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25 Mag

Episodio 35 – La Festa della Primavera – Parte 4 – di Eugeniusz S. Lazowski

PARCO DI SEASIDE – FESTA DELLA PRIMAVERA – TERMINE DEL 1° GIORNO.

Ecco il nostro comandante!” lo accoglie fiero Byjove.

“E il numero dei cerotti è in aumento, vedo…” commenta Moore.

“Esatto!” concorda Byjove. “Il segno delle ferite di guerra! Il segno della gloria!”

“Ah si? Perché si chiama così, adesso?” domanda Moore, guardando il fondoschiena dolorante del Presidente.

“Moore!” tuona Super Dan. “Lei si impicci delle sue ferite di guerra, che alle mie ci penso io!”

“Bene, signore e signori,” interviene Richardson, “la prima giornata della Festa della Primavera volge al termine. Le famiglie rimarranno ancora qui per un po’, non so se avete voglia anche voi di…”

“Non credo sia il caso.” interviene la First Lady. “La ringraziamo per la splendida giornata che ci ha offerto, signor Richardson, ma credo che sia arrivato il momento di un meritato riposo…”

“Visto l’intensa giornata che attenderà domani il nostro Presidente, vero generale?”

“Senz’altro!”

“No, un momento…” balbetta Super Dan.

“E lei gli sarà al fianco, in ogni sfida, giusto generale?”

“Assolutamente! Guiderò il nostro comandante in tutte le battaglie di domani!”

“Battaglie?” esclama Super Dan. “Ma non erano semplici giochi?”

“Giochi?” risponde Byjove. “Qui si vince o si muore! La vittoria ci aspetta!”

“Sono orgoglioso di lei, generale!” esclama il beffardo Moore.

“Grazie!” è la voce del militare che sbatte i tacchi.

“In questo caso,” conclude Richardson, “ vi lascio andare. È stato un onore avervi qui. Non vedo l’ora che arrivi domani!”

“Neppure noi!” esclama sorridente Moore. “Vero, signor Presidente?”

“Moore…” è l’ultimo grugnito di Super Dan.

“A domani, Richardbull.” è il saluto di Byjove.

“Richardson, mi chiamo Richardson…” mormora sconsolato l’organizzatore locale.

Il gruppo fa ritorno alle auto, scortato dagli agenti della sicurezza, per ritirarsi alla Big House. Domani un altro giorno li attende, un altro giorno di sfide…

PARCO DI SEASIDE – FESTA DELLA PRIMAVERA – MATTINA DEL 2° GIORNO.

Il Presidente Kramp fa ritorno, con il suo seguito, a braccetto con la consorte. Richardson va loro incontro.

“Bentornati! Signor Presidente, che gioia rivederla. La vedo bene!”

“Allora vada dall’oculista.” mormora Moore.

“Prego?” domanda Richardson interdetto.

“Un accidenti! Mi fanno male tutte le ossa!” borbotta Super Dan.

“Cough!”

Il gomito della First Lady colpisce prontamente la pancia del consorte.

“Mio marito voleva dire che è un piacere poter prendere parte a questa festa…”

“Certo, capisco. Ed è una gioia rivedere anche voi tutti!”

“Pronti alla pugna, come sempre!” risponde Byjove.

“Cosa?!” balbetta l’organizzatore locale.

“I nostri due eroi, il Presidente ed il generale, sono pronti ad affrontare le sfide della giornata. Ecco cosa voleva dire il generale…” interviene tempestivo Moore.

“No, aspettate, non possiamo rimandare?” domanda Super Dan, claudicante.

“Rimandare la primavera?” domanda stupito Bell. “Meteorologicamente parlando è impossibile…”

“Bell, questo lo so anch’io!” sbraita il primo cittadino. “Volevo solo far presente le mie condizioni fisiche…”

“Che sono quelle di vero comandante!” lo interrompe sornione il Capo di Gabinetto. “Una tempra d’acciaio, degno di un vero condottiero, non trova generale?”

“Signorsì!” scatta sull’attenti il militare. “La sua indole di vero combattente lo guiderà alla vittoria in tutte le competizioni!”

“Tutte?!” trasecola Super Dan.

“Tutte! Giusto, generale?” interviene Moore.

“Tutte!”

“Non mi sento bene…” mormora Super Dan preoccupato.

“Bene!” esulta Richardson. “Speravo di rivederla con questo spirito! Se volete seguirmi…”

“Faccia strada, Richardgong, ci conduca verso la gloria…” esclama Byjove, esaltato dall’idea delle gare.

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Giunti ad una radura…

“Eccoci arrivati!” esclama festante Richardson. “Qui avverrà la prossima gara!”

“E quella specie di pupazzo con la braccia aperte, cos’è?” domanda Naive.

“È la sagoma di un cavaliere. Lungo uno dei bracci vengono appesi quattro grandi anelli. Anticamente i cavalieri si sfidavano, correndo a cavallo e cercando di infilare, con la loro lancia, il maggior numero di anelli possibile. È il gioco degli anelli…”

“Il gioco degli anelli!” esclama Naive, contenta. “Generale, ha sentito? È il suo gioco!”

“Cosa?” sbotta il militare. “Eh no! Non cominciamo!”

“Ah già, poverino. È tutto finito…” mormora triste Naive.

“Finito un accidenti! Qui non è mai cominciato nulla!”

“Ah no?” domanda Richardson interdetto. “Ma il gioco comincia tra poco, veramente…”

“Richardbing, lei si impicci degli anelli suoi, che ai miei, ci penso io!” replica furioso Byjove.

“Generale,” interviene Blanco cercando di placare gli animi, “cerchi di calmarsi. E lei, Naive, cerchi di non rivangare vecchie storie.”

“Parole sante.” aggiunge l’astuto Moore. “Stiamo per assistere ad una delle più antiche gare, ma soprattutto stiamo per assistere all’esibizione del nostro valoroso generale e del nostro Bell…”

“Cosa?!” strabuzza gli occhi il Segretario del Tesoro.

“Era stato messo a verbale, se ricordo bene…” conferma Wright.

“Esatto.” concorda Super Dan. “Così come era stato messo a verbale che io non so cavalcare.”

“Ma signor presidente…” cerca di fargli cambiare idea Blanco.

“Non so cavalcare.”

“Ma…”

“Non so cavalcare. Niente. Discorso chiuso.”

“Allora se volete seguirmi, andiamo ad unirci al pubblico. Poi condurrò voi due alle stalle, dove sceglierete il vostro cavallo e la vostra lancia…”

“La più grossa.” replica Byjove serio.

“Prego?”

“Voglio la lancia più grossa.”

“Ma generale, le lance veramente sono tutte uguali…”

“Ah sì? Peccato, a saperlo me ne sarei portata una da casa…”

“Ehm, se volete seguirmi…” prosegue intimidito l’organizzatore.

“Faccia strada, Richardbull!” esclama Byjove a petto in fuori.

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Byjove e Bell vengono condotti alle stalle, mentre gli altri rimangono, circondati dagli agenti di scorta, con il pubblico presente. Tra una chiacchiera e l’altra, arriva il momento della giostra storica, annunciata dallo squillo di trombe.

“Povero generale,” sospira Naive, “chissà se sarà triste durante la gara, pensando al passato…”

“Naive,” la riprende con dolce fermezza Blanco, “il passato è passato.”

“Eccoli, stanno uscendo dalle stalle!” esclama Wright.

“Madre de Dios!” mormora Blanco. “Il generale è grosso quanto il cavallo…”

“Guardate Bell!” indica Wright. “Riesce a tenere a stento la lancia in mano…”

“Per forza, la lancia pesa più di lui!” commenta Moore.

Lo speaker spiega brevemente al microfono le poche regole della gara e invita i concorrenti a prepararsi.

Il primo cavaliere parte e corre avanti e indietro, riuscendo ad infilare con la lancia due anelli su quattro tentativi. Altri sfidanti corrono sui loro cavalli, finché non arriva il turno dei nostri due eroi…

“Ecco, è Bell!” esclama Naive. “Poverino, è tutto piegato in avanti…”

“L’ho detto che la lancia pesa più di lui…” commenta Moore.

“Ho paura di vedere cosa succederà.” mormora Blanco.

“Qualunque cosa succeda, faccio affidamento sul generale. Lui terrà alta la bandiera del nostro governo!” esclama Super Dan, serrando il mascellone.

“Ma che fa, comincia a parlare come il generale?” mormora Moore a Blanco.

Lo speaker annuncia la partenza del Segretario del Tesoro.

Il cavallo parte al galoppo, senza una guida, poiché Bell ha lasciato le redini, in quanto impegnato a tenere la lancia con entrambe le mani.

L’animale galoppa a briglia sciolta per il campo, senza nemmeno passare vicino al cavaliere con gli anelli.

“Santo cielo, cade!” esclama preoccupata la First Lady.

“Il cavallo sta correndo in tutte le direzioni, fermatelo!” grida Wright.

Il cavallo corre ora verso la folla, che, impaurita si allontana urlando, mentre Bell sobbalza sul cavallo, con la lancia che si abbassa sempre più verso il terreno.

“Fermatelo, per l’amor del cielo, fermatelo!” strilla Naive.

Il cavallo sfreccia veloce sul prato, mentre la lancia di Bell si abbassa sempre più, fino ad infilarsi nel terreno.

Un istante dopo Bell si stacca dalla sella e inizia il suo volo, attaccato all’estremità della lancia, richiamando alla memoria Sergej Bubka, il mitico saltatore con l’asta. La sua parabola nel cielo disegna un arcobaleno, a cui mancano i colori, ma, in compenso, non certo i suoni.

L’atterraggio su una bancarella di frutta spaventa tutti gli animali del parco: le marmotte si risvegliano dal letargo, gli uccelli si alzano in volo, le talpe si rintanano nei loro rifugi.

Tutti accorrono verso quel groviglio di legno e frutta, temendo il peggio, mentre il cavallo, ormai libero, corre per i prati.

“Bell! Ma dov’è?” domanda spaventata Naive.

Gli agenti della sicurezza sono impegnati a togliere pezzi di legno e una montagna di frutta spappolata, cercando l’impacciato cavaliere.

“Eccolo! È lui!” esclama Blanco, mentre gli uomini della sicurezza estraggono dalle macerie, una sagoma di uomo, completamente ricoperta da pezzi di frutta.

“Santo cielo, è irriconoscibile…” balbetta Wright. “Bell, è lì sotto?”

Aahhh!

“Sì, sì, è lui…” commenta Moore.

“Bell, come si sente?” domanda preoccupata Naive.

Aahhh!

“Bell, ma riesce almeno a parlare?” domanda Blanco.

Aahhh!

“E adesso che si fa?” chiede preoccupato Wright.

“Abbattetelo.” risponde Byjove senza indugi.

“Generale!” lo rimprovera Blanco. “Il povero Bell ha bisogno di cure, e non certo delle sue! Portatelo nella roulotte e prendetevi cura di lui…”

Gli uomini della scorta portano via Bell, che tenta di dire un’ultima cosa: “Aahhh!”

“Signori, la giostra storica deve proseguire, ma posso capire se il generale non volesse partecipare, dopo quello che è successo…”

“Ma che diamine sta blaterando?” sbuffa Byjove. “Io non mi sono mai ritirato da una battaglia in vita mia, ha capito? Richardsdeng, mi conduca alle stalle e mi dia un cavallo con una sella sopra da infilarmi sotto le chiappe. Al resto penso io…”

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Dopo qualche minuti lo speaker annuncia il generale.

“Eccolo!” esclama Wright indicandolo. “Ma, cosa…”

Byjove esce dalle stalle sul cavallo più grande che ha trovato, con il suo elmetto militare sulla testa, la lancia in mano.

“Guardate con che padronanza impugna la lancia, sembra che non pesi nulla, in mano a lui…” osserva Wright.

“Quell’uomo è una forza della natura…” concorda Blanco.

Il militare tira le redini, il cavallo si ferma. Byjove fissa la sagoma del cavaliere, sembra Gary Cooper nel film “Mezzogiorno di fuoco”. Poi all’improvviso un grido, e il cavallo parte come un razzo.

“Geronimo!!!”

“Ma che sta facendo?” domanda preoccupata la First Lady.

“Il suo dovere.” risponde fiero Super Dan.

Il cavallo corre verso il pupazzo, che trema quando la lancia di Byjove infila il primo anello.

“Ce l’ha fatta!” grida naive.

“Ve l’avevo detto!” esclama fiero il Presidente Kramp.

Intanto Byjove continua la sua corsa senza fermarsi, compiendo un giro sulla prato e puntando ancora il cavaliere con gli anelli.

“Così!” grida Wright. “Ha preso anche il secondo anello!”

La gente applaude, inizia a fare il tifo per il militare, che continua a spronare il cavallo.

Anche il terzo anello viene preso da Byjove.

“Quell’uomo è incredibile!” commenta Blanco.

“Eh, ve l’avevo detto!” si vanta Super Dan, quasi tutto fosse merito suo.

Ma in quel momento il cavallo del militare compie l’ultima curva, per puntare al quarto ed ultimo anello.

La terra trema, il generale e la sua lancia sembrano una sola cosa…

“Geronimoooo!!!”

La lancia del militare manca l’anello e si infila nel corpo del pupazzo, che viene sradicato dalla sua base.

“Madre de Dios!!” esclama Blanco. “Ma che ha fatto? Ha staccato il pupazzo!”

“Ma è impazzito? Sta venendo verso di noi!” esclama Naive spaventata.

“Fermati, maledetta bestiaccia, ti ordino di fermarti!” grida Byjove al cavallo, che continua la sua corsa verso il pubblico.

“Via, presto, via di qui!” strilla Moore.

I nostri eroi e la gente intorno scappano tra urla e panico, la confusione regna sovrana e un cavaliere su un cavallo imbizzarrito arriva a passo di carica, col pupazzo infilzato nella lancia.

“Pista! Fate largo! Spostatevi!” risuona la voce di Byjove.

“Il Presidente!” si rivolge Blanco agli agenti della scorta. “Portate in salvo il Presidente!”

Un secondo grido si leva dal gruppo.

“I capelli del Presidente! Salvate i capelli del Presidente!”

Troppo tardi.

“Fermati, dannato quadrupede!” è l’ultimo grido prima dell’impatto.

Il braccio del pupazzo colpisce in pieno Wright, che vola atterrando addosso a Super Dan. Il suo parrucchino si stacca e inizia a volare nell’aria, mentre i due crollano a terra, col Presidente sdraiato a fare da materasso per il giovane Segretario degli Interni.

I capelli presidenziali atterrano sulla testa del pupazzo. Parrucchino, pupazzo e lancia vengono portati a spasso per il prato dal cavallo senza controllo, tra gente che scappa e uomini della sicurezza al loro inseguimento.

“Fermati, maledetta bestiaccia, è un ordine!” strepita Byjove, che tira inutilmente le redini.

“La mia schiena!” è il lamento di Super Dan. “La mia povera schiena! Wright, che diavolo ha fatto?”

“Non è colpa mia, il generale mi è venuto addosso!”

“I capelli del Presidente!” esclama sbigottita Naive, indicandoli. “I capelli del Presidente stanno correndo!”

“Correndo?! Ma che cosa stai…” bofonchia Super Dan, mentre, dolorante, sta cercando di rialzarsi, finché la sua mano va istintivamente sulla testa. “I miei capelli! Dove sono i miei capelli?!”

“Stanno correndo su un’altra testa, signor Presidente!” risponde Moore, indicando il cavallo impazzito di Byjove.

“Cosa?! E che come ci sono finiti lì??”

“Forse si trovano meglio lì…”

“Moore…” ringhia Super Dan. “I miei capelli! Fermate i miei capelli!”

La corsa di Byjove prosegue, continuando a diffondere panico e confusione.

“Fermati, somaro della malora! Fermati o ti abbatto!”

Il cavallo ora a puntare ancora verso Super Dan e i suoi compagni di disavventura, davanti ai quali si posizionano tre guardie della sicurezza, ma inutilmente, perché l’animale e Byjove finiscono per travolgerli e cadere a terra.

Nel volo verso il prato, la lancia di Byjove si infila nel terreno, imitando il volo di Bell e divenendo un secondo emulatore di Sergej Bubka.

Il generale fende l’aria come una palla di cannone, mentre il suo inconfondibile grido si leva nel cielo: “Geronimo!!”

L’atterraggio sulla già martoriata schiena di Super Dan è devastante, mentre al contempo il suo parrucchino atterra sulla testa del suo legittimo proprietario, che si ritrova ancora una volta sdraiato a terra dolorante, questa volta con il generale addosso.

Aahhh!

“Et Voilà! Ogni cosa al suo posto!” commenta Moore, in mezzo a tanta confusione.

Il cavallo continua a correre per il prato, mentre gli uomini della sicurezza soccorrono Super Dan e gli altri.

“La mia schiena, la mia povera schiena…” sta gemendo il primo cittadino.

“I suoi capelli,” interviene irridente Moore. “raddrizzate i suoi capelli…”

“Moore!” grugnisce il Presidente Kramp, col parrucchino storto su un lato.

“Tesoro, come stai? Aspetta, lascia che ti dia una sistemata…” dice la First Lady, che gli mette amorevolmente il parrucchino nella giusta posizione.

“Et voilà!” insiste Moore. “Milady, come sempre lei ha il tocco magico…”

“Grazie, Moore. Caro, hai visto come si preoccupa per te il nostro Moore?”

“Ho visto, ho visto…” ringhia Super Dan.

“Un’altra sosta nella roulotte, che ne dite?” propone Blanco.

Il primo cittadino, con consorte e governante a seguito, insieme a Wright e Bell, vengono scortati per le cure del caso.

Dopo alcuni minuti eccoli tornare…

“Sono sconcertato,” va loro incontro Richardson, “non so come sia potuto accadere. Una tale confusione, non era mai successo prima…”

“Ci credo.” sbotta Byjove. “Bell non aveva mai partecipato alle sue gare, prima d’ora!”

“Io?! Generale, mi avete dato la lancia più pesante, sembrava un macigno…”

“Veramente, come ho già spiegato al generale, le lance sono tutte uguali…” replica l’organizzatore.

“Esatto!” lo zittisce Byjove. “Bell, lei ha portato il disonore sull’intero governo. Non è riuscito neppure a tenere in pugno una lancia, che vergogna…”

“Generale, non sia troppo severo col nostro Bell.” interviene Blanco, cercando di rabbonire gli animi. “La sua indole e la sua educazione non sono certo adatte ad un simile torneo medievale…”

“Eh no, certo.” risponde Byjove. “Per la sua indole un acquario con i pesciolini rossi sarebbe stato più adatto…”

“Generale, non infierisca oltre, Bell ha già sofferto abbastanza …”

“Ma mai quanto il nostro Presidente…” interviene pungente Moore.

“Per una volta ha detto una cosa giusta, Moore.” si lamenta Super Dan, con la mano sulla schiena.

“Ha sofferto,” continua con finta solennità il britannico, “ma, come i veri guerrieri, egli va avanti, sopportando ogni periglio…”

“Ma certo!” esclama Byjove.

“…patendo ogni sorta di di dolore, vero generale?” insiste Moore.

“Senz’altro!” scatta sull’attenti il militare.

“…e affrontando le sfide future a testa alta!”

“Sempre pronti alla pugna!” esclama Byjove, ormai infervorato.

“No, ma io…” tenta di opporsi Super Dan.

“Richardson, cos’altro ci riserva questa magnifica manifestazione?” domanda Moore.

“Ora ci sarebbe la sfilata sui trampoli…”

“Altro giro, altro regalo!” esclama il Capo di Gabinetto.

“Wright! Tocca a lei, stavolta…” interviene Super Dan.

“Io?! Ma…”

“Niente ma! È stato messo a verbale. Lo ricordo bene…” lo interrompe il primo cittadino.

“Effettivamente è così.” concorda tristemente Bell. “Mi dispiace…”

“Se volete seguirmi,” li invita Richardson, “la condurrò nel tendone dove ci sono i trampoli. Noi, poi, andremo a goderci la parata col pubblico. Prego, da questa parte.”

Il gruppo segue l’organizzatore.

Dopo alcuni minuti la musica e le parole dello speaker annunciano la parata dei “trampolieri”.

“Eccoli, guardate!” esclama Naive.

Escono dal tendone i partecipanti, che camminano sui lunghi trampoli, suscitando curiosità e divertimento, soprattutto quando qualcuno di loro non riesce a rimanere in equilibrio e finisce per cadere a terra.

“Ma come fanno?” domanda Bell incuriosito.

“Se vuole saperlo davvero, non ha che da dirlo.” replica seccamente Byjove. “La porto nel tendone, la scaravento sui trampoli e la butto fuori…”

“Cosa?! No, grazie…” balbetta intimorito Bell.

“Generale,” cerca di riportare la calma Blanco, “lasci in pace il povero Bell e segua l’esempio del suo Presidente. Si goda lo spettacolo.”

“Eh sì,” borbotta sorridente Super Dan, “è davvero un grande spettacolo…”

“Soprattutto perché non c’è lei…” aggiunge Moore.

“Esatto! Per una volta, sono qui seduto a vedere cosa fanno gli altri…”

“A dire il vero mi sembra che molti se la cavino piuttosto bene…”

“Ecco Wright!” indica Naive. “Sta uscendo dal tendone!”

“Vediamo che combina…” commenta sorridente Super Dan.

“Sta camminando, sembra che riesca a stare sui trampoli, però, chi se l’aspettava…” commenta Blanco.

“Speriamo che almeno lui tenga alto l’onore del governo…” bofonchia Byjove, guardando in cagnesco Bell.

Wright, lentamente e con fatica, avanza verso i suoi colleghi, per salutarli, quando l’equilibrio inizia a venire meno…

“Sta venendo da questa parte!” esulta Naive, che lo saluta con la mano. “Sta venendo a salutarci!”

“Ma che succede?” si domanda Moore, preoccupato.

“Sta facendo i passi troppo lunghi, sta vacillando…” osserva la First Lady.

“Wright! I passi più corti, o ti ritroverai con le chiappe a terra!” strilla Byjove, con la consueta delicatezza.

Wright, oscilla, dondola…

“Via, presto, sta per cadere!” grida Bell.

Troppo tardi.

Wright assomiglia ad un albero segato che cade al suolo, mentre Super Dan è il suolo.

Aahhh!

Il grido del Presidente Kramp riecheggia in tutto il parco.

“La mia schiena! La mia povera schiena!” strilla il primo cittadino, ancora una volta travolto da qualcuno.

“Wright! Ti sei fatto male?” domanda preoccupata l’accorrente Blanco.

“No, credo di stare bene, solo un po’ di spavento…”

“Ma certo!” interviene pungente Moore. “Quando c’è il nostro Presidente, non c’è nulla da temere, vero generale?”

“Senz’altro!” risponde istintivamente Byjove.

“Senz’altro un accidente!” strepita Super Dan. “Mi ha sfondato la schiena!”

“Il nostro Presidente pensa a tutto, anche a proteggere i suoi collaboratori…” aggiunge Moore.

“Come ogni buon comandante!” risponde Byjove, mettendosi sull’attenti.

“Scusate,” interviene timidamente Bell, “a proposito del nostro comandante, dovreste…”

Tutti seguono con lo sguardo il dito di Bell, che indica il parrucchino di Super Dan, finito sull’orecchio a causa del colpo subito.

“Santo cielo!” esclama la First Lady, che prontamente lo rimette al suo posto.

“Senza il suo tocco magico, milady, suo marito non sarebbe più lo stesso…” commenta Moore con un sorriso.

“Beh, certo,” borbotta Byjove con la solita sincerità, “sarebbe un comandante senza capelli…”

“Generale! Lei si impicci dei capelli suoi, che ai miei ci penso io!”

“Signorsì!”

“E che nessuno osi impicciarsi ai capelli del Presidente, giusto generale?” aggiunge con finta severità Moore.

“Assolutamente!” sbotta Byjove.

“E se qualcuno dovesse farlo, dovrebbe vedersela col nostro generale, chiaro?” continua Moore.

“Esatto! Se qualcuno oserà spostare i capelli del Presidente dalla sua zucca, o farli volare in aria, come è accaduto prima, dovrà vedersela con me!”

“Generale!!” urla Super Dan, con le vene del collo che rischiano di esplodere.

“Agli ordini, comandante!” scatta sull’attenti Byjove. “Situazione chiarita, tutto sotto controllo, signore! Nessuno sposterà più i suoi capelli dalla sua capoccia, non tema!”

“Generale!!”

“Mi sono perso qualcosa?” domanda Richardson, appena giunto. “Ho visto il volo del vostro amico ed ero preoccupato…”

“Oh, non deve temere nulla,” lo tranquillizza il Capo di Gabinetto, “gli airbag hanno funzionato benissimo…”

“Gli airbag?!” borbotta stupito l’organizzatore.

“Moore!!” ringhia Super Dan.

“Richardson, ha visto che grinta ha il nostro Presidente? Non vede l’ora di cimentarsi nella prossima gara. Ovviamente al fianco del nostro fido generale. Cosa offre il programma ora?”

“La gara di equilibrio sulla fune. Oltre al Presidente chi parteciperà?” domanda Richardson.

“Nooo…” è il suono che esce dalla bocca di Super Dan.

“Bell ed io!” replica senza indugi Byjove.

“Cosa?? Io?! No, un momento…” balbetta Bell.

“Bell, non aspetto né un momento né due. Sull’attenti, avanti, march!”

“Ma anche il signor Bell è un militare?” domanda sorpreso l’organizzatore.

“Per il generale sono tutti militari…” risponde Blanco.

“Richadbloom, ci conduca verso questa fune di equilibrio!” ordina Byjove.

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Giunti sulla radura, lo speaker spiega brevemente il gioco e ne annuncia l’inizio.

“Eccoci arrivati. Beh, non mi sembra molto pericoloso…” osserva Wright.

“Già, la corda tesa è a un paio di metri da terra, chi cade atterra sull’erba…” concorda Blanco.

“Tutto qui?” borbotta deluso Byjove. “E io chissà che mi aspettavo…”

I partecipanti iniziano a camminare in equilibrio sulla corda, a volte riuscendo a terminare il percorso, a volte cadendo sull’erba. L’atmosfera è di tranquillo divertimento, finché non arriva il turno dei nostri tre eroi.

“Signor Presidente, a lei l’onore di essere il primo tra noi a salire sulla fune!” esclama Byjove a petto in fuori.

“No, grazie, dopo di voi…”

“Ma signor Presidente, non vorrà deludere l’attesa di tutte queste persone. Generale, vogliamo deludere il popolo?” domanda perfidamente Moore.

“Giammai! Il nostro comandante salirà su quella fune e camminerà dritto fino alla fine!”

“Beh, ecco,” balbetta Super Dan, “proprio fino alla fine…”

“Fino alla fine!” ripete Moore. “Giusto, generale?”

“Fino alla fine!” risponde il militare con fierezza.

“Moore…” mugugna a denti stretti il primo cittadino, mentre si avvia a salire sulla corda.

“Eccolo…speriamo bene…” mormora Blanco.

Super Dan appoggia prima un piede sulla corda, poi l’altro. E qui iniziano i problemi.

Oohhh!

Super Dan inizia a vacillare, agitando le braccia per non cadere.

“Cade, santo cielo, cade!” esclama Naive preoccupata.

“Comandante!” lo incoraggia Byjove, “Muova le braccia, busto eretto, passi brevi!”

“Esatto!” aggiunge l’immancabile Moore. “Braccia in fuori e pancia in dentro!”

“Moore!” è il grugnito che giunge dalla corda.

“Un passo alla volta, un passo alla volta!”

“Non si pieghi così, rimanga dritto!”

“Pancia in dentro, braccia in fuori, una mano sulla testa, una mano sulla pancia!”

“Moore!”

Il parrucchino di Super Dan, infatti inizia a spostarsi verso la fronte, avvicinandosi pericolosamente agli occhi.

“La corda!” urla Moore. “Cerchi di non spezzare la corda!”

“Ha ragione!” tuona la voce possente di Byjove. “Mio comandante, cerchi di tirarsi su!”

“Cerchi di tirarsi su…?” borbotta Wright sconcertato. “E come?!”

“La corda è piegata, si avvicina sempre di più al terreno…” mormora Blanco.

“Il dolce peso del nostro Presidente…” mormora Moore, che poi grida: “Signor Presidente, se piega la corda ancora un po’, tocca il terreno, così può camminare tranquillamente!”

“Moore!!” ringhia Super Dan, che, per la rabbia ed il parrucchino scivolato ormai quasi davanti agli occhi, perde l’equilibrio, cadendo a terra sulla pancia, che lo fa rimbalzare. L’atterraggio nella fontana, poco distante, provoca uno tsunami che travolge la folla circostante.

“Et voilà!” annuncia Moore. “Signore e signori, spettacolo di equilibrismo e idromassaggio per tutti! Tutto gentilmente offerto dal nostro Presidente!”

Gli agenti della scorta sono già scattati verso la fontana, per recuperare Super Dan, mentre la gente intorno, inzuppata d’acqua, viene portata verso la roulotte del pronto soccorso.

“Signor Presidente, come sta?” chiedono tutti preoccupati.

Il primo cittadino viene estratto dalla fontana fradicio e con uno straccio bagnato in testa.

“Oddio, ma cos’è quello?!” domanda sbigottita Naive.

“Una volta erano i suoi capelli…” le risponde Moore.

“Moore!” è la prima parola che esce dalla bocca di Super Dan, insieme all’acqua.

“Signor Presidente, sempre a sua disposizione.” risponde beffardo il britannico. “Eravamo tutti molto preoccupati quando l’abbiamo vista camminare su quella fune…”

“Come no!” sbotta il Presidente Kramp. “Ho sentito cosa diceva!”

“Buoni consigli, come quelli del generale…”

“Certamente!” replica sicuro Byjove. “Muova le braccia, busto eretto, passi brevi!”

“Braccia in fuori, pancia in dentro!” prosegue Moore. “Come vede, il nostro cuore è sempre stato con lei…”

“Signor Presidente,” chiede l’accorrente Richardson, “come sta?”
“Ora bene,” interviene la First Lady, “ma starà meglio quando si sarà dato un sistemata. Ms Brontenserious…”

“Jawohl! Altro testone di ricambio è pronto!”

I tre, scortati dagli uomini della sicurezza, si avviano verso la solita roulotte.

“Bene,” continua Moore, come se nulla fosse accaduto, “a chi tocca, adesso?”

“Bell,” risponde Blanco, “temo che sia il suo turno…”

“Gulp!” risponde timoroso il Segretario del Tesoro. “Ma è proprio necessario…?”

“Bell!” lo rimprovera Byjove. “Tiri fuori quel poco di ardimento che le è rimasto in fondo alle budella e salga su quella fune, o ce la scaravento io!”

“Budella?!” balbetta Richardson.

Il povero Bell si avvia verso la fune come un condannato a morte verso il patibolo…

“Eccolo, ha fatto il primo passo…” sospira preoccupata Naive.

“Naive, ha solo appoggiato un piede sulla fune…” osserva Wright.

“Ecco, ha messo anche l’altro! È in equilibrio!” continua Naive.

“Avanti Bell!” rimbomba la voce di Byjove. “Passi brevi, busto dritto e sguardo fiero!”

“Sguardo fiero?!” balbetta Richardson perplesso. “Ma che c’entra…”

“Oddio, aiutatemi, fatemi scendere…” si lamenta Bell, che muove le braccia quasi come se volesse volare.

“Santo cielo, adesso cade…” mormora Blanco.

“Avanti, un passo alla volta!” strepita Byjove.

Il povero Bell riesce ad avanzare di un altro passo, ma, a causa dei suoi movimenti frenetici, la corda inizia a muoversi sempre più, in orizzontale e in verticale.

“Ma che fa, balla?” sbotta Byjove. “Per mille baionette, stia fermo e avanzi, sta facendo muovere la fune da tutte le parti! Avanti march! È un ordine!”

Ma Bell avanza, tremando e agitando le braccia come un volatile, facendo oscillare la fune sempre più.

“Oddio, fermate questa corda! Mi sento male, sto per vomitare!”

La fune, scossa dai movimenti scoordinati di Bell, lancia l’improvvisato equilibrista in aria, facendogli compiere una parabola che si conclude addosso a Richardson.

Aahhh!

“Colpito e affondato!” esclama Moore.

I presenti aiutano i due a rialzarsi.

“Non respiro più, le mie costole…” sospira l’organizzatore locale.

“Le mie gambe! La mia schiena! Il mio povero collo!” geme Bell.

“Bell!” sbotta Byjove. “Si può sapere quante parti anatomiche ha?”

“Generale, metta i rimproveri da parte, cerchiamo di capire se hanno qualcosa di rotto…” interviene Blanco.

“No, io non dovrei avere niente di rotto,” risponde Richardson, ancora dolorante, “solo l’atterraggio non è stato certo morbido…”

“Bell?”

“Provo dolore ovunque! Mi duole tutto lo scheletro!”

“Ma respira ancora, purtroppo…” bofonchia Byjove.

“Sarà meglio che raggiunga il Presidente nella roulotte dell’infermeria…” consiglia Blanco, che ordina agli agenti di scorta di accompagnarlo.

“Ed ora, a chi tocca, salire su quella fune?” domanda con finto stupore Moore.

“Ma, siete sicuri di voler proseguire, dopo tutto quello che è accaduto?” domanda l’organizzatore.

“Richardbroom, io non mi sono mai ritirato in vita mia, né di fronte al nemico, né di fronte ad una sfida, chiaro?”

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Il generale si dirige verso la fune a passo di marcia.

“Dopo il Presidente e Bell, non so più cosa aspettarmi…” mormora Blanco.

“Il peggio…” le bisbiglia Moore rassegnato.

E le sorprese, infatti, non sono finite, perché Byjove affronta la fune come aveva consigliato ai suoi due predecessori, cioè a testa alta e a piccoli passi.

Dopo aver posato l’anfibio sulla corda, avanza lentamente, finché , dopo pochi passi, il dolce peso del generale fa piegare la fune fino a farle toccare il terreno. A quel punto al militare non resta che camminare tranquillamente sull’erba fino alla fine del percorso, un saltello di lato e la fune torna in alto al suo posto come elastico.

“Finito.” esclama Byjove. “Visto? E ci voleva tanto?”

“Mai visto una cosa del genere…” balbetta incredulo Richardson.

“Già, non capita tutti i giorni di vedere un ippopotamo che fa l’equilibrista…” mormora Moore.

“Molto bene!” esulta Byjove, che si dirige dall’organizzatore. “Ho vinto la gara. Richardfull, tiri fuori la medaglia e niente scherzi!”

“Richardson, mi chiamo Richardson…”

Tra le risate e lo stupore dei presenti, la medaglia viene posta al collo massiccio di Byjove.

“Bene, ora, se non ricordo male, ci sarebbe la mostra dell’arte e dell’artigianato…” fa presente Blanco, mentre il Presidente e Bell, con First Lady e Ms Brontenserious, si riuniscono al gruppo.

“Bentornati!” esclama Moore. “Vedo che vi siete ristabiliti perfettamente. Anche i suoi capelli, signor Presidente, asciutti e pettinati, come nuovi, non trova generale?”

“Effettivamente, adesso sono un’altra cosa. Prima sembravano uno straccio vecchio…”

“Moore! Non cominci! E lei, generale, pensi ai suoi stracci e lasci perdere i miei!” strepita Super Dan.

“Signorsì!”

“Il signor Richardson ci stava dicendo che ci stanno aspettando alla mostra dell’arte e dell’artigianato…”

“E che roba sarebbe?” borbotta Byjove.

“Ci sono i laboratori di ceramica, un’interessante mostra di ricami fatti a mano…” risponde l’organizzatore.

“Ricami fatti a mano?!” esclama stupito Byjove. “Andate in infermeria a chiamare Belll!”

“Signor Richardson, non gli dia retta,” interviene diplomaticamente Blanco. “Sa come sono fatti gli uomini. Siamo molto interessate a questa mostra di ricami fatti a mano, vero milady?”

“Ma certo.” risponde con un sorriso la First Lady. “Faccia strada, Richardson, la seguiamo…”

“Ecco, pure i ricami fatti a mano…come se già non bastasse la presenza di Bell…” bofonchia Byjove.

Il gruppo si avvia verso la mostra dell’arte e dell’artigianato, dove, tra i lamenti di qualcuno e i vivaci apprezzamenti, vengono raggiunti da Bell.

“Eccolo!” esclama Byjove. “È arrivata l’esperto della mostra!”

“Esperto?!” esclama confuso Bell.

“Povero Bell,” sospira Naive, “le hanno messo anche i cerotti sulla fronte. Come sta?”

“La ringrazio signorina Naive. Ecco, il medico del pronto soccorso, pur non avendo avuto modo di effettuare una serie di lastre alle spalle, alla schiena e alla zona addominale, per mancanza delle apparecchiature necessarie, ha proceduto ad una visita mediante palpazione, al fine di rilevare la presenza eventuale di segnali chiaramente differenti dalle condizioni usuali…”

“Bell!!!” urla Byjove. “Lo stand della medicina è più avanti, ci vada di corsa e si offra come volontario come cavia!!”

Più tardi la visita termina con gli apprezzamenti del gentil sesso.

“Ed ora, se posso permettermi,” prende la parola Richardson, “ci aspetta una delle parti che io preferisco di più: la sfilata delle auto d’epoca…”

“Sarà davvero emozionante vedere i modelli che hanno segnato la storia dell’automobile…” commenta Wright.

“Lo può dire forte!” esulta Byjove.

“Generale, a proposito,” domanda curioso Wright, “durante la riunione abbiamo notato la sua passione per le auto d’epoca…”

“È vero, la cosa ci ha colpito molto…” concorda Blanco.

“Il generale è dunque un appassionato delle  auto d’epoca?” chiede Rischardson stupito. “Non l’avrei detto…”

“Perché mai?” domanda con finto stupore Moore. “Una persona dai gusti così raffinati…”

“Esatto…” borbotta Byjove sorridente.

“…capace di identificarsi con la sua auto, fino ad appropriarsi delle sue caratteristiche di nobiltà e prestigio…”

“Ben detto, Moore!” approva il gaudente militare.

“…un uomo capace di percepire tutte le valenze simboliche di simili gioielli antichi…”

“Moore, ma si sente bene?!” domanda basito Bell.

“Bell!! Torni nel Centro Sperimentazione cavie umane e ci rimanga! Sentito, Richardskull?”

“Ho sentito, ho sentito…e mi chiamo Richardson, Richardson…”

“Vogliamo avviarci verso questi capolavori della meccanica, così da appagare il desiderio del nostro generale?”

“Moore, detto tra noi,” bisbiglia Blanco, mentre si dirigono verso il luogo dove si terrà la sfilata delle auto, “questa improvvisa passione del generale non mi convince molto…”

“A chi lo dice…” risponde Moore a mezza voce. (you’re telling me!)

Giunti sul posto, lo speaker annuncia al microfono l’inizio della parata delle auto tanto attesa, ma all’improvviso…

“Con permesso…” borbotta Byjove.

“Generale, ma dove sta andando?” chiede sorpresa Blanco.

“Blanco, questa è o non è la sfilata delle auto d’epoca?”

“Certo, ma non capisco…” balbetta Bell. 

“Su questo non avevo dubbi, Bell…” 

“Ma ci teneva così tanto a vedere la parata, e adesso che fa? Se ne va?” domanda confuso Wright.

“Wright, vedo che lei è sulla stessa lunghezza d’onda di Bell, cioè quella di un elettroencefalogramma piatto. Certo che ci tenevo così tanto! Infatti vado a prendere il mio gioiello…”

“Il suo gioiello?!” domanda sempre più smarrito il Segretario del Tesoro.

“Bell, non sprema troppo le sue meningi, lo sforzo potrebbe esserle fatale. Vado a prendere il mio gioiellino, partecipo anch’io alla parata!” risponde a petto in fuori, mentre si allontana a passo di marcia.

“Qui gatta ci cova…” mormora Blanco, preoccupata.

Dopo alcuni minuti le prime auto passano sotto gli occhi incantati degli spettatori, tra applausi e commenti entusiastici.

“Signore e signori,” esclama Moore, “va in scena la passione!”

“Eh sì,” concorda Richardson, “è diventata ormai un appuntamento irrinunciabile per appassionati e collezionisti…”

Gioielli di meccanica del passato si susseguono una dopo l’altra, lentamente, come delle belle donne che indugiano per farsi ammirare più a lungo.

“Che stile…” commenta Naive stupita. “È la prima volta in vita mia che assisto ad una simile parata…”

“Ha ragione.” approva Wright. “Guardate che eleganza, l’accuratezza dei dettagli, la ricercatezza dei…”

BROOM!

“Ma che succede?!” chiede sorpreso l’organizzatore locale.

La terra inizia a tremare, gli uccelli si alzano in volo e si allontanano, le foglie degli alberi cadono…

“Ma cosa diamine è quello?!” esclama la First Lady.

Un carro armato spunta dagli alberi, dietro a tutte le macchine…

“Scommetto che quello è il gioiellino di Byjove…” commenta Moore.

“Lo sapevo,” sbotta Blanco, “l’avevo detto, gatta ci cova…”

Il carro armato avanza in tutta la sua imponenza, lasciando dietro di sé, sul terreno, i segni dei cingolati. “Ma chi è quel pazzo?!” chiede Richardson sconvolto.

“L’uomo dai gusti così raffinati…” replica Moore, quasi rassegnato al fato che li attende.

“Gusti raffinati?!”

“Il nostro appassionato delle  auto d’epoca: il generale Byjove…” conclude il britannico, facendo quasi svenire Richardson.

“Eccolo, il tuo degno compare,” mormora la First Lady al marito, “chissà che altro disastro combinerà…”

“Tesoro,” cerca di giustificarsi Super Dan, “ma io che c’entro?”

“C’entri, tu c’entri sempre. Non dirmi che non lo sapevi…”

“Largo, pista, spostate quelle carriole dalla strada, fate passare la storia!” romba la voce di Byjove, uscito a mezzo busto fuori dal carro.

“Ma è impazzito?!” strabuzza gli occhi Richardson.

“No, è il generale Byjove…” commenta Moore. “Si metta a sedere e si goda lo spettacolo, non le capiterà una seconda volta nella vita…”

“Via, spostatevi, fate spazio alla gloria!” strepita Byjove, mentre il motore del suo mezzo romba più forte.

“Santo cielo, ma che fa…?” balbetta Bell, incredulo.

“Sta uscendo fuori dalla fila…ma non si può, è una sfilata, bisogna stare uno dietro l’altro…” borbotta sbigottito Richardson.

Il carro armato di Byjove devia a destra, sull’erba e inizia una serie di sorpassi.

“È impazzito, vuole superare le auto…” continua a borbottare l’organizzatore.

“E va bene! Visto che avete la testa dura, non mi lasciate altra scelta!” tuona la voce del militare, che avanza sull’erba, di fianco alle auto d’epoca, finendo tra la folla e le bancarelle dei venditori.

“Oddio! La bancarella dei gelati!” esclama spaventata Blanco.

Il mezzo blindato di Byjove, fuori dal sentiero, trova sul suo cammino il malcapitato venditore di gelati. La manovra di Byjove per evitare di schiacciarlo è tanto brusca quanto improvvisata, e indirizza il carro armato tra gli alberi.

“Ma dove sta andando?!” domanda preoccupato Wright.

“Quelle persone…santo cielo, le ha evitate per un soffio…” osserva spaventata Blanco.

“Oh no, la cascina no, la cascina delle galline no…” è il lamento di Richardson.

Il carro armato continua imperterrito a calpestare cespugli, rovi e arbusti, fino a travolgere la suddetta cascina. Una nuvola di legno e di piume si solleva tutto intorno al mezzo blindato, che continua ad avanzare, tra il chiocciare delle galline sopravvissute.

“Povere galline…” sussurra Naive.

“Poveri noi, piuttosto…” aggiunge a mezza voce Moore.

I partecipanti alla festa scappano, allontanandosi dal carro armato, che continua nel suo percorso improvvisato, nel tentativo di evitare ora una bancarella, ora un gruppo di persone.

“Pista, spostatevi! Ma quante cose avete messo in questo parco?” strepita la voce di Byjove, mentre sterza all’improvviso, riuscendo ad evitare un  venditore ambulante, ma puntando dritto verso la fontana.

“Sta andando verso la fontana!” strilla Naive spaventata.

“No! La fontana no!” grida Richardson. “Ha quasi cento anni…”

Fine quarta parte.

Continua.

Al prossimo episodio. Sigla!

Super Dan
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