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24 Feb

Episodio 29 – Carnevale – Parte 2 – di Eugeniusz S. Lazowski

PARCO ST WILLIAM’S – CAPITALE – PRIMO GIORNO DI CARNEVALE

“Giusto in tempo! Hic!” esulta Byjove. “Mettete il Re Cinghiale sulla catasta, muovetevi, che io penso al resto!”

“Adesso il re è diventato cinghiale…?” mormora Wright.

“Che vuol dire “io penso al resto”? domanda Blanco perplessa.

La risposta a quest’ultima domanda non tarda ad arrivare. Byjove si è allontanato verso alcuni soldati, insieme ai quali torna a passo di marcia. All’ordine del generale, i soldati lanciano ciascuno una granata incendiaria verso la catasta ed il pupazzo…

In pochissimi secondi le granate colpiscono in sequenza il bersaglio, da cui si sprigionano una serie di fiammate spropositate, che diventano un unico smisurato falò.

Il calore improvviso acceca tutti i presenti, la temperatura diventa quella del pianeta Mercurio, il parrucchino di Super Dan sembra cambiare colore.

“Generale, ma che diavolo ha combinato?” è il grido di Blanco.

“I capelli del Presidente!” strilla Naive. “I capelli del Presidente stanno diventando rossi!”

“Cosa?!” sbotta Super Dan, mettendosi le mani in testa. “I miei capelli!”

“Generale,” grida Moore, “ha mandato a fuoco i capelli del Presidente!”

Byjove si volta, vede il Presidente Kramp con le mani in testa e scatta verso l’idrante poco distante.

Un getto d’acqua violento colpisce in pieno Super Dan, scaraventandolo indietro, mentre il suo parrucchino decolla verso l’ignoto.

La potenza dell’acqua fa rotolare a terra il primo cittadino, mentre gli altri vengono investiti dagli spruzzi d’acqua.

Finalmente il getto d’acqua si interrompe, arriva Byjove di corsa, insieme agli agenti di scorta. “Signor Presidente, sempre pronto all’azione! Come sta?”

“È quasi annegato, ecco come sta…” risponde irata Blanco.

“Già, mancava poco,” mormora Moore, “soltanto un paio di spruzzi in più ed era fatta…”

“Puah…puah…generale, ma che sta facendo, sta cercando ammazzarci tutti?”

“I suoi capelli stavano andando a fuoco, ho spento l’incendio! Sempre pronto, signor Presidente!”

“Incendio? L’alluvione, altro che incendio!” risponde Super Dan.

“Ben ti sta!” interviene la moglie. “Dopo tutto quello che hai bevuto, una bella doccia fredda era quello che ti ci voleva! Ms Brontenserious…”

“Jawohl! Vestito nuovo e testone nuovo! Come sempre!”

Mentre Super Dan, insieme alla consorte e alla governante, viene accompagnato dagli agenti della scorta verso il camper del pronto soccorso, Byjove scatta sull’attenti e gli tributa l’ultimo saluto: “Rogo acceso! Re Tribunale bruciato! Incendio dei capelli presidenziali spento! Missione compiuta!”

Mezz’ora dopo, con un vestito ed un parrucchino nuovi, Super Dan raggiunge il gruppo, che si è incamminato in cima ad una dolce collinetta all’interno del parco..

“Bentornato, signor Presidente,” esordisce Moore, “eravamo tutti preoccupati per lei…e per i suoi capelli…”

“Moore, i miei capelli stanno benissimo, grazie!” sbotta Super Dan.

“Ne sono lieto,” continua il britannico. “In questo caso, che ne dite di proseguire il nostro programma?”

“Cosa è previsto ora?”

“Veramente mi sono permesso di apportare una piccola modifica all’elenco degli eventi, introducendo una nuova tappa. Perdonatemi, in onore del mio paese natio ho aggiunto questa tradizione, non ho saputo resistere, sapete com’è: al cuor non si comanda.”

“Ma certo, “risponde Bell, “comprendiamo i suoi sentimenti. E di cosa si tratta, esattamente?”

“Oh, si tratta di un gioco innocente, che da generazioni viene ripetuto ogni anno: il Cheese Rolling Race.”

“E cioè?” continua curioso Bell.

“Si tratta di una vera e propria corsa al formaggio. Persone di tutte le età scendono giù da una ripida collina per rincorrere una grande forma di formaggio, solitamente di una varietà estremamente pregiata e saporita. Si tratta di una vera impresa, in quanto è praticamente impossibile afferrare il formaggio che precipita a tutta velocità dal pendio. Il primo ad arrivare sano e salvo, nonostante le inevitabili ammaccature, vincerà l’ambito formaggio. Chi di loro signori vuole partecipare? Generale, che fa rinuncia?”

“Chi? Io? Giammai!” scatta sull’attenti Byjove, ancora in preda ai fumi dell’alcol. “”Chiedo solo il permesso di sostituire la forma di formaggio con un barile di polvere da sparo…”

“Richiesta respinta.” è la risposta secca di Blanco. “Ci mancherebbe pure un barile di polvere da sparo nelle sue mani, in questo momento…”

“Signor Presidente?” domanda Moore con finto candore. “Non vorrà mica offendere l’Inghilterra, un alleato così prezioso, vero?”

“Sta scherzando, vero? Ha visto in che condizioni sono?” obietta Super Dan.

“Il Presidente ha ragione, Moore, non è in condizione di partecipare…” commenta Bell.

“Bell, questa volta mi congratulo con lei, giusta osservazione…” ringrazia il primo cittadino.

“Grazie.” risponde Bell, che prosegue. “Infatti il dolore alla colonna vertebrale è scatenato nella quasi totalità dei casi da uno stato di alterata contrazione muscolare, che può portare allo sviluppo di veri e propri spasmi dei muscoli vertebrali. Altre volte, però, può derivare da un’ernia di un disco intervertebrale o da lesioni traumatiche alla colonna dorsale…”

“Bell!! Non ho chiesto una disamina scientifica sulla sue schiena!” strepita Super Dan.

“Ma veramente io stavo parlando della sua schiena…”

“Lei si preoccupi della sua schiena, che la mia sta benissimo, grazie!” sta per esplodere il Presidente col parrucchino.

“Ne sono felice!” osserva Moore. “Se la sua schiena sta benissimo, come ha appena affermato, non avrà problemi ad unirsi al nostro valoroso generale, giusto?”

“Giustissimo!” risponde Byjove. “Il nostro comandante è indistruttibile, l’ho sempre detto io!”

“No, un momento, ma io volevo dire…” balbetta Super Dan.

“…che sarà fiero di rappresentare il nostro governo,” continua Moore, “e soprattutto di fare un po’ di moto, per smaltire le ultime scorie alcoliche, vero milady?”

“Ben detto, Moore. Tu sarai felice di unirti al generale in questo semplice gioco, non è vero, tesoro?” sibila la First Lady, lanciando uno sguardo minaccioso verso il consorte.

“Se lo dici tu, cara…gulp…”

“Stavolta l’ho scampata…” sospira Bell.

I due sciagurati si uniscono al gruppo dei partecipanti, ad ognuno dei quali viene consegnata una enorme forma di formaggio. Quelle consegnate ai nostri due eroi sono grandi come la ruota di un camion. Intanto il resto del gruppo sta scendendo ai piedi della collinetta, per godersi la gara.

Il direttore della gara spiega ai concorrenti le poche e semplici regole, dopodiché dà il via alla gara…

“Eccoli, sono partiti!” esclama Naive.

La schiera dei partecipanti spinge ognuno la propria forma e si getta urlando nella discesa, tentando invano di governare il tragitto del proprio formaggio.

Qualcuno inizia a cadere, ruzzolando giù e terminando la corsa dentro i cespugli. Altri incespicano nella propria forma di formaggio e finiscono per rotolare insieme ad essa fino al traguardo. Sono rimasti ormai in pochi ancora in piedi, ad inseguire il proprio formaggio, tra cui i nostri due eroi…

“Guardate, stanno correndo, non sono ancora caduti!” esclama entusiasta Naive.

“È incredibile come facciano a correre in discesa con la struttura fisica che si ritrovano…” mormora Blanco.

“Struttura fisica?” chiede Wright confuso.

“Pance, mio caro Wright, parlava delle loro pance…” chiarisce Moore.

Intanto, lungo il pendio…

“Generale…pant…pant…non riesco più…” sbuffa Super Dan.

“Cosa sta dicendo? Non riesce più…cosa?” grida Byjove, che saltella con la grazia di un ippopotamo alla carica.

“Sto dicendo…pant…puff…che non ce la faccio più….”

In quel momento Super Dan inciampa, e inizia a rotolare giù insieme al formaggio.

“Signor Presidente, ma che fa, si tiri suuuu….” Anche Byjove perde l’equilibrio ed inizia a ruzzolare a valle.

Il Presidente Kramp sembra una valanga, e proprio come una massa di neve, che si stacca da un rilievo e scende velocemente a valle, aumenta il proprio volume, travolgendo e trascinando con sé tutto ciò in cui si imbatte: cespugli, arbusti, siepi.

Il generale Byjove, invece, rotola, rimbalzando come una gigantesca palla palla da bowling, che abbatte ogni ostacolo che incontri sulla sua strada.

“Oddio, sono caduti!” esclama Wright.

“Precipitano! Fermateli, fate qualcosa!” strilla Naive.

“Sì, spostiamoci!” suggerisce Moore.

“Dios mio! Sembrano due bulldozer senza controllo! Via di qui, via!”

I due giungono alla fine della discesa, dove continuano a tutta velocità. Super Dan travolge il bancone dei formaggi, mentre Byjove atterra in un gruppo di aiuole.

Una pioggia di pezzi di formaggio, detriti di legno e foglie cade su tutti i presenti…

“Agenti, presto!” ordina Blanco agli uomini della sicurezza, che accorrono intorno ai due.

Mentre da una parte gli agenti della scorta cercano di estrarre Byjove dall’intreccio di rami e foglie, dall’altra si fanno largo tra le macerie di quello che, fino a poco prima, era un bancone con i più pregiati formaggi della regione.

Il generale esce dai cespugli ancora integro, anche se malconcio, mentre dai resti del banchetto appare un clown acciaccato, pesto e con un pezzo di formaggio in bocca.

“I capelli del Presidente!” esclama Naive, indicando una grande forma di formaggio, su cui è atterrato il parrucchino di Super Dan.

“E quello cos’è, un albero di natale?”

“Un albero di natale un accidenti, sono io!” tuona la voce di Byjove, con le foglie dei cespugli infilate in ogni angolo della divisa.

“Generale, è lei?” domanda sgomenta Blanco.

“Sembrerebbe più il presidente del WWF, a guardarla…” commenta Moore ironico.

“WWF? Quel branco di smidollati?” sbraita Byjove. “Meglio morire in battaglia! Piuttosto, che diamine ci fanno i capelli del Presidente su quella ruota di formaggio? Un po’ di rispetto, sono capelli presidenziali!”

Mentre gli uomini della scorta stanno estraendo il malconcio Super Dan dalle macerie, Byjove va verso il suo parrucchino, lo afferra, fa pochi passi verso il suo proprietario e glielo sbatte sulla testa come una frittata.

“Ecco fatto! I capelli presidenziali al loro posto! Missione compiuta!”

“Generale!” sbotta Super Dan, col parrucchino sugli occhi e ancora sorretto dagli agenti. “Ma che fa? non vedo un accidenti!”

“Cosa? Un momento…” borbotta Byjove, che afferra il parrucchino, lo solleva e lo sbatte nuovamente sulla testa, centrandola perfettamente, questa volta.

“Ecco fatto! Il Presidente è servito. Et voilà!” commenta Moore con un ghigno.

“Moore! Generale!”

“Eccoci. C’è altro che possiamo fare per lei, signor Presidente?” risponde Moore beffardo.

“Sempre pronto, mio comandante! Hic!”

“Ai miei capelli ci penso io!” strepita Super Dan.

“Ms Brontenserious.” chiama la First lady.

“Jawohl! Ho capito: un nuovo testone per Presidente!”

Super Dan, con la moglie, la governante e Byjove, si avvia, scortato, verso il camper del pronto soccorso. Il resto dello staff presidenziale rimane per partecipare alla premiazione del vincitore della gara, l’unico arrivato alla fine della discesa ancora in piedi.

Un’oretta dopo, in un altro prato poco distante…

“Eccoli, stanno arrivando!” esclama naive, indicando la First Lady, la fedele governante, il generale Byjove con la divisa da cerimonia sgualcita e un clown zoppicante, col viso colorato ed incerottato.

“Signor Presidente, vedo che si è ripreso brillantemente dall’accaduto…” gli dà il benvenuto il cinico Moore.

“Brillantemente un accidente! Non vede come sto?” inveisce Super Dan.

“Effettivamente,” osserva Bell, “l’andatura claudicante è sintomo di traumi subiti, che hanno danneggiato l’apparato motorio, mentre al contempo i cerotti sul viso indicano…”

“Bell!!” è il grido del primo cittadino, che scuote le foglie degli alberi.

“Bene,” continua Moore sorridente, “e dopo l’ultima episodio di “Medicina oggi” possiamo proseguire nel nostro excursus tra i carnevali nel mondo…a chi tocca ora?”

“Alla Germania. Più precisamente alla città di Colonia. Questa giornata è interamente dedicata alle donne, ve lo siete dimenticati, per caso?” risponde la First Lady sorridente, mentre guarda il consorte.

“Davvero?” risponde Super Dan balbettando. “Già, che sbadato, mi era passato di mente…”

“Ed io sono qui apposta per rammentartelo, tesoro…” continua Gwendoline. “Blanco, vuole essere così gentile da spiegare cosa succede a Colonia i questi tempi?”

“Ma certo, milady. Come detto la giornata è dedicata alle donne, che, armate di forbici, vanno in giro in gruppo a tagliare le cravatte dei malcapitati uomini di passaggio. Persino le istituzioni lasciano campo libero al gentil sesso, tanto che il sindaco, per un giorno, si dimette in favore delle donne, che possono decidere di fare quello che desiderano in città. Infatti donne di tutte le età si aggirano minacciose per le strade di Colonia con le forbici in mano…”

“Perfetto, non volevo sentire altro…” commenta soddisfatta la First Lady con un sorriso.

“Sì, ma io non ho la cravatta…gulp…” risponde Super Dan, arretrando lentamente, preoccupato.

“Ma il generale ce l’ha…” sottolinea una voce flebile, quella di Bell.

“Cosa?” sbotta Byjove. “Chi ha parlato? Chi ha fatto la spia?”

“Sì è vero,” replica la consorte, “il generale ha la cravatta dell’uniforme e tu no, ma, a dire il vero, non stavo pensando alle forbici…”

“Ah, ecco, niente forbici…” sospira Super Dan, illudendosi per un momento.

“Ms Brontenserious!” chiama la First Lady.

“Jawohl!”

SWISH! “Aahhh!!” SWISH! SWISH!

Le due donne iniziano ad inseguire il clown zoppicante e il militare saltellante per tutto il prato, fino a scomparire tra gli alberi.

“Come diceva un mio connazionale, tutto è bene quel che finisce bene…” commenta Moore con un largo sorriso. “Signori, mentre le nostre due damigelle inseguono le loro prede, suggerirei di rilassarci e di goderci la parte della festa dedicata alla birra e ai dolcetti tedeschi…”

“Dopo tutto quello che è capitato, direi che ce lo meritiamo, che dite?” concorda Bell.

“E allora…brindiamo!” risponde Blanco. “Alla salute del Presidente!”

Dopo circa tre quarti d’ora, all’orizzonte appaiono quattro figure…

“Eccoli! Stanno tornando!” cinguetta Naive.

“Sono loro.” osserva Blanco. “La First Lady e Ms Brontenserious mi sembrano stiano bene…”

“Non direi lo stesso degli altri due…” commenta Moore.

Il clown Super Dan, sempre più claudicante e con la mano sulle natiche, è affiancato da Byjove, anch’egli con le mani sul posteriori.

“E che vi serva da lezione, bere in quel modo, e davanti a tutti, poi!” tuona la First Lady.

“Quella dannata crucca, lei e il suo frustino…” si lamenta Super Dan, ora dolorante anche per le scudisciate della governante austriaca.

“Dovevo metterla davanti ad un plotone di esecuzione la prima volta che l’ho vista…” borbotta Byjove.

“Bentornati, ma dove vi eravate cacciati?” chiede con finta preoccupazione Moore.”Ad un certo punto vi abbiamo visti andar via con una tale fretta…un impegno improvviso?”

“Moore, se non chiude quella bocca, un giorno di questi…”

“Tornate al vostro posto, adesso, e cercate di essere all’altezza delle vostre cariche!” lo zittisce la consorte.

“Bene,” prende la parola Blanco, per spazzare via tensioni ed imbarazzo, “direi che possiamo proseguire nelle nostre tappe, vero? Wright, cosa ci attende, ora?”

“Il carnevale delle Isole Vergini, in cui l’evento clou è la caccia al maiale…”

“Caccia?” si ridesta Byjove.

“Maiale?” gli fa seguito Super Dan.

“Dopo la quale andremo ad assistere a carnevale successivo, quello canadese…” conclude Wright.

“Ah…” sospira deluso Super Dan.

“Già” interviene Gwendoline, “niente barbecue. Cacciare sì, mangiare no, chiaro?”

“Bene, chi vuole partecipare alla caccia può scegliere un’arma fra quelle che abbiamo portato…”

“Scusi,” domanda Bell, “ma non sarà pericoloso per la gente? E poi io non ho mai visto maiali in questo parco…”

“Ovviamente la zona del parco destinata alla caccia è stata delimitata con dei recinti, e l’ingresso è consentito solo ai partecipanti. Quanto ai maiali, sono stati portati qui appositamente e lasciati liberi in quest’area. Ci ha pensato il generale…”

“Esattamente. Giusto 400, 450 maiali…” replica Byjove raggiante.

“Cosa? Ma ci saranno più maiali che cacciatori!” esclama Blanco sbigottita.

“Non si preoccupi, ho portato cartucce a sufficienza per abbattere tutti gli allevamenti di maiali del paese…Il Presidente ed io siamo più che attrezzati, mi creda…”

“Il Presidente?!” si scuote Super Dan. “Ma cosa c’entro io…”

“Signor Presidente,” risponde fiero Byjove, “lei è il primo cittadino del paese, non vorrà mica tirarsi indietro davanti a questi cacciatori dilettanti? Facciamogli vedere come si adopera un fucile, per mille baionette!”

“Parole sante…” lo appoggia Moore.

“Tu andrai a caccia, così dovrai muoverti e finire di smaltire l’alcol che ancora ti è rimasto in circolo…” lo fulmina con lo sguardo la moglie.

“Signor Presidente, Bell, seguitemi, andiamo a scegliere l’arma…” li invita Byjove.

“Io?! Ma non ho mai detto di voler partecipare…” si oppone il Segretario del Tesoro.

“Lo so, per questo l’ho iscritta io. Se aspettavo che lo facesse lei, mi faceva in tempo a crescere la barba di Mosè…”

“Gulp!”

I tre si allontanano dal gruppo, la scelta delle armi viene fatta, ed ora la caccia ha inizio…

I partecipanti alla caccia iniziano a muoversi, tra alberi e cespugli, mentre i nostri tre prodi cacciatori…

“Generale, ma che diavolo preso? Un bazooka?!” trasecola Super Dan.

“Ma no,” risponde con un sorriso Byjove, “è solo un fucile automatico a lunga gittata con proiettili perforanti ad espansione. Un giocattolino…”

“Un giocattolino?!”

“Ma sì, è a malapena testato per gli elefanti…” lo tranquillizza il militare. “Ed ora, andiamo, mio comandante, verso l’avventura! Bell…Bell…ma dove è finito? Figuriamoci, il solito debosciato, sarà andato a nascondersi in qualche cespuglio…”

In tutta l’area delimitata si sentono spari, i maiali corrono ovunque, inseguiti dai partecipanti armati.

“Fermati, dove pensi di andare, figlio di una scrofa?” grida Byjove, prima di esplodere una cannonata, che abbatte un albero.

“Generale, ma che razza di arma mi ha dato?” impreca Super Dan. “Non riesco a colpirne neanche uno!”

“La mira, mio comandante, deve prendere la mira prima di sparare!”

“E come diavolo si fa? Io non ho mai sparato in vita mia!”

“Eccone uno!” grida il militare. “Gli corra dietro, signor Presidente, gli corra dietro!”

Super Dan si affanna a correre dietro ogni animale rosa gli passi davanti, senza riuscire a colpirne uno, mentre Byjove sembra una macchina da guerra, che salta da una siepe all’altra senza mai smettere di sparare.

Nel frattempo, non lontano, dietro dei grandi arbusti, Bell, armato di una fionda, cerca invano di lanciare dei sassi, senza riuscire a colpire neppure uno scoiattolo…

Lontano dalla confusione di maiali e spari, Moore, Blanco e Wright, seduti ad un food truck, assaporano una insalata con una bibita fresca, in attesa che termini la caccia.

“Quanto manca alla fine di questo baccano?” domanda Moore.

“Poco, ci siamo quasi. Chissà il povero Bell, come se la sta cavando…” risponde Wright.

“Speriamo che tornino interi tutti e tre…” si augura Blanco.

“Raggiungiamo la First Lady e le altre due donzelle, che ne dite?” propone Moore.

I tre vanno a ricongiungersi con le tre signore, in attesa che i prodi cacciatori tornino, mentre l’eco degli spari cessa…

“Eccoli!” esclama Naive. “Stanno tornando.”

Un clown claudicante, stremato, un militare con una specie di cannone in mano e Bell rientrano.

“Allora com’è andata la caccia? Preso qualcosa?” domanda la First Lady. “Tesoro, e tu?”

“Lasciamo stare…” risponde Super Dan con il fiatone e il parrucchino storto in testa.

“Signor Presidente, non si abbatta!” lo rincuora Byjove. “È solo una questione di pratica, se partirà con me volontario per le prossime missioni militari, la trasformerò in un cecchino!”

“Bell,” domanda Blanco, “e lei cosa ha preso?”

“Beh, ecco, io, veramente…”

“Un accidente, ecco cosa ha preso!” tuona Byjove. “Una fionda da bambini, ecco come si è presentato alla battuta di caccia! Bell, lei è la vergogna del genere umano!”

“Qualcosa mi dice che almeno la metà dei maiali è stato abbattuto da lei, generale…” conclude Moore.

“E lo può dire forte!”

“Bene, ed ora, signori,” è l’invito di Blanco, “possiamo proseguire verso il carnevale canadese, più precisamente come viene festeggiato nel Québec. Da questa parte…”

“Oddio,” sospira Super Dan, ormai stremato, “speriamo che ci sia una bella sfilata di carri da ammirare comodamente seduti…”

Il gruppo, tra un lamento e l’altro, si incammina verso un altro grande prato…

“Bene, eccoci giunti alla meta. Il Québec ci mostrerà il fascino del suo carnevale…” fa gli onori di casa Blanco.

“…fascino dal quale il nostro Presidente non potrà sottrarsi…” aggiunge Moore ironico.

“Ah sì?” domanda Super Dan, speranzoso. “Una sfilata di carri?”

“Veramente si tratta di eventi sportivi, particolarmente seguiti in Canada. Gare di canoa, gare in canotto e corse tra slitte trainate dai cani…”

“Nooo…” è il lamento di Super Dan.

“E chi potrà mai rappresentare il nostro governo,” interviene provocante Moore, “se non il nostro più valoroso soldato?”

“Sempre pronti alla pugna!” risponde Byjove col petto infuori.

“E chi potrà mai affiancarlo, se non un altro combattente di razza?” continua Moore.

“Il nostro comandante!” risponde il militare scattando sull’attenti.

“Nooo…” è l’unico suono che riesce ad emettere il clown claudicante, incerottato e sofferente.

“Bene, ora che la squadra è composta, direi…” prende la parola Wright, subito interrotto dal generale.

“Un momento, signori…qualcosa non va. In una missione che si rispetti tre è il numero perfetto. Due che coprono i lati e uno che attacca le linee nemiche al centro. Bell!”

“Cosa?! Oh no, un’altra volta. Non potete, dopo la pericolosissima battuta di caccia alla quale ho partecipato, credo di meritare una pausa…”

“Pericolosissima?!” sbotta Byjove. “Bell, lei quella parola non sa neppure come si scrive! Ha passato tutto il tempo nascosto tra i cespugli con una fionda per bambini in mano. Se Diana, la dea della caccia, fosse qui, l’avrebbe già trapassata con una delle sue frecce!”

“Bell,” prende la parola un affaticato Super Dan, “se dovrò soffrire io, dovrà soffrire anche lei. È un ordine…”

“Come si dice: mal comune, mezzo gaudio.” commenta Moore con un sorriso. “Ed ora, dovete scegliere a quale gara partecipare…”

“Non ho dubbi: corse di slitte trainate dai cani! Signori andiamo a prepararci!”

“Slitte trainate dai cani?!” obietta Bell. “E dov’è la neve, qui?”

“Tranquilli,” rassicura Byjove, “ho fatto modificare tutte le slitte, i miei soldati hanno applicato delle ruote in acciaio, indistruttibili.”

I nostri tre eroi si uniscono al gruppo dei concorrenti, salgono ognuno sulla propria slitta e afferrano le redini, mentre gli altri componenti dello staff presidenziale si accomodano nei posti riservati alle autorità, nella piccola tribuna montata per l’occasione.

“Pronti, partenza…via!”

I partecipanti partono sollevando un gran polverone, incitando i propri cani a correre e agitando le redini.

“Iaaaaa! Iaaaaa!” grida Byjove, mentre scuote le redini. “Forza belli, per l’onore del governo!”

“Yahoo!” è lo strillo di Super Dan, che rimbalza sulla slitta come una palla.

“Su, forza, avanti, così…” parla dolcemente ai cani il mite Bell.

Gli altri partecipanti si affannano, tra grida e latrati, alternandosi alla testa della corsa, mentre nelle retrovie…

“Iaaaaa! Iaaaaa!” grida Byjove, “Pista! Fate largo!”

“Guardate il generale,” osserva Blanco, “sembra Ben-Hur nella corsa delle bighe!”

“Oddio, come si ferma questo coso?!” grida Super Dan, mentre rimbalza sulla slitta, tenendo le redini con una mano e il parrucchino sulla testa con l’altra.

“Piano, piano, cagnolini, non correte troppo, non vorrete mica farvi male, vero?” è l’incoraggiamento di Bell ai cani.

“Yahoo!” riecheggia il grido di Byjove, che inizia a speronare il primo avversario, mandandolo dritto in mezzo ai cespugli. “Largo, toglietevi di mezzo, pappemolli!”

“Generale!” strilla Super Dan, aggrappato alle redini per non cadere, mentre la sua pancia sobbalza . “Ma che diavolo sta facendo?” 

“Sto vincendo la gara, mio comandante, per l’onore del governo! Pista!”

“Non così forte, non così forte!” supplica Bell. “Piano, rallentate, vi prego, sto per vomitare!”

Un secondo concorrente viene sbattuto fuori strada tra le siepi, mentre Byjove si avvicina alle prime posizioni.

“Ma il generale che fa, è impazzito?” osserva Wright. “Sta buttando fuori pista gli avversari!” 

“Come se fosse una novità.” commenta Moore. “Gara per lui è sinonimo di guerra…”

“Iaaaaa! Avanti così! Spostatevi, fate largo!” rimbomba la voce del militare.

“Piano, ho detto, piano,” implora Bell, “mi sento male, abbiate pietà!”

“La mia schiena, non mi sento più la schiena,” si lamenta il già dolorante Super Dan, “fermate la corsa!”

“Il parrucchino, signor Presidente,” strilla Moore tra la folla, “si tenga il parrucchino con la mano!”

I concorrenti finiscono la propria corsa tra siepi e prati, alcuni per incapacità, altri perché speronati da Bjove, che taglia il traguardo per primo.

Accolto dal direttore della gara, riceve la medaglia destinata al vincitore.

“Complimenti, generale, ha vinto.” si congratula Wright. “Solo una domanda: ma era proprio necessario buttare fuori pista tutti gli avversari?”

“In guerra non si fanno prigionieri, Wright, se lo ricordi!”

Intanto gli uomini della sicurezza hanno aiutato Super Dan, sempre più acciaccato, a scendere dalla slitta, mentre alcuni di loro stanno ancora tentando di liberare Bell dalle redini, tra le quali è finito attorcigliato.

“La mia povera schiena, non me la sento più…” si lamenta il Presidente Kramp, sorretto dagli agenti. “Piuttosto…chi strillava qualcosa a proposito dei miei capelli, durante la corsa?” domanda minaccioso. “Moore, lei ne sa qualcosa?”

“Chi? Io? Giammai…” risponde il Capo di Gabinetto.

“Aiutatemi, sono prigioniero, slegatemi, vi prego!” supplica Bell.

“Uomini!” sbraita Byjove. “Lasciate quella fotocopia di essere umano attorcigliato tra le redini e abbandonatelo al suo destino!”

“Generale, un po’ di comprensione!” lo riprende Blanco. “Ed il Presidente, allora, non vede come sta?”

“Il presidente è sofferente, come ogni soldato di ritorno da una guerra. Bell, invece, si è arreso prima ancora di partire. Questa si chiama diserzione. In guerra sarebbe stato fucilato!”

“Oddio!” esclama Bell, mentre viene liberato dalle redini.

“Ma generale,” cerca di riportare la calma Blanco, “Bell non è certo un soldato come lei, cerchi di capire. Comunque ha partecipato…”

“Generale,” prova a spiegarsi Wright, “era solo una gara di carnevale, un gioco divertente, senza rivalità, in allegria. Ha capito ora quale era lo spirito della corsa?”

“Certamente: combattere o morire!”

“Come volevasi dimostrare…” mormora Moore.

“Vogliamo fare quattro passi per rilassarci un po?” propone Moore.

“Vogliamo, vogliamo…” concorda Super Dan.

“Molto bene. Allora da questa parte, seguitemi verso il carnevale indiano…”

“Un altro?! Noooo…” è il lamento del clown.

“Si rassereni, signor Presidente,” interviene Blanco, “la prossima festa riguarderà la regione indiana di Goa. La tradizione prevede che ogni anno venga eletto un Re del Carnevale, che verrà incoronato e pronuncerà il motto “kha, piye and majja kar!” ossia “mangia, bevi e divertiti. Così sia!” Nessuna gara né competizione…”

“Dio sia lodato…” sospira Super Dan.

“E con che criterio viene eletto il Re del Carnevale, una votazione?” domanda Bell.

“Votazione un accidente! Bell, non dica fesserie! Chi vuole che sia il Re del Carnevale, lei? Il nostro comandante, è ovvio! È o non è il primo cittadino?”

“Beh, sì è sicuramente il primo cittadino, ma la tradizione indiana…” cerca inutilmente di spiegare Wright.

“La tradizione indiana va bene per gli indiani, qui non siamo in India.” ribadisce Byjove. “Saliamo sul palco e datemi la corona, che ci penso io a proclamare Re il nostro comandante!”

Il gruppo giunge nella piccola radura in cui è stato allestito un palco per l’occasione, e Byjove sale i gradini a passo di marcia.

“Seguitemi, che fate lì impalati?” sbraita il militare.

“Generale,” cerca di farlo ragionare Blanco, “veramente dovrebbe esserci un breve discorso di presentazione, e subito dopo…”

“…e subito dopo l’incoronazione del nostro Presidente, ho capito.” la interrompe deciso Byjove.

“…in realtà ci dovrebbe essere una votazione, seppur sommaria, per scegliere tra i due o tre candidati principali…”

“D’accordo. Qualcuno si oppone alla elezione del nostro Presidente alla carica di Re del Carnevale? No? Nessuno? Molto bene, il Presidente è stato eletto. Adesso cos’altro c’è?”

“La votazione più veloce nella storia della democrazia…” riflette Bell ad alta voce. “Ci sarebbe il breve discorso introduttivo…”
“Perfetto. Dov’è il microfono?” domanda Byjove.

“Ma perché,” chiede Moore perplesso, “dopo aver gestito questo esempio democratico di elezioni, adesso vorrebbe fare pure il discorso?”

“Signorsì. Dove accidenti è finito il microfono?”

“Generale, forse sarebbe meglio se qualcuno di noi, ad esempio Wright, dicesse qualche parola al microfono…”
“Ecco, appunto, il microfono, chi si è fregato il microfono?” chiede Byjove spazientito.

“Generale, rifletta,” interviene Blanco, “forse Wright è più adatto ad un discorso in pubblico…”

“Chi si è fregato il microfono? Ragazzi, non facciamo scherzi, o chiamo i soldati e faccio smontare questo palco pezzo per pezzo, è chiaro?”

“Dategli il microfono,” consiglia Moore, “e che Dio ci aiuti…”

Il microfono viene finalmente portato al generale, che si rivolge al pubblico festante…

“Signore e signori, siamo qui riuniti per eleggere il Re del Carnevale. Le elezioni hanno visto trionfare all’unanimità il nostro amatissimo Presidente Daniel Kramp, nostro primo cittadino e nostro comandante in capo…”

“Le elezioni…quali elezioni…?!” esclama Bell.

“…trionfare all’unanimità…?!” si chiede sbigottita Blanco.

“Sì, praticamente un plebiscito popolare…” mormora Moore con un ghigno.

“…e quindi adesso procederemo alla sua incoronazione.” continua Byjove. “Portatemi questa questa corona, e non ne parliamo più!”

“Che retorica, che dialettica…” commenta Moore.

Una corona di plastica, dorata e voluminosa, viene consegnata al generale, che la pone sul capo di Super Dan con la consueta delicatezza, infilandola così forte da incastrarla e spostare il parrucchino del Re davanti agli occhi.

“Ecco fatto! Una applauso al nostro Re!” esclama Byjove.

Dal pubblico giungono applausi misti a risate.

“Generale, ma che ha fatto, non vedo un accidenti!” sbotta Super Dan. “Mi tolga questo affare dalla testa!” impreca, mentre con le mani cerca invano di sfilarsi il copricapo reale.

“Cosa? Per mille cannoni, ora ci penso io!” risponde Byjove, che afferra la corona e inizia a tirare. “Si è incastrata, mio comandante, un attimo di pazienza…”

“Ahia!!” grida il Presidente Kramp, chinato in avanti e con il generale davanti a lui che tira la corona, come fosse un tappo dalla bottiglia.

Le risate della folla aumentano sempre più, e i commenti anche…

“Attento, generale, faccia piano…” strilla Bell.

“Più forte, generale, tiri più forte! Non abbia timore, il testone del Presidente è duro come la pietra!” è il grido di Moore.

Finalmente Byjove riesce a staccare la corona dalla testa di Super Dan, volando all’indietro sul pavimento di legno, e scaraventando la corona ed il parrucchino giù dal palco, mentre Super Dan cade all’indietro sulla sua povera schiena già martoriata.

Dal pubblico parte un boato di risate.

“Dios mio…che figura…” mormora Blanco.

“Ecco un vero Re del Carnevale!” esclama Moore applaudendo.

“Oddio, i capelli del Presidente sono volati giù!” esclama Naive.

“Oddio, i miei capelli!” esclama Super Dan, con le mani in testa, seduto a terra. “Generale, ma che ha fatto?? Mi ha quasi staccato la testa dal collo!”

“Ecco, è quel “quasi” che non ci voleva…” borbotta Moore.

Qualcuno del pubblico raccoglie il parrucchino e lo lancia sul palco, colpendo in faccia Bell, che cade a terra all’indietro.

Risate e sghignazzi echeggiano nel parco, la gente ride a crepapelle, mentre Byjove cerca di rimediare togliendo il parrucchino dalla faccia di Bell, e porgendolo a Super Dan.

“I suoi capelli, signor Presidente…e la sua corona…” borbotta il militare.

Aiutato dagli agenti della scorta, che lo rimettono in piedi, il primo cittadino si sistema i capelli, e, tenendo la corona sotto il braccio, si avvicina al microfono, per pronunciare il famoso motto indiano…

“Ecco, ci siamo, speriamo bene…” bisbiglia Blanco.

Akka, pippe and mangia qua!!”

Il silenzio domina tutt’intorno, la frase non è quella scritta nei depliant distribuiti a tutti.

Super Dan, imbarazzato, cerca di ricordare…”Alta, flipper and pappa qua!”

Il silenzio viene rotto da qualche risata…

Super Dan, rosso in viso per il trauma subito e l’impaccio, sta per esplodere, quando Blanco appare all’improvviso al suo fianco per toglierlo dai guai: “kha, piye and majja kar!” ossia “mangia, bevi e divertiti. Così sia! E buon divertimento a tutti!”

Finalmente un applauso fragoroso dà il via alla musica e grida di gioia si levano dalla folla.

“Bene, signor Presidente,” interviene Moore, “vedo che ancora una volta è uscito da una circostanza a testa alta…ops, pardon…”

“Moore, un giorno o l’altro, io…”

“Signori,” interviene ancora una volta saggiamente Blanco, “che ne dite di scendere da questo palco e allontanarci da qui?”

“Mi sembra un ottimo suggerimento…” approva la First Lady. “Un’altra delle tue figuracce…”

Il gruppo si allontana, lasciando la folla al suo divertimento.

“Ma…cara…” tenta una debole opposizione il claudicante clown, “ma il motto indiano diceva…”

“Mangia, bevi e divertiti…soprattutto mangia e bevi, vero?”

“No, ma che dici, tesoro? Solo che non mi sembra il caso di lasciare il nostro popolo a festeggiare da solo…”

“Dopo la figuraccia che hai fatto, è meglio se ci allontaniamo da qui, credimi…”

Alcuni minuti dopo, in un altro prato…

“Eccoci arrivati al carnevale australiano…” annuncia Blanco.

“E…in che cosa consisterebbe?” domanda preoccupato Super Dan.

“Signor presidente,” prosegue Blanco, “visto l’imminente incontro col premier australiano, abbiamo pensato di dedicargli un piccolo omaggio. Si tratta di una loro tradizione piuttosto…pittoresca, direi…”
“Pittoresca? Che vuol dire?” domanda il primo cittadino allarmato.

“Oh, non ha nulla da temere, signor Presidente.” interviene moore. “Vedrà che il suo collega australiano apprezzerà molto la sua partecipazione a questo gioco…”

“Cosa??” sbotta SuperDan. “La mia partecipazione?? Ecco, lo sapevo che c’era la fregatura!”

“Ma signor Presidente,” insiste Blanco, “è importante in prospettiva dell’incontro. E poi non sarà solo, sono sicura che il generale le starà accanto…”

“Sempre pronto!” scatta sull’attenti Byjove. “Signor Presidente, se è per il bene del paese, nessun sacrificio è troppo grande!”

“E in cosa consisterebbe questo gioco? domanda sempre più angosciato.

“Il lancio del cocomero. Una simpatica tradizione australiana…” spiega Moore con un sorriso.

“Il lancio di cosa??” sobbalza Super Dan.

“Si tratta di lanciare il cocomero il più lontano possibile. Chi lo scaglia più lontano ha vinto. Semplice…” spiega Wright.

“Ma avete idea di quanto sia grande e di quanto pesi un cocomero?” obietta il clown zoppicante. “Secondo voi sono in condizioni di poter affrontare una simile prova?”

“Ma no, che dice? Il suo cocomero sarà il più piccolo di tutti, stia tranquillo…” lo rassicura Moore.

“Un cocomero piccolo?”

“Poco più grande di una noce…” continua il Capo di Gabinetto.

“Andiamo, mio comandante, verso un’altra sfida. Bell, almeno un cocomero è capace di lanciarlo? Si muova!”

“Cosa?!” Ma che c’entro io, non mi piace neppure, il cocomero…”

“Bell, ha sentito Moore? Poco più grande di una noce…si muova!”

I nostri tre eroi si uniscono ai partecipanti, mentre gli altri si accomodano sul piccolo palco delle autorità.

Gli addetti portano ad ogni concorrente il suo cocomero, poco prima del lancio, così la gara può iniziare.

“Moore…” lo chiama Blanco. “…poco più grande di una noce, ha detto?”

“Ho detto così?” risponde Moore, con finto stupore.

“Lo sapevo…” mormora Blanco con un mezzo sorriso.

I cocomeri lanciati si spaccano al suolo, le risate della folla si mescolano agli applausi…

“Ecco, tocca al nostro Bell…” osserva Wright.

Un cocomero di dimensione ragguardevoli viene portato al Segretario del Tesoro, che inizia a barcollare.

“Ma cos’è questo, un macigno?” sbuffa Bell, rosso per lo sforzo.

“Forza Bell,” lo sprona Byjove, “il mondo la guarda!”

Bell, col suo cocomero in braccio, non riesce a sollevarlo, trema per lo sforzo titanico, le vene del collo stanno per esplodere…alla fine cade con la schiena a terra e il cocomero sulla pancia.

“Aiuto! Non respiro più!” grida col poco fiato rimasto.

“Bell!” strepita Byjove. “Non so chi tra lei e il cocomero sia il vero vegetale!”

“Per fortuna che il mondo lo guardava…” commenta Blanco.

“Forse era meglio che si voltasse dall’altra parte…” aggiunge Moore.

“Ecco, è il turno del nostro Presidente.” dice Blanco. “Moore, sia sincero…poco più grande di una noce?”

“L’ho scelto personalmente…”

Sono necessari due addetti per portare a Super Dan il cocomero che Moore gli ha riservato, quello che ha vinto il premio come cocomero più grande dell’anno.

“Cosa?! E questo cosa sarebbe??” sbotta il clown zoppo.

“Poco più grande di una noce, vero?” domanda Blanco.

“Beh, da noi, in Inghilterra, le noci sono molto più grandi delle vostre…” risponde Moore.

I due addetti mettono il cocomero gigante tra le braccia di Super Dan e se ne vanno. Il primo cittadino cerca di sollevare il gigante verde, barcolla, riuscendo a stento ad alzarlo sulla propria testa. Gli occhi a palla, il respiro affannoso, anche il parrucchino inizia a tremare, e finalmente il lancio…il cocomero si solleva in alto di un metro e ricade su di lui, spaccandosi.

Sommerso di polpa rossa e pezzi di buccia verde, in ginocchio, con il parrucchino fradicio e rosso.

“Il Presidente si è tinto i capelli…sinceramente lo preferivo com’era prima…” è il commento di Naive.

Gli agenti della sicurezza accorrono in suo soccorso e lo portano via.

Le risate riempiono l’aria del parco, mentre Byjove si prepara al lancio con un cocomero dal peso notevole.

“Ma ce la farà?” si domanda Blanco. “Non farà mica la fine del Presidente, vero?”

Byjove è concentrato come un atleta olimpionico, poi compie una piroetta su se stesso e scaraventa il cocomero in aria. Il gigante verde vola lontano, disegnando una parabola in cielo, che termina proprio sulla bancarella dei cocomeri: un’esplosione rossa investe tutte le persone attorno.

“Sembrava un missile…” commenta stupefatto Wright.

“Già, trattandosi del generale, a cos’altro poteva ispirarsi, per il suo lancio?”

Gli agenti della scorta, con i soccorsi, vanno verso ciò che rimane della bancarella, per aiutare i malcapitati investiti dall’onda rossa.

“Quando finirà questo supplizio?” domanda Blanco.

“Tra poco. Ancora due omaggi alla Spagna, prima le Asturie e poi Tenerife…” risponde Wright.

Tre quarti d’ora dopo, Bell, Byjove e un clown sempre più malconcio, ma con un parrucchino nuovo, raggiungono gli altri nel prato dedicato alla Spagna…

“Vi stavamo aspettando,” dà loro il benvenuto Blanco, “non manca molto alla fine…”

“Alla mia manca poco, invece…” borbotta Super Dan.

“Asturie: Spagna. Ricordate cosa avviene laggiù ogni carnevale?” continua Blanco.

“In questo momento faccio fatica a ricordare come mi chiamo…” borbotta il clown zoppo.

“I cannoni!” esulta Byjove.

“Esatto!” si congratula Moore. “Chissà perché il nostro generale se lo ricordava…”

“Ogni anno, nelle Asturie, grandi cannoni sparano schiuma e trasformano il centro della città in un grande fiume bianco…”

“Grandi cannoni!” scatta sull’attenti Byjove. “Non temete, i nostri alleati spagnoli saranno celebrati a dovere…”

“Ho paura di chiederlo…” balbetta Bell, “…perché?”

“Perché ho preparato personalmente i cannoni!”

“Ecco, la risposta che temevo…” mormora Bell, cercando il suo inalatore.

“Non avete mai partecipato ad uno schiuma party?” domanda Blanco. “Si tratta di questo, solo un po’ più grande, tutto qui…”

Poi, pensierosa, si volta verso Byjove. “Solo un po’ più grande, giusto, generale?”

“Assolutamente, non tema! Quattro cannonate di schiuma cosa vuole che facciano? Non farebbero del male nemmeno ad un invertebrato come Bell!”

“Generale, non cominci, per favore.” lo riprende Blanco.

“Piuttosto, quando inizia questa festa della schiuma?” domanda Wright.

La risposta arriva sui dei mezzi cingolati militari, che trasportano sei enormi cannoni a getto per schiuma party.

“Generale…ma è impazzito?” esclama Blanco. “Quei cannoni sono più grandi di quelli del film di Navarone…”

“Sciocchezze, è solo un po’ di schiuma. Soldati, sono pronti? Molto bene. Signori, quando volete…”

“Possiamo dire al direttore del carnevale di dare l’annuncio.” propone Bell.

Dopo pochi minuti…

“Pronti? Via! Buon divertimento e buon schiuma party!”

Un attimo dopo i sei cannoni iniziano a sparare una quantità industriale di schiuma, che cresce sempre più, fino a sommergere in pochi minuti tutti i presenti.

“Aiuto, affogo!” è la voce di Bell.

La schiuma comincia a defluire verso il lieve pendio naturale presente in quel punto del parco, e in pochi minuti, un vero e proprio fiume bianco prende vita.

“Il Presidente dov’è il Presidente?” grida Blanco.

“Non vedo niente, c’è solo schiuma dappertutto!” grida Wright.

In pochi minuti un fiume ormai incontrollabile di schiuma inizia a scorrere verso la parte pianeggiante del grande parco, finendo per trascinare tutto e tutti. Del Presidente Kramp, solo il parrucchino rimane galleggiare sulla schiuma…

Dopo circa un’ora…

Spenti finalmente i cannoni, il fiume di schiuma si è lentamente asciugato, mentre i nostri eroi sono stati recuperati uno per uno dagli agenti della scorta.

Fradici e stremati, si accingono ad affrontare l’ultima tappa di questo indimenticabile carnevale: quello di Tenerife, che si conclude sempre sulla spiaggia, con un magnifico e gigantesco falò.

“Non essendoci una spiaggia, ci dovremo arrangiare in questo magnifico prato…” spiega Wright.

“Quanto al falò, generale, la pregherei di non occuparsene, ha già fatto abbastanza…” afferma Blanco.

“Quante storie per due spruzzi di schiuma…e comunque non è del falò che mi sono occupato per questo finale…” risponde Byjove.

Il silenzio scende tra presenti, preoccupati per un’altra possibile iniziativa del generale.

“Di che…si tratta?” chiede timoroso Bell.

“Soldati, venite!” strilla il militare. Al suo ordine i suoi sottoposti portano diverse gigantesche griglie di ferro, su cui distendono un numero infinito di costine di maiale.

“Ecco dov’erano finiti i poveri maiali cacciati prima…” osserva Moore.

“Che il più grande barbecue della storia abbia inizio!” esulta Byjove.

“Generale, una grande iniziativa!” esulta finalmente Super Dan.

“Milady, vuole che io…” domanda Ms Brontenserious.

“No, lasciali fare, dopo tutto quello che hanno passato…nelle prossime settimane avremo modo di fargli smaltire tutto…”

“Jawohl!”

Così si conclude il primo carnevale del governo del Presidente Daniel Kramp.

Super Dan
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