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12 Lug

Episodio 38 – Il Giorno del Porcellino d’India – Parte 1 – di Eugeniusz S. Lazowski

INTERNO – PIANO SUPERIORE DELLA BIG HOUSE – OLD EAGLE ROOM – MATTINA.

“Come sapete tutti, i nostri cugini americani ogni anno il 2 febbraio celebrano, in Pennsylvania, il Groundhog Day, vale a dire la giornata della marmotta.” apre la riunione Blanco. “È una festa che ha un significato profondamente radicato nella storia di quel Paese e i cittadini sentono il dovere di onorare questa importante ricorrenza.”

“Esatto. Iniziò tutto in Pennsylvania, grazie agli immigrati tedeschi, il 2 febbraio all’inizio dell’800.” continua Wright. “I coloni tedeschi importarono in America le proprie tradizioni, come la meteorognostica, la pratica di prevedere le condizioni metereologiche basandosi su fenomeni o eventi naturali. È per questo che scelsero la marmotta…”

“La marmotta?!” si stupisce Byjove.

“Proprio così.” risponde Bell. “Con il suo responso stabiliva quanto ancora sarebbe durato l’inverno o la primavera fosse già in arrivo. Ancora oggi il sindaco di Punxsutawney interroga Phil…”

“E chi diamine sarebbe questo Phil?” domanda Super Dan confuso.

“La marmotta oracolo.” replica Blanco. “Ogni anno viene destata dal suo letargo per illuminare i cittadini sulle previsioni meteo per le prossime settimane…”

“Una marmotta che fa l’oracolo…” bofonchia interdetto Byjove.

“Per sapere cosa ci si deve aspettare,” continua Blanco, “il 2 febbraio si deve osservare il rifugio della marmotta: se quando l’animale esce dalla tana non riesce a vedere la propria ombra perché il cielo è nuvoloso, allora l’inverno finirà presto; ma se invece l’ombra è ben visibile perché il cielo è limpido e brilla il sole, la marmotta si spaventerà, rientrando subito nella sua tana. In tal caso l’inverno è destinato a durare per altre sei settimane. Questo succede a Punxsutawney, in Pennsylvania,”

“Una paese dal nome impronunciabile, una marmotta di nome Phil, e che fa pure l’oracolo…” bofonchia Super Dan. “E visto che ci siamo, un pappagallo parlante, no?”

“Esatto, il Presidente ha ragione,” interviene Byjove, “a noi che interessa delle stranezze dei nostri vicini di casa?”

“Ma come, non conoscete la nostra tradizione?” domanda stupito Wright. “Guardate che ciò che accade a Punxsutawney accade in diverse città del mondo, anche con diversi animali.”

“Esattamente.” interviene Moore. “Qui da noi, in un delizioso paesino chiamato Piggyburgh succede più o meno la stessa cosa, ma con due differenze, rispetto ai nostri vicini di casa: il giorno è posticipato al 16 febbraio e l’animale oracolo è il porcellino d’India.”

“Porcellino d’India??” domanda sorpreso Super Dan.

“Proprio così.” spiega Bell. “In Mont of Groovia si festeggia la giornata del porcellino d’India…”

“E se non vi va di chiamarlo così, potete chiamarlo col suo nome: Archibald.”

“Archibald?!” esclama Byjove. “Gli hanno pure dato un nome?”

“A me sembra davvero carino…” commenta Naive. “Posso chiamarlo Archy?”

“Miss Naive, lei con quella bocca può chiamarlo come vuole…” risponde galante Moore.

“Un porcellino d’India…” borbotta Byjove. “E gli hanno dato pure un nome. Ma non potevano scegliere un altro animale?”

“E quale, generale?” gli domanda Wright.

“Che domande…un maiale!” esclama il militare. “Uno vero! E dopo la festa…”

“La festa gliela facciamo noi!” aggiunge Super Dan, che scoppia a ridere insieme al generale. “Ah! Ah! Ah!”

“Salsicce, costine, wurstel…” aggiunge Byjove.

“Signori, ma usciti di senno?” interviene Blanco. “Mangiare la mascotte nazionale?”

“Giammai!” esclama Byjove. “I porcellini d’India non mi piacciono, stia tranquilla…”

“Certo, se fosse stato un maiale, invece…” riflette Super Dan ad alta voce.

“Signori,” interviene Blanco con decisione, “vogliamo riprendere la discussione, per favore?”

“Il nocciolo della questione è semplice,” espone Blanco, “dobbiamo prendere parte alla giornata del porcellino d’India.”

“Cosa?” sbotta Byjove. “Dobbiamo andare a trovare un porcellino d’India?”

“State scherzando, vero?” domanda Super Dan stupefatto.

“No, siamo stati invitati ufficialmente dal sindaco locale,” prosegue Blanco, “e poiché nessun presidente è mai andato prima, né alcun membro del governo in carica…”

“…abbiamo pensato che fosse un modo simpatico per mostrarci vicino al popolo, ai piccoli paesi di campagna e alle antiche tradizioni popolari.” conclude Moore.

“Insomma, una mossa che potrebbe far salire il suo consenso, signor Presidente…” aggiunge Bell.

“Un porcellino d’India farebbe salire la popolarità del nostro Presidente…” borbotta Byjove. “Ma dove siamo arrivati, ecco la politica moderna…”

“E in cosa consisterebbe questa festa?” domanda Super Dan perplesso. “Insomma, cosa succede una volta arrivati laggiù?”

“Arrivati laggiù,” risponde Blanco, “troveremo un clima di festa, e tutta la gente e i turisti in attesa che il porcellino d’India, ormai diventato la mascotte cittadina, esca dal suo suo rifugio. La tana di Archibald, in realtà, non si trova in paese, ma in una zona rurale, poco distante. Portata in paese per l’occasione, si attende che esca. Una volta fuori, tutti studieranno attentamente i suoi movimenti, per predire la stagione in arrivo…”

“Dobbiamo stare a fissare un porcellino d’India?” domanda basito Super Dan.

“Esatto.” prosegue Bell. “Il sindaco bussa alla porta della tana con il suo bastone, poi porcellino d’India viene fatto uscire, il sindaco stesso parla con lui e l’animale gli risponde…

“Il sindaco gli parla?” domanda Super Dan sempre più interdetto.

“L’animale gli risponde?!” borbotta stupefatto Byjove. “L’avevo detto che era meglio un pappagallo parlante.”

“Dopo il sindaco si rivolge alla gente,” continua Bell, “e annuncia che Archibald il porcellino d’India ha visto la sua ombra e quindi l’inverno sarà ancora lungo, oppure che non riesce a vedere la propria ombra perché il cielo è nuvoloso, allora l’inverno finirà presto…”

“Ma in quel paese non hanno mai sentito parlare di satellite meteorologico?” domanda Super Dan.

“Signor Presidente,” cerca di spiegare Wright, “è un’antica tradizione, una festa popolare, un’occasione per stare insieme, capisce?”

“No.”

“Solo due cose sono infinite,” mormora Moore a Blanco, “l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima. Albert Einstein.”

“È un rituale,” insiste Wright, “un rituale che si ripete da sempre. Per questo, col passare del tempo, finisce per diventare una tradizione…”

“D’accordo, d’accordo,” interviene Byjove, “e dopo questa chiacchierate tra il sindaco e l’animale, che succede?”

“Si festeggia…” risponde Bell. “Il sindaco prende tra le mani la mascotte, la solleva e la mostra a tutti, la gente applaude…”

“Sì, certo, capisco,” insiste Byjove, “e dopo?”

“La città si veste a festa e viene celebrata una vera e propria cerimonia per l’uscita di Archibald dalla sua tana, oltre ai festeggiamenti nel caso la marmotta annunci la fine dell’inverno, è ovvio…”

“Sì, certo, capisco,” continua imperterrito Byjove, “e dopo?”

“Beh, dopo c’è la musica, i balli, le risa della gente, si sta insieme…”

“Sì, certo, capisco,” continua ancora Byjove, “e dopo?”

“Ma dopo…cosa, esattamente?” domanda Wright confuso.

“Birra e salsicce, Wright, birra e salsicce.” interviene Moore. “Lei non ha parlato della tradizione più importante per qualcuno qui presente: il barbecue.”

“Ahh…quello…” sospira Wright.

“Quello, come lo chiama lei,” sbotta Byjove, “rappresenta una delle tradizioni più antiche di questo paese, certamente più antica di un porcellino d’India che chiacchiera con un sindaco…”

“Ben detto,” gli dà man forte Super Dan, “il barbecue è alle radici della nostra storia, i nostri antenati hanno dato vita a più grandiosi barbecue nella storia dell’umanità, ma non le hanno insegnato niente a scuola?”

“Parole sante, signor Presidente!” lo appoggia ormai eccitato Byjove. “Con questa sciabola ho trafitto più salsicce che nemici! E ricordatevi che i nostri barbecue sono invidiati da tutto il mondo!”

Il silenzio è sceso nella sala, i presenti guardano sconcertati i due…

“Sì, potete stare tranquilli, ci sarà anche il barbecue,” sospira Blanco, rassicurandoli “in un paese di campagna è quasi un obbligo durante le feste…”

“Oh, molto bene,” sorride Byjove, “gente sana, gente di campagna, sane abitudini!”

“Brava gente, sapevo di poter contare su di loro,” commenta sorridente Super Dan, “forse un po’ strana, ma brava gente…”

“Il vostro attaccamento alle tradizioni popolari è commovente…” commenta Moore.

“Quindi possiamo rendere ufficiale la nostra partecipazione alla giornata del porcellino d’India?” domanda Blanco.

“Ma certo!” esclamano in coro il presidente Kramp e il generale Byjove.

“Facciamo un breve riepilogo, per chiarezza di tutti noi e di Naive, che dovrà mettere tutto a verbale.” conclude Wright. “Partenza per Piggyburgh, arrivo, incontro con le autorità locali, insieme a loro ci recheremo nel parco in cui si svolge la cerimonia, saliremo sul palco montato appositamente per l’occasione, su cui ci sarà anche il rifugio di Archibald. Il sindaco busserà alla porta della tana col suo bastone, il porcellino d’India uscirà, il sindaco si chinerà su di lui per ascoltare il suo responso, poi lo declamerà alla folla, alzerà Archibald verso il cielo e tutti applaudiranno. Dopodiché strette di mani, musica, balli, eccetera.”

“Eccetera?” esclama Super Dan. “No, un momento, cos’è questo eccetera?”

“Esatto!” aggiunge Byjove. “Chi si è fregato il barbecue, dov’è finito?”

“Non vi preoccupate,” risponde Bell con pacatezza, “dentro eccetera era compreso il barbecue…”

“Cosa?!” sbotta il primo cittadino. “Il barbecue è finito dentro questo eccetera? E come ci è finito dentro?”

“Signori, niente scherzi,” aggiunge Byjove esagitato, “chi ha messo il nostro barbecue dentro questo eccetera? Voglio sapere chi è stato!”

“Tirate fuori il barbecue da questo eccetera,” continua Super Dan, “ e non provateci mai più, intesi?”

I presenti, attoniti e ammutoliti, fissano i due esaltati.

“D’accordo…” prende la parola Wright, ancora allibito. “Dopo la cerimonia ci saranno strette di mani, musica, balli e il vostro barbecue…”

“Oh, così va meglio…” esclama soddisfatto Byjove, “…visto? Con le buone maniere si ottiene tutto.”

“Molto bene,” concorda Super Dan, “il barbecue è tornato al suo posto, bene, bene.”

“Non ci posso credere…” mormora Blanco, con lo sguardo perso nel vuoto.

“Naive, ha messo tutto a verbale?” domanda Moore, desideroso di concludere al più presto la riunione.

“Certo, ho scritto tutto.”

“Anche il barbecue?” domanda Super Dan diffidente.

“Certo, signor Presidente.”

“Ah, ecco, molto bene. Adesso la riunione può considerarsi conclusa.”

16 FEBBRAIO – PIGGYBURGH.

Scesi dalle auto e circondati dagli agenti della scorta, il presidente Daniel Kramp, affiancato dalla First Lady e seguito da Ms Brontenserious e dal suo staff, vengono accolti dal sindaco Ethan Davies. Dopo i convenevoli di rito, si avviano verso il parco, salutando la folla accorsa per l’occasione.

“Il vostro paese è davvero incantevole,” si complimenta Blanco, “qui il tempo sembra quasi essersi fermato…”

“La ringrazio.” risponde il sindaco. “È vero, qui non conosciamo i ritmi frenetici delle grandi città.”

“È questo il palco su cui verrà svolta la cerimonia?” domanda Bell.

“Esattamente. Prego, saliamo pure,” fa gli onori di casa il sindaco Davies.

“Questa è la famosa tana di Archibald, vero?” domanda divertita Naive. “Che carina…”

“Già, la portiamo qui ogni anno, per questa festa. In realtà Archibald vive fuori paese, in una fattoria.”

Uno degli assessori del comune prende il microfono e dà il benvenuto alla folla, annunciando l’inizio della giornata del porcellino d’India.

“Scusate,” dice alzandosi il primo cittadino locale, “ora tocca a me. Buon divertimento.”

Il sindaco Davies, con il suo vestito da cerimonia, saluta e ringrazia il pubblico, per poi dare il via al rito tradizionale.

Eccolo avvicinarsi lentamente verso la tana, lanciando occhiate verso il pubblico, che in religioso silenzio segue ogni sua mossa.

Giunto dinanzi alla tana, il sindaco alza al cielo il suo bastone, per mostrarlo al pubblico. Poi bussa, con solennità, alla porta della tana e attende, guardando il pubblico con un sorriso. I secondi passano, ma la porta rimane chiusa. Il sindaco allora ripete la medesima pantomima, ma per la seconda volta non accade nulla.

“Scusate, ma che sta succedendo?” domanda Super Dan sottovoce.

“Appunto,” borbotta curioso Byjove, “ma dove diavolo si è cacciato il porcellino d’India?”

“Non ne ho idea,” mormora Blanco, “di solito esce subito…”

Il sindaco Davies continua a sorridere, mentre ripete per la terza volta il cerimoniale, che non ottiene l’esito sperato. Dalla tana non esce Archibald, il brusio della gente aumenta, l’imbarazzo del primo cittadino anche.

“Signori, scusate,” domanda Bell sottovoce, “ma siamo sicuri che la tana non sia vuota?”

“Bell,” lo riprende seccato Super Dan, “non dica stupidaggini. Sta forse insinuando che si sono scordati di portare il porcellino?”

Poi, dubbioso, voltandosi verso Blanco: “Non se ne sono mica dimenticati, vero?”

“A questo punto non so neppure io…” mormora Blanco interdetta.

“Fantastico,” bisbiglia Moore, “la giornata del porcellino d’India, senza il porcellino d’India…”

Il sindaco, nel frattempo, sta ripetendo il rituale per la quarta volta, sforzandosi di nascondere l’imbarazzo di fronte alla porta del rifugio, che rimane ancora una volta chiusa.

Il sindaco, impacciato, guarda il Presidente Kramp, quasi a volersi scusare, per poi bussare nuovamente. Niente, di Archibald neppure l’ombra.

“E adesso, che si fa?” domanda Wright sottovoce. “E se il porcellino d’India non ci fosse davvero?”

“Ho capito,” proclama il generale Byjove scattando in piedi, “ci devo pensare io!”

Sguainando la sciabola, fa i pochi passi che lo dividono dalla tana, dove sposta con una spallata il povero sindaco, facendolo cadere a terra.

“Permesso, scusi, si tolga di mezzo.” dice, con la sua proverbiale delicatezza, Byjove, che inizia a bussare alla porta della tana con la sua sciabola.

“Ehi, là dentro, che facciamo, ci siamo addormentati, per caso?”

“Generale, ma cosa…” mormora Blanco allibita.

KNOCK! KNOCK!

“Allora,” insiste seccato Byjove, “che vuoi fare, ti decidi a uscire da solo o vengo a prenderti io?”

“…a prenderti io?!” ansima Bell, già alla ricerca del suo inalatore.

La porta della tana continua a rimanere chiusa, mentre il sindaco, rialzatosi, cerca invano di fermare il militare.

“Scusi, ma non…”

“Scuse respinte!” risponde perentorio il generale. “Ho capito, devo tirarti fuori io di lì, vero? E va bene…”

Byjove apre la porta della tana, ci infila dentro la sua sciabola e inizia ad muoverla.

L’animale, spaventato, esce dalla tana di scatto e inizia a correre sul palco, tra le sedie dei presenti.

“Allora c’eri, dannata bestiaccia!” grida Byjove, che inizia ad inseguirlo, agitando la sua sciabola in aria.

“Generale, si fermi!” esclama Blanco, ma troppo tardi, perché Archibald sta seminando il panico tra le autorità presenti, che si alzano, cercando di scansare l’animale.

“Fermati, maledetto quadrupede,” gli intima il militare, “o ti infilzo con questa sciabola, hai capito?”

“Cosa?” esclama sbigottito il sindaco. “Infilzare la nostra mascotte??”

Sul palco succede il finimondo, sedie rovesciate, alcune persone che saltellano, altre che volano a terra perché prese a spallate da Byjove, che, come un bulldozer impazzito, insegue il povero Archibald, il più spaventato di tutti.

Nel parco, invece, la gente si gusta lo spettacolo imprevisto, tra risate e battute.

“Fermate l’animale!” ordina Super Dan. “Acchiappatelo, rimettetelo dentro la sua tana e poi inchiodate la porta!”

In quel momento il piccolo animaletto passa sui piedi di Bell, che, terrorizzato, salta all’indietro, travolgendo il suo Presidente e cadendo a terra con lui.

Nella caduta Super Dan perde il parrucchino, che vola proprio su Archibald, che continua a correre spaventato ed ora anche accecato dai capelli presidenziali.

“I miei capelli! Mi hanno rubato i capelli!” strilla Super Dan, con le mani in testa.

“I capelli del Presidente!” grida Moore con un ghigno. “Generale, Archibald ha preso i capelli del Presidente!”

“Cosa? Come ha osato?” tuona Byjove, ora fuori di sé. “Maledetto animale, fermati e restituisci i capelli al Presidente!”

Il povero porcellino d’India continua a correre all’impazzata tra le sedie e i piedi delle persone, mentre gli uomini della scorta aiutano Super Dan e Bell a rialzarsi.

“Bell!” strepita il generale. “Cosa ha combinato? Ha fatto cadere il nostro comandante e gli ha fatto volare via i capelli!”

“Io? Ma quella bestia mi ha aggredito…” si difende il Segretario del Tesoro.

“Aggredito? Bell, quella cosa è poco più grande di un topo! Ma lei dov’è cresciuto, in un allevamento di tartarughe / una boccia di pesciolini rossi?”

Intanto dal pubblico provengono risate fragorose, mentre il palco sembra diventato un circo equestre. In quel momento Archibald, vanamente inseguito da Byjove, il sindaco, Super Dan e alcuni agenti della scorta, raggiunge le scale e corre verso il prato del parco.

Qui, la folla inizia a tifare per il porcellino d’India, che corre alla cieca, coperto dal parrucchino presidenziale.

“Fermatelo!” strilla Super Dan.

“Dannato topastro,” grida Byjove, “se ti prendo ti faccio fucilare per attentato al Presidente!”

“I capelli del Presidente stanno scappando!” grida Naive.

Byjove con pochi balzi salta giù dal palco, seguito dagli altri, e inizia ad inseguire Archibald tra la folla divertita. Super Dan viene portato via da alcuni agenti di scorta, insieme alla consorte e alla governante austriaca, diretti verso la roulotte del pronto soccorso, per un nuovo parrucchino.

Quello vecchio, nel frattempo, continua a correre sul prato del parco, tra la gente divertita e gli inseguitori inferociti, fino ad uscire dalla zona verde e sparire in un vicolo.

“Da quella parte!” grida Byjove, con la sciabola puntata verso il cielo. “È scappato nel vicolo! Uomini, con me!”

Byjove e gli altri si dirigono verso la stradina.

Dopo quasi un’ora…

“Allora,” chiede Blanco a Byjove, di ritorno dopo un lungo e infruttuoso inseguimento, “avete trovato la mascotte?”

“No. Quel dannato topastro si sarà infilato in qualche tombino…” sbotta Byjove.

“Insomma, la mascotte è scomparsa…” conclude scoraggiato Wright. “Generale, se lei fosse rimasto seduto…”

“Non sarebbe cambiato niente, quel maledetto animale sarebbe ancora chiuso nella sua tana e noi seduti lì ad aspettare! Comunque non vi preoccupate, ho avuto un’idea…”

“Oddio,” mormora Bell, “ogni volta che il generale prende un’iniziativa di solito seguono disastri…”

“Questa volta sono pienamente d’accordo con lei, Bell…” bisbiglia Moore.

“E quale sarebbe, questa idea?” domanda Super Dan, giunto alle loro spalle.

“Signore!” scatta sull’attenti Bjove. “La mia idea si basa su un ragionamento molto semplice…”

“Mi sarei meravigliato del contrario…” commenta Moore sottovoce.

“Primo punto: cosa stiamo inseguendo?” domanda Byjove.

“I miei capelli!” risponde arrabbiato Super Dan.

“Ehm…signor Presidente,” balbetta Byjove, che non ha il coraggio di contraddirlo, “veramente i suoi capelli non stanno correndo da soli per le strade di questo paese…”

“Ah, già…quel dannato animale!” sbotta Super Dan.

“Esatto, mio comandante!” esclama Byjove. “E di che animale si tratta?”
“Un maialino d’India!”

“Ehm…signor Presidente,” balbetta ancora Byjove, “veramente sarebbe un porcellino d’India…”

“E va bene! Ma qual è questa idea?”

“Si sa che gli animali della stessa specie si riconoscono e l’istinto li spinge a ritrovarsi. Quindi…”

“Quindi…” domanda Super Dan.

“Quindi, essendo un porcellino d’India, ho pensato che solo i suoi simili potessero trovarlo!”

“Altri porcellini d’India?” chiede sorpreso il Presidente.

“Signornò. Al momento non c’erano porcellini d’India disponibili.” risponde Byjove. “Così ho trovato di meglio…”

“Meglio…?”

Fine prima parte.

Continua.

Al prossimo episodio. Sigla!

Super Dan
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