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9 Mar

Episodio 30 – La festa della donna – di Eugeniusz S. Lazowski

BIG HOUSE – ROUND ROOM – LA SETTIMANA PRECEDENTE ALL’8 MARZO – MATTINA.

“Signori,” esordisce Blanco, “siamo qui per decidere alcune questioni, la prima delle quali è la Giornata Internazionale della donna, che si terrà la settimana prossima…”

“La giornata internazionale…?!” bofonchia Byjove.

“La Giornata Internazionale della donna. Quella che viene comunemente chiamata “la festa della donna”…ha capito adesso?”

“Ah, la festa della donna…certo, certo…” borbotta Byjove.

“L’8 marzo è una data simbolica,” prosegue Blanco, “fondamentale nel ricordare le discriminazioni e le violenze che le donne hanno subito nel corso della storia e che subiscono ancora oggi, in molte parti del mondo. Questo giorno così importante serve anche a sottolineare le numerose conquiste sociali raggiunte, insieme a quelle economiche e politiche, ma ancora insufficienti…”

“Vero, dobbiamo riconoscere che non è stato un cammino semplice.” interviene Wright. “La storia di questa giornata è stata lunga e travagliata…”

“Difatti.” riprende la parola Blanco. “La prima festa della donna fu celebrata negli Stati Uniti nel febbraio 1909 su iniziativa del Partito socialista americano, che aveva invitato tutte le donne a partecipare a una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Ma anche la Russia ha la sua storia… ”

“Cosa? La Russia?” sobbalza dalla poltrona Byjove. “E cosa c’entrano adesso quei dannati bolscevichi?”

“Generale,” risponde Bell, “deve sapere che in Russia l’8 marzo 1917 ci fu un’altra manifestazione, nella quale le donne della capitale dell’impero zarista russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della Prima Guerra Mondiale.”

“La fine della guerra? Vergogna!” sbotta Byjove.

“…ma la fiacca reazione dei cosacchi, che furono mandati a reprimere la protesta, incoraggiò successive manifestazioni…”

“Bolscevichi, che altro c’era da aspettarsi!” borbotta il militare. “Ma dobbiamo proprio discutere di questa festa bolscevica?”

“Vedo che il generale ha afferrato il concetto…” commenta ironicamente Moore.

“Guardi che di bolscevico qui non c’è nulla…” chiarisce Bell. “Stiamo parlando della Giornata Internazionale della donna.”

“Ma certo, certo…” bofonchia Byjove.

“Ma cosa dovremmo fare, esattamente?” domanda smarrito Super Dan.

“Celebrarlo, come avviene in tutto il mondo.” risponde Blanco. “Vede, per molti questa festa consiste semplicemente in un gruppo di amiche che vanno a cena fuori insieme, ma il reale significato appare molto più profondo di questo. L’8 marzo rappresenta quindi una giornata molto importante dal punto di vista sociale, è una festa di ringraziamento verso le donne, ma anche di speranza per la parità dei diritti economici, politici e sociali, in un mondo in cui la parità tra uomini e donne non è ancora riconosciuta in tutti i Paesi.”

“Sapete che in Russia” interviene Moore, “che il nostro generale ama così tanto, questa festa è l’occasione per guardare insieme film che rievocano la condizione della donna durante l’epoca sovietica, mentre sono gli uomini ad occuparsi delle faccende domestiche?”

“Epoca sovietica?? Bolscevichi!” risponde Byjove.

“Mi lasci finire, generale. “prosegue Moore. “In Russia, come in altri paesi dell’Est Europa, le donne, essendo tutto l’anno sempre molto impegnate con il lavoro e con le faccende di casa, l’8 marzo vengono trattate dagli uomini come delle regine. Vi è un capovolgimento dei ruoli in cui, per un giorno, sono gli uomini ad occuparsi delle faccende domestiche, dei figli e della cucina, permettendo a mogli e madri di godersi una giornata di riposo. E ad esse vengono regalati fiori…”

“Cosa?!” salta sulla poltrona Byjove. “Ma dove siamo arrivati?!

“Sì, generale,” continua pungente Moore, “sarebbe come se lei e il nostro Presidente l’8 marzo indossaste dei grembiuli rosa per svolgere le faccende di casa, lasciando riposare le vostre mogli…”

“Cosa?!” strabuzza gli occhi Super Dan. “Io col grembiule rosa?”

“A fare le faccende di casa??” sbotta Byjove. “Ma che razza di festa è, questa?”

“Pensate che in Romania,” spiega Bell, “l’8 Marzo le ragazze amano farsi regalare il “martisor”. Si tratta di un piccolo anello di filo bianco e rosso, che poi indossano sul vestito. Questo oggetto è simbolo di amore e un augurio alla felicità…

“Un anellino?!” risponde il generale. “Bell si vergogni! Che roba, un anellino…”

“Perché si sorprende?” domanda Wright. “Sapete che in Cina, nel giorno della festa della donna, le strade vengono addobbate con striscioni rossi, su cui sono scritti frasi di augurio per le donne. Nei vari campus scolastici le ragazze possono inoltre scrivere i propri desideri su una bacheca, assieme al proprio numero di telefono, nella speranza che un ragazzo li esaudisca…”

“Bacheca? Il proprio numero di telefono?” bofonchia Super Dan. “Ma che cos’è, un sito di incontri?!”

“Sì,” interviene Moore sfacciato, “è un sito di incontri, ma per entrarvi è obbligatorio indossare il grembiule rosa, e quando incontrate la vostra anima gemella, allora vi regaleranno un piccolo anello di filo bianco e rosso…”

“Cosa??” esclama Byjove. “Questa è una festa di debosciati, ecco cos’è!”

“Io col grembiule rosa??” continua confuso Super Dan.

“Ma generale,” cerca di chiarire il discorso il mite Bell, “l’anello di filo bianco e rosso è un simbolo, rappresenta…”

“Rappresenta gli smidollati come lei, ecco chi rappresenta!” inveisce Byjove.

“E del grembiule rosa,” interviene il primo cittadino. “Ne vogliamo parlare del grembiule rosa, allora?”

“Esattamente!” lo appoggia il militare. “Come vi permettete di fare indossare un grembiule rosa al nostro Presidente?”

“Beh, effettivamente, non ha tutti i torti…” mormora Moore.

“Oh, finalmente uno con un po’ di buon senso!” afferma Super Dan.

“…effettivamente con il colore del suo parrucchino il colore rosa stonerebbe. Starebbe meglio un grembiule beige chiaro…”

“Moore!!” grida Super Dan, con le vene del collo a rischio di esplosione.

“Signori, calmatevi, vi prego!” interviene Blanco, cercando di riportare la calma. “Qui nessuno indossa nessun grembiule, non c’è nessun sito di incontro. È una festa che celebra la donna, è chiaro?”

“E adesso, se vogliamo continuare…” propone Wright. “Tanto per essere chiari, sappiate che vi sono paesi in cui la donna viene festeggiata senza grembiuli o piccoli anelli…”

“Adesso sì che si ragiona…” borbotta Byjove.

“In Ecuador, per esempio, nella capitale Quito,” prosegue il Segretario degli Interni, “le donne si ritrovano in un parco a loro dedicato, il Parque de las Mujeres, dove, nella Giornata Internazionale della donna, vengono organizzate feste, spettacoli e iniziative culturali dedicate al mondo femminile…”

“Giusto, molto bene,” borbotta Byjove, “feste, spettacoli, iniziative culturali…e a barbecue come stanno messi?”

“Generale,” interviene Moore, “vorrei ricordarle che l’ultima volta che ha fatto un barbecue, a carnevale, ha abbattuto a fucilate più di duecento maiali. Per la Giornata Internazionale della donna che cosa ha in mente, macellare una mandria di mucche?”

“Per due costine di maiale…e comunque eravamo in tanti in quel parco!”

“Invece in Perù e in Colombia,” aggiunge Blanco, “per far contento il nostro generale, le donne si riuniscono per cucinare la polladas, li vendono e il ricavato va a finanziare attività a favore delle donne.”

“Molto bene,” commentano in coro Super Dan e Byjove, “una lodevole iniziativa, cucinare polli, salsicce, costine, bene, bene…”

“Direi che questa festa della donna sta assumendo una dimensione nuova, non trova generale?” domanda Super Dan, con aria seria.

“Certamente, mio comandante. Una nuova luce illumina questa ricorrenza…”

“Sì, la luce delle fiamme del barbecue…” commenta Moore.

“Barbecue?” esclama Byjove. “Qualcuno ha pronunciato la parola barbecue?”

“Come si dice? Il richiamo della foresta…” osserva Moore.

“Per favore,” interviene Blanco, “possiamo tornare alla Giornata Internazionale della donna?”

“Ehm, ma certo,” balbetta Super Dan imbarazzato, “è quello di cui stavamo appunto parlando…”

“Sappiate che nella Repubblica Domenicana l’8 marzo è il giorno in cui si ricordano i Padri della Patria, portando loro dei fiori…”

“Bene, doveroso,” commenta Byjove, “così si fa, la patria prima di ogni cosa!”

“Ho sentito che invece nelle Filippine le donne organizzano grandi manifestazioni in difesa dei propri diritti, con lancio di lanterne luminose in cielo…”

“Se si tratta di lanciare qualcosa in cielo, posso pensarci io, se volete…” si offre Byjove.

“No, grazie, generale!” risponde prontamente Blanco. “Abbiamo esperienza dei suoi “lanci”…”

“Oh, non ve la sarete mica presa per un paio di razzetti, vero?” bofonchia Byjove, quasi offeso. “Su, andiamo, non erano nemmeno intercontinentali!”

“Generale,” risponde Bell, “posso ricordarle che l’ultima volta ha spianato due colline?”

“Bell,” replica pronto il militare, “ed io posso ricordarle che la prossima volta su quelle colline potrebbe esserci lei?

“Gulp…” deglutisce Bell.

“Signori, calmatevi, per favore,” riprende in mano la situazione Blanco, “cerchiamo di proseguire. L’8 marzo può diventare l’occasione per conoscere l’importanza che le donne hanno avuto nella storia e società. Per questo motivo sono nati i primi Musei delle donne…”

“Musei delle donne?!” domanda Super Dan sorpreso.

“Scommetto che neppure ne sospettava l’esistenza, vero signor Presidente?” domanda Blanco.

“Ehm…no, ma certo…sicuro che lo sapevo…” replica balbettando il primo cittadino.

“Si tratta di istituzioni indipendenti e spesso frutto di iniziative private, nate negli anni Cinquanta.” continua Blanco. “Oggi ce ne sono a centinaia in tutti i continenti, riuniti nella rete International Association of Women’s Museums. Voglio porvi una domanda: e se creassimo dei musei pubblici? Dimostriamo che le istituzioni sono sensibili ai problemi delle donne…”

In quel momento bussa ed entra la giovane segretaria Naive, strizzata dentro il suo tailleur.

“Mi scusi, signor Presidente, ma dovrebbe firmare questo documento.” si giustifica Naive, chinandosi verso Super Dan.

“Ma sì, certo,” balbetta il Presidente Kramp, mentre spoglia con gli occhi la sua assistente. “Ehm…devo firmare qui?”

“Sì, proprio qui, signor Presidente.”

Firmato il documento, Naive esce, mentre lo sguardo di Super Dan non si distoglie dalle sue forme.

“Ed il nostro Presidente è molto sensibile ai problemi delle donne…” sottolinea Moore.

“Cosa?!” sembra destarsi Super Dan dall’ipnotica presenza della segretaria. “Io? Ma certo, sono sempre stato sensibile verso le donne…ehm…no, cioè, volevo dire, verso i problemi delle donne, ma certo…”

“Un museo delle donne?” irrompe nella discussione Byjove. “State scherzando? Piuttosto perché non costruiamo un bel museo militare?”

“Generale,” lo riprende Moore, “quando arriverà la festa delle forze armate, parleremo del suo museo, d’accordo?”

“Io sono d’accordo con la costruzione di un museo pubblico della donna.” interviene Bell. “Avete considerato l’indotto economico?”

“Beh, ecco, così su due piedi…” balbetta Super Dan, completamente impreparato.

“Ma certo, il condotto,” bofonchia Byjove, “ne visti a centinaia in vita mia…”

“Signori,” continua Bell, “l’indotto…sto parlando di soldi. È chiaro adesso?”

“E che diamine c’entrano i soldi con un museo pubblico delle donne?” chiede Basito Super Dan.

“Semplice.” spiega il Segretario del Tesoro. “Sapete di quanto sono aumentati i viaggi per sole donne? È un vero boom del turismo femminile. Sapete quante donne pensano a una vacanza, da fare da sole o con le amiche?”

“È un aspetto economico da non trascurare…” mormora Moore.

“É una nuova tendenza del turismo,” continua Bell, “dimostrata dalla nascita di molti tour operator e associazioni al femminile che selezionano destinazioni con servizi dedicati a misura di ogni viaggiatrice.”

“E lei come diamine fa a saperlo?” domanda Super Dan sbalordito.

“Sono il suo Segretario del Tesoro, signor Presidente, è il mio lavoro sapere questo e molto altro. Un nuovo museo pubblico delle donne, debitamente pubblicizzato, farebbe aumentare la quota del turismo femminile qui da noi, con un evidente beneficio per l’economia locale e per le casse dello stato.”

Nessuno parla, Super Dan e Byjove sono sconcertati.

“Però,” prende atto il primo cittadino, “hai capito il piccoletto?”

“Qualcuno di voi ha ancora dei dubbi sulla costruzione di un museo pubblico della donna?” domanda Blanco.

“Direi che ora che Bell ha esposto così sapientemente i vantaggi economici,” conclude Moore, “siamo tutti d’accordo sulla sua costruzione, vero?”

Nessuno obietta.

“Bene,” prosegue Blanco, “e adesso…”

“E adesso,” la interrompe Byjove, “pensiamo a come organizzare la festa della donna prendendo a modello alcuni paesi…”

“Come l’Ecuador,” continua Super Dan, “un fulgido esempio nella celebrazione della figura femminile. In quelle lande sperdute, nella capitale Quito, le donne si riuniscono nel loro Parco preferito, il Parque de las Mujeres, per organizzare feste, spettacoli e iniziative varie, tra cui spiccano…”

“I famosi barbecue sudamericani!” conclude Byjove.

“Senza trascurare il Perù e la Colombia,” riprende il discorso Super Dan, “dove le donne del luogo, sante donne, si riuniscono per dedicarsi alla nobile arte della cucina…”

“Polladas,” continua il generale, “ovvero polli allo spiedo, salsicce, costine d’agnello, costine di maiale, spiedini di carne mista…”

“…il tutto preparato dalle abili manine di quelle sublimi artiste chiamate donne…”

“Ma li sente?” bisbiglia Blanco a Moore, “Sembra che stiano declamando Shakespeare…”

“Due veri artisti della cucina, indubbiamente…” concorda il capo di Gabinetto.

“…e come dimenticare le Filippine?” continua imperterrito Byjove. “In quel paese le donne seguono l’antichissima tradizione di lanciare oggetti verso il cielo, allo scopo di illuminarlo, un modo per ringraziare la divinità celeste e di unirsi ad essa…”

“…un istinto, quest’ultimo che l’essere umano ha sempre avuto, fin dalla notte dei tempi.” aggiunge Super Dan, col mascellone sollevato, quasi stesse leggendo la Divina Commedia di Dante Alighieri. “Ed è per questo che dobbiamo continuare a perpetrare tale arcaica usanza…”

“…e sarà, dunque, un onore per me continuare a rispettare tale antica tradizione…” soggiunge Byjove.

“Prevedo altri missili in cielo…” bisbiglia Moore a Blanco. “Che Dio ci assista…”

“Così come dobbiamo sentirci vicini” riprende Super Dan, “in tale circostanza, ai nostri fratelli della Repubblica Domenicana…”

“Fratelli?!” mormora Wright.

“…che ogni anno, puntuali come un colpo di cannone,” aggiunge Byjove, “l’8 marzo ricordano i Padri della Patria, portando loro dei fiori con l’augurio che portino fortuna e prosperità. Ecco dei veri patrioti…”

“Ed ora, carissimi tutti, direi che il caso di proseguire con la discussione,” prosegue Byjove, “aggiungendo, a quanto detto fin qui, ulteriori proposte che contribuiscano ad una degna celebrazione della Giornata Internazionale della donna. Naive, ha preso nota di tutto quanto? Bene, cedo la parola al nostro Presidente, che vedo ansioso di arricchire il programma fin qui stabilito con ulteriori consigli, frutto della sua grande saggezza…”

“Programma fin qui stabilito?!” mormora Bell. “Ma se non abbiamo deciso ancora niente…”

“Bell,” gli bisbiglia Moore, “a me preoccupano di più i consigli, frutto della sua grande saggezza…”

“Signore e signori,” esordisce Super Dan, con atteggiamento composto, “questa Giornata Internazionale della donna ha suscitato in me una considerazione nuova per le donne, che prima non avevo…”

“Sembra quasi commosso…” osserva Bell sottovoce.

“Qui gatta ci cova…” mormora Moore diffidente.

“…le ingiustizie da loro subite nel corso dei secoli, le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo…”
“Non è possibile,” mormora Blanco sbigottita, “dev’essere impazzito…”

“Lei sa come la penso io…” bisbiglia Moore.

“Sì, lo so, è colpa del parrucchino troppo stretto…” risponde Blanco.

“…e i sacrifici?” continua Super Dan, quasi fosse in trance. “Quanti sacrifici hanno dovuto affrontare le donne, nel corso della storia? Il nostro paese è stato costruito da pionieri, che hanno combattuto per ogni zolla di terra, e che hanno trasformato quella zolla in un giardino o in un campo di grano, solo col sudore della fronte…”

“…con una zappa in una mano e il fucile nell’altra, pronti a difendere la sua terra. Amen!” interviene Byjove.

“Amen!” riprende il primo cittadino. “Quando i nostri antenati lavoravano la terra spaccandosi la schiena, chi badava al focolare domestico? Le nostre donne!”

“Amen!” risponde Byjove infervorato.

“E se qualcuno avesse avuto la meglio sugli uomini, allora avrebbero dovuto affrontare le donne dei nostri villaggi, che avrebbero combattuto fino all’ultimo respiro, esattamente come i loro uomini!” continua Super Dan.

“Amen!” risponde ancora Byjove, sempre più esaltato.

“Quando le avversità della natura si abbattevano sulle case e sui campi dei nostri antenati, chi si batteva strenuamente? Gli uomini, ma con le donne delle loro famiglie sempre vicino!”

“Amen!” inneggia Byjove.

“Quando i nostri progenitori difendevano ogni singolo campo di grano con i denti da qualunque pericolo, chi teneva unite la famiglia? Le donne!” esclama il Presidente Kramp, come un vero predicatore.

“Amen!” grida Byjove, alzando la sciabola al cielo.

“Quando i nostri progenitori badavano alle mandrie di bovini, chi cresceva i nostri figli, insegnandogli i sacri principi del nostro paese? Le donne!”

“Esatto, signor Presidente! L’autentica anima del nostro paese” esclama Bell, in preda all’entusiasmo.

“Amen!” echeggia Byjove.

“Quando i nostri avi rimanevano mesi e mesi lontano da casa, per portare le mandrie da un punto all’altro del paese, chi restava a difendere le nostre case da assalti e pericoli? Le donne!” continua Super Dan.

“Amen! Il vero spirito nordamericano!” continua il generale.

“Amen!” lo segue Bell.

“E ora,” continua con aria triste Super Dan, “quelle povere creature vengono lasciate sole, abbandonate a se stesse, esposte ad ogni pericolo …”

Bell tace, Byjove non esulta più entrambi seguono lo sguardo del Presidente, rivolto verso un orizzonte immaginario.

“Dimenticate da tutti, cadute nell’oblio dell’indifferenza, oggetto, a volte, persino di di violenze e minacce…”.

Byjove e Bell si voltano lentamente verso Super Dan, con la fronte aggrottata, ora appaiono smarriti.

“Ma che diamine sta dicendo…” bisbiglia Wright.

“Mi chiedo dove voglia andare a parare…” mormora Moore.

“Vittime sacrificali di qualunque maniaco, vittime di aggressioni da parte di qualunque passante violento si trovi a sfogare la propria ira e frustrazione su quelle fragili creature!”.

Nella sala il silenzio, i presenti tacciono attoniti, fissando il loro leader, che sembra guardare lontano, col mascellone serrato.

“Le prostitute!” rompe il silenzio Super Dan. “Quelle povere donne, sole, in mezzo alla strada, abbandonate da tutti, sugli sporchi marciapiedi…”

Bell, scioccato, con occhi a palla, la bocca spalancata, cerca con la mano l’inalatore…

La sciabola di Byjove si inclina di lato…

“…allontanate da tutti, sfruttate, bistrattate, soggette ad ogni pericolo….” continua il Presidente Kramp, con tono commosso, come se stesse declamando i “Sonetti” di William Shakespeare.

“…spesso picchiate, derubate e minacciate, in balìa di un destino crudele, sole e indifese…”

Blanco pensa a quante volte aveva respinto in passato l’idea di trasferirsi nel paese di origini della madre, Moore capisce che l’essere diventato cittadino di quel nuovo paese, di cui ora è Capo di Gabinetto della Big House, aveva un prezzo da pagare…

“…è ora di dire basta! Dobbiamo fare qualcosa per proteggere queste povere donne! Dobbiamo promulgare una legge che riconosca la prostituzione, e che protegga e tuteli tutte le prostitute del paese!”

Wright si arrotola la manica della camicia e inizia a prepararsi una flebo…

Naive smette di prendere appunti e nella sua mente nasce il rimpianto di quando lavorava come commessa in un negozio di biancheria intima femminile…

“Ma come ha fatto ad essere eletto presidente…?” bisbiglia Blanco al vicino Moore.

“Ma come, non lo sa…” le risponde sottovoce il britannico. “Per stanchezza.”

“Cosa??”

“Per stanchezza, li ha presi tutti per stanchezza, sul serio…” prosegue Moore sottovoce, che inizia a narrare la fantasmagorica elezione di Daniel Kramp, da tutti conosciuto come Super Dan.

I ricordi e la mente volano indietro nel tempo…

Elezioni primarie.

Daniel Kramp partecipa a quella che è risultata poi essere la più grande campagna presidenziale nella storia degli Stati Uniti di Mont of Groovia, sfidando altri 16 candidati repubblicani.

I suoi discorsi erano improntati su valori quali lavoro, famiglia, spirito di sacrificio e sicurezza. La sua immagine appariva quella di un uomo sicuro di sé, sorridente, sempre col mascellone serrato e sollevato. A tutti trasmetteva una chiara impressione di coerenza con ciò che proclamava nei comizi elettorali.

“Allora, come sono andato?” domandava Super Dan ai suoi collaboratori, al termine di un comizio. “È andato benissimo, ottimo discorso, i valori che ha sostenuto sono quelli della gente comune. Sentito che applausi?”

“Sul serio?” si chiedeva il futuro Presidente. “Allora ci hanno creduto davvero, quei fessi? Fantastico, è più facile di quanto immaginassi…”

Nella convention repubblicana Super Dan e gli altri 16 candidati erano presenti, insieme ad una grande folla.

Il primo avversario non riuscì a tenere il suo discorso perché, mentre cercava di avvicinarsi al palco, finì per sbattere accidentalmente contro il gomito di Daniel Kramp.

Il secondo avversario, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Super Dan, che era andato da lui offrendogli una bibita gassata, non riuscì a tenere il suo discorso perché colto da un’improvvisa colica addominale.

Il terzo avversario, scendendo i gradini del teatro, in mezzo alla moltitudine di partecipanti, fu spinto alle spalle e ruzzolò per le scale, finendo in ospedale. Non si è mai scoperto chi lo avesse spinto.

Il quarto avversario, a cui Super Dan aveva offerto un sigaro, mentre facevano quattro chiacchiere insieme, ebbe una improvvisa insufficienza respiratoria e fu ricoverato d’urgenza in ospedale.

Il quinto avversario non riuscì a tenere il suo discorso perché, recatosi in una delle numerose toilette, vi rimase chiuso dentro. Non si è mai scoperto chi avesse chiuso la porta a chiave.

Tutti i rimanenti avversari non riuscirono a tenere il proprio discorso ufficiale di candidatura per improvvisi incidenti o malori.

Fu così che alla fine Daniel kramp rimase l’unico candidato…

Nel super martedì elettorale, Kramp ottenne tutti i voti, rimanendo l’unico concorrente presidenziale durante le primarie. Due giorni dopo, Kramp accettò ufficialmente la candidatura in un discorso di 354 minuti…

“…e quindi desidero ringraziarvi tutti, uno per uno, per avermi voluto, qui, su questo palco…”

Qualcuno tra i sostenitori presenti iniziò a dormire…

“…sapendo che mi batterò sempre e soltanto per voi, per i vostri valori, che sono anche i miei…”

Qualcuno tra i sostenitori presenti aveva una flebo attaccata al braccio…

“…e se un giorno un ostacolo o un problema vi si parasse all’orizzonte, sappiate che quell’ostacolo o quel problema diventerà anche mio, perché io sarò sempre al vostro fianco…”

Qualcuno tra i sostenitori presenti giocava a poker, le maniche della camicia arrotolate, la sigaretta penzolante tra le labbra…

“…ricostruiremo un grande paese, e lo faremo insieme, affrontando tutte le, sfide che il futuro ci riserverà…”

Qualcuno tra i sostenitori presenti penzolava dal soffitto, attaccato ad una corda…

Ma Super Dan continuava imperterrito a leggere il suo discorso. Ai suoi piedi, a terra, centinaia di fogli già letti, e una pila enorme di fogli ancora da leggere, che, al suo fianco, un assistente gli passava…

Moore e Blanco tornano alla realtà della Round Room…

“…per questi motivi propongo la legalizzazione della prostituzione e l’apertura dei bordelli…”

Wright si sta infilando l’ago della flebo nell’avambraccio…

“…e non solo, sarebbe anche il caso di aiutare queste sventurate tutelando i loro sudati risparmi, per garantire loro una vecchiaia serena, magari con un bello sgravio fiscale! Propongo un’aliquota fiscale fissa del 5 % per tutte le prostitute del paese! Pagando meno tasse, le poverine potrebbero anche diminuire le loro tariffe ai clienti!”

“E…questo risolleverà le sorti del paese?” balbetta Bell.

“Beh, non lo saprei,” mormora a bassa voce Super Dan, “ma quelle delle mie tasche di sicuro…”

Bell si infila l’inalatore in bocca.

“…naturalmente,” prosegue il primo cittadino, come se nulla fosse, “dovremmo anche provvedere alle più bisognose di esse, che non hanno neppure la possibilità di esercitare la loro professione dignitosamente,e che per questo, stanno in mezzo ad una strada, esposte ad ogni pericolo, come prima vi ho ben illustrato.”

La povera naive sta pensando al giorno in cui incontrò il neo eletto Presidente Kramp nel negozio di biancheria intima femminile nel quale lavorava…

“…e per questo propongo di aprire un centro di accoglienza per quelle povere sventurate qui alla Big House…” conclude Super Dan, mentre si aggiusta il nodo della cravatta cercando di darsi un contegno. “Naturalmente, soltanto per dare il buon esempio a tutti i cittadini, sia chiaro…l’ala est della Big House vi andrebbe bene?”

Moore è il solo che ha il coraggio di infrangere il desolante silenzio che è sceso nella sala.

“Perché non lo chiediamo a sua moglie, la First Lady?”

Il viso di Super Dan avvampa in un attimo, persino il suo parrucchino arrossisce.

“Ehm…beh, direi…ecco, che non è il caso di disturbare mia moglie, ecco…”

“Ah no, eh?” domanda Blanco.

“Beh…ehm…forse è il caso di lasciare maturare quest’ultima proposta, in modo che possiate rifletterci più a lungo…”

“Molto a lungo,” interviene Blanco. “Diciamo un secolo o due…”

“E diciamo pure, che Naive cancellerà quanto detto in questi ultimi minuti…” aggiunge Moore.

“Ehm…dite?” chiede imbarazzato Super Dan.

“Dico, dico,” risponde Moore, “non vorrà mica che un giorno o l’altro il verbale di questa riunione finisca in mano alla First Lady, vero?”

“Ehm…no, direi che non è il caso…” balbetta il Presidente Kramp.

“Signor Presidente,” continua Blanco, “è meglio se si accontenta della polladas, del barbecue e della celebrazione dei Padri della Patria. Quanto a lei, generale, il massimo con cui potrà illuminare il cielo, questa volta saranno i fuochi d’artificio…”

“Beh, ecco…riflettendoci meglio,” bofonchia Super Dan, “direi che come Giornata internazionale della donna, il programma non mi sembra poi così male…”

“E cercate di non dimenticare la costruzione del museo pubblico della donna…” aggiunge il Capo di gabinetto.

“Museo pubblico della donna?” borbotta Byjove.

“Esattamente. Possiamo chiedere il parere della First Lady anche su questa proposta, che ne dite?”

“No! Cioè, non mi sembra il caso…e poi, dopo quello che ha detto Bell sulla faccenda dei quattrini…” acconsente Super Dan.

“L’indotto…” lo corregge Bell.

“Sì, appunto il condotto…” prosegue Super Dan, sempre più impacciato, “il turismo…sì, insomma, mi sembra una iniziativa che potrebbe giovare al paese, ecco.”

“Quindi è d’accordo se chiudiamo qui la riunione, stabilendo come programma per la Giornata Internazionale della donna, un po’ di polladas, il barbecue, la celebrazione dei Padri della Patria e i fuochi d’artificio affidati al generale Byjove?”

“Ma certo…ehm, mi sembra un buon programma…” balbetta il Presidente.

“E la costruzione del museo pubblico della donna. Vuole aggiungere qualcos’altro, signor Presidente, magari dopo essersi consultato con sua moglie?” conclude Moore.

“No! Cioè, non credo ci sia nulla da aggiungere, questo programma mi sembra perfetto…”

“Bene. Naive: hai messo a verbale quello che dovevi mettere a verbale e cancellato quello che dovevi cancellare?” conclude il Capo di Gabinetto.

“Sì, signor Moore, tutto fatto!”

“Grazie Naive.”

“Signore e signori,” afferma il britannico, alzandosi dalla poltrona, “possiamo dichiarare chiusa questa riunione.”

“Grazie, Moore…” gli mormora Blanco.

“Dovere, Blanco…”

Così si conclude la riunione per la celebrazione della Giornata Internazionale della donna del governo del Presidente Daniel Kramp.


Al prossimo episodio! Sigla!

Super Dan
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