MARZO – PARCO DI SEASIDE – FESTA DELLA PRIMAVERA – POMERIGGIO DEL 1° GIORNO.
Al termine del pranzo, i nostri amici lasciano la mensa e iniziano una piacevole passeggiata.
“Signor Richardson,” esordisce Moore perfidamente, “devo farle i miei più vivi complimenti per il pranzo. Non siete d’accordo?” aggiunge, guardando Super Dan con un sorriso.
“Moore,” aggiunge Byjove, “non poteva usare parole più appropriate…hic! Signor Richarbergh, lei ha tutta la mia stima! Hic!”

“Santo cielo,” mormora Blanco indignata, “è ubriaco. Ha sbagliato anche il nome, che figura…”
“Richardson,” interviene Wright, cercando di sdrammatizzare la situazione, “si chiama Richardson. Sa, il nostro generale sbaglia sempre i nomi…”
“E io che ho detto?” prosegue Byjove, seccato. “Devo unirmi ai complimenti di Moore, lei ha preparato un pranzo davvero magnifico, signor Richarbell! Hic!”
“Fatelo tacere, per carità!” mormora Blanco, che prende la parola per evitare ulteriori imbarazzi. “Ehm, signor Richardson, ci dica, cosa ci attende ora?”
“Beh, possiamo dirigerci verso lo spiazzo dove stanno preparando il rogo. È una tradizione che risale alla fine del ‘400, portata qui dagli immigrati italiani. All’epoca una strega lanciò una sorta di fattura contro il loro principe, che la fece decapitare e diede alla popolazione la sua testa perché fosse bruciata. Da allora la decapitazione e il rogo sono diventati una tradizione. Ovviamente la strega è stata sostituita da un fantoccio…”
“Bene, allora vogliamo cominciare ad incamminarci?” propone Bell.
“Ecco, se ve la sentite, dopo un simile pranzo…”
“Se ce la sentiamo?” sbraita Byjove. “Signor Richardburgh, mi ascolti bene, non mi sono mai tirato indietro di fronte a nessun nemico, in nessuna battaglia! Mai, capito?”
“Mi scusi, generale, non intendevo offenderla, volevo solo dire che…”
“Quindi ora andiamo dalla strega! Le taglierò la testa personalmente con la mia sciabola! Miei prodi, seguitemi!” grida Byjove, sguainando la sua spada.

“Visto?” mormora la First Lady al marito. “È ubriaco. Se ti fossi ingozzato come lui, a quest’ora saresti nelle sue condizioni. Dovresti ringraziarmi per averti consigliato un pranzo sano e leggero…”
“Consigliato?” esclama il primo cittadino. “Ma se ho le gambe le gambe a strisce per colpa di quel dannato frustino!”
“La First Lady ha ragione,” aggiunge Moore, “dovrebbe ringraziarla per averle regalato i suoi saggi consigli in campo alimentare…”
“Grazie, Moore,”
“Dovere, milady. Così come sono certo che mi ringrazierà, al termine di questa manifestazione, per averla convinta a partecipare alle prossime gare…”
“Convinto? Lei mi ha iscritto contro la mia volontà!” ringhia Super Dan. “Un giorno di questi io…”
Uno sguardo della First Lady e…
SWISH!
Aahhh!
Giunti in un grande prato immerso nel verde, la folla festante attende con curiosità l’arrivo del fantoccio…
“Quanta gente!” commenta Bell. “Stanno aspettando tutti il fantoccio della strega?”
“Certamente, sono tutti qui per lei.” rassicura Richardson.
“Ma quanto è grande questo pupazzo?” domanda Wright.
“Beh, ecco, veramente, quest’anno non saprei…” risponde imbarazzato Richardson.
“Quest’anno?!” replica interdetto Wright.
“Beh, vedete, gli anni passati avrei risposto che era alta all’incirca cinque metri, ma quest’anno non ce ne siamo occupati noi, dunque…”
“E chi ha realizzato il fantoccio questa volta?”
“Ma il vostro generale! Perché, non lo sapevate?” spiega Richardson.
“Cosa?!” esclamano tutti in coro, voltandosi verso il militare.
“Hic!” singhiozza Byjove, prima di Prendere fiato. “Ma certo, chi volevate che se occupasse? Quando ho visto le fotografie di quel pupazzetto che preparavano negli anni passati, mi sono vergognato!”
“Vergognato? E perché mai?” domanda imbarazzato l’organizzatore locale.
“Perché? E lo domanda pure?” sbraita Byjove, alitando nuvole di alcol intorno a sé. “Avete l’onore di ospitare il nostro Presidente, il comandante supremo delle forze armate e cosa fate? Gli presentate un pupazzetto di cinque metri imbottito con quattro pagliuzze…”
“Beh, ma il fantoccio della strega è sempre andato bene così, tutti gli anni…” risponde esterrefatto Richardson.
“Ma quest’anno c’è il nostro comandante!” replica Byjove, sollevando la sciabola verso il cielo. “Plotone! At-tenti!”
“È ubriaco,” mormora Wright, “fate qualcosa, fatelo tacere…”
“È una parola,” borbotta Moore, “come se fosse facile…”
“Così ho fatto preparare un fantoccio degno di un Presidente! Soldati, avanti con il carro!” grida Byjove ad alcuni soldati, che corrono immediatamente.
“Soldati?” si chiede perplesso Richardson. “Il carro…?!”
Dopo trenta secondi un rombo scuote l’aria e gli arbusti. Un gigantesco mezzo cingolato militare per trasporto dei missili si fa largo tra gli alberi. Ma sulla piattaforma agganciata dietro non vi sono missili, bensì un fantoccio di una strega alto venti metri…
“Santo cielo!” esclama sconvolto l’organizzatore. “E questo cos’è?”
“Mezzo cingolato pesante per trasporto missili! Hic!” è la risposta perentoria del generale.
Alla parola missili, Bell cerca il suo inalatore.
“Missili?” esclama Blanco. “Generale, cosa significa tutto ciò?”
“Volevate forse insultare il nostro comandante con un pupazzetto da quattro soldi? Hic! E quel fuocherello, poi, che coraggio chiamarlo rogo…”
“Dios mio!” aggiunge Blanco. “Generale, sta forse dicendo che, oltre al fantoccio, lei si è occupato anche dei preparativi del rogo?”
“Risponda di no, la prego…” mormora Wright.
“Ma certamente, che domande!” sbraita il militare. “Signori, hic, che festa abbia inizio! Tagliamo la testa alla strega, in alto i cuori, stappate le bottiglie!”
“Stappate le bottiglie?!” mormora Richardson ormai sconvolto.
“Ancora birra??” domanda Blanco.

In quel momento un secondo mezzo cingolato militare fa il suo ingresso, trainando una piattaforma interamente ricoperta di legna.
“Ma cos’è quest’odore?” chiede Moore.
“Benzina.” risponde serafico Byjove.
“Benzina?!” esclama Bell, ormai in piena crisi asmatica.
“E come diavolo volevate che si accendesse tutta quella legna, con i fiammiferi?” sbotta il generale.
“Io chiamo tutti i pompieri presenti nel parco e li faccio convergere qui. Prevenire è meglio che curare…” commenta Moore, che estrae il suo smartphone dalla tasca della giacca.
“Miei prodi!” grida Byjove ai suoi soldati. “Sparate al collo di quella megera, e non smettete finché non vedrò la sua testa rotolare qui ai miei piedi! Fuoco!! ”
RATATATAT
Una pioggia di proiettili escono dalle mitragliatrici dei militari, diretti in alto, al collo dell’enorme pupazzo, mentre la folla impaurita scappa, travolgendo le bancarelle presenti.
“A terra! Buttatevi a terra!” grida Blanco, mentre i bossoli dei proiettili riempiono lo spazio intorno al carro.
“Accendete la legna!” ordina Byjove ai soldati, che lanciano un paio di granate incendiarie. L’enorme catasta di legno si accende con una gigantesca fiammata, mentre la grande testa del pupazzo inizia a vacillare…
“La testa, sta venendo giù la testa! Via di qui, correte!” grida Blanco, che si allontana di corsa insieme a tutti gli altri.
“Bell, si allontani!” grida Wright, che lo afferra per un braccio, trascinando via il collega, in piena crisi asmatica.
“Via, via!” strilla la First Lady, seguita dall’immancabile Ms Brontenserious.
“Agenti! Agenti!” grida Moore, mentre corre. “Il Presidente, salvate il Presidente e i suoi capelli!”
Un rumore dall’alto, i presenti alzano gli occhi verso la testa del pupazzo, che si stacca e precipita al suolo, iniziando a rimbalzare verso le fiamme.
“Via! Tutti via!”
La sfera di legno si unisce alle fiamme e al legname imbevuto di benzina, diventando anch’essa una enorma sfera di fuoco, per poi saltare giù dalla piattaforma fiammeggiante e rotolare nel parco.
“Scappate, mettetevi in salvo!!”
La sfera di fuoco scende lungo un lieve pendio, acquistando sempre più velocità. Dietro di essa una una scia fiamme: erba, cespugli e alberi, tutto ciò che incontra inizia a bruciare.
Le sirene dei pompieri, chiamati da Moore, preannunciano il loro arrivo, mentre la sfera di fuoco prosegue il suo cammino lungo la discesa, bruciando arbusti e bancarelle.

“Si sta dirigendo verso il fiume!” grida Wright.
“Se ci finisce dentro, si spegnerà!” gli fa eco Blanco.
Tra confusione e panico, finalmente la sfera di fuoco conclude la sua distruttiva corsa spegnendosi nelle acque del fiume, rilasciando una colonna di fumo, che il dolce venticello primaverile provvede a diffondere.
“Cough! Cough!” tossisce Bell. “Soffoco!” è il suo ultimo lamento prima di far ricorso al suo inalatore.
“I pompieri! Sono arrivati i pompieri che avevo chiamato!” esclama Moore, che corre verso di loro. “La testa della strega ormai è in acqua, ma le fiamme che lasciato dietro di sé stanno bruciando tutto, fate presto!”
Dopo un’ora il massiccio e tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha domato anche l’ultimo fuocherello. La gente si è calmata, i molti intossicati dal fumo fanno ricorso all’ossigeno dei soccorritori. I nostri eroi, intanto…
“Signori, come state?” domanda preoccupato l’accorrente Richardson. “Io non capisco…generale…ma cosa…”
“Una grande festa richiede un grande fantoccio e un grande fuoco!” risponde Byjove.
“Certo,” interviene tagliente Moore, “se poi ci aggiungiamo anche un bell’incendio, allora la festa è ancora più riuscita, vero?”
“Effetti collaterali. Bazzecole…hic!”
“Generale,” sbotta Super Dan, col parrucchino color fuliggine a causa del fumo, “ma cosa credeva di fare, si può sapere?”
“Strega catturata, strega decapitata, testa bruciata! Missione compiuta, mio comandante!”
“Missione compiuta?!” esclama Blanco. “Ha rischiato di mandare a fuoco tutto il parco…”
“Ma la strega malvagia è stata eliminata! Hic!”
“La strega malvagia…?” balbetta Richardson, ancora sconvolto.
“Bene,” continua Byjove, come se nulla fosse accaduto, “e adesso cosa c’è in programma, signor Richarbong?”
“Il diluvio universale.” è la laconica risposta di Moore.
“Veramente…ci sarebbe la maratona…”
“Presente!” esclama Byjove, scattando sull’attenti. “Mio comandante, andiamo, la gloria ci attende!”
“Cosa?! No, aspettate…”
“Beh,” chiarisce Bell, “in effetti una maratona è una passeggiata, non una vera corsa…”
“Bell,” sbotta Super Dan, “lei si infili il suo inalatore in bocca e ce lo tenga fino alla fine della primavera, ha capito?”

“Gulp!”
“Milady,” interviene Moore con aria astutamente pensosa, “riflettendoci bene Bell ha ragione, nella maratona non bisogna correre…”
“Già, ed una passeggiata non potrà che giovare alla tua salute.” risponde seria la First Lady. “E soprattutto a quella del generale, così smaltirà tutto quello che ha ingurgitato.”
“Ma cosa c’entro io?” domanda quasi implorante il consorte.
“Tu e il tuo degno compare andate sempre in coppia, quando si tratta di combinare guai. Beh, adesso correte in coppia…”
“Ma io…” balbetta invano Super Dan, interrotto dal Capo di Gabinetto.
“Milady, se posso permettermi, le suggerirei di cambiare i capelli del suo consorte, prima della maratona. Sa, davanti a tutto quel pubblico…”
“Cosa?!” esclama Super Dan sorpreso. “Ma cos’hanno i miei capelli?!”
“Oh, signor Presidente,” osserva Naive stupita, “i suoi capelli ora hanno lo stesso colore del fumo…”
“Cosa?!”
“Andiamo.” intima Gwendoline. “Ms Brontenserious…”
“Jawohl!”
I tre si allontanano verso la più vicino roulotte di pronto soccorso, per un cambio di abiti e di capelli. Alcuni minuti dopo ne escono…
“Oh, ecco il nostro Presidente!” lo accoglie ironico Moore. “Che capelli, nuovi e fluenti, e che abbigliamento. da vero maratoneta…”
“Moore,” risponde piccato Super Dan, “si impicci dei capelli suoi, che ai miei ci penso io!”
“Beh, a dire il vero, Moore, non mi sembra proprio vestito da maratoneta…” mormora Wright.
“Effettivamente, mio comandante, la sua divisa non mi sembra particolarmente adatta ad una maratona…” bofonchia Byjove.
“Non l’ho scelta io!” sbotta Super Dan.
“Infatti.” puntualizza la First Lady. “L’ho scelta io. I pantaloni della tuta da ginnastica color verde smeraldo ti slanciano, e la maglietta color viola di campo ti snelliscono…”
“Viola di campo?!” borbotta Byjove incredulo.
“Verde smeraldo?” domanda senza parole Blanco.
“Si, è l’ultima moda in fatto di tute sportive. Grazie, Moore, per avermelo fatto scoprire…”
“Dovere, milady…”
“Cosa?? Moore, lo sapevo che doveva esserci il suo zampino…” ringhia Super Dan.
L’accorrente Richardson richiama l’attenzione di tutti al gara, che sta per iniziare.
“Presto, andate alla partenza, non c’è tempo per discutere!” li incita Moore. “La pettorina, indossate la vostra pettorina, eccole, presto!”
“Ma certo!” grida Super Dan. “Tanto chi deve fare questa passeggiata davanti a mezzo mondo, vestito come uno spaventapasseri, sono io, mica lei!”
“Passeggiata?” osserva Richardson sorpreso. “Veramente è una breve maratona…”
“Che vuol dire?!” domanda Super Dan preoccupato.
“Pronti, partenza…via!” urla in quel momento lo speaker col megafono.
“Presto, in marcia, sono partiti tutti!” esclama Wright.
Byjove inizia a marciare come un soldato, trascinando il primo cittadino per un braccio, col rischio di farlo cadere a terra. Un urlo si ode, in mezzo agli altri partecipanti: “Cosa diavolo voleva dire che è una breve maratona?”
“Che il percorso è lungo dieci chilometri!” strilla Richardson.
“Cosa?! Moore…” sono le sole imprecazioni che si odono di Super Dan, ormai inghiottito dalla folla.
“Mio comandante, mi segua!” proclama Byjove. “Avanti tutta!”
“Forse ha scambiato il Presidente per una nave…” è il commento di Blanco.
“Beh, la stazza è la stessa…” mormora Moore.
I nostri due partecipanti, nel frattempo, aumentano l’andatura, grazie al generale, che sbuffa come una locomotiva, e a Super Dan che ricorda un vagone merci.
Gli incitamenti non mancano di certo.
“Così, più veloci!”
“Non mollate, siete quasi in testa, così, non mollate!”
“Il completo, signor Presidente, cerchi di non sciupare il suo completo!” strilla Moore.
“I capelli!” grida Naive preoccupata. “Signor Presidente, i suoi capelli si muovono! Tenga fermi i capelli!”
Byjove, infatti, marcia con la fierezza di un militare, a petto e pancia in fuori, trascinando il primo cittadino, che arranca con fatica dietro di lui, a pancia in fuori e nient’altro.
“Dobbiamo raggiungere la prima posizione e mantenere la posizione ben salda!” lo incita il generale, mentre il parrucchino inesorabilmente inizia a saltellare sulla testa del Presidente Kramp.
“La posizione ben salda??” sbuffa Super Dan. “Ma dove diamine siamo, in una trincea?”
“Esatto, mio comandante! Sapevo che un guerriero come lei avrebbe capito lo spirito della gara! Maratona, trincea, per dei combattenti come noi, nessuna differenza!”
“No, un momento, generale…” borbotta a fatica Super Dan.
Le urla del pubblico festante accompagna i partecipanti lungo il percorso, coprendo ogni lamentele del Presidente Kramp.
“Così, così, forza!”
“Non mollate, non mollate!”
“La pettorina, signor Presidente, tiri su la pettorina, è scesa sulla pancia! E visto che c’è, tiri su anche il parrucchino!”
Super Dan guarda tra la folla, voltandosi in ogni direzione, cercando di individuare la fonte di queste grida.
“Chi diavolo sta urlando a proposito della mia pancia e dei miei capelli?” bofonchia, annaspando dietro al generale. “Scommetto che è quel dannato inglese…”
“Non si preoccupi delle grida, mio comandante, la meta finale è l’unica cosa che conta! Dietro di me, tenga il passo!” proclama il militare.
Super Dan sbuffa come una vecchia locomotiva a carbone, mentre la pettorina col suo numero, ormai, avvolge la sua pancia…
“Io trovo che i pantaloni verde smeraldo donino molto al nostro Presidente, non trovate?” osserva candidamente Naive.

“Oh, certo,” aggiunge Moore, sarcastico. “E non parliamo poi della sua maglietta…”
“Eh si,” ringrazia la First Lady, “quel viola di campo gli sta proprio bene. Il suo suggerimento è stato prezioso Moore…”
“Non è stato nulla, milady…”
Intanto, tra i podisti, ve ne sono due che si distinguono dagli altri…
“Mio comandante,” strilla Byjove, “ci siamo quasi, il traguardo è vicino, guardi!”
“Quale traguardo? Non vedo un accidente!” sbuffa Super Dan, col parrucchino ormai sceso davanti ai suoi occhi, la pettorina avvolta intorno alla pancia come una panciera e la bocca aperta, alla disperata ricerca di aria.
“Tiri su il parrucchino, signor Presidente, tiri su il parrucchino!” è il grido che viene dalla folla.
“Moore! Questo è Moore, ho riconosciuto la sua voce!” ringhia il primo cittadino.
“Pensi a marciare, pensi a marciare! La gloria ci aspetta al traguardo!” continua infervorato Byjove.
“Si stanno avvicinando alle prime posizioni, è incredibile…” commenta stupita Blanco.
“No,” la corregge Moore, “è il generale che sta trascinando il nostro Presidente come un carro attrezzi…”
“Si! Vedo una t-shirt color viola di campo tra le prime posizioni!” cinguetta Naive, battendo le mani.
I nostri due eroi continuano a guadagnare posizioni, ormai sono vicini ai primi podisti.
“Mio comandante, ci siamo!” strepita Byjove. “Il traguardo è vicino! Pancia in dentro, petto in fuori!
“Generale, non chieda miracoli!” grida Moore, al bordo della pista.
“Moore!!” l’unico suono che Super Dan è in grado di emettere.
“Ma non avranno mica intenzione di vincere, vero?” domanda Bell incredulo.
“A giudicare dal passo del generale direi di sì…” commenta Wright.
“A giudicare dal passo del nostro Presidente, dire di no…” aggiunge Moore.
“Sono a pochi metri dai primi!” strilla Naive. “Forza, siete vicini, ancora uno sforzo!”
“Sentito? Siamo vicini alla meta, mio comandante!” grida esaltato Byjove.
“Generale,” trova la forza di dire Super Dan, “non facciamo brutti scherzi, ha capito?”
“E chi scherza?” bofonchia Byjove. “Non sono mai stato più serio in vita mia…”
“Intendo dire…pant…pant…che l’ultima volta…pant…per farmi arrivare primo…pant…”
“Non capisco! Risparmi fiato e pensi a marciare!” risponde Byjove.
“Volevo dire…pant…pant…di non…”
In quel momento i nostri due eroi sono ad un passo dal primo concorrente.
”Un Ultimo sforzo, tesoro, un ultimo sforzo!” grida la First Lady.
“Sentito?” sbotta Byjove. “Era la voce della gloria!!”
“No…pant…pant…era la voce di mia moglie…” mormora Super Dan ormai esausto.
“Il traguardo è davanti a voi! Generale, per il paese e per la gloria!” grida il provocatorio Moore.
“Ha sentito? Per il paese e per la gloria!” gli fa eco il militare.
“Per il paese! Geronimo!” continua a urlare Moore.
“No, generale, no…” è l’ultimo, inutile borbottio del barcollante primo cittadino.
“Per il paese! Geronimo!” grida invasato Byjove, che afferra con la mano sinistra il colletto della t-shirt del Presidente Kramp e con la mano destra i pantaloni della tuta, all’altezza della cintura.
“Geronimooo!!!”
L’urlo di Byjove, simile a quello di Tarzan, fa scappare tutti gli animali del parco, uccellini, marmotte e scoiattoli, mentre egli scaglia il compagno di gara oltre il traguardo.
“Oddio, l’ha fatto ancora!” esclama Bell, mentre cerca il suo inalatore.
Una figura rotonda, molto rotonda, verde e viola, vola nell’aria come il proiettile di una catapulta, superando in volo i primi concorrenti e oltrepassando il traguardo.
“Ha vinto!” squittisce Naive.
Ma la grande figura verde e viola continua a sua parabola fino al piccolo palco di legno, costruito per la premiazione finale.

Il fragore ricorda un aereo militare quando rompe il muro del suono, mentre la pioggia di pezzi di legno ricade ovunque sui presenti, come la cenere di un vulcano dopo un’eruzione.
“Mio marito!”
“Il Presidente!” grida spaventata Naive.
“Mi sento male!” mugugna Bell.
“Il parrucchino, salvate il parrucchino!” esclama Moore.
Gli agenti della sicurezza accorrono con gli altri verso l’ex palco delle premiazioni, ora ridotto ad un cumulo di macerie dopo un bombardamento.
“Signor Presidente! Signor Presidente!” grida Blanco sconvolta.
“Tesoro, tesoro, rispondi…” dice la First Lady.
Tra i resti del palco spunta fuori dapprima un parrucchino, poi, dietro di esso, una testa lucida e una maglietta viola.
“È lui! È lui!” esclama Wright.
“Sì, è proprio lui!” gli fa eco Moore. “I capelli sono i suoi!”
Estratto dal cumulo di legno che lo ricopriva, Super Dan viene sorretto dagli agenti della scorta.
“Tesoro, tesoro, rispondi, come ti senti?” domanda la First Lady.
“Io?” risponde stordito il primo cittadino. “Una cannonata…”
“Beh, effettivamente sembrava proprio una cannonata…” mormora Blanco.

“Signor Presidente,” domanda Moore, fingendosi preoccupato, “quante sono queste?”
“Quattro.” risponde Super Dan con un sorriso beota.
“Quattro?!” mormora preoccupata la First Lady.
“Cinque?” riprova il Presidente sempre più intontito.
“Cinque?!”
“Nove?” continua Super Dan, sorridente e confuso.
“Signor Presidente, sono due dita…” interviene Wright preoccupato. “Sarà meglio che lo portiate nella roulotte del pronto soccorso…”
“Meglio, si…” borbotta il primo cittadino, portato via dagli uomini della scorta, accompagnato dalla moglie e dalla governante.
“E non dimenticate di rimettere a posto i capelli e la pettorina!” consiglia Moore.
“Il nostro comandante ha vinto, ancora una volta!” commenta entusiasta Byjove.
“Generale,” interviene Blanco con aria severa, “ha scaraventato il nostro Presidente…”
“Verso la vittoria!” la interrompe il militare.
“Veramente mi era sembrato il palco delle premiazioni…” osserva il Capo di Gabinetto.
“Sempre in alto verso la vetta!” proclama Byjove con orgoglio.
“Su questo non ci sono dubbi. È volato davvero in alto…” commenta Moore.
“Generale, come le è venuto in mente di fare una cosa del genere?” domanda Blanco con fermezza.
“Una voce dall’alto mi ha parlato…”
“Una voce dall’alto?!” mormora Wright. “Ma il colpo lo preso il Presidente o il generale?”
“Per il paese e per la gloria! Geronimo!” continua Byjove. “Era la voce del cielo!”
“No,” sussurra Blanco, voltandosi verso il collega britannico, “era la voce di qualcun altro…”
“Oh, non mi ringrazi,” risponde sottovoce con un ghigno, “dovere…”
Dopo mezz’ora ecco il Presidente, sempre più incerottato e leggermente claudicante, tornare dai suoi colleghi di governo.
“Signor Presidente!” esclama Naive. “Come si sente?”
“Io? Mai sentito meglio.”
“Quante sono queste?” domanda insolente Moore, mostrando due dita.
“Moore, se non la smette di…”
“Tesoro, il nostro caro Moore si sta solo preoccupando per la tua salute, dovresti essergli grato…”
“Dovere, milady. Se posso essere d’aiuto, sempre a sua disposizione. Non so, per un consiglio su qualche altra uniforme sportiva…”
“Cosa?!” sbotta Super Dan.
“Ne terrò conto, caro Moore. Ci sono altre manifestazioni sportive a cui mio marito deve partecipare?”
“Ma certo!” esclama prontamente il britannico. “Generale, il nostro Presidente affronterà altre gare insieme a lei, giusto? Sempre avanti, mai arrendersi!”
“Parole Sante!” esclama Byjove.
“Cosa?! No, un momento…” fa appena in tempo ad accennare una protesta Super Dan.
“Così si comporta un vero condottiero!” continua Moore.
“Esatto! Sempre avanti, verso le vittorie future! Hic!” conferma l’esaltato Byjove, con qualche goccia di alcol ancora in circolo.
“Molto bene.” conclude l’argomento la First Lady. “Generale, affido a lei il compito di guidare mio marito nelle prossime competizioni. Moore, a lei, ed al suo gusto squisitamente inglese, affido il look del mio consorte. Non sei d’accordo, tesoro?”
“Cosa? No, non sono d’accordo per nien…”
SWISH!
Aahhh!
Il gruppo si allontana dal luogo del disastro, passeggiando tra il verde e salutando le famiglie festose. Finché…
“Bene, signori, eccoci giunti alla prossima tappa…” spiega Richardson.
“Tappa? Quale tappa?” domanda Super Dan, allarmato e zoppicante.
“Ma, signor Presidente…” risponde basito l’organizzatore locale, “non è al corrente del programma?”
“Ma certo,” interviene Blanco, cercando di rimediare alla gaffe del primo cittadino, “il Presidente conosce perfettamente ogni dettaglio del programma…”

“Ma certamente!” sbotta Super Dan, serrando la mascella in alto. “Conosco perfettamente il programma…”
“Ed infatti sa che il prossimo impegno che lo attende è la corsa con i sacchi.” interviene fulmineo Moore, con un sorriso beffardo.
“Cosa?!”
“Ma non senza il nostro immarcescibile generale, che guiderà il nostro comandante…” aggiunge prontamente il britannico.
“Assolutamente!” scatta sull’attenti Byjove.
“No, aspettate…” protesta timidamente il Presidente.
“Generale,” interviene la First Lady, “come ho già spiegato in precedenza ho affidato mio marito alle sue mani esperte…”
“Non dubiti! Guiderò il nostro comandante verso la gloria….”
“Verso la gloria ed oltre!” lo incita Moore.
“Voleremo in alto verso il cielo!!” esclama esaltato Byjove.
“Cielo?!” balbetta Super Dan preoccupato.
“E anche oltre!” insiste Moore.
“Butteremo il cuore oltre l’ostacolo!” conclude il militare invasato.
“Cuore?!” mormora sempre più inquieto il Presidente.
“Meraviglioso!” esclama Richardson. “Sarà davvero una gara emozionante! Vado a dirlo agli altri organizzatori, scusatemi.”
“E, visto che ci siamo, Moore, come ho già detto, a lei è affidato il look di mio marito…”
“Noooo…” è il mugolio di Super Dan.
“Sarà un onore curare l’abbigliamento del Presidente…” risponde con un grande sorriso Moore. “Signor Presidente, ha sentito sua moglie? Se vuole seguirmi, ho predisposto una roulotte allo scopo. Milady, se vuole accompagnarci, i suoi consigli sono sempre preziosi…”
“Addirittura una roulotte?” si domanda sorpresa Blanco.
I tre si dirigono verso la roulotte.
Alcuni minuti dopo, i tre fanno ritorno…
“Ed eccoci tornati…” annuncia ironico Moore, mentre tutti si voltano verso Super Dan. Nessuno parla, gli occhi dei presenti sono su di lui, ma non una parola.
“Visto?” continua l’impertinente Moore. “Li ha lasciati tutti senza fiato…”
“E per forza!” sbotta il primo cittadino. “Mi avete conciato come…”
“Un vero total look. Moore, ancora una volta è riuscito a sorprendermi…” lo interrompe la consorte.
“Ho pensato che ogni particolare esteriore andasse curato con grande attenzione, dall’abbigliamento, al trucco, agli accessori. Il tutto ovviamente, con i prodotti di una sola firma.”
“Già, questa nuova firma dell’abbigliamento non la conoscevo, Trashing Style…”
“Ho pensato fosse la più adatta a suo marito.” risponde Moore, sornione.
“Effettivamente,” balbetta Bell, incredulo, “non avevo mai visto nulla di simile…”
“E nemmeno io!” esclama Super Dan, agitato.
“Tesoro, tu non hai mai capito nulla di alta moda…”
“Perché Moore, invece, è un esperto, vero? Guarda come mi ha conciato…”
“Beh, effettivamente…” borbotta Byjove, attonito.
“Effettivamente,” prosegue Wright, “non saprei neppure come definirla…”
“Le dò una mano io, Wright! Uno spaventapasseri, ecco come può definirmi!” sbotta Super Dan.
“Ma no, signor Presidente, non sia drastico.” cerca di sdrammatizzare la situazione Blanco. “Lei è, diciamo, un po’…un po’…”
“Un po’ naif!” interviene Moore.
“Sì, ecco, naif, mi ha tolto le parole di bocca…” concorda Blanco.
“Naif un accidente!” ringhia Super Dan. “Generale, mi guardi: cosa ne pensa?”
“Beh, ecco,” balbetta imbarazzato Byjove, “non saprei come definirla. L’ultima volta che visto una cosa simile, c’erano i figli dei fiori e tutti quei debosciati come loro…”
“Generale, ma che dice?” esclama sorpresa la First Lady.
“La verità! Ecco cosa dice, la sacrosanta verità!” sbraita Super Dan.
“Signor Presidente,” interviene benevola Blanco, “non sia così negativo. Diciamo che sembra un po’…un po’…démodé. Ecco, sì…”
“Ma sì, signor Presidente, Blanco ha ragione,” osserva Wright, cercando di dar man forte alla collega, “lei è un po’ démodé…”
“Sì, diciamo un po’ arretrato…” aggiunge Bell.
“Un classico del passato…” commenta Moore.

Silenzio, tutti guardano Byjove, l’unico che non ha ancora espresso il proprio parere.
“Uno di quei debosciati figli dei fiori.”
“Ecco, lo sapevo! Il generale è l’unico che ha il coraggio di dire la verità!”
Intanto Richardson torna in fretta. “Allora, siete pronti? La gara sta per iniziare. Andate sulla linea di partenza e infilatevi nei sacchi…ma…signor Presidente…ma cosa le è successo?”
“È diventato un hippie…” borbotta Byjove.
“Hippie?? Beh, comunque, dovete prepararvi alla partenza…”
“Woodstock, andiamo, mi segua…” dice Byjove a Super Dan.
“Ecco, anche Woodstock, ci mancava, adesso!” sbuffa il Presidente.
I due vanno alla linea di partenza, si infilano nel sacco e attendono.
Al segnale dello starter, i partecipanti iniziano a saltellare.
Alcuni partono veloci, altri sbandano, alcuni barcollano e cadono.
“Largo, largo, toglietevi dai piedi!” tuona Byjove, che saltella come un pistone pneumatico, calpestando anche coloro caduti a terra.
“Generale,” grida Bell, “ma che fa, sta calpestando quei poveretti che sono caduti!”
“In guerra non si fanno prigionieri!”
“Guerra?” mormora Bell. “Ma gli avete spiegato la differenza tra una guerra e la corsa con i sacchi?”
“No, Bell.” gli risponde Blanco. “Ci vuole provare lei?”
“Gulp!”
Intanto, lungo il percorso la pancia di Super Dan inizia a farsi sentire, sobbalzando ad ogni salto, al pari del parrucchino, che saltella sulla testa presidenziale come una rana salta nello stagno.
“I capelli, signor Presidente, tenga fermi i capelli!” è il grido che risuona tra la folla, tra cui esplode una risata.
“Chi ha urlato?” bofonchia Super Dan, tra un salto e l’altro.
“Lasci perdere, pensi a saltare! Per la gloria e per il paese, si ricordi!” grida Byjove, che inizia a balzare a zig-zag, spingendo gli avversari a terra.
“Ma che sta facendo?” si chiede Blanco.
“Sta giocando a demolition man…” risponde Moore.
Byjove salta come un canguro impazzito a destra e a sinistra, ora atterrando sui piedi degli avversari, ora prendendo a spallate i concorrenti più vicini.
“Santo cielo!” esclama Richardson. “Non ho mai visto così tanti partecipanti cadere a terra, prima d’ora…”
“Generale,” strilla Bell, “non si fa così!”
“Bell!” tuona Byjove. “Se apre il becco un’altra volta, il prossimo salto lo faccio su di lei!”
“Gulp!” deglutisce Bell, afferrando il suo inalatore.
“Per il paese, per la gloria e per il re!” tuona la voce di Byjove.
“Per il re?!” domanda Wright sbigottito.
“Sono le ultime gocce di birra rimaste in circolo…” lo rassicura Moore.
Il percorso della corsa con i sacchi è diventato un percorso di guerra, con concorrenti sparsi a terra ovunque. I nostri due eroi, invece…
La pancia di Super Dan, rimbalzando ad ogni balzo, mette a dura prova la camicia hippie, che inizia a cedere…

Il primo bottone si stacca dalla camicia partendo come un proiettile, che abbatte il concorrente davanti.
“Così, mio comandante!” grida Byjove. “Stenda tutti coloro che sono davanti a noi!”
Un secondo bottone parte come una fucilata, facendo sbandare un altro avversario, che finisce i suoi ultimi saltelli tra la folla.
“Signor Presidente, la sua pancia spara meglio di John Wayne!” esclama Moore.
BANG!
Un terzo avversario cade, così come la notte cala davanti agli occhi di Super Dan, a causa del parrucchino ormai sceso inesorabilmente sulla fronte.
“Signor Presidente, i capelli!” strilla Naive. “Metta a posto i capelli!”
“E visto che c’è,” aggiunge gridando il perfido Moore, “tenga ferma anche la pancia, e si chiuda la camicia!”
“Moore!” è il grugnito che esce dalla bocca ansimante del Presidente Kramp.
Byjove continua a saltare a zig-zag cercando di demolire quanti più avversari sia possibile, Super Dan accecato dal parrucchino, avanza sparando gli ultimi bottoni sui concorrenti innanzi a lui, finché, a pochi metri dal traguardo, un grido scuote l’aria…
“Signor Presidente, si tenga su il sacco con le mani, faccia finta che siano i suoi mutandoni!”
“Moore!!!” ringhia Super Dan, giusto un attimo prima di cadere a terra, iniziando una serie di capitomboli e di rimbalzi sul pancione e sulle natiche.

“Non è possibile, sta rimbalzando come un pallone…” commenta Bell stupefatto.
“Evviva la pancia del nostro Presidente!” grida Moore con tutto il fiato in corpo, provocando un boato di risate tra il pubblico.
Di rimbalzo in rimbalzo, Super Dan taglia il traguardo per primo, tra lo stupore di tutti.
“Sapevo che quella pancia sarebbe servita a qualcosa, prima o poi…” mormora Blanco.
“Ha vinto!” squittisce Naive, battendo le mani.
“Non ci posso credere…” borbotta Richardson a bocca aperta.
La folla festante accorre al traguardo, insieme agli uomini della sicurezza, che soccorrono il primo cittadino.
“Ha vinto!” esulta Byjove, appena giunto al traguardo. “Il nostro comandante ha vinto!”
“Non ho mai visto nessuno vincere la corsa con i sacchi in questo modo, giuro…” continua a borbottare Richardson, sempre più incredulo.
“Signore e signori,” esclama il capo di Gabinetto, “ecco il nostro vincitore! L’eroe della festa di primavera!”
“Signorsì!” scatta sull’attenti il fiero Byjove.
“Il dominatore incontrastato di queste gare!”
“Ben detto!” approva ancora il generale.
“La pancia più elastica del paese!” conclude Moore.
“Parole sante!” grida Byjove, mentre agli applausi si mescolano le risate.
“Moore!” ringhia Super Dan, acciaccato, claudicante e stremato.
“Signor Presidente, ehm, i suoi capelli…” osserva timoroso Bell.
La First Lady con un rapido tocco di mano raddrizza i parrucchino in testa al consorte.
“Et voilà!” commenta Moore. “Milady, il suo tocco è impareggiabile…”
“Grazie, Moore. Caro, sarà il caso che ti dia una sistemata nella roulotte. andiamo.”
“Ma non senza prima aver premiato il vincitore!” esclama con orgoglio Byjove. “Richarbang, tiri fuori le medaglie!”
“Richardson, mi chiamo Richardson…”
L’organizzatore locale sale sul piccolo palco e chiama il vincitore, che lo raggiunge zoppicando. Dopo un breve discorso, mette la medaglia al collo di Super Dan, mentre un applauso sale dalla folla, da cui proviene un grido.
“Un applauso per il nostro Presidente, vincitore del premio Pancia d’oro dell’anno!”
L’applauso si fonde ad una risata che riecheggia in tutto il parco.
La breve premiazione è terminata, ma la prima giornata della Festa della Primavera non ancora…
“Molto bene,” prende la parola Moore, “Signor Richardson, ha visto il nostro Presidente? Sempre pieno di risorse…”
“Certo, non avevo mai visto nessuno tagliare il traguardo il quel modo, prima d’ora…”
“Moore…” ringhia Super Dan.
“Ma non ha ancora visto niente.” prosegue imperterrito l’inglese. “Ci dica, Richardson, cosa ci attende, ora?”
“L’ultima prova della giornata: il tiro con la fune. Se non ricordo male il Presidente si era iscritto anche a questa gara…”
“Nooo….” è il mugugno che esce dalla bocca del primo cittadino.

“Ma non da solo. Ogni squadra deve essere composta da tre elementi.” continua Moore. “Generale, è pronto ad affiancare il nostro Presidente?”
“Sempre pronto alla pugna!” (ready to fight). “Bell, si prepari…”
“Cosa?! No, calma, credevo che fosse uno scherzo quando dicevate di volermi con voi nel tiro alla fune…”
“Niente scherzi! Qui siamo tutti in prima linea! Si prepari!” replica Byjove.
“Prima linea?!” mormora Bell. “Generale, ma non si tratta mica di una guerra….non è mica una guerra, vero?”
“Bell!!” sbotta il militare. “Se scoppiasse una guerra e lei fosse richiamato, l’unico compito che le affiderei è in lavanderia, a stirare le divise dei soldati!”
“Ma, generale…”
“Ha dieci secondi per afferrare quella dannata fune e iniziare a tirare! Voglio vedere sudore e sangue uscire dalla sua fronte, è chiaro?!”
“Gulp!” Bell afferra il suo inalatore con entrambe le mani, mentre Byjove lo trascina verso il prato in cui sono disposte le varie funi.
“Mio comandante, mi segua! Mostriamo a questo invertebrato come si fa!”
Giunti sul luogo della gara, i tre prendono la fune e si preparano, Super Dan per primo, Bell alle sue spalle e dietro a loro Byjove. Di fronte a loro, i tre avversari.
Lo starter al microfono annuncia l’inizio della gara.
“Pronti? partenza…via!”
Tutti i concorrenti iniziano a tirare, tra le urla del pubblico presente.
Le vene del Presidente Kramp iniziano a gonfiarsi per lo sforzo, i suoi muscoli tesi cominciano a tremare, come pure il suo parrucchino.
Dietro di lui Bell, attaccato alla fune come una cozza ad uno scoglio, gli occhi chiusi per la fatica, fa di tutto per non cadere a terra.
Per ultimo lui, Byjove, gli anfibi militari piantati a terra, il busto dritto all’indietro, non cede neanche di un centimetro.
“Non ce la faccio più, aiutatemi…” supplica Bell.
“Bell,” ringhia Bujove, “se non inizia a tirare quella fune la abbatto qui sul campo e la seppellisco nella tomba del milite ignoto, ha capito?”
“Oddio!”
“Forza, signor Presidente, tiri forte!” strilla Naive.
“Non mollate, tirate più forte!”
“Tiri la fune, signor Presidente,” si alza un grido tra la folla, “tiri più forte! A costo di far esplodere la panciera, tiri più forte!”
“Chi ha urlato?” mugugna Super Dan. “Moore, lo so che è stato Moore…”
“Tirate questa fune, per mille baionette!” strepita Byjove.
“Pietà, abbiate pietà!” implora Bell, avvitato intorno alla fune.
“Bell, scarto dell’umanità!” tuona il militare. “Qui si vince o si muore!”
A quelle parole, il povero Segretario del Tesoro crolla esanime e spaventato sulla schiena di Super Dan, che cade a terra a pancia in giù, con Bell addosso.
Lasciato solo a tirare la corda, Byjove digrigna i denti e, per reggere lo sforzo, punta il piede destro più avanti, proprio sulle chiappe del Presidente Kramp!

“Generale!” grida Blanco. “Ma che sta facendo? Ha messo il suo anfibio sul fondoschiena del Presidente!”
“Qui si vince o si muore!” ringhia Byjove, rosso in viso per lo sforzo, mentre tiene inchiodato a terra Super Dan con il piede.
Aahhh!
Mentre il parrucchino di Super Dan ha ormai abbandonato la sua posizione originale, per scivolare lentamente sulla fronte, Bell, cerca di rialzarsi, calpestando il primo cittadino come uno zerbino.
“Pare che il nostro Presidente abbia trovato il modo di rendersi utile comunque…” mormora Moore.
“Bell!” strepita Byjove. “Venga qui a darmi una mano!”
“Non ce la faccio,” si lamenta Bell, “sono distrutto dallo sforzo…”
“Bell! La distruggo io, se non viene qui a tirare!”
“Le mie chiappe! Le mie chiappe!” grida Super Dan a terra.
“Comandante! Ma che ci fa a terra? Si tiri su e venga qui a combattere per la patria!” sbraita Byjove.
“Le mie chiappe! Le mie chiappe!”
“Cosa c’entrano le chiappe, adesso?” ringhia Byjove, che riesce incredibilmente a resistere da solo. “Comandante, tiri la fune, lasci perdere le chiappe!”
“Le mie chiappe! Le mie chiappe!”
Bell, tentando di rialzarsi, continua a calpestare la schiena del Presidente Kramp e si aggrappa con le braccia alle gambe di Byjove.
“Bell, che diavolo sta combinando?” tuona il militare. “Lasci le mie gambe e si alzi in piedi! Si comporti da uomo e tiri questa dannata corda!”
Con uno sforzo supremo, Byjove spinge il piede destro ancora più a fondo nelle natiche del Presidente Kramp, dalla cui bocca esce un urlo simile al fischio di una locomotiva a vapore.

Aahhh!
“Geronimo!!!” grida Byjove.
Il generale riesce così a dare lo strappo vincente alla corda, trascinando i tre avversari verso di sé e facendoli cadere addosso a Super Dan.
Gli agenti della sicurezza accorrono per soccorrere il loro Presidente, sepolto sotto una montagna umana.
“Toglietelo da lì sotto, presto!” ordina Wright.
“Santo cielo!” esclama Blanco. “Lo hanno seppellito!”
“Fosse la volta buona…” aggiunge a mezza voce Moore.
Gli uomini della sicurezza cercano di districare quel groviglio umano che si è formato, riuscendo infine ad estrarre Super Dan, con le natiche doloranti, sempre più claudicante e col parrucchino appoggiato sul naso.
“Abbiamo vinto!” urla Byjove. “Il nostro comandante ha vinto ancora una volta!”
“Generale,” lo rimbrotta Blanco, “lo ha quasi ucciso, si rende conto?”
“Nessun prezzo è troppo alto per la vittoria!”
“Nemmeno il dolore fisico?” domanda beffardo Moore.
“Niente!” esclama Byjove, a petto in fuori.
“Nemmeno le natiche del Presidente?”
“Niente! No, un momento…cosa c’entrano le natiche del Presidente, adesso?”
“Cosa c’entrano?!” tuona Super Dan, piegato in avanti, con la schiena, e non solo quella, dolorante. “Generale, mi ha appena disintegrato il fondoschiena!”

“Io?” domanda basito Byjove. “Ma cosa c’entra il tiro alla fune con il suo fondoschiena?”
“Lo chieda al suo dannato scarpone!” grida Super Dan.
“Il mio scapone?!” chiede Byjove, fissando stupito i propri anfibi.
“Si, generale, avanti, glielo chieda…” interviene Moore con espressione seria.
“Devo parlare col mio scarpone?! Signor Presidente, perdoni la domanda, ma si sente bene?”
“No!! Non mi sento bene per niente, grazie al suo scarpone!”
“Capisce ora, generale?” insiste Moore.
“Veramente non ho capito niente…” borbotta il militare con aria smarrita.
“Per non parlare poi del povero Bell…” continua il Capo di Gabinetto.
“Anche il mollusco ha a che fare col mio scarpone?!”
“No!” tuona Super Dan. “Lui ha che fare con la mia schiena! L’ha scambiata per un letto!”
“La sua sua schiena è un letto?!” bofonchia Byjove totalmente disorientato.
“Ma sì,” interviene ancora Moore, “la sua schiena è un letto, e ogni tanto Bell ci schiaccia sopra un pisolino…”
“Un pisolino? Sulla schiena del Presidente?!”
“Per non parlare poi del suo scarpone, vero signor Presidente?” insiste Moore.
“Esatto! Per non parlare poi del suo scarpone! Lo chieda alle mie chiappe!” sbotta Super Dan, dolorante e con una mano sulla schiena.
“Avanti, lo chieda alle sue chiappe!” gli fa eco Moore, ironico.
“Devo parlare con le chiappe del Presidente?!” balbetta Byjove, ormai frastornato. “Prima dovevo parlare col mio scarpone, e adesso devo parlare con le chiappe del Presidente?!”
“Sì, avanti, obbedisca al Presidente!” insiste i britannico.
“Ehm…dunque…” balbetta imbarazzato Byjove, “gentili chiappe presidenziali, mi hanno appena detto che devo parlare con voi. Avete qualcosa da dirmi, per caso?”
Il silenzio è assoluto, gli occhi di tutti i presenti sono rivolti al militare.
“Generale, si sente bene?” domanda sbigottita Blanco.
“Io?! Mi sento come un leone! Voi, piuttosto, siete ammattiti? Mi fate parlare con le sue chiappe!”
“Sì, ma sono chiappe presidenziali!” specifica Moore, guardando Super Dan con aria preoccupata. “E sono sofferenti, vero?”
“Lo può dire forte!” sbotta il primo cittadino. “Prima mi scambiano per un letto…”
“Ancora questo letto…” borbotta sempre più disorientato Byjove.
“…poi per uno zerbino…”
“Il nostro Presidente ha ragione! Quando è troppo è troppo!” lo interrompe il britannico Capo del Gabinetto.
“E lo zerbino da dove salta fuori, adesso?” bofonchia Byjove.
“E ha pure il coraggio di chiederlo?” gli domanda Moore, sempre più sfrontato. “Perché non lo chiede al suo scarpone?”
“Ancora con questo scarpone??”
“Esatto, glielo chieda!” interviene il dolorante Super Dan.
“Prima mi avete fatto parlare con le natiche del Presidente ed ora dovrei parlare col mio scarpone?!”
“E visto che c’è, gli chieda anche cosa ci faceva appoggiato sulle mie chiappe!” sbotta Super Dan.
“Adesso basta!” interviene con decisione la First Lady. “Se volete continuare questa discussione fate pure, ma senza di noi. Tesoro, sarà il caso che andiamo nella roulotte, così potrai medicarti e cambiarti.”
La coppia e Ms Brontenserious, con gli agenti della scorta, si recano nella roulotte, mentre Byjove cerca ancora di raccapezzarsi.
“Le chiappe con lo scarpone, lo zerbino con il letto…” mormora pensoso Byjove.
“E non dimentichi Bell, che ogni tanto schiaccia un pisolino…” interviene sarcastico Moore.
“Ah già!” esclama Byjove, come se avesse finalmente afferrato il nesso del discorso. “Bell!! Non osi mai più schiacciare un pisolino sul letto del nostro Presidente, ha capito?”

“Io?! Ma quale pisolino…” balbetta Bell, spaventato.
“Lo so che ogni tanto, di nascosto, schiaccia un pisolino sul letto del nostro comandante!” continua con tono minaccioso Byjove.
“Lo zerbino, generale, lo zerbino…” gli ricorda il perfido Moore.
“Ah già! E si ricordi, Bell, se vuole pulirsi le scarpe, usi lo zerbino di casa sua, e non quello del Presidente, è chiaro?”
“Non è possibile…” mormora Blanco, incredula.
“Mi sono perso qualcosa, temo…” borbotta lo spaesato Richardson, appena giunto.
“Oh, non si preoccupi,” lo rassicura Moore, “nulla a cui non si possa rimediare. Nelle prossime gare avrà modo di rifarsi, stia tranquillo…”
Dopo circa mezz’ora Super Dan torna con gli altri…
Fine terza parte.
Continua.
Al prossimo episodio. Sigla!