IN UNA FORESTA, AI MARGINI DELLA CAPITALE.
Dopo alcuni minuti…
“…perché quando si parla di giovani si parla di istruzione, ma si parla anche di cultura e di famiglia, e quando si parla di famiglia si parla di valori, proprio quei valori che oggi qui vengono riconosciuti ed esaltati!”
Un applauso fragoroso accompagna la fine del discorso del sindaco, mentre sul palco…
SWISH!
Il frustino implacabile di Ms Brontenserious colpisce ancora, le natiche di Super Dan sobbalzano sulla sedia, i suoi occhi si spalancano bruscamente, vagando smarriti e confusi. Lo sguardo iroso della First Lady è l’immagine che lo riporta alla realtà e il dolore nel fondoschiena è il segnale che risveglia i suoi sensi dal torpore.
“Applaudi e sorridi, sciagurato…” gli sussurra la consorte, mentre si sforza di sorridere.

Il frustino della governante austriaca “accarezza” anche il generale Byjove, che spalanca gli occhi scattando sull’attenti.
“Signorsì, generale Custer!” grida il militare con gli occhi lucidi e lo sguardo annebbiato.
“Generale Custer?!” balbetta Bell.
“Nein Generale Custer, tu applaudire, schnell!” SWISH!
Una seconda scudisciata sulla pancia di Byjove lo fa cadere sulla sedia, mentre nello stesso istante Super Dan scatta in piedi e inizia ad applaudire.
“Un sincronismo perfetto, non c’è che dire…” commenta Moore sottovoce.
“Maledetta mangiacrauti, come osi?” sbraita Byjove ancora assonnato.
“Tu in piedi, tu applaudire, schnell, schnell!” SWISH!
Le chiappe del militare, colpite nuovamente, rimbalzano sulla sedia per riportarlo nuovamente in piedi. “Dannato avanzo nazista, un giorno di questi io…”
“Silenzio, applaudite tutt’e due, zitti e sorridete!” sibila la First Lady, con uno sguardo che assomiglia alla spada laser di Luke Skywalker.
“Generale, mi scusi,” chiede Bell, nel clamore della folla festante, “ma stava davvero sognando il generale Custer?”
“Chi? Io? Ma quando mai?”
“Per caso nel sogno stava combattendo la battaglia di Little Big Horn?” insinua Moore.
“Giammai!”
Il sindaco frattanto annuncia l’inizio dei giochi, non immaginando cosa riserva loro il programma di Byjove.
“Mi sa che la vera battaglia di Little Big Horn sta per cominciare adesso…” mormora Moore.
“Ho la stessa brutta sensazione…” concorda Blanco.
“…ed ora, miei cari concittadini, è arrivato il momento di inaugurare ufficialmente i giochi, con la tradizionale accensione dei cinque cerchi olimpici! Portate la torcia, prego!”
Il sindaco si volta verso il punto in cui, fino a poco prima, c’erano i cinque simboli delle olimpiadi, gli sguardi di tutti i presenti seguono quello del sindaco, ma…nulla, i cerchi olimpici sono scomparsi!
“Tranquilli, ve l’avevo detto che avrei pensato io ad accendere i cerchi olimpici…” annuncia fiero Byjove, che alza un braccio verso un soldato ai piedi del palco, il quale chiama alla radio qualcuno.
“Tranquilli? Perché non riesco a crederci?” mugugna Wright.
“Esperienze passate?” suggerisce Blanco.
In quel momento un autocarro militare da trasporto si fa largo tra la folla, trainando una piattaforma con cinque cerchi enormi montati sopra.
“E quello…che diavolo sarebbe?!” esclama Super Dan.
“I cerchietti olimpici.”
“E li chiama cerchietti??”
“Il simbolo delle olimpiadi, signor Presidente. Perché, qual è il problema?”
“Forse il Presidente si riferisce al fatto che sono alti almeno dieci metri?” sottolinea Moore.
“Grande esercitazione, grande inaugurazione, grandi cerchi!” afferma Byojve, col petto in fuori.
Un soldato, intanto, sale sul palco e porta una grande astuccio a Byjove, che lo apre.
“Ma cos’è questo odore?” domanda Bell. “È rivoltante…”
“Rivoltante?” sbotta il militare. “Bell, respiri a pieni polmoni, questo è odore di gloria, è odore di storia, è odore di…”
“Napalm! Dios Mio, questo è napalm!” esclama Blanco.
“E come diavolo pretendete che brucino i cerchi?” sbotta Byjove quasi offeso, mentre apre la custodia per estrarre il contenuto.
“Generale, no..” è l’unica cosa che riesce a dire Super Dan.
Troppo tardi, Byjove sta imbracciando un lanciarazzi…
La scia di fumo lasciata dal razzo dura solo l’istante necessario a raggiungere la piattaforma, che si infiamma come una supernova. L’onda d’urto di aria calda scaraventa il pubblico presente all’indietro.
Le fiamme gigantesche che si sprigionano dai cinque cerchi illuminano tutto il quartiere, scottature e bruciature ricoprono le persone gettate a terra dallo spostamento d’aria e dai loro vestiti e dai loro capelli escono rigagnoli di fumo.
Il sindaco è stato scagliato all’indietro addosso a Wright, Ms Brontenserious è volata in braccio a Byjove, il parrucchino di Super Dan è atterrato sulla faccia di Bell
“Aiuto! Non ci vedo più, sono diventato cieco!” strilla il Segretario del Tesoro.
“Le mie costole! Chi diavolo si è seduto sulle mie costole?” strepita Byjove.
“I capelli del Presidente!” strilla Naive. “I capelli del Presidente non ci sono più!”

“I miei capelli! Chi si è fregato i miei capelli?” si lamenta Super Dan, cercando di rialzarsi.
“Aiutatemi! Le fiamme mi hanno accecato!” continua a strillare Bell.
“Dannata crucca, è lei che mi sta schiacciando!” ringhia Byjove a terra.
“Schiacciare? Impossibile, con tua pancia nessuno schiaccia te!” risponde la governante rialzandosi.
“Dove sono i miei capelli??” impreca Super Dan, aiutato dagli uomini della sicurezza.
“Due possibilità: o a Bell è cresciuta la barba di Mosè o quelli sono i capelli del Presidente…” osserva Moore.
“Bell, restituisca subito i capelli al Presidente!” sbraita il militare.
“Non ci vedo, non ci vedo!”
Moore si avvicina a Bell e gli toglie il parrucchino presidenziale dal viso. “Fiat lux!”
Poi lo lancia sulla testa di Super Dan, centrandola perfettamente. “Voilà!”
“Moore! Ma che fa? Come osa?” grida il Presidente Kramp.
“Moore!” gli fa eco Byjove. “Come osa lanciare i capelli in testa al Presidente?”
“Perché, li voleva lei, per caso?”
“Fumano!” grida Naive indicando Super Dan. “I capelli del Presidente stanno fumando!”

“Oddio, sto andando a fuoco!”
“Generale, faccia qualcosa, salvi il Presidente!” lo incita Moore.
“Il Presidente è in pericolo!” risponde il militare, che con un balzo felino salta giù dal palco, corre verso un estintore e lo punta verso il palco. Il getto d’acqua investe in pieno Super Dan, facendolo ruzzolare nuovamente a terra e scagliando il parrucchino di nuovo in faccia a Bell, che vola all’indietro travolgendo Wright.
“Fermo, basta così! Lo sta affogando!” grida la First Lady.
Tutti accorrono intorno a Super Dan, steso a terra, inzuppato d’acqua e senza parrucchino.
“Oddio, la mia povera schiena…” dice Wright, cercando di rialzarsi. “Bell, per cortesia, potrebbe levarsi dal mio stomaco?”
“Aiuto! Toglietemi questo straccio bagnato dal viso!” è il lamento di Bell.
“Straccio?” lo rimprovera l’accorrente Byjove. “Bell, abbia un po’ di rispetto, quelli sono i capelli del Presidente! Li restituisca subito!”
“Sono?” domanda Moore. “Erano i capelli del Presidente, adesso assomigliano davvero ad uno straccio vecchio…”
Byjove, con la sua solita delicatezza, afferra il parrucchino fradicio dalla faccia di Bell e lo scaglia sulla testa di Super Dan, dove atterra sulla fronte e gli occhi.
“Aahh! Ma che fa, generale!” strilla il Presidente Kramp, aggiustandosi il parrucchino gocciolante sulla testa.
“Ogni cosa al suo posto…” commenta Moore.
“Ecco fatto!” dice fiero Byjove. “Missione compiuta: incendio spento e capelli al loro posto!”
“Già, un lavoro davvero impeccabile, generale…” osserva Blanco. “Il nostro Presidente zuppo d’acqua, il suo parrucchino distrutto, metà delle persone presenti sul palco quasi annegate e la gente con la faccia ed i vestiti bruciacchiati…”
“In guerra bisogna sempre mettere in preventivo qualche danno collaterale…” risponde Byjove sull’attenti.
“Ma che cosa è successo, si può sapere?” domanda sconvolto il sindaco, bagnato dalla testa ai piedi.
“Danni collaterali…” bofonchia Byjove.
“Ms Brontenserious, lei sa cosa fare, vero?” domanda la First Lady.
“Jawohl! Nuovo testone e nuovi vestiti per Presidente!”
Il Presidente, con sua moglie e la fedele governante, viene portato dagli uomini di scorta in un tendone. Dopo alcuni minuti ne esce fuori con vestiti asciutti e un parrucchino nuovo. Gli altri, assistiti dalla scorta presidenziale, cercano di sistemarsi come meglio possono.
“Generale,” domanda Blanco, “ora cosa prevede il programma?”
“Oh, un gioco da ragazzi,” risponde Byjove sorridendo. “La corsa mista.”
“E cosa sarebbe?” chiede il sindaco, ancora non del tutto asciutto.
“Ora vedrete. Ma prima,” risponde Byjove, “dobbiamo indossare l’abbigliamento adatto per questi esercizi. Signor Presidente, Wright, Bell: seguitemi!”
“No, un momento…” prova invano a protestare Bell.
“Generale,” si giustifica Super Dan, “come Presidente forse sarebbe meglio se restassi qui, tra il popolo…”
“Il nostro Presidente è sempre il primo quando si tratta di dare il buon esempio, vero generale?” interviene moore.
“Ma certo!” risponde Byjove, afferrando Super Dan per il braccio. “Andiamo, verso la gloria!”
Gli uomini di scorta li conducono nel tendone, da cui escono dopo pochi minuti con una mimetica militare e l’elmetto, che a stento sta sulla testa al Presidente Kramp, a causa del parrucchino.
“Sembra che la testa del Presidente stia per esplodere…” commenta Blanco.
“Sì, ma non per eccesso di intelligenza…” risponde Moore con un ghigno.
“Ma non potrebbe togliersi il parrucchino, almeno ora che ha l’elmetto?” osserva Blanco.
“Figuriamoci. Non se ne separa neppure quando va a letto…”
“Seguitemi, andiamo verso il primo percorso: la corsa mista.” esclama Byjove.
Tutti si accodano dietro al generale…
“Scusi, generale,” domanda il sindaco sempre più confuso, “ma cosa sarebbe questa corsa mista?”
“Oh, una sciocchezza, io la facevo da bambino nel cortile di casa. Si tratta di correre, ma non normalmente, perché nel corso dell’azione devi buttarti a terra, rotolare, strisciare, il tutto con uno zaino sulle spalle!”
“Cosa?!” strabuzza gli occhi Bell.”
“No, generale, stiamo calmi…” cerca di opporsi Super Dan.
“E alla fine di questo percorso,” continua imperterrito Byjove, “eseguiremo il passo del leopardo…”
”Ci sono anche gli animali?” domanda Wright preoccupato.

“Wright, si vede che lei non ha fatto il servizio militare, meriterebbe di stare chiuso in una gabbia con un leopardo vero solo per questo! Eccoci arrivati…”
Ad attenderli vi è un gruppo di ragazzi in mimetica militare con lo zaino sulle spalle.
“Un bel campo di erba, non vedo ostacoli o difficoltà di sorta…” osserva Moore. “Ma quel pantano laggiù cos’è?”
“C’è già un prato soffice, cos’altro volevate, un tavolo e delle sedie per un picnic? È ovvio che ho aggiunto una piccola difficoltà…”
“E cioè?” chiede Super Dan.
“La parte finale del percorso, il passo del leopardo, verrà eseguito laggiù, nel fango…
“E lei lo chiama fango??” sobbalza Wright. “Sembra una palude…”
“Non faccia tante storie, Wright, ho fatto passare soltanto due autobotti dei pompieri, tanto per dare una spruzzatina…”
“Due autobotti?! Generale, qui ci affoghiamo!” esclama il presidente.
“Coraggio, per due goccioline d’acqua…”
“Generale,” osserva Bell, “le faccio presente che sul prato ci sono dei magnifici fiori e mi dispiacerebbe calpestarli…
“Bell! Si metta quello zaino sulle spalle e cominci a correre al mio via, se non vuole che io calpesti lei! Quando vi dirò a terra, voi vi butterete a terra, quando vi ordinerò di strisciare, voi striscerete. Bell, per un lombrico come lei non dovrebbe essere difficile! Via, correte, correte!”
Insieme al gruppo di ragazzi, i malcapitati compagni d’avventura del Presidente iniziano a correre.
L’elmetto, la pancia ed il parrucchino di Super Dan sobbalzano ad ogni passo, Bell procede piegato in avanti sotto il peso dello zaino, Wright con fatica pare reggere il passo di Byjove.
“Tutti giù a terra! Strisciate, strisciate!”
Un tonfo scuote il terreno, è Super Dan, che è atterrato al suolo, lasciando una buca in corrispondenza della sua pancia.
“Aaahhh!” è il grido di Bell, che non si è buttato a terra, semplicemente è stramazzato al suolo, schiacciato dallo zaino e dalla fatica. Wright crolla a terra ansimante, cercando di strisciare in qualche modo.
“Strisciate, strisciate! Bell, che fa, deve solo imitare i suoi simili, deve strisciare come i vermi!”
“Puff! Puff!” sbuffa Super Dan, che pare muoversi come un ragno ubriaco, mentre Bell, avanza con la velocità di un bradipo.
“Rotolate, adesso, rotolate!”
Super Dan cerca di girare su se stesso, ma una volta girato sul fianco non riesce più a muoversi, bloccato in avanti dalla pancia e dietro dallo zaino.
“Aiuto, non riesco più a muovermi!” ansima Bell, che una volta girato sulla schiena, rimane immobile, sdraiato sullo zaino, che col suo peso lo tiene a terra. Wright riesce a compiere un giro completo su se stesso prima di fermarsi esausto.
“Rotolate, ho detto, rotolate! Bell, che fa, sta prendendo il sole?? Signor Presidente, faccia forza sulle chiappe e sollevi quella pancia!”
“Cosa?! Puff, puff, quale pancia…” boccheggia Super Dan.
“In piedi, in piedi! Correte, correte!” strilla Byjove, che pare divertirsi come un bambino.
Inginocchiato a terra, Super Dan cerca qualcosa a cui aggrapparsi, per potersi rimettere in piedi, Bell a malapena è riuscito a sollevare la testa dal suolo, mentre Wright si alza, barcollando.
“In piedi, ho detto, in piedi, pelandroni!” rimbomba la voce di Byjove.
Bell è riuscito miracolosamente a mettersi in ginocchio, al suo fianco le mani di Super Dan si agitano nell’aria cercando un appiglio, che trovano nello zaino di Bell, a cui si aggrappa con tutte le sue forze. Bell viene gettato di nuovo a terra, mentre il Presidente riesce a sollevarsi per un solo istante, perché inciampa nel corpo di Bell, cadendogli addosso.
“Aaahhh!” grida Bell. “Un macigno mi sta schiacciando! Aiuto!”
“Chiamate il carro attrezzi per il Presidente!” strilla Moore. “E un’ambulanza per Bell!”
Gli uomini della sicurezza accorrono in loro soccorso, sollevandoli, mentre rimane l’ultima parte del percorso, da compiere nel fango.
“E adesso tutti a terra!” strilla Byjove. “Il passo del leopardo! Strisciate! Eseguite il passo del leopardo, mammalucchi!”
Il crollo di Super Dan a terra ricorda quello di una valanga, uno tsunami di fango si solleva, investendo Bell e tutti quelli intorno a lui.
“Puah! Puah!!” cerca Bell di sputare il fango dalla bocca.
“Bell, che diavolo fa in piedi come un baccalà?” grida Byjove. “Si getti a terra e inizi a strisciare!”
Wright, sbandando per la stanchezza, finisce per urtare Bell, accontentando il generale, e franando a terra con il collega.
Super Dan muove le braccia e le gambe come una ranocchia, senza riuscire ad avanzare di un centimetro, Bell, spinto nel fango, si muove alla disperata ricerca del suo inalatore, e Wright si rotola nella melma senza risultati.
I ragazzi nel frattempo hanno terminato il percorso insieme a Byjove, mentre gli uomini della sicurezza corrono verso i tre sventurati e li trascinano al traguardo.
“Bene, ragazzi, sono fiero di voi! Con voi tre, invece, faccio i conti dopo…”
“Conti? Perché, c’è anche la lezione di matematica?” ansima Super Dan.
“Puff, puff…non mi sento più nemmeno le ossa…” sospira Bell.
“Bell,” ringhia Byjove, “se lei fosse un bradipo, i suoi simili la manderebbero via in esilio!!”

“Ed ora,” prende la parola Moore, “tutti sotto la doccia, cambio di uniforme e procediamo con un nuovo gioco. Giusto, generale?”
“Cosa?” sbotta Super Dan. “No, un momento…”
“E il nostro Presidente sarà alla testa del gruppo, vero generale?” continua il britannico.
“Come sempre! Un leader non tira mai indietro! Andiamo!” è l’incitamento di Byjove.
Dopo circa mezz’ora, in un altro prato, circondati da alberi e vicino ad un ruscello…
“Gli antichi soldati romani dovevano imparare a fare tutto, e anzitutto a montare un accampamento rapidamente…” declama Byojve. “…quindi ora monteremo le tende militari da campo nel più breve tempo possibile…”
“Tende?” sospira Bell. “Ma non è ancora finita?”
“…e quando avremo montato le tende,” prosegue Byjove, “vi dirò cos’altro fare.”
“Altro??” mugugna Bell, cercando il suo inalatore, ma il generale allunga la mano e gli passa un badile.
“E con questo che ci faccio?” esclama Bell col badile tra le mani.
“E cosa vuol farci? Ficcarselo in bocca al posto dell’inalatore?” sbraita il militare. “Pieghi quella schiena da invertebrato e cominci a scavare!”
“Forza ragazzi,” incita Moore in mezzo alla folla, “scavate, scavate. Signor presidente, le buche per le tende, belle profonde, mi raccomando!”
Dagli occhi di Super Dan partono sguardi assassini rivolti verso il Capo di Gabinetto britannico, ma non ha il tempo di parlare, perché Byjove non lascia tregua a nessuno.

“Scavate, scavate! Bell, cosa diavolo sta scavando, una tana per le formiche?”
“Ma io veramente credo che sia sufficiente così…”
“…per ficcarci dentro un lombrico come lei, sicuramente, ma per infilarci il picchetto per la tenda, non credo proprio! Si dia da fare con quel badile! Signor Presidente, che cosa diavolo sta combinando?”
“Io? Sto scavando una buca…”
“Una sola? Una per ogni picchetto! È una tenda militare, mica una tenda da campeggio, sa quanti picchetti ci vogliono? Si sbrighi, scavi, scavi! E lei, Wright, cosa sta facendo, un castello di sabbia come i bambini sulla spiaggia? Muovetevi, olio di gomito!”
Col passare dei minuti i ragazzi riescono a montare le loro tende, mentre Byjove sta costruendo addirittura un piccolo fortino con le quattro torrette agli angoli. I nostri tre eroi, invece…
“Puff, puff…ecco, finalmente ho finito..” sospira Bell stremato. Di fronte a lui una cosa piccola e informe.
“Bell, e cosa sarebbe quello sgorbio?” lo rimprovera Byjove.
“La mia tenda…” risponde il Segretario del tesoro.
“Tenda? Lei osa definire quell’ammasso informe una tenda militare?? Sembra una rudere post terremoto!”

“Ecco qua la mia tenda…” annuncia Super Dan col poco fiato rimastogli. “Ed ora posso entrare e finalmente sdraiarmi, giusto cinque minuti…”
“Signor presidente,” interviene il generale, “io al suo posto non lo farei…”
“E perché mai?” risponde baldanzoso Super Dan, mentre abbassa la testa ed il parrucchino per entrare nella sua opera…

Il Presidente Kramp rimane sepolto sotto la sua tenda, crollata non appena vi ha messo piede dentro.
“Aiuto, tiratemi fuori da qui!” è il grido che proviene dalla tenda presidenziale, mentre Super Dan si agita, avvolto dalla tenda e dai pali.
Dopo pochi attimi la tenda di Bell si accartoccia miseramente su se stessa.
Le guardie del corpo del Presidente accorrono per tirarlo fuori, districandosi tra i pali della tende e il telone, riuscendo infine ad estrarlo.
“I capelli del Presidente!” grida Naive. “Sono scomparsi!”
“Oddio, il mio parrucchino!” grida Super Dan mettendosi le mani in testa. “Recuperatelo, presto, è rimasto nella tenda!”
Mentre la scorta presidenziale lotta con pali, fili e tenda, lì di fianco Bell, in piedi, affranto, sfiancato, osserva in silenzio, con la mano sul petto, la sua creatura a terra.
“Bell, cosa diamine sta facendo, una veglia funebre?” sbotta Byjove.
Wright, invece è riuscito a montare regolarmente una piccola tenda.
“Visto? Glielo avevo detto, signor Presidente di non entrare.” osserva Byjove. “Wright, e quella cos’è, la tenda dei sette nani? E Biancaneve dove la facciamo dormire, all’aperto, qui sull’erba?”
“Signori,” interviene Moore, “direi che questa prova si è conclusa con un vincitore indiscusso: il generale Byjove. Ma vorrei sottolineare i risultati ottenuti dai nostri ragazzi, che meritano davvero un grande applauso. Quanto ai nostri tre rappresentanti del governo, direi che, a parte il loro impegno, è meglio…”
“…metterci una pietra sopra.” conclude Byjove. “Nel caso di Bell: tombale.”
“Bene,” prosegue sornione Moore, guardando Super Dan con un sorriso, “ed ora il nostro generale ci illustrerà la prossima tappa…”
“Cosa?!” esclamano in coro Super Dan, Bell e Wright.
“Grazie Moore, grazie.” prende la parola Byjove. “Ed ora, come ogni accampamento che si rispetti, dobbiamo portare l’acqua al suo interno e difenderci dai nemici all’esterno. Cominceremo, dunque, a scavare dal ruscello un canale per portare l’acqua fin qui…”
“Ma, generale…” abbozza una protesta il presidente Kramp.
“No, no, non mi ringrazi, signor Presidente,” borbotta Byjove, “so quanto ci tiene un comandante come lei. Stavo dicendo, che dopo aver portato l’acqua all’interno, dobbiamo difenderci dai nemici all’esterno e quindi scaveremo intorno a tutto l’accampamento una grande trincea, larga e profonda…”
“Sono morto…” è il gemito di Bell.
“Bene, ragazzi, al lavoro, prendete i badili e datevi da fare!”
I ragazzi iniziano a scavare di buona lena, mentre Byjove, che li guida dispensando consigli e urla per tutti, procede come una scavatrice automatica per tunnel (tunnel boring machine).
“Ma il generale sta scavando il tunnel della nuova metropolitana, per caso?” osserva Moore.
“Pare proprio di sì…” risponde Blanco.
Nel frattempo Bell affonda il badile nel terreno appena di pochi centimetri, per poi gettare alle proprie spalle la terra, finché l’ultima palata finisce in faccia a Super Dan, che accecato, si porta le mani agli occhi, iniziando a barcollare.
“Ahh! Bell, ma che ha fatto! Non ci vedo più, i miei occhi!”
“Bell!” strilla Byjove da lontano. “Possibile che non ne faccia una giusta? Cosa ha combinato stavolta?”
“Nulla, generale, qualche granello di terra è finito per caso negli occhi del Presidente… “
Super Dan cammina sbandando, strofinandosi gli occhi, finché non cade dentro al tunnel scavato da Byjove, atterrando proprio su di lui, che stramazza al suolo.

Il generale si ritrova sdraiato, col Presidente Kramp sul suo pancione ed il suo parrucchino in bocca.
“Uhmm…uhmm” mugugna Byjove, mentre Super Dan accecato, tenta di rialzarsi invano. Gli uomini della sicurezza sono costretti ancora una volta ad intervenire, per districare quel groviglio umano che si è formato in fondo al tunnel.
Estratti dalla buca, appaiono Byjove, col parrucchino di Super Dan in bocca, ed il Presidente col testone sporco di terra.
“I capelli del Presidente!” indica Naive. “Il generale sta mangiando i capelli del Presidente!”
“Ridatemi i miei capelli!” grida Super Dan.
“Puah!”
Byjove sputa il parrucchino proprio in faccia a Super Dan, che vola all’indietro nella buca, dove non c’è più la pancia di Byjove ad attutire la caduta…
Alcuni minuti dopo…
Super Dan è stato recuperato, un nuovo parrucchino copre la sua testa e la trincea è stata finalmente terminata, nonostante la presenza dei nostri tre eroi.
“Bene, signori,” interviene ancora Moore, senza un briciolo di pietà per i tre colleghi, “direi che i nostri ragazzi meritano tutto il nostro apprezzamento per il lavoro svolto, sotto la guida esperta del generale Byjove!”
Il pubblico applaude, ma Moore continua. “E ora cedo la parola al nostro generale, che ci illustrerà la prossima esercitazione. Generale, a lei la parola!”
“Ancora?! Nooo!” esclamano di nuovo in coro Super Dan, Bell e Wright.
“Grazie, Moore, grazie! Ed ora, vogliamo rendere onore all’aviazione militare, con un esercizio ben conosciuto da ogni paracadutista. Seguitemi!”
Byjove guida i ragazzi, la folla e i tre sventurati compagni d’avventura a passo di marcia, finché non giungono ad un vasto prato, in cui è stato costruita una torre in legno alta 30 metri.
“E questa a cosa serve?” domanda Bell, subito preoccupato.
“È la torre dei lanci!” risponde fiero Byjove. “È un esercizio che serve ad allenare i paracadutisti al lancio dall’aereo…”
“Gulp…” deglutisce Wright. “E cioè…”
“È semplice: dovete salire la scala fino alla cima della torre, dove le vostre caviglie verranno legate ad una corda elastica ed infine vi lancerete giù.”
“Cosa?! Ma è impazzito?” esclama Bell.
“Tranquilli, la corda elastica è della lunghezza giusta, anche allungandosi voi non toccherete mai il suolo…”
“E ci mancherebbe altro!” esclama Super Dan.
“Generale, io mi ritiro da queste esercitazioni, le farò giungere il certificato medico dal mio dottore personale…”
“…per fratture multiple, se apre ancora il becco! Bell, lei è una vergogna per tutte le forze armate! Lei si lancerà per primo! Uomini, fatelo salire!”
“No! fermi!!” è tutto ciò che riesce a gridare il Segretario del Tesoro, prima di ritrovarsi a salire la lunga scala di legno.
“Signor Presidente, Wright, dopo di voi…”
Sudando freddo, i due iniziano a salire seguiti da Byjove.
Arrivati in cima alla piattaforma, trovano due soldati che stanno legando le caviglie di Bell alla corda elastica.
“Pietà…” è l’ultimo bisbiglio che esce dalla bocca di Bell, prima che il generale lo scaraventi nel vuoto. “Nessuna pietà per i calamari!”

Bell vola giù nel vuoto, finché la corda elastica, tesa al suo massimo, si ritrae come una frustata, facendolo tornare in alto, vicino alla pedana.
“Presto, tiratelo su!” implora Wright.
“Lasciatelo ancora un po’ laggiù, che provi anche lui gli stessi brividi dei paracadutisti!” è l’ordine di Byjove.
Bell ritorna così a precipitare in basso, per poi essere scagliato in alto, e poi ancora e ancora…

“Sembra l’urlo di Tarzan..” commenta sconvolta Blanco.
“Direi piuttosto che sembra uno yo-yo…” osserva Moore.
Dopo alcuni sali scendi, lo yo-yo umano inizia a rimettere anche l’anima sugli spettatori sottostanti, che scappano disgustati. Soltanto allora Bell viene tirato su e riportato sulla piattaforma, dove si accascia, cadaverico, al suolo.
“Bell, anche un armadillo rosa si sarebbe comportato meglio di lei! Il mio vecchio sergente istruttore l’avrebbe scaraventata giù senza elastico, a quest’ora!”
Poi, voltandosi verso gli altri due: “Wright, tocca a lei! Soldati, buttatelo giù!”
“Cosa??” sobbalza il segretario degli Interni. “E la corda??”
“La corda? Ah, già, la corda, giusto…” borbotta Byjove.
Legata la corda alle caviglie, Wright segue la stessa sorte dello sventurato compagno.
Alla sua prima esperienza, Wright precipita avvitandosi su se stesso, giungendo al termine del tuffo in posizione contorta, cosicché l’elastico si ritira seguendo una traiettoria altrettanto contorta, scaraventandolo troppo in alto e facendolo atterrare sugli altri partecipanti, in coda sulla piattaforma ad attendere il proprio turno.

“Oddio, che botto!” esclama la First Lady.
“Ha fatto strike!” aggiunge Moore. “Ha buttato giù tutti i partecipanti come birilli!”
“Wright!!” strilla Byjove a pieni polmoni. “Cosa diamine sta cercando di fare, una carneficina, per caso?”
“Senti…puff…puff…chi…pant…pant…parla…” risponde il povero segretario degli Interni, a terra, immobile, dolorante, insieme alle vittime che ha colpito, tra cui Bell, che striscia cercando invano di rialzarsi.
“Bell, e lei che fa ancora lì a terra, il ballo dei lombrichi?” strilla Byjove. “Un po’ di spina dorsale, per mille cannoni, e rialzatevi!”
“È proprio quella che mi fa male, la spina dorsale…” sussurra Bell.
“Impossibile! Lei non l’ha mai avuta! E pensare che ai tempi degli antichi greci, voi due sareste stati scaraventati giù da una rupe! Eh, già, bei tempi quelli…”
Super Dan, nel frattempo, approfittando del trambusto, sta scendendo i primi scalini della scala, tentando di svignarsela, quando…
“Presidente!” il grido di Byjove scuote i timpani di tutti i presenti. “Torni immediatamente quassù, è un ordine!”
Ecco riapparire dalla scala, prima il parrucchino e poi il testone del Presidente Kramp.
“Sì? Mi ha chiamato, per caso?” domanda Super Dan, col sorriso più innocente del mondo.

“Signor Presidente, non stava mica tentando di fare quello che non voglio nemmeno pensare lei stesse facendo, vero?”
“Ehm..a dire il vero…ecco…” balbetta Super Dan, confuso dalla domanda troppo complessa per lui.
“Generale…” parla Wright col poco fiato rimastogli, “deve fare una domanda più semplice, non ha capito…”
“Signor Presidente, non se la stava svignando, vero?”
“Chi? Io? Ma che dice mai! Io…svignarmela…e perché mai, poi?”
“Già, perché mai, poi?” mormora Bell, che sembra stia esalando l’ultimo respiro.
“Appunto! Così parla un vero comandante!” esclama fiero Byjove. “Ragazzi,” continua il militare rivolgendosi ai giovani, “guardate il vostro Presidente, con che sprezzo del pericolo affronterà il vuoto!”
“Sprezzo…ah sì? Dice?” balbetta Super Dan, mentre i soldati già stanno legando la corda elastica intorno alle sue caviglie.
“Un comandante che non teme il nemico,” spiega Byjove avvicinandosi a Super Dan, “un comandante che non scappa di fronte a niente e nessuno!”
Giunto al suo fianco, il generale gli dà un gran pacca sulla schiena e lo fa volare nel vuoto.
“Aaaahhhhh!!”
Super Dan precipita nel vuoto come un macigno, e proprio come un macigno troppo pesante, una volta rimbalzato all’insù, riesce a spezzare la corda, librandosi libero nel cielo.
“Oddio, mio marito!” esclama la First Lady.
“Madre De Dios, stavolta s’ammazza!” grida Blanco.
Il Presidente fende l’aria come un ippopotamo volante, disegnando una traiettoria arcuata, che termina, per sua fortuna, sul tendone del pronto soccorso, che crolla a terra miseramente.

“È atterrato sul tendone!” esclama Naive saltellando di gioia.
“Già, ma non mi dica…” constata rassegnato Moore.
Gli uomini della scorta corrono verso il tendone, alla ricerca di Super Dan.
“È vivo, è vivo!” grida uno di loro.
“Lo sospettavo…” mormora Moore.
Tra un groviglio di corde e il telone sfondato, gli agenti della sicurezza afferrano Super Dan e lo trascinano fuori, come un sacco di patate sgonfio.
“Presto, portatelo al pronto soccorso!” prega la First lady.
“Lo ha appena raso al suolo…” risponde Moore con la solita flemma.
“Caricatelo in ambulanza, che aspettate?” interviene con decisione Blanco.
“Caro, rispondi, come stai?” domanda la consorte spaventata. “Mi riconosci? Sono io…”
“Oh, la fata turchina…” balbetta Super Dan rintronato, col parrucchino storto su un lato e un sorriso da ebete.
“Eh si, stavolta ha subito il colpo.” commenta Moore. “Non che di solito sia una cima…”
Immediatamente viene caricato a bordo di un’ambulanza di servizio, che parte insieme alla moglie e alla sua fedele governante. Un grido accompagna l’autovettura che si allontana…
“Presidente! Dove sta andando? Non ha ancora terminato il suo lancio!” strilla Byjove dall’alto della torre.
“Ed ora che si fa?” domanda Blanco.
“Beh, direi che il nostro generale sa perfettamente cosa fare…” risponde Moore indicando la torre. Byjove, infatti, sta facendo eseguire il lancio a tutti i ragazzi, compresi quelli rimasti a terra in attesa di salire.
“Ci vorrà ancora un po’ tempo,” sottolinea il britannico, “e poi potremmo anticipare le lezioni di teoria e di pratica sugli argomenti militari…”
“Lezioni su argomenti militari? E chi sarebbe l’insegnante?”
“Indovini…” replica Moore.
“Oh…capisco…” mormora Blanco, mentre gli sguardi di entrambi si alzano verso la piattaforma in cima alla torre.
“E così, forse, il nostro Presidente farà in tempo a tornare per proseguire le esercitazioni.” è la speranza di Moore.
“Ma ha visto in che condizioni era?” fa presente l’ispanica Segretario di Stato.
“E lei ha mai visto il generale Byjove accettare un rifiuto, quando si tratta di patria, onore e gloria?” replica Moore con un sorriso beffardo.
“Già…”
Terminati i lanci, in una radura vicino, ragazzi si siedono nei banchi, come in una gigantesca aula scolastica all’aperto, circondata da alberi …
“Bene, ragazzi, siete qui per un breve excursus sui più grandi eserciti della storia.” rimbomba la voce di Byjove. “Strategie, addestramento e le più grandi battaglie di tutti i tempi…”
Bell alza la mano.
“Bell? Ha una domanda da fare?? Incredibile, le hanno fatto una trasfusione di sangue, finalmente? Chieda pure, Bell, chieda pure…”
“Quando facciamo l’intervallo?”
“Bell!!!” strilla Byjove, con le vene del collo gonfie come un canotto…
Un’ora dopo, terminata la lezione, ecco giungere le auto della scorta che riportano il Presidente Kramp.
“Eccolo, il nostro comandante,” gli va incontro Byjove, “incrollabile, come ogni vero condottiero. Ragazzi, guardate e prendete esempio da quest’uomo…”

“Ehm, generale,” interviene Moore, “forse è il caso che guardino altrove, non crede?”
“Moore!” grida Super Dan. “Lei guardi agli affaracci suoi, che ai miei ci penso io!”
“Bene! È così che parla un vero leader!” esulta Byjove.
“Concordo, generale. Un vero comandante non arretra mai di fronte al nemico!” insiste Moore.
“Sante parole!” risponde Byjove.
“Potrebbe mai rinunciare un vero leader a proseguire le esercitazioni di oggi?”
“Giammai!” scatta sull’attenti il generale.
“No, un momento, ma che sta dicendo…” balbetta Super Dan.
“Solo la sacrosanta verità! Che un vero leader è sempre in prima fila! Ragazzi,” interviene Moore, “un grande applauso al nostro Presidente!”
Un’ovazione si leva dai ragazzi e dalla folla intorno e Super Dan è costretto a fare buon viso a cattivo gioco…
Continua…
Alla prossima settimana. Sigla!