vasetto di grasso.
“Sento, sento,” commenta Super Dan, “l’odore effettivamente non è il massimo. Ma se funziona…”
“Si fidi, mio comandante, si fidi…”
Arrivati davanti al caravan urtano Bell, che sta prendendo le sue gocce per il naso contro il raffreddore, a base di menta piperita, eucalipto e ortica. L’intera fiala finisce nel vasetto destinato a Super Dan.
“Ops…scusate…” balbetta Bell.
“Ancora vivo, vedo.” bofonchia Byjove. “Vada a dormire nel cimitero e faccia passare il Presidente!”
Il Presidente Kramp entra nella roulotte. Dopo alcuni minuti ne esce con costume da bagno enorme, un bermuda giallo con palme e noci di cocco colorate. E una cuffia gialla in testa, per tenergli fermo il parrucchino.

La gente applaude e ride allo stesso tempo.
“Con tutti i costumi che ha,” mormora la First Lady, “proprio quello è andato a scegliere. È inutile, il buon gusto non si può insegnare…”
Super Dan avanza verso il pontile, preceduto dalla sua pancia, e si dispone insieme agli altri partecipanti.
“Sembra un incrocio tra un limone gigante e un tricheco…” commenta a bassa voce Moore.
Super Dan, però inizia a grattarsi dappertutto, le gocce di Bell iniziano a fare effetto.
“Pronti, partenza, Via!”
I partecipanti si tuffano nel mare gelido, spruzzi di schiuma imbiancano il mare, una distesa di braccia e gambe si dimenano.
“Forza, signor Presidente!” grida Naive entusiasta.
In acqua Super Dan sente un bruciore su tutto il corpo, ma non potendo fermarsi né uscire dall’acqua, inizia a nuotare sempre più velocemente.
“Visto?” grida Byjove. “il nostro Presidente è un vero atleta!”
“Effettivamente,” osserva Blanco, “non lo facevo così forte…”
“Troppo forte,” aggiunge Moore, “c’è qualcosa che non va…”
In acqua la pelle di Super Dan sta andando a fuoco, le gocce di Bell lo stanno trasformando in gambero arrosto da cento chili. Spinto dalla disperazione, nuota come un motoscafo e vince, stremato.
Gli spettatori e gli ambasciatori applaudono, gli uomini della sicurezza lo tirano fuori dall’acqua.
“Aahh!” è il grido che echeggia nel parco. “Toglietemi questa roba di dosso!”
“Ma che succede?” chiede preoccupata la First Lady.
“Sto andando a fuoco! Brucia! Toglietemi questo schifo di dosso!”
“Generale, faccia qualcosa,” grida Moore, “dobbiamo salvare il nostro Presidente!”
Byjove corre verso l’autobotte dei pompieri di servizio, srotola la manichetta e punta la lancia verso Super Dan. Un getto d’acqua violentissimo lo colpisce, viene scaraventato a terra, rotolando come una trottola.
“Ancora, ancora!” lo incita perfido Moore. “Bravo generale, così!”
Byjove continua a seguire Super Dan sull’erba, ovunque egli rotoli, bersagliandolo con l’acqua.
“Basta così, generale, si fermi!” interviene decisa Blanco.
Byjove chiude l’acqua, Super Dan è sull’erba, in un acquitrino, immobile e dolorante.
Accorrono tutti intorno a lui, gli uomini della sua scorta lo sollevano, dalla bocca del Presidente escono solo lamenti.
È rosso come un gambero, non si sa se più per la pomata o per la violenza del getto d’acqua.
“Dios Mio!” esclama Blanco. “Sembra un gambero arrosto!”
“Però questa volta non ha perso i capelli…” commenta Naive.
Tra gli applausi della folla, il Presidente viene portato barcollante verso il podio, dove gli uomini della scorta lo trascinano sul gradino più alto per ricevere la medaglia.
“Ve l’avevo detto, uomini di poca fede,” sbraita Byjove, “il nostro comandante è un vero guerriero!”
Con la medaglia al collo, il Presidente viene trascinato di peso all’interno della roulotte.
“Ms Brontenserious,” ordina la First Lady, “presto, il parrucchino di scorta.”
“Jawohl, oggi portato tanti testoni di scorta…”
Dopo circa mezz’ora…
Il Presidente esce dal caravan elegantemente vestito, con le mani ed il viso violacei, qualche cerotto e claudicante.
“Ed ora, signore e signori,” prende la parola Moore, “ci sposteremo in un altro punto del parco, dove il nostro amato Presidente renderà omaggio al mio paese natale…”
Dagli occhi di Super Dan escono solo fulmini diretti verso il Capo di Gabinetto.

Super Dan, il suo staff e gli ambasciatori vengono scortati in un altro punto del parco, dove sono stati preparati dei cerchi con grossi ceri accesi, secondo la tradizione inglese.
“Bene,” prende la parola Blanco, “per chi non lo sapesse, in Inghilterra a capodanno si divertono saltando dentro a cerchi segnati da candele infuocate, perché più candele rimangono accese e più fortuna avrà il saltatore.”
“Sappiamo che alcuni tra voi si sono offerti volontari,” prosegue la funzionaria ispanica, “e dunque diamo il via ai salti…”
“Sapendo che gli ultimi a saltare saranno il nostro Presidente e il suo fido generale Byjove!” interviene Moore.
“Cosa?!” ringhia Super Dan ustionato, incerottato e claudicante.
“Generale,” insiste Moore, contando sull’orgoglio di Byjove, “devo forse dedurre che intendete arrendervi e ritirarvi dalla gara?”
“Giammai!” sobbalza il militare. “Io non mi sono mai arreso in vita mia! Signor Presidente, andiamo!”
“Andiamo?” strabuzza gli occhi Super Dan incredulo. “E dove vuole che vada conciato così?”
“Verso la gloria,” insiste Byjove, “getteremo il cuore oltre ogni ostacolo!”
“Così mi piace, generale,” continua Moore, “oltre ogni ostacolo!”
“Oltre ogni ostacolo!” risponde Byjove.
“Anche il muro di fuoco di cui ha parlato durante la riunione?”
“Ma certo, salteremo anche un muro di fuoco, per l’onore del nostro paese!”
“Muro di fuoco?!” balbetta Super Dan. “No, un momento, quale muro…”

“Signore e signori,” grida Moore, girandosi prontamente verso il pubblico, “il nostro Presidente ed il nostro Generale hanno deciso di rendere onore all’ambasciatore inglese saltando non dei semplici cerchi di candele, ma bensì un muro di fuoco!”
Gli applausi si mescolano con il mormorio di stupore della gente.
I primi volontari iniziano a saltare dentro i cerchi, spegnendo alcune candele, il tifo della gente è ora per l’uno ora per l’altro.
Finché…
“Bene, ed ora,” prende la parola Moore, “è giunto il momento tanto atteso: il nostro Presidente ed il nostro Generale salteranno il muro di fuoco!”
Tra gli applausi della gente, viene portato al centro dello spiazzo un muro di legno, alto più di un metro e mezzo e largo cinque, spinto su dei carrelli.
“E questo che diavolo è?!” sbotta Super Dan.
“Ehm…” si avvicina Moore mormorando, “…mi sono permesso di prendere in parola il generale e ho fatto preparare questo piccolo muretto appositamente per voi…”
“Piccolo?!” trasalisce il primo cittadino. “Ma se cammino a fatica, sono tutto un bollore, mi bruciano anche le chiappe, cosa volete che salti??”
“Mio comandante,” scatta sull’attenti Byjove, “non tema, ci sono qui io! L’aiuterò a saltare il muro!”
“Ma non prima che il fuoco venga acceso…” aggiunge Moore con un sorriso.
“Fuoco? Ma siete impazziti?!” sobbalza Super Dan.
“Senz’altro!” sbatte i tacchi Byjove. “Mio comandante, è pronto?”
Moore, frattanto incita la gente agitando le braccia, e subito parte un applauso. “Signor Presidente, vuole forse deludere il suo popolo?” insiste il britannico.
“Giammai!” risponde Byjove. “Andiamo!” risponde Byjove afferrando Super Dan per un braccio e trascinandolo di fronte al muro.
“No, un momento…” si oppone il primo cittadino.
“Il fuoco!” grida Moore rivolto a due uomini della scorta. “Il fuoco, presto!”
I due si avvicinano con due torce accese al muro di legno, che immediatamente si illumina. Un grande calore si diffonde intorno, le fiamme sono alte, troppo alte…
“Moore,” sbraita Super Dan dolorante, “ma che diavolo ha combinato?”
“Io? Nulla, ho solo seguito l’esempio dal generale. D’altronde quale migliore modello di un valoroso guerriero?”
“Moore, ma che va cianciando?”
“Napalm…” risponde Moore sornione.
“Cosa?!” sbotta Super Dan.
“Ottimo Moore, vedo che inizia ad imparare.” concorda Byjove. “Ed ora, signor Presidente, voliamo insieme verso la gloria! Tranquillo, l’aiuto io…”
“Napalm?? Ma siete impazziti?!” sono le ultime parole che escono dalla bocca di Super Dan, prima che Byjove lo afferri, con una mano per la collottola e con l’altra per la cintura dei pantaloni, e inizi a correre verso il muro di fuoco come un mezzo blindato.
“Per la gloria del paese!” è il grido del militare che scuote anche gli alberi circostanti, mentre scaglia Super Dan verso l’ostacolo.
“Aaahhh!”

Il Presidente Kramp vola in alto verso le fiamme, con una parabola degna Icaro, che si conclude infatti proprio in cima al muro, dove le chiappe di Super Dan atterrano sul fuoco, per poi rimbalzare oltre, con un grido simile ad un branco di elefanti. Lo schianto a terra è devastante, le sue natiche sono in fiamme, dal parrucchino, sceso davanti agli occhi, esce fumo.
“Oddio, il Presidente sta bruciando!” strilla Naive saltellando.
“Stavolta ci siamo…” mormora Moore.
“Fate largo, ci penso io!” grida Byjove, che corre verso l’autobotte dei pompieri, srotola la manichetta e punta la lancia ancora una volta verso il Presidente. Per la seconda volta Super Dan viene travolto da un torrente d’acqua in piena, che lo fa ruzzolare per tutto lo spiazzo, inseguito dal fido Byjove e dal suo idrante.
“Basta così, generale si fermi!” grida la First Lady. “Lo sta annegando!”
Gli uomini della sicurezza soccorrono il Presidente, gettando delle coperte le sue spalle e la sua testa, ormai priva del parrucchino, ridotto in una poltiglia nel fango.
Portato via verso la roulotte della Croce Rossa, il generale si dispone davanti al muro infuocato come un toro infuriato davanti al torero.
“Ed ora,” sbraita il generale, “l’ultimo salto!”
Tutti gli sguardi sono su di lui.
“Ma è impazzito?” bisbiglia Bell.
“No, è Byjove…” mormora Moore. “Prepariamoci ad un’altra catastrofe…”
“Per l’onore del paese! Geronimoooo!”
Byjove parte come un carro armato in discesa fuori controllo, i suoi anfibi scuotono la terra, l’elmetto ha preso il posto del cappello. Il salto ricorda Serhij Bubka ma senza asta, il militare vola ben oltre il fuoco proseguendo fino alla bancarella degli hot dog.
Lo spostamento d’aria in seguito alla deflagrazione scaraventa a terra i presenti, ambasciatori compresi, mentre una pioggia di hot dog ricade su tutti.
“Un’altra catastrofe,” sospira Moore rialzandosi, “le ultime parole famose…”
Gli uomini dei servizi segreti si occupano del generale e delle autorità, mentre i soccorsi assistono il pubblico. Gli hot dog vengono estratti dalla bocca di Bell e dalle orecchie di Byjove.
“Chi ha spostato quella dannata carretta proprio dietro al muro di fuoco??” sbraita Byjove, togliendo gli ultimi hot dog dalla divisa.
“Dietro?” domanda Bell scosso, con un hot dog nel taschino della giacca.
“Generale,” precisa Wright, “veramente il venditore di hot dog distava dal muro parecchi metri…forse è lei che ha esagerato un tantino col salto…”
“Dite? Beh, d’altronde che volete, quando c’è di mezzo la patria, qualunque ostacolo diventa piccolo!”
“E figuriamoci se avessimo dichiarato guerra…” mormora Blanco, “…avrebbe raso al suolo l’intero parco.”
“Ma a proposito,” interviene Moore, sfilando l’ultimo hot dalla giacca, “che fine ha fatto il Presidente?”
“È laggiù.” risponde Blanco indicando la roulotte della Croce Rossa. “Come pensate che stia?”
In quel momento, dal caravan: “Aaahhhh!!”
Un’ora dopo…
Ambasciatori e rappresentanti del governo locale stanno attendendo il ritorno di Super Dan, che giunge, zoppicando, sempre più incerottato, con un pantalone di una taglia più grande, a causa della fasciature sulle natiche ustionate. E un parrucchino nuovo, ovviamente.
“Bentornato tra noi, signor Presidente.” lo accoglie Wright.
“Bentornato un accid…cough!” lo interrompe la First Lady con una provvidenziale gomitata in pancia.

“Mio marito è lieto di essere ancora qui tra voi.” risponde prontamente la moglie del Presidente. “Desidera ringraziarvi per la vostra apprensione sulle sue condizioni fisiche, ma al contempo tranquillizzarvi, come vedete si è ripreso perfettamente dal piccolo incidente…”
”Piccolo?!” sbotta Super Dan, subito tacitato dal frustino di Ms Brontenserious: SWISH!
“Così piccolo e irrisorio che non interromperà il programma odierno…” interviene tempestivamente Moore.
“Cosa?” esclama dolorante Super Dan. “Ma che diavolo ha in mente quel…”
“Quindi ora, signore e signori,” prosegue imperterrito il britannico, “ora ci sposteremo in un altro punto di questo meraviglioso parco, per rendere omaggio alla Scozia, terra antica e gloriosa. Vero Generale?”
“Certamente!” scatta sull’attenti il militare.
“E il nostro Presidente, incurante del dolore, affiancherà il generale Byjove in una delle tradizioni più antiche della Scozia!”
“Cosa?!” esclama Super Dan. “No, un momento…“
“Sempre pronto all’azione!” risponde Byjove col petto in fuori.
“Generale,” tenta invano di opporsi Super Dan, “sono a pezzi, io non…”
“Generale,” lo interrompe lo scaltro Moore, “temo che il nostro residente voglia tirarsi indietro di fronte a tutti gli ambasciatori…”
“Non lo dica neppure!” sbotta Byjove. “Il nostro comandante non si tira indietro nemmeno di fronte al fuoco dei nemici, vero signor Presidente?”
“Fuoco dei nemici?? Beh, adesso non esageriamo…”
“Esageriamo, esageriamo…” si intromette nuovamente il Segretario di Gabinetto. “Cosa stava dicendo, generale?”
“Che il nostro comandante non si tira indietro di fronte a niente e nessuno!”
“Giusto! Per l’onore del paese! Per la gloria!” lo aizza Moore. “Ed ora, andiamo!”
“Andiamo!” risponde Byjove, trascinando con sè Super Dan.
“Che Dio lo aiuti…” bisbiglia Blanco a Moore.
“Il Presidente ed il generale insieme?” replica il britannico. “No, che Dio aiuti tutti noi…”
Poco dopo…
Giunti nel punto prestabilito, comincia la processione.

Per primi i suonatori di cornamuse scozzesi, con i loro costumi tradizionali, finché non giungono coloro che fanno roteare sopra la propria testa le palle infuocate, giocolieri abili e ardimentosi.
In fondo al gruppo, all’ultimo posto…
“Generale,” chiede Super Dan, “ma non avrà esagerato?”
“Esagerato? Io? E perché mai?”
“E me lo chiede? Ma ha visto che palle ha fatto preparare??”
“Le piacciono? Le più grosse di tutte!”
“Appunto. Come diavolo faccio a farle roteare in aria? ”
“Sciocchezze! Faccia come me, mi guardi e poi segua il mio esempio. È un gioco da bambini, vedrà!”
Intanto, non lontano, lo staff presidenziale intravede i due giungere in coda al corteo.
“Ma sono proprio loro?” chiede Blanco sorpresa.
“Pare di sì, perché?” le chiede Bell.
“Perché? Ma avete visto che razza di palle stanno maneggiando?”
“Effettivamente hanno le stesse dimensioni della pancia del Presidente…” osserva Moore con un sorriso.
“Ora gli assistenti alla sfilata danno fuoco a tutte le palle…” avverte Wright.
Le palle infuocate iniziano a roteare sulla testa degli scozzesi, che con esperienza e maestria le fanno volteggiare disegnando scie luminose, che si intrecciano in disegni scintillanti.
Il pubblico applaude, eccitato da un simile spettacolo.
“Ecco,” fa notare Blanco, “ora stanno per accendere quelle del Presidente e del generale…”
“Così, così,” grida Byjove, “faccia come me!”
Byjove sembra Thor quando fa roteare il suo martello in aria, Super Dan sbuffa e fatica a sollevare le enormi sfere infuocate dal suolo.

“Deve fare come me,” grida Byjove esaltato, “faccia ruotare le palle in alto! Il paese ci guarda!”
Il Presidente Kramp, dolorante e claudicante, spende le poche energie rimaste nel tentativo di non perdere la faccia di fronte a tutti. Le due gigantesche palle infuocate iniziano a staccarsi da terra e a roteare.
“Oddio,” mormora Bell, “ce la fa, le sta facendo roteare…”
“Guardate il generale,” osserva Wright, “le sue palle girano così velocemente che sembrano dei cerchi di fuoco!”
“E sono pure enormi…” dice pensieroso Bell. “Ma come farà…”
“A farle girare?” domanda Blanco. “Oh, in questo il generale è davvero uno specialista.”
“Anche il nostro Presidente sembra non essere da meno,” osserva Moore, “riesce a farle girare bene anche lui…”
“Sì, ma la traiettoria delle palle del Presidente mi sembra diversa da quella del generale…” sottolinea Wright.
“Poverino,” sospira Naive, “sta zoppicando, per forza le sue palle non girano bene come quelle del generale…”
“Effettivamente la parabola del Presidente mi preoccupa un po’,” dice Moore preoccupato, “è sempre più storta…”
“Anche il generale mi preoccupa,” aggiunge Blanco, “le sta facendo roteare troppo velocemente…”
Intanto in fondo alla sfilata Byjove sbuffa come una locomotiva a vapore, le sue enormi palle infuocate hanno creato un vuoto intorno a lui, mentre Super Dan, sempre più sofferente e zoppicante, disegna nell’aria traiettorie irregolari e tortuose, ora vicino al suolo, ora in alto.
“Signori,” dice Bell, “non vorrei sembrarvi allarmista, ma posso chiedervi come siamo messi quanto a vigili del fuoco e soccorsi?”
“Sapendo che i nostri due eroi avrebbero avuto a che fare col fuoco in mezzo ad un parco,” risponde Moore, “abbiamo predisposto le stesse precauzioni previste per i disastri naturali.”
Il Capo del Gabinetto fa giusto in tempo finire di parlare quando…
“Pista, fate largo!” grida Byjove. “Guardate come si fa! Imparate, mammalucchi!”
“Generale,” lo implora Super Dan, “stia calmo, non così forte…”
All’improvviso la corda di una delle palle del generale si spezza, facendo volare la sfera infuocata come un meteorite verso gli alberi.
“Oddio, guardate!” grida Bell, un attimo prima di cercare l’inalatore.
“Per mille baionette!” impreca Byjove, il quale, sbilanciato dalla perdita di una palla, finisce a terra, lasciando la presa della seconda palla, che diventa un bolide infuocato diretto verso lo stand dei prodotti locali.

Gli alberi colpiti dalla prima palla infuocata iniziano a bruciare, seguiti dalla deflagrazione causata dalla seconda sfera di fuoco. Una nuvola di legno, salsicce e focacce si diffonde in tutta l’area…
“Lo sapevo, lo sapevo…” inizia a lamentarsi Bell col suo inalatore tra le mani.
“Aiuto, non ce la faccio più…” sono le ultime parole pronunciate da Super Dan prima di accasciarsi al suolo stremato, lasciando che le due spropositate sfere di fuoco disegnino archi luminosi nell’aria.
“I soccorsi, presto,” reagisce prontamente Blanco, “attiviamo i soccorsi!”
“Chiamate i soccorsi!” strepita Bell. “Chiamate i pompieri! Chiamate le ambulanze! L’esercito! La Protezione Civile!”
“Bell, ha dimenticato l’esorcista…” aggiunge Moore.
Le palle infuocate del Presidente colpiscono la bancarella delle caldarroste e l’altra il palco per il discorso di ringraziamento agli ambasciatori stranieri, che vanno immediatamente in fiamme.
Gli ambasciatori vengono allontanati dai servizi di sicurezza, la gente scappa, il panico si diffonde.
“Aiuto!” grida Super Dan, ancora dolorante a terra. “Non riesco ad alzarmi, il fuoco!”
“Niente paura, mio comandante, ci sono io!” grida Byjove, che con la delicatezza di un bulldozer afferra Super Dan, se lo carica sulle spalle come un sacco di patate e comincia a correre come un panzer.
I vigili del fuoco iniziano a gettare acqua ovunque, su alberi, bancarelle e persone, i soccorsi cercano di assistere i feriti, gli uomini della sicurezza portano via le autorità locali e straniere. La confusione regna sovrana…

“Il Presidente, dov’è il Presidente?” grida Blanco.
“Il mio inalatore, si è scaricato il mio inalatore…” si lamenta Bell.
“Il palco sta bruciando, gli stand sono in fiamme…” sottolinea Wright afflitto.
Byjove si sta avvicinando come un giocatore di football americano, prendendo a spallate e scaraventando a terra chiunque osi frapporsi tra lui e la meta. Sulle sue spalle Super Dan sobbalza ad ogni passo, con una mano a tenersi il parrucchino, ormai sceso sul viso.
“Eccolo!” indica Bell.
SBAM! L’ambasciatore francese viene urtato da Byjove e scaraventato nel fango, poi il generale calpesta letteralmente l’ambasciatore del Venezuela, infine una spallata all’ambasciatore giapponese lo fa atterrare in braccio al collega russo. Arrivato finalmente a meta si ferma urtando Bell, che compie un volo di due metri prima di rovinare a terra.
“Missione compiuta! Il Presidente è in salvo!” strilla Byjove, che afferra Super Dan dalle spalle e lo scaraventa a terra.
“Aaahhh!” si lamenta il Presidente Kramp.
“Aaahhh!” si lamenta Bell.
“Ma che vi prende a tutti?” si sorprende Byjove. “Bell, lei sempre a terra come i lombrichi, vero? Piuttosto si alzi in piedi e aiuti il suo Presidente!”
“Veramente Bell era in piedi, prima che arrivasse lei, generale…” osserva Blanco.
“E anche alcuni ambasciatori…” aggiunge Moore.
“E anch’io…” giunge dal suolo la voce di Super Dan, acciaccato, sofferente e col parrucchino appoggiato sul naso.
“Ma buongiorno, signor Presidente.” gli si rivolge Moore. “Mi perdoni, ma con i capelli davanti al viso non l’avevo riconosciuta…”
“Moore,” ringhia Super Dan dolorante e arrabbiato, “prima o poi io…”
“Oddio i capelli del Presidente!” esclama stupefatta l’accorrente Naive.
“Ha visto?” insiste il britannico. “Tutti scompigliati, il Presidente vuole lanciare una moda…”
“Ma davvero?” sospira la giovane segretaria. “Oh, signor Presidente, anche stilista, adesso…”
“Signori,” continua Moore, “diamo una mano al nostro novello Valentino a rialzarsi, che ne dice, generale?”
“Ci penso io, tranquillo mio comandante!” risponde Byjove un istante prima di sollevare Super Dan dal suolo e piantarlo dritto in piedi come un palo.
“Aaahhh! Generale, non poteva semplicemente aiutarmi a rialzarmi?” geme Super Dan ormai a pezzi.
“Signornò! Le cose si fanno bene o non si fanno!”
“Le vertebre del Presidente ringraziano…” commenta Moore con un ghigno.
“Moore, si ricordi che…” sta per esplodere Super Dan.
“Ehm, signor Presidente” gli si rivolge timidamente Naive, “i suoi capelli…”
Imbarazzato, il primo cittadino si rimette il parrucchino al suo posto con un rapido gesto.
“E adesso, signori,” propone Blanco, “penso sia ora di occuparci delle persone e degli ambasciatori feriti, che ne dite?”
“È il minimo che possiamo fare,” concorda Moore, “se vogliamo evitare che una ventina di paesi interrompano i rapporti diplomatici con noi.”
“Interrompere i rapporti diplomatici con noi?” scende dalle nuvole Byjove. “E perché mai?”
“Non è possibile…” mormora Blanco sconsolata.
Più tardi, in un altro punto del parco…
Lo scarso pubblico sopravvissuto, gli ambasciatori incerottati e bendati ed il Presidente Kramp, più rattrappito della mummia di Tutankhamon, si sono ritrovati per l’ultimo appuntamento fuori dalla Big House: gli omaggi agli ambasciatori tedesco e russo.
“Bene, signore e signori,” prende la parola Blanco, “ed ora gli ultimi omaggi in questo meraviglioso parco…”
“…o in quello che ne resta…” mormora Moore.
“Ah no,” sbotta Super Dan, “adesso basta, io sono a pezzi!”
“…gli omaggi agli ambasciatori della Germania e della Russia…” prosegue Blanco.
“E dunque,” continua Moore guardando sornione Super Dan, “leviamo i calici e degustiamo il Feuerzangenbowle, il vin brulè tedesco…”
“Ah sì?” esclama Super Dan, con ritrovato entusiasmo.
“E dopo passeremo alla vodka importata dalla Russia!”
“Beh, adesso che ci penso…” borbotta il Presidente Kramp con un sorriso.
“Quando il dovere chiama,” lo sostiene Byjove, “c’è solo una risposta che può dare un vero soldato…”
“Presente!” conclude Super Dan ringalluzzito.
“Signor Presidente,” risponde Byjove, “sapevo che lei era un vero comandante. Ed ora, dopo tanti sforzi, un po’ di ristoro per le nostre membra.”
“Generale,” concorda il primo cittadino, “quando parla così sembra quasi un poeta…”

“Disse Federico García Lorca a William Shakespeare…” bisbiglia Moore a Blanco.
“Signori, leviamo i calici e brindiamo al nuovo anno!” esclama Super Dan, finalmente sorridente.
I camerieri passano tra gli invitati distribuendo bicchieri, per poi riempirli ogni volta che si svuotano, finché non capitano dalle parti di Super Dan e Byjove.
“I signori desiderano un altro bicchiere?” domanda il cameriere.
“Che domande! Ma certo!” sbotta Byjove strappando la bottiglia dalla mano del cameriere.
“Li guardi, ecco una gara che vinceranno senz’altro…” mormora Moore.
“A pari merito,” risponde Blanco, “due medaglie d’oro.”
“Un brindisi per la Germania!” esclama Byjove, che svuota il bicchiere in un attimo, proprio come Super Dan.
“E un altro per la Russia!” risponde il primo cittadino.
La bottiglia è finita in due minuti, ma Byjove sembra un polipo, pronto ad afferrare tutte quelle che capitano nei suoi paraggi…
“Ms Brontenserious, li guardi come bevono.” osserva la First lady.
“Volete che io…SWISH?”
“No, lasciamoli fare. Dopo tutto quello che ha passato oggi, diciamo che lo considero una sorta di risarcimento danni.”
“E un brindisi al nostro amico…gli esquimesi hanno una nazione?” domanda Byjove dopo la quarta bottiglia.
“Temo di no.” risponde Bell.
“Peccato…”
“Generale, non si abbatta.” interviene ormai alticcio Super Dan. “Ai futuri Stati Uniti degli Eschimesi! Cin cin!”
“Cin cin!” e un altro bicchiere viene svuotato.
Alcune bottiglie dopo…
Tutti appaiono più distesi e sorridenti, complice l’alcool, mentre in angolo due sagome tondeggianti, a braccetto, cantano: “From the Halls of Montezuma to the shores of Tripoli…”
“Ma che stanno combinando quei due?” chiede Blanco, nascondendo la sua preoccupazione dietro un sorriso.
“Stanno cantando l’inno dei marines…” osserva sbigottito Wright.
“We fight our country’s battles in the air, on land, and sea…”
“Bene,” interviene Moore, “dopo aver incendiato mezzo parco e mandato al pronto soccorso un quarto degli ambasciatori stranieri, l’inno dei marines è proprio l’ideale per rinsaldare dei rapporti pacifici con i nostri alleati.”
“Dios mio!” esclama Blanco. “Dobbiamo fare qualcosa!”
“Troppo tardi…” osserva Moore. “Guardate là…”
“Ed ora,” prende la parola il sindaco della città, come previsto dal programma, “signore e signori, sono onorato di dare il via all’omaggio all’ambasciatore russo. Prego, abbiamo fatto arrivare le migliori marche di vodka, assaggiate pure il nettare degli dei russi…”
I camerieri riprendono a girare senza sosta, come le braccia di Byjove riprendono ad afferrare bottiglie senza sosta…
“Santo cielo,” esclama Bell angosciato, “sarà la fine, completamente ubriachi…”
“Signori,” prende in mano la situazione Moore, “mescoliamoci tra gli ambasciatori e facciamo conversazione, cerchiamo di tenerli impegnati…”
“In modo che non facciano caso a quei due?” domanda Wright pessimista. “Ci vorrebbe un miracolo.”
“Andiamo, facciamo del nostro meglio!” li esorta Blanco.
Il gruppo trascorre i minuti seguenti coinvolgendo gli ospiti stranieri in ogni genere di conversazione, finché finalmente le bottiglie vengono portate via. Ai limiti dello spiazzo, vicino agli alberi…
“There’s a yellow rose in Texas that I am gonna see, no other soldier knows her, no soldier only me…”
“Ms Brontenserious,” ordina la First Lady, “domani, appena mio marito si sveglierà, gli faccia trovare la vasca da bagno piena di acqua fredda, e non dimentichi i cubetti di ghiaccio, mi raccomando. Gli farò smaltire io la sbornia…”
“Jawohl!”
“Ed ora” interviene Blanco, sperando di catalizzare su di sé l’attenzione, ““signore e signori, come potete vedere, su alcuni degli alberi che ci circondano è stato appeso il vischio. Conosciamo tutti questa tradizione, ormai diffusa anche nei vostri paesi. Lasciamo che il destino segua il suo corso…”

Tutti conversano amabilmente, merito del vin brulè e della vodka, mentre qualcuno del pubblico approfitta della presenza del vischio, ma…
Super Dan e Byjove avanzano barcollando, tenendosi a braccetto…
“Amazing grace how sweet the sound, that saved a wretch like me…”
All’improvviso le parole di Blanco e la visione del vischio appeso sugli alberi si fanno largo nella nebbia di vin brulè e vodka che circondano l’encefalo di Byjove.
“Il vischio! Hic!” esclama il militare.
“Il fischio?” chiede Super Dan totalmente stordito. “Chi ha fischiato?”
“Il vischio! Hic! Il vischio…guardi lassù.”
“Belli…” sospira Super Dan col naso all’insù. “Hanno colorato gli alberi…”
“È vischio…non conosce la tradizione? Chi si bacia sotto il vischio a capodanno…”
“Ah, sì, ora ricordo…” esclama Super Dan, la cui mente nuota in un oceano di alcool e confusione.
“Dobbiamo approfittarne.” borbotta Byjove. “Prendere la mira, puntare, fuoco!”
Byjove parte come un carro armato impazzito, sbandando a destra e a sinistra, mentre Super Dan, con la vista annebbiata dall’alcool e il parrucchino che scende sempre più davanti agli occhi, finalmente vede lei: Naive. Bellissima, giovane, sensuale.
Parte a passo di carica, zoppicando e barcollando, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo, che si trova proprio sotto il vischio.
Giunto a pochi passi da lei, Super Dan chiude gli occhi e si prepara al momento tanto atteso, quando la First Lady chiama con un cenno Naive, che va subito da lei.
Super Dan, in preda all’alcool e all’emozione, compie i suoi ultimi passi sbandando, finendo addosso alla governante austriaca. Con gli occhi chiusi la afferra, la stringe a sé e la bacia.
“Tesoruccio…” il Presidente ora apre gli occhi.

“Oddio!! La nazista!!”
Impallidisce, il parrucchino gli scivola davanti agli occhi, il respiro si ferma.
“Ma sei impazzito?” esclama la First Lady.
SWISH!
“Aahhh!”
Ms Brontenserious inizia ad inseguire Super Dan col frustino in mano, tra le risate dei presenti, mirando alle già martoriate natiche presidenziali.
“I gusti non si discutono,” commenta Moore, “però questa volta mi sentirei di fare un’eccezione…”
SWISH!
“Aahhh!”
Questo è il capodanno del governo del Presidente Daniel Kramp.
Alla settimana prossima. Sigla!