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11 Giu

Episodio 36 – La Festa della Primavera – Parte 5 – di Eugeniusz S. Lazowski

PARCO DI SEASIDE – FESTA DELLA PRIMAVERA – TARDA MATTINA DEL 2° GIORNO.

Il marmo della fontana viene sbriciolato dal mezzo blindato di Byjove, che prosegue inarrestabile la sua marcia, ricoperto di polvere di marmo e dall’angioletto bianco, prima in cima al monumento, ed ora sopra al carro armato.

“Un angioletto di marmo a spasso per il parco…” commenta basito Wright.

“E sopra ad un carro armato…” aggiunge stupefatta Naive.

“Non è possibile…” balbetta Richardson.

“Pista! Largo! Ma che ci fanno queste bancarelle e questi tendoni? È un parco, dovrebbero esserci solo alberi!” rimbomba la voce di Byjove.

CRASH!

“Santo cielo!” esclama Richardson. “Il venditore di ciambelle! È mio cugino…”

“Sembra sia sopravvissuto, stia tranquillo…” cerca di rassicurarlo Blanco. “Ma non si può dire lo stesso del suo food truck…”

Il carro armato, ricoperto ora anche di ciambelle, continua a spianare tutto ciò che incontra, inanimato o animato…

“Le oche, le oche!” fa appena in tempo a gridare Naive, un  attimo prima che il mezzo blindato entri nel cortile di quei simpatici bipedi.

Le piume delle oche investite ricoprono il mezzo blindato, insieme alle ciambelle e all’angioletto di marmo.

“Fermatelo! fermatelo!” ordina Richardson a tutti i volontari della festa presenti, mentre il carro armato del militare continua a schiacciare cespugli e piccoli alberi.

“Gli alberi appena piantati, gli alberi nuovi, no…” è il lamento dell’organizzatore dell’evento.

“Pista! Toglietevi di mezzo!” grida Byjove. “Ma che ci fa tutta questa gente qui? Statevene a casa!”

Il carro armato marcia tra alberi e cespugli diretto verso un nuovo obiettivo…

“No, l’orto botanico no…” è la supplica di Richardson.

Il mezzo corazzato entra nell’orto, triturando tutto ciò che calpesta, e buttandolo in aria col movimento dei cingolati.

Una pioggia di zucchine, melanzane e carote cade tutt’intorno, mentre il mezzo cingolato di Byjove non risparmia niente.

“Fate largo! Pista! Ma quante baracche avete messo qui, si può sapere?” 

Un’altra ondata di lattughe, pomodori e spinaci si alza nell’aria, insieme alla terra dai cingolati.

“Santo cielo, l’orto botanico, il nostro orto…” piagnucola disperato Richardson.

“Le oche, quelle povere oche…” continua a crucciarsi Naive.

“Le galline, quelle povere galline…” è il rammarico di Bell.

“Che disastro, quanti danni…” mormora Blanco.

“Mai una volta che investa il bersaglio giusto…” concorda Moore, voltandosi verso Super Dan.

Il carro armato romba, puntando verso il traguardo finale.

“Pista!” tuona la voce del generale. “Spostate il traguardo! Spostate quella baracca! Spostate il parco!”

Il mezzo cingolato taglia il traguardo, lo stendardo viene abbattuto e il palco di legno per premiazione ridotto in segatura… 

Un’esplosione di trucioli di legno ricade sulle teste dei presenti, mentre le coppe destinate alle auto più belle volano ovunque. La coppa per il primo classificato atterra sul carro armato di Byjove, che termina la sua corsa.

Gli agenti della sicurezza e i soccorsi accorrono insieme ai nostri eroi.

Una testa con l’elmetto da marine sbuca fuori dalla torretta del carro armato…

“Sono arrivato primo, visto? C’è anche la coppa…” dice Byjove sorridente, indicando il premio finito sul mezzo blindato.

“Generale!” sbotta Blanco, ancora sconvolta per l’accaduto. “Ma cosa diamine ha combinato?!”

“Il nostro orto botanico…” piagnucola Richardson.

“Ho partecipato alla sfilata delle auto d’epoca…” risponde il militare con nonchalance.

“Ha partecipato? Dica piuttosto che ha rovinato la sfilata…” rimbrotta Wright scioccato.

“Le nostre povere oche…” è il lamento dell’organizzatore locale.

“Distrutto?” domanda Byjove sorpreso. “Ecco, appunto, a proposito, chi diavolo ha messo tutte queste baracche? Questo è un parco, perdiana!”

“Ma è la Festa della Primavera…” risponde incredulo Bell.

“E tutte queste persone, cosa diamine ci fanno qui? Cos’è questo, un ritrovo di hippies?” continua a bofonchiare il militare.

“Ma, generale, è una festa…” balbetta incredula Blanco.

“Le nostre povere galline…” mormora Richardson abbacchiato.

“Ma cos’è questo strazio?” sbotta Byjove. “Sembra un disco rotto! Chi si lamenta?”

“La nostra fontana…”

“Non è Bell! Strano…” dice Byjove, osservando il responsabile della festa.

“È Richardson, sta facendo l’elenco dei danni…” interviene Moore. “A proposito, mio buon Richardson, ha dimenticato cespugli, rovi, arbusti e gli alberi nuovi…”

“Che disastro, che disastro…” continua a crucciarsi l’organizzatore locale.

“E questo mostro, da dove salta fuori?!” domanda Bell sconvolto.

“Mostro? Quale mostro?” sbotta Byjove, scendendo di corsa dal carro armato e sfoderando la sua sciabola.

“Generale,” interviene Moore, “credo che Bell si riferisse al suo mezzo meccanico…”

“Ah, questo…” risponde con orgoglio Byjove. “Avete visto il mio gioiellino?”

“Gioiellino?!” mormora col poco fiato rimastogli Richardson.

“Vedo che lei se ne intende, Richardnoon. Questo è un M26 Pershing, cannone da novanta millimetri, settanta colpi a disposizione, anno di costruzione 1945, pesa  quasi quarantadue tonnellate, un giocattolino, insomma…”

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

“Generale,” interviene Super Dan, “vuole spiegare alla mia dolce metà che io non sapevo niente del suo gioiellino?”

“Assolutamente niente!” scatta sull’attenti Byjove. “Ci tenevo che fosse una sorpresa…”

“E c’è riuscito, generale, mi creda, c’è riuscito…” commenta Moore.

“Una sorpresa?!” è il lamento straziante di Richardson. “Ha raso al suolo mezzo parco…”

“Oh, non sia così tragico, adesso, Richardcrying. Quattro alberi e un paio di cicorie si piantano in un attimo…”

“Ma le povere oche,” fa presente Naive, ancora turbata, “e le quelle povere galline…”

“E di cosa si lamenta? È tutta carne in più per il barbecue! Dico bene, signor Presidente?”

“Certamente!” risponde istintivamente Super Dan, immediatamente fulminato dallo sguardo della consorte. “Ehm, cioè, volevo dire, quei poveri animali indifesi…”

“Che disastro, che disastro…” continua a lamentarsi l’organizzatore locale.

“Bell, si renda utile,” bofonchia Byjove, “prenda il suo compagno di sventura e lo porti con sé a fare una passeggiata al cimitero, così potrà lagnarsi quanto vuole…”

“Cosa?!” esclama il Segretario del Tesoro. 

“Generale!” interviene decisa Blanco, che prende l’organizzatore sotto braccio. “Richardson, non faccia così, vedrà che sistemeremo tutto. Venga con me, mi ascolti…”

“Ecco, vada a farsi un giro anche lei…” borbotta Byjove. “Che gente! Non puoi prendere un’iniziativa, che subito si lamentano…”

“Un’iniziativa?!” esclama Wright.

“Lei come definirebbe una sfilata di vecchie carrette che vanno più lente di una sedia a rotelle? Un mortorio, ecco cos’è! Ho soltanto cercato di ravvivare un po’ la situazione…” cerca di giustificarsi Byjove.

“E c’è riuscito, non ci sono dubbi.” interviene Moore. “Non credo che dimenticheranno questa manifestazione tanto facilmente…”

“Vero? Grazie Moore, sapevo che almeno lei avrebbe capito…” risponde Byjove con un sorriso.

“Ma qualcuno gli ha mai spiegato il significato della parola ironia?” mormora Moore a Wright.

“Molto bene,” borbotta felice Byjove, “vogliamo procedere alla premiazione?”

“Premiazione? Quale premiazione?” domanda sbigottito Wright.

“Ma soprattutto: su quale palco delle premiazioni?” aggiunge Moore.

“Ma come?!” sobbalza stupito Byjove. “Non hanno neppure preparato un palco per la premiazione? Ma che razza di organizzazione è mai questa??”

“Non è possibile…” mormora Bell, tirando fuori il suo inalatore dalla tasca.

“Generale, si ricorda quando ha tagliato il traguardo?” domanda Moore.

“Ma certo! Un attimo fa, il momento del trionfo…” 

“Ha presente quella simpatica costruzione di legno, situata qualche metro dopo il traguardo, di lato, sull’erba?”

“Per mille baionette! Certo che la ricordo! Chi diamine si è divertito a piantare baracche in un parco?”

“Gli organizzatori. Quella baracca, infatti, era palco per la premiazione…”

“Cosa? Quello era il palco per la premiazione? Ed è quello il posto dove costruirlo? Con tutto lo spazio che c’è nel parco, proprio davanti al mio carro armato dovevate metterlo?”

“Non è possibile…” continua a mormorare Bell, ormai attaccato all’inalatore con entrambe le mani.

“Generale, lei l’ha disintegrato…” balbetta Bell, staccandosi per un momento dal suo inalatore.

“Quattro assi di legno, e avete il coraggio di chiamarlo palco!” sbotta Byjove. “La prossima volta mi porto dietro i marines e vi faccio vedere io come si costruisce un palco per la premiazione degna di questo nome!”

“Santo cielo, generale…” replica Wright, subito interrotta da Moore.

“Stanno tornando Blanco e Richardson. Avranno parlato dei danni da risarcire, quindi mi raccomando, un po’ di tatto con Richardson…”

“Bene signori,” esordisce Blanco, “Richardson ed io abbiamo parlato dei danni e pensiamo che sia giusto che la nostra amministrazione risarcisca il tutto, anche se non ufficialmente, magari sotto forma di sovvenzione.”

“Un’ottima idea. Richardson, tutto tornerà come prima, non deve temere…” approva Wright. 

“E a proposito, generale, non ha niente da dire al nostro Richardson?”

Tutti guardano in silenzio il militare, da cui si aspettano delle scuse. Invano…

“Ma certo! Come le salta in mente di mettere una baracca di legno dopo la linea dell’arrivo? E chiamarlo palco per la premiazione, poi! Una stamberga che dovrebbe avere l’onore di ospitare il vincitore, nonché proprietario del glorioso M26 Pershing, carro armato del  1945!”

Il silenzio è sceso tra i presenti, l’unico rumore che si ode è il loro respiro…

“In ogni caso, quel che è fatto è fatto.” continua spavaldo Byjove. “Non se la prenda troppo, Richardgoing, ma la prossima volta cerchi di far meglio, ha capito? E adesso, passiamo al questa benedetta premiazione. Dov’è la coppa? Ah, eccola…” dice il militare afferrando il trofeo finito sul carro armato.

“Bene, la coppa al vincitore. La sfilata delle auto d’epoca è terminata. Cosa c’è adesso in programma?” domanda Byjove come se nulla fosse.

“Lo stand gastronomico…” balbetta l’incredulo Richardson.

“Benissimo! Dopo una simile passeggiata tra alberi, cascine e baracche, una sosta ai box ci vuole proprio! Che ne dice, signor Presidente?” domanda Byjove.

“Concordo in pieno! Dopo tanto movimento è giusto recuperare le forze…”

“Ma certo caro, andiamo pure a recuperare le energie.” interviene prontamente la First Lady. “Ms Brontenserious, andiamo con mio marito ad assaggiare le delizie locali, lei non è curiosa di vedere cos’hanno preparato di buono?”

“Jawohl!” SWISH!

Super Dan, scortato dalle sue due fedeli donne, si avvia tristemente verso la pausa pranzo, rassegnato a verdure e brodini, mentre gli altri cercano di rincuorare Richardson, ancora scioccato dall’accaduto.

“Eccoci arrivati…” annuncia Blanco, al fianco del sempre più abbacchiato organizzatore della festa. Sull’erba tavoli e panchine, con una grande cucina da campo e un tendone.

“Molto bene, mi ricordano i vecchi tempi delle esercitazioni militari!” esordisce Byjove. “Una cucina da campo, tavoli e panche di legno, roba semplice, da veri uomini…”

“Sniff, sniff. E questo profumino, cos’è?” domanda Super Dan.

“Sono le specialità locali.” risponde Richardson. “Vede quelle donne alla cucina? Ve ne sono altre nel tendone. Loro preparano ogni singolo piatto…”

“Che tu ti limiterai ad odorare, mio tesoro…” interviene la First Lady, che nasconde dietro al sorriso uno sguardo di fuoco.

“Ma, mia cara, non hai sentito il nostro buon Richardson? Quelle donne stanno lavorando così tanto, e non mi sembra giusto che…”

“…che nessuno apprezzi i loro sforzi.” lo interrompe Moore. “Il nostro amato Presidente ha ragione, come sempre. Ed è per questo che egli andrà personalmente a congratularsi con esse, accompagnato dalla nostra incantevole First Lady…”

“Ottima idea, Moore. Mio marito, io e Ms Brontenserious andremo a stringere la mano di quelle donne che si stanno impegnando così duramente per questa folla di persone…”

“Cosa?!” strabuzza gli occhi Super Dan.

“Mentre invece, se la First Lady è d’accordo, noi ci occuperemo di onorare al meglio gli sforzi culinari di queste cuoche esperte. Una sorta di divisione dei compiti…”

“Moore, la sua proposta è davvero saggia. Ad ognuno il suo compito…”

“No, un momento…” tenta invano di opporsi Super Dan, ancora interrotto dal Capo di Gabinetto.

“Generale, lei approva questa divisione dei compiti? Al nostro valoroso comandante e alla First lady, il compito istituzionale di ringraziare quelle instancabili cuoche a nome del governo, mentre noi faremo del nostro meglio per  apprezzare le loro pietanze…”

“Moore, quest’idea della divisione dei compiti mi sembra semplicemente geniale!” risponde esultante Byjove.

“Ma, io…” balbetta Super Dan.

“D’altronde come il nostro Presidente deve farsi carico del gravoso compito istituzionale,” prosegue Moore, con finta solennità, “anche noi dovremo sacrificarci per rendere merito alle opere culinarie di quelle volenterose donne. Lei è pronto a sacrificarsi, generale?”

“Sempre pronto al sacrificio!” scatta sull’attenti Byjove. 

“Affronterà le pietanze con spirito di abnegazione?” continua pungente Moore.

“Non mi sono mai tirato indietro di fronte a nessun nemico!”

“Posso dunque contare su di lei, generale?”

“Signorsì!”

“Signor Presidente, milady, come vedete le specialità culinarie locali sono in buone mani, potete affrontare i vostri obblighi istituzionali…”

“Moore…” ringhia Super Dan, prima di essere preso per mano dalla consorte e trascinato verso la cucina.

“Richardson,” prende la parola Blanco, “vogliamo accomodarci a tavola?”

Il gruppo viene condotto al tavolo appositamente preparato per l’occasione, con gli agenti della scorta intorno.

“Guardate il nostro Presidente,” osserva il mordace Moore, “quante mani sta stringendo…”

“Eh sì, un vero leader!” commenta Byjove. “D’altronde ad ognuno il suo compito…”

“Già, ed il nostro quando comincia?”

“Compito? non comprendo…” risponde confuso il responsabile della festa.

“Richardsing,” interviene poco diplomaticamente Byjove, “queste benedette specialità, quando cominceranno a riempire la tavola?”

“Oh, il pranzo, intendevate. Aspettate, vado a dare disposizioni. E, a proposito: mi chiamo Richardson…”

L’organizzatore si alza, e al suo ritorno, dopo pochi minuti, i volontari di servizio alla festa, iniziano a portare le prime portate…

“Ecco la pasta, fatta dalle donne di origine italiana…” 

“Sante donne…” commenta Byjove.

Poco più in là, il Presidente continua a stringere mani e a congratularsi con le cuoche, strettamente marcato dalla consorte e dalla governante austriaca, mentre ondate di profumi inebrianti avvolgono il suo naso…

“Signor Presidente,” si alza un grido nell’aria, “procede tutto bene?”

“Moore…” è il grugnito che esce dalla bocca di Super Dan.

Dopo i piatti italiani inizia un vortice di vassoi, provenienti dai barbecue poco distanti: castrato, braciole, pollo, salsicce, spiedini e agnello. Ed è proprio in quel momento che Super Dan, affiancato dalle due donne, torna a tavola.

“Signor Presidente,” gli dà il bentornato Moore, “è andato tutto bene? Milady?”

“Grazie Moore, tutto bene. Richardson, quelle donne sono impagabili. Ancora i  miei complimenti…”

“Grazie, milady!”

“Signor Presidente,” continua Moore, “ha perso le specialità italiane, ma si trova giusto in tempo per il barbecue…”

“Bene…” riesce appena a dire il primo cittadino, prima che la moglie lo zittisca.

“Per noi tre una coscia di pollo a testa, con un contorno di lattuga.”

“Tesoro, non ti sembra di esagerare un po’?” domanda supplichevole Super Dan.

“Milady, il Presidente ha ragione. Lo sta privando dei prodotti migliori di questa terra…”

Il Presidente Kramp è incredulo, per la prima volta Moore sembra non voglia sabotare il suo appetito.

“…le verdure e gli ortaggi!” conclude il britannico beffardo.

“Ha ragione.” concorda la First Lady. “È possibile aggiungere un contorno di spinaci e zucchine?”

“Moore…” bisbiglia Super Dan, digrignando i denti.

Nei minuti seguenti, i commensali assaggiano le varie portate, mentre Byjove sembra una ruspa in azione, masticando e ingoiando qualunque tipo di carne gli capiti a tiro, lasciando attorno a sé vassoi e boccali vuoti.

“Generale gradisce ancora un po’ di birra?” domanda crudelmente Moore, guardando Super Dan con la coda dell’occhio.

“Grazie, Moore, volentieri!”

“Allora facciamo facciamo arrivare qualche boccale di ogni colore, tanto per non sbagliarci, che ne dice, generale?”

“Dico che è un’ottima idea, Moore! Birra per tutti, e di tutti i colori!”

“Per tutti?” domanda con finta ingenuità Moore.

“No, per noi no, grazie, l’acqua naturale va benissimo, vero tesoro?” interviene con decisione la First Lady.

“Ma, veramente,” replica con cautela Super Dan, “un goccetto di birra non ha mai fatto male a nessuno…”

SWISH!

Aahhh!!

“Ma che succede?” esclama sorpreso Richardson.

“Nulla,” risponde con un sorriso la First Lady, “mio marito si è appena convinto della bontà della mia scelta. Per favore, per noi tre soltanto acqua…”

“Acqua naturale, se ricordo bene. Niente bollicine, giusto?” domanda lo strafottente Moore.

“Esattamente.” risponde cordiale Gwendoline, mentre dagli occhi del marito escono fulmini indirizzati verso il Capo di Gabinetto.

Vassoi, piatti e boccali si alternano sulla tavola, atterrando soprattutto nella zona del generale Byjove, mentre i convitati chiacchierano piacevolmente. Tutti, tranne uno…

“Ed ora, vorrei che assaggiaste le frittate delle nostre donne, insieme alle loro torte salate e ai migliori formaggi della zona…”

“E noi le assaggeremo, vero, generale?” è la perfida domanda di Moore.

“Ma certo! Non vorremmo certo che quelle sante donne si offendano…”

“Signor Presidente? Milady?” chiede con un sorriso Moore.

“Sì, grazie una frittata non può certo…” sono le uniche parole che riesce a pronunciare Super Dan, prima che lo sguardo severo della moglie ed il frustino di Ms Brontenserious lo raggiungano.

SWISH!

Aahhh!!

“Ma che succede?” esclama ancora una volta Richardson.

“Zanzare.” risponde Moore. “Le prime zanzare di primavera pare siano le più cattive, vero, signor Presidente?”

“Moore…” grugnisce Super Dan.

Altri vassoi, altri piatti e altri boccali, in un turbinio di frittate, torte salate e formaggi…

“Ed ora, il gran finale!” annuncia fiero Richardson. “I dolci! Gusteremo ora diverse torte alla frutta, accompagnate dalla crema della nonna, preparata secondo la tradizione…”

“Richardcook,” esclama Byjove, con più birra che sangue nelle vene, “devo complimentarmi con lei! Per un un picnic, non era davvero niente male…hic!”

“Niente male?” mormora Wright a Blanco. “Ma se ha mangiato più di un plotone di marines?”

“Per non parlare della birra…” replica Blanco.

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

“Sentito, signor Presidente?” domanda beffardo Moore. “Ora arrivano i dolci…”

“Che noi ammireremo,” interviene con prontezza Gwendoline, “con profonda gratitudine verso le donne che li hanno creati.”

Super Dan non risponde più, il suo sguardo spento è ormai fisso sui vassoi vuoti intorno a Byjove…

Terminato il lauto pranzo…

“Bene,” prende la parola Blanco, “ora dobbiamo affrontare gli impegni del pomeriggio. Mio buon Richardson, cosa ci attende adesso?” 

“Ora andremo a visitare uno spazio riservato ai giochi per i bambini e agli artisti di strada. Giocolieri, mangiafuoco, equilibristi, insomma tutti i migliori artisti di strada sono qui oggi per noi…”

“Bene,” mormora Super Dan, “almeno un impegno riposante, una volta tanto…”

“Gli artisti di strada!” esclama eccitata Naive. “Mi sono sempre piaciuti, fin da bambina!”

Il gruppo passeggia lentamente tra alberi, tra chiacchiere, i saluti alla folla e qualche singhiozzo. “Hic!”

Giunti in una radura, ecco i giochi i per bambini, dal castello incantato gonfiabile allo scivolo. Un allegro vociare testimonia il successo dei giochi, con un nugolo di bimbi e di genitori.

“Quanti bambini!” esclama la romantica Naive. “E gli artisti dove sono?”

“Più in là, venite.” risponde l’organizzatore.

Ecco i giocolieri, che lanciano in aria ora birilli ora palline colorate, alcuni vestiti da clowns. E poi gli equilibristi…

“Signor Presidente,” domanda Moore con un sorriso, “ha visto come si fa? Non è così difficile. Vuole riprovare?”

Un grugnito è la sola risposta che esce dalla bocca del Presidente Kramp.

I trampolieri camminano tra la gente, lanciando caramelle per i più piccoli, ed infine eccoli, gli sputafuoco.

“I miei preferiti…” commenta Wright. 

“Preferiti? Casomai pericolosi! Non vede il fuoco?” osserva Bell, intimorito.

“Appunto! da bambino mi sono sempre chiesto come facessero…” risponde Wright.

“Come? Una bella tanica di benzina, un bel sorso e via!” risponde Byjove sicuro. 

“Ma è proprio certo che si faccia così?” domanda Blanco.

“Guardate!” esclama Naive felice come una bambina. “Un trampoliere sputafuoco!”

“Uno sputafuoco sui trampoli. Questo non l’avevo ancora visto…” ammette Moore.

In quel momento Naive saluta con un sorriso il trampoliere, che, rapito dalla bellezza della giovane segretaria, rimane incantato a guardarla, a testa in giù. Ed è proprio in basso, senza vedere dove, che sputa dalla sua bocca una fiammata, che finisce sul parrucchino di Super Dan.

“Oddio!” grida la First Lady. “Mio marito!”

“I capelli del Presidente! Stanno bruciando i capelli del Presidente”

“Salvate il Presidente!”

“Salvate prima i suoi capelli!” grida Moore.

Gli agenti della sicurezza accorrono, ma il più veloce di tutti è l’immarcescibile Byjove.

“Al fuoco! Comandante, ci penso io!” grida il militare afferrando per il collo Super Dan e trascinandolo verso una bancarella, dove una botte sembra la soluzione ideale. 

Senza esitare un attimo Byjove infila la testa di Super Dan nella botte e…

Era una bancarella che vendeva vin brulè, e la botte ne era piena…

Scaraventati all’indietro, a terra, i due vengono soccorsi dagli uomini della scorta.

“Santo cielo! Il Presidente!” strilla Blanco

“Mio marito!” grida la First Lady.

“Forse è la volta buona!” mormora Moore.

I due, sdraiati a terra, tossiscono, con le facce e i vestiti anneriti, mentre sulla testa del primo cittadino c’è uno straccio disintegrato fumante, un tempo il suo parrucchino.

“Signor Presidente!” esclama Richardson. “Come si sente?”

“Cough! Cough! Cos’è successo?” domanda intontito Super Dan, mentre gli uomini della scorta gli prestano soccorso.

“Non sappiamo. I suoi capelli stavano bruciando…” Balbetta Bell.

“Cosa?!” esclama il primo cittadino, mettendosi una mano sulla testa annerita.

“Per mille baionette, che botto!” esclama Byjove.

“Il fuoco,” cerca di spiegare Wright, “lo sputafuoco sui trampoli ha colpito i capelli del Presidente per sbaglio e…”

“Sbaglio?” sbotta Byjove, col viso affumicato. “Questo è stato un attentato!”

“Generale,” interviene l’organizzatore della festa, “conosco bene gli artisti di strada, e sono delle brave persone. Vi posso garantire che quel trampoliere è…”

“Un bolscevico! Un dannato bolscevico, ecco cos’era!”

“Bolscevico?!” balbetta Richardson. “Ma se è di queste parti…”

“Ma di fede bolscevica, ci scommetto!”

“Veramente è un tifoso degli Flying Angels…”

“Dov’è andato? Soldati, a me! Trovate il bolscevico!”

“Generale,” interviene Moore, “non si agiti così, in fondo state entrambi bene. Guardi il nostro Presidente, una sfumatura color cenere e sembra un altro. Persino i suoi capelli ne hanno guadagnato…”

“Moore!!” è il grido di Super Dan, con le vene del collo dilatate.

“Beh, ecco, effettivamente, non saprei, non mi intendo molto di sfumature…” risponde perplesso Byjove. “Ma voi dite davvero che il nostro Presidente stia meglio?”

“Ecco,” risponde Bell, “da un punto di vista cromatico direi che questo leggero strato color ebano contribuisce ad attenuare le sfumature rotonde del viso e…”

“Bell!!” è l’urlo di Super Dan, che fa tremare anche gli alberi.

“Signor Presidente,” interviene ancora con finto candore Moore, “il generale e Bell erano soltanto preoccupati per il suo aspetto…”

“Il generale e Bell si preoccupino del loro aspetto, che al mio ci penso io!” strepita Super Dan.

“Sentito?” continua pungente il britannico. “Generale, non si deve più preoccupare delle condizioni del nostro comandante!”

“Signorsì!”

“Signor Presidente,” suggerisce Naive, “non tema, vedrà che un po’ di make-up tornerà come prima. Un po’ di correttore, un tocco di cipria, un po’ di fard…”

“Sicuramente, vero generale?” insiste strafottente Moore.

“Senz’altro! Due due colpi di pennello, una passata di vernice e torna come nuovo!”

“Generale, ma per cosa mi ha scambiato, per un muro?!” sbotta il primo cittadino.

“Sì, ma un muro di mattoni, forte e robusto, non è d’accordo generale?”

“Assolutamente!” scatta sull’attenti Byjove. “Il nostro comandante è più solido della muraglia cinese! Una grattatina con la carta vetrata, un po’ di stucco, e come ogni muro torna come nuovo!”

“E la vernice, generale, non dimentichi che alla fine, sul muro, ci vuole sempre una mano di vernice fresca…” continua Moore.

“Ah, giusto! E una passata finale di vernice…”

“E certo!” strepita Super Dan. “E visto che ci siamo, chiamate anche una squadra di restauratori!”

“Oh no, per quello sarà sufficiente il tocco ineguagliabile della First Lady. Tra le sue sapienti mani tornerà un uomo nuovo…” risponde Moore.

“La ringrazio, Moore, penserò io a mio marito. Tesoro, torniamo nella roulotte del pronto soccorso. Ms Brontenserious…”

“Generale,” domanda Blanco, “ma lei non va con loro? È nelle stesse condizioni del Presidente…”

“Io? Make-up? Io sono un soldato!”

Dopo circa mezz’ora, Super Dan e Byjove tornano col gruppo, con qualche cerotto in più sulla testa e sul viso.

“Eccoli, i nostri eroi!” dà loro il bentornato il Capo di Gabinetto. “Vedo che la nostra First Lady ha compiuto un vero miracolo…”

“La ringrazio, Moore. Effettivamente non è stato facile…”

“Beh, certo, con un soggetto simile…”

“Cosa?!” sbotta Super Dan. “Che vuol dire??”

“Intendevo dire che, viste le sue condizioni il lavoro della First Lady appariva davvero arduo. Piuttosto lei, generale, che cure ha usato?”

“Acqua, sapone, due cerotti e avanti march!”

“Come state,” chiede l’accorrente Richardson, “vi siete ripresi?”

“Perché, non li vede?” domanda ironico Moore.

“Beh, a giudicare dal numero di cerotti…”

“Richardfire, si faccia sputare in testa da uno sputafuoco bolscevico, infili la testa in una botte di vin brulè e dopo ne riparliamo!” sbotta Byjove.

“Scusate, non intendevo mancarvi di riguardo. E comunque mi chiamo Richardson…”

“Cos’altro ci aspetta, ora?” domanda Wright.

“Ci sarebbe una gara, che affonda le sue radici nella campagna…”

“Che bello,” esclama Naive, “un’altra iniziativa legata al verde…”

“Che sicuramente il nostro Presidente vorrà onorare, col nostro generale, s’intende…” aggiunge Moore.

“Senz’altro!” sbatte i tacchi Byjove.

“No, un momento…” balbetta ancora bruciacchiato Super Dan.

“La corsa con i somari!” spiega l’organizzatore.

“Richardson,” interviene fulmineo Moore, “ma lo sa che nella riunione che abbiamo tenuto, il nostro Presidente ed il generale si sono offerti volontari per partecipare? Pensi che è stato messo persino a verbale…”

“Davvero! Benissimo…” esclama Richardson.

“Nooo…” è il mugugno di Super Dan.

“Sempre in prima linea!” afferma Byjove. “Dove sono questi somari?”

“Seguitemi, vi prego…” fa strada Richardson.

In una radura poco distante, una folla di persone e di somari attendono i nostri eroi…

“Eccoci arrivati!” esclama Richardson.

“Signor Presidente,” interviene beffardo Moore, “non si sente a casa sua?”

“Che vuol dire?! Che con tutti questi somari sarei a casa mia??”

“Lungi da me un simile pensiero.” risponde il britannico. “Mi riferivo all’atmosfera della gara, un lottatore come lei…”

“E dice bene!” conferma Byjove. “ll nostro comandante è un leader, e quando c’è odore di adrenalina nessuno lo può fermare!”

“Davvero?” chiede Richardson. “Magnifico! Sarà una corsa all’ultimo respiro…”

“Beh, adesso non esageriamo…” cerca di calmare le aspettative Super Dan.

“Il nostro Presidente è sempre troppo modesto, vero generale?”

“Come ogni vero soldato!”

“Giusto.” ribadisce Moore. “Prima l’azione e poi le chiacchiere!”

“Esatto!” concorda Byjove.

“Prima la battaglia e poi le medaglie!” insiste Moore.

“Senz’altro!”

“Prima i somari e poi la gloria!”

“Signorsì! Ehm…cioè…un momento…come sarebbe a dire prima i somari?” balbetta confuso Byjove.

“Moore…” ringhia Super Dan, subito interrotto da Richardson.

“Ecco il segnale! Dovete prepararvi per la gara! Presto, andate a scegliere il somaro, avete poco tempo!”

I due si avviano verso gli animali, accompagnati da applausi e incoraggiamenti: “Mi raccomando, il somaro più grande per il nostro Presidente!”

I concorrenti salgono sugli animali e vengono accompagnati al punto di partenza, dove lo speaker spiega le poche regole e poi dà il segnale.

“Pronti? Partenza? Via!”

I concorrenti scattano in groppa agli animali, cercando di incitarli in tutti i modi.

“Hooah!” strilla Byjove, che colpisce il povero quadrupede con i tacchi degli anfibi.

“Buono, bello, buono…” è l’incoraggiamento di Super Dan al suo somaro.

Tra la folla, un bimbo con la fionda prende bene la mira e scaglia un sasso proprio sul sedere dell’asino del Presidente Kramp. L’animale, imbizzarrito, inizia a scalciare e a ragliare, partendo di corsa.

“Guardate, il presidente è partito come un razzo!” esclama Blanco.

“L’avevo detto che questa era la sua gara…” commenta Moore.

“Fermati! Fermati!” grida Super Dan.

“Forza, comandante, così si fa!” strilla Byjove. “Facciamo vedere a tutti come si vince! Hooah!”

L’animale corre e scalcia, facendo sobbalzare il primo cittadino, mentre il militare cerca di raggiungerlo.

“Guardate, anche il generale non scherza…”

Durante il tragitto la pancia e il parrucchino di Super Dan sobbalzano all’unisono, la prima rimbalzando sul groppone del somaro, sempre più infastidito da questi continui e ritmici colpi, il secondo saltellando sempre più verso la fronte, puntando pericolosamente verso gli occhi.

“Il Presidente sembra scatenato!” commenta Wright.

“Il suo somaro, invece, non durerà a lungo, se il Presidente continua a saltarci sopra in quel modo…”  

“C’è qualcosa che non va…” sottolinea la First Lady.

“Ha ragione,” concorda Bell preoccupato, “guardate il somaro…”

“Quale?” domanda con un ghigno Moore.

“Quello sotto…”

“È vero, corre e scalcia, non è una corsa naturale, forse sta male…” concorda Blanco.

“Forse è il peso del suo cavaliere…” suggerisce Moore.

“Moore, le sembra il momento? C’è davvero qualcosa che non va…”

Nel frattempo, lungo il percorso, Super Dan continua a saltellare sul groppone del povero animale, mentre il suo parrucchino ormai è scivolato davanti agli occhi, fino a non fargli vedere più nulla. 

“Non vedo un accidente! Fermati, dannata bestiaccia, fermati!”

“I capelli del Presidente!” strilla Naive.

“Non vede più niente!” aggiunge Wright.

“Il somaro è imbizzarrito! Fermatelo! Generale, lo fermi!”

“Eccomi!” risponde pronto come sempre Byjove. “Comandante, ma che fa? Si tiri su i capelli, sembra un hippy!”

“Non vedo niente!”

Byjove si lancia all’inseguimento di Super Dan, spronando ancor di più il povero somaro già provato dal suo dolce peso.

“Yippy-ya-ye! Corri, maledetto quadrupede, corri, dobbiamo salvare il Presidente!”

Il somaro di Super Dan è totalmente fuori controllo, esce dal percorso e inizia a correre e scalciare sull’erba, tra la folla, che scappa impaurita.

“Ve l’avevo detto che qualcosa non andava! È uscito fuori dal tragitto!” grida la First Lady.

“Allontanate le persone, presto!” ordina Blanco agli uomini della sicurezza.

Sull’erba, nel frattempo…

“Fermati, dannata bestiaccia, o ti metto davanti a un plotone d’esecuzione, hai capito?” romba la voce di Byjove.

Il somaro di Super Dan travolge una bancarella di frutta secca, facendo volare noci e mandorle tutto intorno.

“Oddio, le bancarelle no, di nuovo…” è il lamento di Richardson.

“Ti ordino di fermarti!” strepita Byjove. “metti giù il Presidente!”

È l’ultima cosa che riesce a dire prima di demolire la bancarella dei gelati.

“No, un’altra bancarella no…” è il lamento di Richardson.

Byjove sfodera la sciabola, agitandola in aria, sempre lanciato all’inseguimento di Super Dan.

“Abbattete quel mulo!” è il suo grido.

“Santo cielo, ma dove stanno andando?” chiede Naive spaventata.

“Le bancarelle della verdura no, risparmiate almeno quelle…” supplica Richardson.

Una pioggia di asparagi, zucchine e carote cade intorno sull’erba e addosso ai presenti, mentre i due malcapitati, ricoperti di cicorie e pomodori, continuano la loro corsa selvaggia.

“La fontana no!” urla Richardson. “Risparmiate almeno questa fontana!”

Super Dan passa di corsa vicino alla fontana, sfiorandola e proseguendo oltre, mentre Byjove punta dritto verso di essa.

“Fermati! Dannata bestiaccia, c’è la fontana! Fermati, è un ordine!” è l’ultimo grido di Byjove prima che il somaro si fermi all’improvviso, a pochi centimetri dalla fontana, facendolo volare nell’acqua il militare.

L’atterraggio e soprattutto la mole del generale svuotano la fontana, provocando un piccolo tsunami che infradicia le persone intorno.

Gli agenti della sicurezza accorrono verso il militare.

“La fontana!” esclama l’organizzatore. “La fontana è intatta! Miracolo!”

Super Dan, nel frattempo, continua la sua corsa impazzita…

“Fate largo, pista!” è il grido di Moore. “Lasciate passare il re dei somari!”

Il mulo continua la sua corsa nell’erba, finché non frena di colpo davanti ad un grande cespuglio di rovi, pieno di spine.

Super Dan si stacca dal somaro e inizia a disegnare, col suo corpo, un semicerchio nell’aria.

L’urlo, ormai familiare ai frequentatori del parco, fece cadere le ultime foglie gialle rimaste sugli alberi, così come quella figura rotonda, molto rotonda, risultava altrettanto familiare a tutti, quando si librava in volo.

Il suo atterraggio dentro il grande cespuglio di rovi è seguito da un urlo simile al barrito di un elefante.

Gli uomini della sicurezza lo estraggono a fatica, cercando di districarsi tra le spine della pianta.

“Eccolo! Lo hanno tirato fuori!” esclama Blanco.

Super Dan, con il vestito strappato, è pieno di spine ovunque, soprattutto sulle natiche, col parrucchino sulla faccia, anch’esso pieno di spine. 

“Santo cielo!” esclama la First Lady.

“Sembra…sembra…” balbetta Bell.

“Un puntaspilli…” commenta serafico Moore.

“Moore…” ha ancora la forza di borbottare Super Dan, sorretto dagli uomini della scorta.

“Signor Presidente!” sbotta l’accorrente Byjove, bagnato dalla testa ai piedi. “Come sta?”

“È vivo…” risponde con una vena di tristezza il Capo di Gabinetto.

“Lo sapevo!” esclama il militare. “Il nostro comandante è indistruttibile!”

“Signor Presidente, Generale, ma cos’è successo?” domanda sconvolta Blanco.

“Quella stupida bestia, a un certo punto è impazzita…” balbetta Super Dan.

“Era una bestia bolscevica! Voleva uccidere il nostro Presidente!” sbotta Byjove. “Dov’è andato quel maledetto somaro?”

“Si è fermato, è qui, i nostri volontari lo hanno se ne stanno prendendo cura…” risponde Richardson.

“Cura??” esplode Byjove. “Fucilate immediatamente quel somaro traditore!”

“Cosa?! Fucilare un somaro??” risponde l’organizzatore.

“Questa volta sono d’accordo col generale…” borbotta Super Dan, dolorante per le spine.

“Ma è soltanto un povero somarello…” afferma Naive con un velo di tristezza.

“È un traditore della patria! Al muro!” insiste il militare.

“Signori calmatevi, credo che ora la cosa più urgente sia prendersi cura del nostro Presidente e del generale…” interviene con polso fermo Blanco.

“La roulotte del pronto soccorso ci attende, tesoro…” aggiunge la First Lady, ormai rassegnata.

Più tardi, con un vestito nuovo, un parrucchino nuovo e cerotti ovunque, Super Dan si ripresenta, dolorante e adirato. 

“Signori, prima, durante la corsa, ho sentito chiaramente una voce che gridava: pista, fate passare il re dei somari! Ne sapete qualcosa?” domanda Super Dan, guardando in cagnesco Moore. 

“Blanco, lei ha sentito qualcosa?” domanda il britannico alla collega, con aria angelica.

“Io? assolutamente nulla!”

“Io ho sentito benissimo, signor Presidente!” scatta sull’attenti Byjove. “Non tema, scoprirò il colpevole!”

“Bene, mio fido generale, le affido l’inchiesta!” 

“Signorsì! Aprirò un’indagine!”

“Bene!”

“Scoprirò il colpevole!”

“Molto bene!”

“E lo farò fucilare!”

“Benissimo! Ehm, no, un momento, generale, non è il caso di arrivare a tanto…”

“A proposito, generale, ma come ha fatto ad asciugare la divisa? Non ha neppure messo piede nel pronto soccorso…” domanda Naive curiosa.

“Come tutti i soldati: sotto il sole!”

“Non si è cambiato la divisa?” chiede Bell sorpreso.

“Bell, io con la divisa ci vado anche a letto, chiaro?”

“Bene, visto che siamo ancora tutti riuniti, possiamo proseguire col programma. Richardson, cos’altro ci aspetta, ora?” chiede Wright.

“Uno dei fiori all’occhiello della festa: la gara dei dolci, a cui partecipano appassionati di pasticceria provenienti da tutta la regione, purché non siano pasticceri professionisti…”

“Mi sembra un’ottima iniziativa…” commenta Byjove, sorridente.

“Concordo, un’iniziativa lodevole, mio buon Richardson…” aggiunge Super Dan, sorridente e incerottato. 

“Già, lo immagino…” commenta la First Lady, con un sorriso ironico rivolto al marito.

“Prego, vi faccio strada…” li invita l’organizzatore.

Il gruppo passeggia sui prati verso una nuova avventura. Qualcuno chiacchiera, qualcuno saluta i passanti, qualcuno zoppica.

“Eccoci arrivati!” annuncia con orgoglio Richardson. “Questo è il palco su cui la giuria siederà. I concorrenti, invece, presenteranno i propri dolci quaggiù, a quei tavoli…”

“E dopo che succede?” chiede con voce preoccupata Gwendoline.

“E dopo ogni partecipante salirà sul palco per sottoporre la propria creazione al responso della giuria…”

“E come verrà emesso questo responso?” continua la First Lady, sempre più curiosa.

“Milady,” risponde Richardson, “nell’unico modo possibile: assaggiando ogni dolce…”

“Lo sapevo…” commenta la First Lady, con aria rassegnata.

“Ma è ovvio!” interviene Byjove. “esiste forse un altro modo per giudicare un dolce?”

“E se ben ricordo,” aggiunge gaudente Super Dan, “sono io il Presidente della giuria. Ovviamente con l’aiuto prezioso del nostro generale…”

“Troppo buono, signor Presidente….” ringrazia Byjove.

“Chissà perché non sono affatto sorpresa…” commenta la First Lady. “E nessun altro di noi può far parte della giuria?”

“Assolutamente no!” risponde con fermezza Super Dan. “È stato anche messo a verbale…”

“Esatto.” lo lo sostiene il militare. “Un compito così gravoso non poteva certo pesare sulle spalle delicate di voi donne. Ci vogliono le spalle robuste di uomini forti…”

“E uno stomaco d’acciaio…” aggiunge Gwendoline.

“Bene, vogliamo andare?” domanda Super Dan.

“Ma certo, seguitemi, ve ne prego.” risponde Richardson. “Ci sono altri tre membri della giuria, ma voi sarete il presidente ed il vice presidente…”

Saliti sul palco, lo speaker annuncia l’inizio della gara e i partecipanti raggiungono i numerosi tavoli disposti sul prato.

“Ci siamo, si aprono le danze…” mormora Blanco.

“Speriamo sia un valzer lento…” bisbiglia Moore.

Ogni concorrente presenta il proprio dolce e i suoi ingredienti principali, dopodiché sale i pochi gradini del palco per appoggiarlo con orgoglio sul tavolo della giuria. Seduti, uno affianco all’altro, vi sono i tre giurati scelti da Richardson e, per ultimi, Byjove e Super Dan…

Fine quinta parte.

Continua.

Al prossimo episodio. Sigla!

Super Dan
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